Giulio Sapelli, torinese, classe 1947, è professore ordinario di storia economica all’università degli studi di Milano. Abbiamo pensato a lui per aprire un dibattito sull’Europa in vista delle prossime elezioni europee perché da sempre, con lucida analisi, analizza i meccanismi istituzionali, politici, economici e sociali alla base di ogni scelta di governo, nazionale ed europea. Oltre che nella sua veste di accademico, Giulio Sapelli è un apprezzato manager, tanto da aver fondato nel 1983 la fondazione ASSI per la storia e lo studio dell’impresa e aver dedicato molti suoi scritti proprio al tessuto produttivo italiano, come il suo “Elogio della piccola impresa” uscito nel 2013.
1)Come si presenta l’Italia alle prossime elezioni europee?Peseranno di più i conti in ordine o le mancate riforme?
Il commissario europeo alle politiche economiche è stato impietoso con il nostro paese: “L’Italia ha messo sì in ordine i conti, ma azionando la leva fiscale e senza tagliare la spesa pubblica”.
Dico la verità: io non sono un euro-scettico nel senso dell’euro,ma non voglio questa Europa, quindi a me di questi commissari che vengono qui a dirci cosa dobbiamo fare, io proprio non mi interesso. Certamente noi dobbiamo cercare di mettere a posto non la spesa pubblica, ma gli sprechi pubblici. Noi siamo fra i paesi Europei con la minore spesa pubblica. Questo né i cittadini italiani, né i politici lo sanno. La verità è che siamo molto indietro per gli sprechi generati dalla spesa pubblica. Quanto alla dichiarazione, preferisco che questi discorsi ce li facciamo da noi e non ce li facciano loro, anche perché non hanno da insegnarci niente sulla burocrazia e la corruzione.
Dico la verità: io non sono un euro-scettico nel senso dell’euro,ma non voglio questa Europa, quindi a me di questi commissari che vengono qui a dirci cosa dobbiamo fare, io proprio non mi interesso. Certamente noi dobbiamo cercare di mettere a posto non la spesa pubblica, ma gli sprechi pubblici. Noi siamo fra i paesi Europei con la minore spesa pubblica. Questo né i cittadini italiani, né i politici lo sanno. La verità è che siamo molto indietro per gli sprechi generati dalla spesa pubblica. Quanto alla dichiarazione, preferisco che questi discorsi ce li facciamo da noi e non ce li facciano loro, anche perché non hanno da insegnarci niente sulla burocrazia e la corruzione.
2)Quali sono i temi fondamentali da rinegoziare con l’Unione Europea per avere più margine di iniziativa e dare finalmente uno shock di crescita al nostro sistema produttivo?
Sono i temi di cui si discute da anni. Letta era partito bene, poi si è perso. Bisogna rinegoziare quanto prima questo 3% del fiscal compact, perché è una vergogna che un parlamento evoluto l’abbia votato all’unanimità. Una cosa che non ha nessun senso economico, nessun senso scientifico, è una prova di subalternità della nostra classe politica italiana, che più che difendere la nazione difende la sudditanza alla democrazia europea.
3) L’Europa a trazione tedesca è ormai una realtà. Ma nelle scorse settimane prima il dipartimento di stato americano, poi le istituzioni comunitarie, hanno messo sul banco degli imputati la politica economica tedesca e il suo surplus di esportazioni che danneggiano la domanda interna negli altri paesi dell’Eurozona. Come si fanno a sfruttare al massimo le potenzialità di Berlino senza danneggiare gli altri paesi dell’Euro-zona?
La domanda riflette una subalternità culturale del nostro sistema politico. La situazione economica tedesca non è un’opportunità, ma una minaccia per l’Eurozona. Questo è il problema di fondo. E’ vero che la Germania assorbe molte nostre esportazioni, ma è anche vero che la Germania scarica il surplus commerciale che ha su tutti gli altri paesi, costringendoli a livelli di produttività e restrizione della spesa pubblica che gli altri paesi non possono sopportare. Quindi, la politica economica tedesca è un pericolo oggettivo per l’Europa. Se ne sono accorti gli americani, che recentemente, come lei diceva, hanno criticato la politica economica tedesca e hanno posto in atto le prime mosse. La politica tedesca sta desertificando l’Europa. Gli americani per sopravvivere devono fare l’accordo trans-pacifico e lo faranno. Ma se la Germania continua ad essere seduta sull’Europa, come ha ricordato Helmut Schmitdt nel 2010 all’ultimo congresso della socialdemocrazia tedesca, la Germania soffocherà l’Europa, e gli americani sanno che non potranno fare nessun accordo trans-atlantico con un’Europa dominata dai tedeschi. Paradossalmente, gli ultimi difensori dell’Europa, come sempre naturalmente, perché se non ci fossero stati loro Hitler o Stalin ci avrebbero dominato,sono gli americani.
4)Le risposte più recenti che l’Europa sta fornendo, dall’unione bancaria, alle proposte di modifica dello statuto della Bce, al fondo salva-stati,appaiono deboli e non inserite in un disegno intelligente di riforma.
Tutto quello che Mario Draghi fa, risponde al capitalismo finanziario americano, e questo ci fa bene.Ma la Bce deve assolutamente cambiare statuto e diventare come la Fed. Io non vedo niente di positivo nella politica europea. Questa unione bancaria è una grande stoltezza, perché si pensa di accentrare il controllo in capo alla burocrazia europea, che dovrebbe esercitare il controllo su più di 150 banche. I tedeschi hanno imposto una soluzione-Cipro fino al 2020 quando si dovrà fare un fondo di solidarietà. L’unione bancaria è un grande pericolo per le banche italiane e per quelle dell’Europa del sud, perché soprattutto serve a difendere le banche tedesche perché così evitano ogni forma di controllo, mentre sappiamo che le banche tedesche hanno in pancia più assets tossici di quanti ne abbiano le banche nord-americane.
5)Le campagne elettorali delle prossime europee avranno a tema l’euro. Non crede che il problema sia di aver fatto un’unione monetaria prima ancora di un’unione politica?
Non c’è dubbio. Il mio maestro, Paolo Baffi, non voleva neanche entrare nell’euro. Io sono stato uno dei pochi, insieme al professor Paolo Savona, a protestare per l’entrata nell’euro, perché sapevo che sarebbe stata una bolla di sapone, come allora sostenevano tutti gli economisti nord-americani. Prima bisognava fare l’unione politica, poi si fa l’unione monetaria. Ma, sopra ogni cosa, noi l’abbiamo fatta con delle persone molto incompetenti alla guida dell’economia. Mi riferisco a tutto il gruppo riunito attorno all’ex presidente della Repubblica Ciampi, che non aveva le competenze tecniche per affrontare un compito così tremendo.
6)La disaffezione all’euro è tale che in Europa sono molto diffuse monete locali. Potrebbe essere una soluzione ricorrere a due monete diverse?
Ma no, non diciamo scemenze. Anzitutto perché richiamano le idee fascistissime di Ezra Pound. E dal fascismo ci sono arrivate solo rovine. Ormai dall’euro non si può uscire. Bisogna riformare tutta la politica europea e trasformare l’Europa in uno stato confederale, non federale, perché l’Europa ha culture diverse, parla lingue diverse per cui può diventare una confederazione come la Svizzera, che abbia una moneta unica sì, ma con a capo una Fed europea e con ampi spazi di autonomia di politica economica e monetaria da parte degli stati. Non ci devono essere divieti sull’intervento dello stato in economia, ad esempio. Ci deve essere una moneta unica ma che deve trovare il suo equilibrio naturale in un assetto confederale.
7) Quali sono i primi passi da fare verso la confederazione europea?
In primo luogo svincolarsi da questo 3% e abolire il fiscal compact. Secondo passo: riforma dello statuto della Bce, portandolo ad essere come quello della Fed, quindi non più solo la stabilità fiscale, ma anche la crescita, così da poter fare le politiche di quantitative easing e quelle neo-keynesiane. Terzo passo: unificare i sistemi fiscali fondati sull’abbassamento della tassazione sul profitto del lavoro. Quarto punto: tornare ad un’economia mista: non vedo perché l’Europa debba impedire ad uno stato che vuole l’intervento pubblico di farlo. Ma dove sta scritto?Ma come si permettono?
8)Come avvicinare i cittadini alla burocrazia grigia di Bruxelles?
Bisogna dare una nuova legittimazione democratica alle istituzioni europee. Gli euro-parlamentari hanno un lauto stipendio. Ma non ce l’ho con il loro stipendio, perché in generale non condivido questa canea contro i costi della politica. Non sono come Stella e Rizzo, trovo la faccenda vergognosamente populista.Ma questi si fanno eleggere in un parlamento che non decide nulla. E’tutto in mano alla Commissione. Bisogna abolire la Commissione Europea, scioglierla, licenziare gran parte dei suoi inutili funzionari, e dare più poteri al Parlamento Europeo che non ne ha alcuno. Il Parlamento non fa alcuna legge, presenta delle proposte di legge alla Commissione Europea, che è composta da 27 rappresentanti dei ministri , da 27 commissari e da 27 ambasciatori. E decide all’unanimità. Come si fa? Ma i cittadini credono nell’Europa perché sono ignoranti? Credono che i parlamentari servano a qualche cosa. I Parlamentari non servono a niente, solo a mettere un velo, oscurare con un velo l’oligarchia tecnocratica che è in mano all’Europa. Siamo governati in larga parte dalle banche d’affari e dal capitalismo tedesco.
(di: Alberto Luppichini - Fonte)
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