La
vicenda dei biglietti ATAC “clonati” da una tipografia interna all’azienda,
recentemente venuta alla luce grazie a un’inchiesta di due giornalisti della
Repubblica, Daniele Autieri e Carlo Bonini, ha dimostrato come si possa
generare un fiume di fondi neri necessari per finanziare chi a questo
carrozzone ha sempre garantito la sopravvivenza: la politica.
Siamo
qui davanti ad un collaudato sistema, avvallato in maniera politicamente
“bipartisan”, finalizzato alla creazione, dal nulla, di titoli di viaggio non
includibili nella contabilità ufficiale dell’ATAC, che garantiva all’azienda un
“tesoretto” di 70 milioni di Euro di fondi neri a disposizione dei politici
cittadini che in cambio chiudevano un occhio sui buchi di bilancio e sui
disservizi di un trasporto locale non certo all’altezza di una moderna capitale
europea. E tutto questo senza che la magistratura, che non credo fosse
all’oscuro di tutto, muovesse un dito.
Il
sistema sarebbe stato pianificato fin dal 29 Aprile 2008, appena un giorno dopo
l’elezione a Sindaco di Gianni Alemanno, che tuonava contro gli sprechi della
precedente gestione veltroniana (o “veltrusconiana” che dir si
voglia), promettendo pulizia, trasparenza ed efficienza.
Dall’inchiesta
dei due giornalisti è emerso che la Giunta Alemanno aveva tutto l’interesse, al di là
dei suoi pubblici proclami, a preservare a livello cittadino un consolidato
sistema di potere e di scambio e, nel caso specifico dell’ATAC, di dare vita a
un ingegnoso e proficuo afflusso di fondi neri.
«l’Atac stampa biglietti per autobus e metro. E i
biglietti sono denaro. Chi ha le mani sui biglietti, ha le mani sulla cassa. E
se quella cassa è in parte in chiaro e in parte in nero, perché quei biglietti
sono in parte veri e in parte falsi, e chi ha le mani
sull’Atac ha di fatto le mani su una banca che batte moneta».
A
prescindere dalle eventuali, e direi molto probabili, connivenze di una certa
magistratura che fino ad oggi si è voltata da un’altra parte, il caso di
Roma riflette, in piccolo, una prassi diffusa e consolidata in tutto il mondo:
la creazione e l’utilizzo di fondi neri.
Negli
Stati Uniti la CIA
ha sempre finanziato molte discutibili sue operazioni attraverso l’impiego di
fondi neri, provenienti per lo più dal traffico di eroina dall’Afghanistan e da
altre zone calde dell’Oriente. Esiste a riguardo un’ampia saggistica di
denuncia. Anche il Pentagono ha spesso utilizzato fondi neri, vale a dire non
risultanti dai bilanci federali, per operazioni militari più o meno clandestine
e che comunque non riceverebbero dal Congresso gli stanziamenti necessari. Con
fondi neri Ronald Reagan finanziava i Contras del Nicaragua e
oggi l’Arabia Saudita e il Qatar finanziano i “ribelli” siriani,
e fondi neri vengono abitualmente impiegati da quasi tutti i principali
servizi segreti, da quelli inglesi e francesi fino
al Mossad israeliano.
Non
ci si deve meravigliare quindi che una simile pratica sia venuta in mente alle
ingegnose menti dello scenario politico-affaristico di casa nostra.
La
considerazione che intendo fare è un’altra, e parte proprio dalla
citazione dell’inchiesta della Repubblica che ho riportato qui sopra, e in
particolare dalle frasi: “i
biglietti sono denaro” e ”…perché quei biglietti sono in parte veri e in parte
falsi, e chi ha le mani sull’ATAC ha di fatto le mani su una banca che batte
moneta”.
Vi
viene in mente niente? No? Allora vi aiuto io.
Mentre
scrivo, ho qui sul tavolo davanti a me due belle banconote. Una è una banconota
da 50.000 Lire risalente agli anni ’80. Reca due scritte molto importanti. Una
recita: “Pagabili a vista al portatore”. L’altra recita invece: “La legge
punisce i fabbricatori e gli spacciatori di biglietti falsi”. Abbiamo, inoltre,
scritta per traverso, l’indicazione del Decreto Ministeriale di approvazione per
l’emissione di questa banconota, con le date 13 Giugno 1977 e 11 Aprile
1980.
L’altra
banconota che ho qui sul mio tavolo è fresca di stampa ed è da 50 Euro. Se ne
avete anche voi una in tasca, andate a fare un controllo. Noterete che le
scritte che erano sempre presenti sulle nostre care vecchie Lire qui non
figurano.
Perché?
Semplicemente perché questa banconota, come quelle che avete tutti i giorni nei
vostri portafogli, è falsa! Si, avete capito bene, è falsa, perché è stata
emessa non da uno Stato legittimato a stampare moneta, ma da un’associazione a
delinquere denominata Banca Centrale Europea che ne detiene la proprietà, che
l’ha stampata a costo tipografico (pochi centesimi) e che l’ha poi concessa in
prestito allo Stato Italiano per la cifra sopra indicata (50 Euro), con
l’aggiunta di interessi usurai.
L’Europa
di oggi, come ha giustamente denunciato Alfonso Luigi Marra, non è l’Europa dei
popoli che tutti noi auspicavamo, ma è un
apparato burocratico-massonico mostruoso totalmente nelle mani del
potere economico. E ai vertici di questo apparato ci sono appunto dei
falsari con tanto di cravatta e di completo grigio, quelli che stampano
questa carta straccia che poi ci prestano, detenendone i diritti di proprietà.
Su tutte le banconote in Euro compare infatti, a fianco della sigla della BCE,
il simbolino del copyright ©, sì, proprio quello con la lettera c
inclusa in un cerchio.
Vogliamo
lasciare l’Euro nelle mani di questi falsari, o vogliamo riprenderci quello che
nostro, quello che ci spetterebbe di diritto?
(Fonte)
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