L'ordinaria segretezza di un trattato globale sul
commercio.
Poco meno di una settimana fa L'Espresso [19 giugno 2014],
in contemporanea con il quotidiano tedesco Suddeutsche
Zeitung, ha pubblicato uno dei nuovi leaks che Julian Assange e
Wikileaks continuano a distillare da due anni a questa parte, rompendo lo
schermo di segretezza e opacità con cui Stati Uniti, corporations e altri
attori capitalistici globali (subalterni ai primi) continuano a decidere, sulle
nostre teste, del nostro futuro e della loro
profittabilità.
Coi toni tipici del
sensazionalismo giornalistico Stefania Maurizi presenta il documento sul sito del
settimanale parlando
di «un
accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le
disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua
approvazione».
Come nota un
lettore-commentatore (di certo poco sensibile alle istanze anti-capitalistiche
e forse convinto sostenitore della bontà del sistema in cui viviamo) «il TiSA non è
un accordo segreto. A livello UE sia il Parlamento che il Consiglio e gli Stati
Membri ricevono tutti i documenti che vengono discussi in fase di negoziazione.
La Commissione deve quindi tenere conto della posizione degli Stati Membri
durante i negoziati e anche di quella del Parlamento i quali, nel caso in cui
l'accordo contenesse delle norme problematiche, potrebbero decidere di non
approvarlo. Lo stesso vale per il TTIP. Il livello di trasparenza è quindi lo
stesso garantito per tutti gli altri accordi commerciali» (c'è anche un
sito apposito che spiega in cosa consiste il trattato: https://servicescoalition.org/negotiations/trade-in-services-agreement).
Dal punto di vista della norma e della prassi con cui questi
trattati globali sono ordinariamente gestiti ha ragione il lettore: il Tisa è
figlio della più "normale" proceduralità con cui il WTO
(organizzazione mondiale del commercio) cerca, da 30 anni a questa parte, di
istituire globalmente principi e regole di liberalizzazione spinta del mercato,
sfondando barriere nazionali, protezioni sociali (welfare) e ogni altro tipo di
argine alla cannibalizzazione capitalistica dei territori e delle popolazioni
che li abitano.
E questa normalità ribadita
dall'infastidito lettore che andrebbe appunto messa in discussione e non, come
fa L'Espresso, fingere ora di accorgersi che questa "sarebbe la vittoria
definitiva della finanza sulla politica". Questa vittoria e avvenuta da
qualche decennio ma la Politica non ne è stata la "vittima" quanto
piuttosto il soggetto attivo e partecipe di questa nuova grande
trasformazione. Come
ha ben evidenziato Christian Laval nel recente tour italiano di presentazione
del libro che ha scritto con Pierre Dardot (La nuova ragione del mondo)
l'Unione Europea è nata, fin dal suo progetto iniziale, come entità
esplicitamente costituita in senso neoliberista (da Giscard d'Estaing e altri
comprimari, utilizzando il serbatoio di pensiero giuridico-politico-economico
prodotto dagli ordo-liberali tedeschi fin dagli anni Trenta del secolo scorso).
Ciò non toglie che la
Storia non è solo quella delle oscure manipolazioni di onnipotenti élites
capitalistiche (che ci sono, stanno molto in alto, e sono difficilmente
penetrabili) ma è il prodotto del rapporto tra quell'iniziativa e quella
contraria di chi sta in basso, resistendo e contrattaccando. Un passaggio
apparentemente meno significativo dell'articolo dell'Espresso rivela
l'effetto sottostante di chi non è un semplice (s)oggetto che subisce le
iniziative della controparte «Tisa è l'eredità del “Doha Round”, la serie di negoziati iniziati
a Doha, Qatar, nel 2001, e condotti all'interno dell'Organizzazione mondiale
del commercio (Wto), per la globalizzazione e la liberalizzazione
dell'economia, che ha scatenato proteste massicce in tutto il mondo e che è
fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative che hanno visto contrapposti il
mondo sviluppato, Stati Uniti, Giappone Unione Europea, e quello in via di sviluppo,
India, Cina, America Latina».
Le proteste No Global - soprattutto bisogna far riferimento alle
resistenze delle popolazioni africane, asiatiche e latino-americane che fin
dagli anni Ottanta hanno resistito ai Piani di Aggiustamento Strutturale del
Wto e della Banca Mondiale - sono state un freno, un'increspatura al
"libero" dispiegarsi del modello neoliberista. Hanno rappresentato,
su scala mondiale, una prima battuta d'arresto di quella razionalità che,
ostinata, oggi rioccupa la scena più determinata che mai; se è il caso, in
termini meno pubblici e trasparenti.
I contenuti dell'accordo
Venendo al documento [consultabile qui],
ma più ancora al sito ufficiale succitato in cui sono esplicitate le finalità
dell'ente, gli obiettivi dell'accordo sono chiari e perfettamente in linea con
l'indirizzo neoliberale che dagli Sati Uniti, via l'Europa, si sta imponendo
(non senza resistenza e blocchi) a tutto il mondo. Si tratta di attaccare
finanziariamente la polpa grossa di quello che nei paesi occidentali è arrivato
a inglobare il 70 % dei Pil nazionali: i servizi.
L'accordo tenterà quindi da
un lato di proteggere il mercato finanziario, ponendo barriere a controlli e
misure di contenimento-verifica, dall'altro produrrà linee-guida per le varie
legislazioni alfine di permettere una messa-sul-mercato di tutto quello che
fino a ieri era considerato un servizio garantito statualmente come salario
indiretto (welfare e pubbliche utilità) e che negli ultimi tre/quattro decenni
viene sempre più strategicamente "aperto" da queste misure come
immenso spazio di investimento e accumulazione capitalistica. Si tratta, niente
meno, che del tentativo di mercatizzare completamente la
sfera della riproduzione, processo
già in atto da tempo ma che presenta ancora, almeno in europa, ancora grosse
rigidità. Un immenso, potenziale mercato che
la razionalità capitalistica non è disposta a concepire come sfera separata e
protetta dalle sue brame.
C'è di che preoccuparsi ma è tutto perfettamente in linea con
quanto perseguito, con determinazione e scienza, da corporations e classi
politiche (che spesso si cambiano i posti di comando). Il prossimo passaggio -
non è fantascienza ma già dura realtà in tanti campi della scienza applicata e
delle ricerca scientifica - è la mercificazione del vivente.
(Fonte)
(Fonte)
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