giovedì 24 novembre 2011

Governo: CGIL, il presidente Monti sappia che l'illegalità ci costa 330 miliardi l'anno

Solo nel Sud si perdono 180 mila posti di lavoro a causa della Mafia, 500 mila commercianti sottoposti al pizzo, redditi evasi per 270 miliardi. Per la Confederazione è necessario “invertire la rotta”, il governo dia vita ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le Associazioni di Impres.
 
 
“Mi auguro che quanto è stato detto dal neo Presidente del Consiglio Mario Monti nel suo discorso programmatico sul tema della Legalità diventi rapidamente azione concreta di governo”. Lo sostiene Luciano Silvestri, responsabile Legalità e Sicurezza della CGIL nazionale, che oggi ha partecipato all'appuntamento annuale della Fondazione Caponnetto contro le Mafie. Tema di quest'anno: La mafia colonizza l'Europa?
“Del resto – spiega Silvestri - Monti che è un economista sa perfettamente quanto sia grande il peso che hanno la Corruzione, gli Affari della Mafia e quelli della Criminalità Organizzata  sulla vita economica del nostro Paese”.
Ma ecco alcuni dati che rendono chiara l'urgenza di invertire la rotta. Ecco il peso reale della criminalità organizzata sull'economia del nostro Paese.
 
1) Il costo della corruzione

La Corte dei Conti, ad esempio, ci dice che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 miliardi di euro e che nel 2010 il fenomeno è aumentato del 30% rispetto al 2009. Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più. Questo costo oltre ad essere pagato dai cittadini sottrae di fatto risorse allo stato. Eppure, ad oggi, il Governo non ha ancora ratificato le convenzioni internazionali a partire da quella di Strasburgo del 1999 che prevede l'introduzione, nel Codice Penale dei singoli paesi, di delitti importanti come il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'auto-riciclaggio. “Questo – afferma Silvestri - potrebbe essere un primo chiaro provvedimento che il Governo Monti può portare in parlamento come segno concreto di una nuova  volontà legislativa tesa ad aggredire le ricchezze accumulate dai corrotti attraverso la confisca dei loro beni, come già  avviene per quelli sottratti alle Mafie”.

2) Il fatturato delle Mafie

Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia il fatturato delle Mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro con 70 miliardi di utili al netto degli investimenti. Circa 180 mila posti di lavoro all'anno persi nel Mezzogiorno d'Italia a causa di questa attività criminale.

Nel documento della stessa Commissione Antimafia, ricorda il sindacalista della CGIL, si legge testualmente: ”La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.

3) Pizzo e ricatti ai commercianti

L'ultimo rapporto di SOS Impresa  ci dice che sono 500 mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Di fronte a questo, fa sapere Silvestri “il Governo Berlusconi, ancor prima della manovra, ha approvato, su delega del Parlamento, il così detto Codice Antimafia che indebolisce perfino le norme di contrasto alla criminalità di cui disponevamo precedentemente. Su questo punto fondamentale – prosegue il sindacalista - possiamo contare, per rimediare a queste nefandezze, sia sulle osservazioni fatte all’unanimità dalla Commissione Giustizia e completamente disattese dal Governo Berlusconi, sia sulle proposte avanzate dalle diverse Associazioni che compongono il movimento dell’Antimafia Sociale”.

4) Il record dell'evasione fiscale

Nel rapporto annuale della Guardia di Finanza si afferma che, sulla base dell’attività di controllo effettuata, si stima che nel nostro paese i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa. L'attività di controllo effettuata da Agenzie delle Entrate, INPS, Equitalia ha recuperato 25,4 miliardi di evasione di cui 23 miliardi per redditi non dichiarati e 5,5 miliardi di IVA evasa. “Basterebbe potenziare – avverte Silvestri -  questa attività e renderla strutturale per recuperare, visto che  i margini sono notevoli, risorse ingenti e aggredire il fenomeno”.

5) Un furto di 330 miliardi l'anno

Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l'illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro.

I dati sono eloquenti. “Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili – afferma il sindacalista della CGIL -. Il problema non è solo affrontare il contingente e far tornare rapidamente i conti. La vera questione – spiega Silvestri - è che quei nodi rappresentano un intralcio, un vero e proprio cappio al collo e che la legalità è una risorsa culturale ed economica per lo sviluppo del paese”.

6) I beni confiscati e il lavoro dei giovani

Infine, a proposito di giovani e di lavoro, “vorrei sottolineare – dice il sindacalista della CGIL - la grande potenzialità, fino ad ora mortificata dal governo Berlusconi, che deriva dal grande patrimonio che sono i Beni e le Aziende confiscate alle Mafie”.

I dati ufficiali ci dicono che i beni confiscati sono oltre 11.000 di cui oltre 1.400 sono aziende. Quelli assegnati sono quasi 5000 e valgono circa 900 milioni di euro. Ci chiediamo: a quanto ammonta il totale dei beni non ancora assegnati insieme alla liquidità sequestrata?

Per Silvestri tutto ciò può rappresentare una risposta concreta, “credo che recuperando il doveroso ruolo di sostegno e di accompagnamento dello Stato e del Sistema Creditizio, si possa dare a questa economia, che l’azione della Magistratura ha sottratto alla illegalità, una nuova prospettiva attraverso il suo riutilizzo nell’economia legale come ci ha indicato la Legge Rognoni-La Torre”.

Le centinaia di giovani che operano nelle cooperative sociali assegnatarie dei beni confiscati e quegli stessi lavoratori che con coraggio e sacrificio hanno dato continuità ad attività imprenditoriali sequestrate e confiscate, spiega Silvestri “stanno a dimostrare che la via del riscatto dalla criminalità organizzata è possibile. Si può e si deve fare di più. Il governo – conclude - dia vita ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le Associazioni di Impresa in modo da dare organicità e sostegno a questa importante prospettiva del riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alla Mafia”.
(da http://www.cgil.it del  19/11/2011)
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