È vero che molti ostacoli questo governo è riuscito a evitarli rinviando il problema, ma sarà il caso che si comprenda che questa volta non sarà possibile risolvere stabilendo per decreto il rinvio del 31 dicembre e della fine dell'esercizio finanziario.
Cresce
di giorno in giorno la preoccupazione per la flemma olimpica con cui gli
esponenti del governo continuano a dibattere in merito all’abrogazione della
seconda rata dell’Imu, in assenza totale di passi in avanti sul fronte del
l’individuazione delle necessarie coperture.
Preoccupazione
tanto maggiore se si considera che ciò avviene in un contesto di chiusura dei
conti per il 2013 che si presenta a dir poco problematico anche a prescindere
dal fatto di essersi lasciati impiccare ai ricatti del Pdl, posto che è già
chiaro oggi che la definizione agevolata dei contenziosi per gli operatori del
settore dei giochi non porterà i risultati di gettito sperati e si renderà
necessario attivare le clausole di salvaguardia per un paio di centinaia di
milioni di euro.
Questo
vorrebbe dire scaricare sul mese di dicembre 2013 un aumento delle accise sui
carburanti a dir poco insostenibile.
È
il momento di prendere delle decisioni e, francamente, restano poche soluzioni
convincenti e realistiche a parte il piano di rivalutazione delle quote di
Banca d’Italia che garantirebbe in tempi rapidissimi gettito per oltre 2
miliardi dalle banche, per altro con loro piena soddisfazione, posto che sono
le prime a spingere per questa misura che, seppur onerosa, determinerebbe
effetti molto positivi per la loro patrimonializzazione e, a cascata, per
l’aumento dei volumi di credito a favore delle imprese.
È
vero che molti ostacoli questo governo è riuscito a evitarli rinviando il
problema, ma sarà il caso che si comprenda che questa volta non sarà possibile
risolvere stabilendo per decreto il rinvio del 31 dicembre e della
fine dell’esercizio finanziario.