Signor Presidente, caro Re Giorgio,
13 LUG 2014 - Finalmente lunedì alle 11 scatterà l'ora X delle riforme da Ella tanto perseguite e con essa l'ora X della legislatura e del futuro non solo istituzionale della Repubblica. Il buon esito di questo percorso, sia per il risultato in se' sia, soprattutto, per i suoi contenuti, si rifletterà anche sulla Sua uscita dal Quirinale: insignito di gloria, coperto di polvere o un evento minore cui gli italiani presteranno poca attenzione, presi come sono da preoccupazioni più concrete.
Ci scusi allora se ci rivolgiamo a Lei con una lettera aperta, come quando a governo Monti da poco insediato ci trovammo costretti a segnalarLe tutte le anomalie di quell'infelice tentativo, del quale i nostri concittadini stanno tuttora pagando errori tecnici e madornali presunzioni politiche: a distanza di due anni e mezzo, in quest'ora così seria (oltre che grave) per il Paese, sentiamo il dovere di sottoporLe umilmente alcune questioni nude e crude. Siamo certi che esse già fanno parte delle Sue riflessioni; se le sottolineiamo e' perché speriamo in atti conseguenti, laddove non dovesse bastare la Sua ben nota moral suasion.
Il testo di riforma costituzionale che verrà esaminato da lunedì nell'Aula del Senato appare anche a noi che proprio esperti non siamo come un pasticcio di rara fattura, frutto di approssimazioni, incompetenza, esercitazioni muscolari, superficialità e, dispiace dirlo ma è la verità, interessi personali di ciascuno dei protagonisti, nessuno escluso. Il tutto rischia di scassare definitivamente l'ordinamento del Paese senza peraltro avere alcun effetto reale sulla necessità di migliorare la vita ai cittadini e il processo decisionale nelle istituzioni.
Signor Presidente, Lei converrà che sarebbe bastato eliminare il bicameralismo perfetto affidando ad una sola Camera il voto di fiducia al governo e superando le disposizioni che ogni provvedimento normativo sia esaminato da entrambe le Camere come e' stato sinora, e sarebbe anche bastato rivedere in maniera più seria la ripartizione delle competenze tra stato centrale e regioni riformando quell'articolo V che sventuratamente (lo ricordiamo a Renzi Matteo, poiché Lei lo sa benissimo) fu promosso e portato avanti dall'allora ministro della Funzione Pubblica, Bassanini Franco, le cui norme hanno dato origine ad un contenzioso tra Stato e Regioni che non ha precedenti nella storia della Repubblica.
Invece, come Lei sa, ognuno ha voluto aggiungere qualcosa di suo: Boschi Maria Elena la sua leggiadra leggerezza; Finocchiaro Anna la speranza che un giorno il premier si ricordi di lei; Calderoli Roberto la sua ossessione di fare il ri-costituente, quindi mantenendosi di fatto coerente con i principi che avevano ispirato il famigerato Porcellum.
Certo, Renzi Matteo le sta facendo un grande regalo, quello che Lei aveva vanamente chiesto al governo Monti (letteralmente da Lei inventato e imposto ad un Parlamento esanime), passando per Bersani Pierluigi (da Lei notoriamente osteggiato per inaffidabilità post- comunista) fino a Letta Enrico (defenestrato dalla sera alla mattina da Palazzo Chigi quanto meno con la Sua benedizione).
Matteo invece sinora non l'ha deluso: fra gufi, rosiconi e spinte asfaltatrici da lunedì lui riuscirà in una impresa impossibile forse per chiunque: una maggioranza di 200 senatori e forse più voterà a favore del proprio suicidio personale e della fine di un'epopea che in tutto il mondo si identifica con il Senato, dai tempi di quello romano popolato dai Cicerone e dai Catilina. Il cavallo di Caligola fu un episodio, che potrebbe fare il paio con i nominati o le nominate di oggi.
Signor Presidente, se dunque il pasticcio della riforma costituzionale viene approvato rapidamente al Senato si va al voto finale alla Camera in seconda lettura entro metà novembre (il vincolo dei tre mesi che devono intercorrere tra un esame e l'altro da parte delle Camere e' relativo solo al voto finale). Voto che alla Camera sarà blindato da una maggioranza Pd/Forza Italia che non consentirà alcuna modifica anche se nel frattempo Rodotà Stefano, Zagrebelsky Gustavo ed altri "professoroni", Grillo Beppe e tanti altri, si metteranno alla testa di un movimento popolare di protesta gridando al golpe contro la politica dei sempre meno eletti e sempre più nominati, scelti da oligarchie di partito e da un boss politico di turno.
E' vero che gli italiani hanno ben altro per la testa che protestare per le riforme costituzionali che nessuno segue e nessuno capisce, ma Lei ha troppa esperienza politica per non capire che si sta mettendo insieme un mix micidiale fatto di crisi economica ben più profonda di quella che appare, impoverimento reale della popolazione, metodo di governo fondato esclusivamente sugli annunci (mentre i giornali addirittura elogiano il fatto che in Consiglio dei ministri non bisogna dare l'idea di pensare ma solo essere velocissimi nelle riunioni), Europa che non ci concede un centimetro di deroga ai patti nonostante le vittorie strombazzate ad ogni gita del premier in quel di Strasburgo o di Bruxelles. E quindi anche riforme costituzionali sballate, per quanto non vicine agli interessi della gente, possono essere il detonatore di un autunno davvero difficile per il Paese.
Anche Lei, Signor Presidente, potrebbe trovarsi in grave imbarazzo, con il rischio che alcuni importanti amici personali della Sua vita precedente, come Macaluso Emanuele o Formica Rino, potrebbero finire per additarLa come il responsabile della più grossa iniziativa politica del dopoguerra rivolta a ridurre pesantemente gli spazi di democrazia e di partecipazione del "popolo sovrano", con una serie di meccanismi politico/parlamentari che rendono ininfluente la volontà dei cittadini.
In definitiva, Signor Presidente, a tanti della Sua età, e sicuramente ai nostri padri, verrà in mente il famoso piano "Rinascita" di tale Gelli Licio, il materassaio di Arezzo capo della loggia Propaganda 2, che Lei certo ricorderà perfettamente avendolo combattuto. Non a caso, il coprotagonista decisivo di questa sovietizzazione del Parlamento ha un nome e un cognome, Berlusconi Silvio, (già tesserato P2 e non a caso amico di Putin Vladimir), lo stesso cui giustamente Lei ha negato la grazia, il quale apparentemente ha anch'egli l'ambizione di diventare almeno un vice padre della patria sulle riforme, non perché della Costituzione gli importi qualcosa ma perché ha barattato con il premier il si alle cosiddette riforme con la benevolenza verso le sue emergenze personali e aziendali.
Sul piano aziendale, gli accordi che sarebbero intercorsi con il premier (ma su questo dobbiamo presumere che Lei ne sappia più di noi) sono innanzitutto quelli di non recepire gli indirizzi europei sui tetti alla raccolta pubblicitaria televisiva e, contemporaneamente, di non ostacolare ma favorire gli accordi internazionali di Mediaset. Sul piano personale, l'uomo che svolge i servizi sociali a Cesano Boscone (almeno finché il cumulo delle condanne definitive non glieli precluderà) ha la speranza che a febbraio, alla fine dell'iter delle riforme una bella amnistia gli restituisca la libertà. Sappiamo che non sarà facile includere tutti i reati che i pubblici ministeri sostengono abbia commesso, mentre da Napoli, finora sottovalutata, sarebbero in arrivo pronunciamenti ancora più clamorosi rispetto a quelli di Milano (Ruby) e di Bari (Tarantini), ma la speranza del fidanzato della Pascale resta quella.
Se il percorso delle riforme si chiude entro febbraio 2015, almeno nella forma Lei ne esce vincitore: potrà mandare il Paese, secondo i desiderata di Renzi, Berlusconi e Verdini alle elezioni in aprile e annunciare il Suo ritiro. Il nuovo Parlamento potrà eleggere il suo successore e con un presidente della Repubblica "travicello" (o magari "travicella"), si potrà effettivamente inaugurare il ventennio renziano. Questo, Signor Presidente, e' quanto la maggior parte dei parlamentari in carica ritiene sia il disegno che fa capolino tra le cose dette e non dette tra il Colle, Palazzo Chigi e Arcore.
C'è un solo ostacolo vero che si potrà frapporre a questo disegno. E' la gravissima situazione economica del Paese a mettersi di traverso, non certo l'opposizione del duo Minzolini/Mineo alle riforme. Come Lei sa, società come Sisal e Rottapharm hanno rinviato la quotazione in Borsa a tempi migliori ben sapendo della possibile burrasca in arrivo, altre che erano in calendario seguiranno.
La produzione segna il passo, l'Europa del Nord sa che noi viviamo al di sopra delle nostre possibilità e non ci farà sconto alcuno, l'Europa del Sud che è sotto la cura della Troika non vede certo di buon occhio se noi ce la sfanghiamo, le banche taglieggiano in tutti i modi possibili i clienti che ancora hanno la forza di rivolgersi ai loro sportelli, solo nei giorni scorsi sono state date le indicazioni alle aziende che avevano anticipato a maggio e giugno il bonus di 80 euro ai dipendenti che ne avevano diritto per compensare con Agenzia delle Entrate ed Inps l'esborso.
Se la speculazione internazionale dovesse tornare ad occuparsi di noi tra fine luglio e agosto, se qualche banca dovesse avere problemi in Spagna e non solo in Portogallo, addio speranze di non fare manovre correttive, anche pesanti, in autunno, addio a quei pochi investitori stranieri che negli ultimi mesi si erano riaffacciati e si potrà solo pregare affinché disoccupazione e depressione di disoccupati e sottoccupati non si traducano in crisi sociale dagli esiti imprevedibili.
Signor Presidente, noi non ci auguriamo nulla di tutto questo, ma e' chiarissimo che se questo dovesse verificarsi anche solo in parte, lo stesso disegno delle riforme seguite dalle elezioni e dalle Sue dimissioni passerebbe in secondo piano: chi ridarebbe ad aprile il 41,8 per cento a Renzi Matteo? Non parliamo poi di Alfano e dintorni, l'altro socio della maggioranza che ha ridotto i suoi consensi (sondaggio recentissimo di IXE') alla metà di quel circa 4 per cento rimediato fortunosamente alle europee e che oggi è frantumato in due tronconcini: quello di chi vuole accasarsi direttamente nel Pd al seguito di Quagliariello e chi con la Di Girolamo vuol tornare dalla Pascale.
In mezzo, Alfano tentenna e come al solito non sa che fare, come purtroppo sanno anche gli alti funzionari ministeriali che non ne possono più di lavorare con un ministro degli Interni che non decide nulla e li lascia nei pasticci ogni volta che può. E certo Lei sa dove i sondaggi collocano i resti di Forza Italia.
Signor Presidente, in fondo gli italiani non vogliono che Lei sia corresponsabile (sia pure in misura minore) di un altro governo incapace di affrontare la crisi economica, ne' vogliono tornare a dar credito a Grillo Beppe e Casaleggio Roberto. Allora, ci permettiamo di farLe notare che la situazione e' tuttora nelle Sue mani. Rispettosamente, Le chiediamo perciò tre cose:
1. Non si accontenti dei titoli sulle riforme fatte, autorizzi i suoi uffici ad esaminare approfonditamente i contenuti dei testi che si discutono nelle prossime ore al Senato, affinché alla Camera si possa ritrovare la coerenza con la storia e la tradizione democratica degli ultimi 69 anni del nostro Paese, evitando i nominati da eleggere e la orrenda calata degli amministratori regionali e comunali in gita a Roma;
2. Se amnistia per il Grande Condannato deve essere, tanto vale trovare il modo di fargliela e basta. Ma non in cambio di riforme pessime, che peseranno per decenni sulla democrazia italiana. Magari anche ad personam, a patto che abbandoni definitivamente la scena, possa riavere il passaporto per andarsene ad Antigua lasciando la figlia Marina e la fidanzata Francesca a regnare d'amore e d'accordo sulle piccole macerie di un partito che non esprime più nulla.
3. Chieda a Renzi Matteo se ha qualche idea concreta per aiutare le imprese e il lavoro: il premier ha fatto sapere che passerà l'estate a lavorare. Si faccia dire per favore su cosa, oltre che sull'occupazione del potere, spiegandogli bene che è più importante un metro di fatti che un kilometro di slides.
(Fonte)
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