ROMA – La spending review la casta
dei Generali non la sfiora nemmeno. Continuerà percepire super
stipendi e pensioni d’oro, viaggerà in Maserati blu , abiterà
appartamenti di lusso pagando un canone di un euro per mq, beneficerà
di indennità anacronistiche, sarà promossa a prescindere, anche se
il posto è occupato. E intanto si è raggiunto il paradosso di una
trentina di Corpi d’Armata per un numero doppio di generali di
Corpo d’Armata. La spending review, nel caso delle Forze Armate,
taglia solo orizzontalmente e risparmia i vertici: nei prossimi due
anni il personale civile e militare tra Marina Esercito e Aeronautica
sarà ridotto di 8571 unità rispetto alle 83400 attuali.
La ratio, se c’è, è mantenere in
vita un esercito di comandanti più numeroso di quello dei comandati:
prima dei tagli siamo a quota 94 mila ufficiali e sottoufficiali
contro appunto gli 83400 che gli dovranno il saluto. Il reportage di
Fabio Tonacci de La Repubblica del 9 novembre ha il pregio di
illuminare un tratto seminascosto del privilegio all’italiana dove,
per dirne una, il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici (294
mila euro annuali) per i generali non vale: nessuno discute
l’opportunità di concedere ai tre Capi di Stato Maggiore 481 mila
euro, ma non si capisce perché il Primo Presidente della Cassazione
(il cui stipendio è il parametro che segna il tetto) meriti un
trattamento diverso.
Non siamo in guerra o a rischio di una
guerra (anche se ai congedati, per il disturbo di poter essere
richiamati spetta comunque un’indennità 700 euro al mese oltre la
pensione (indennità ausiliaria). I 425 generali italiani sono la
metà dei generali americani (900): peccato che gli ultimi hanno il
comando di un esercito 10 volte più grande e, diremmo per fortuna,
più occupato del nostro (1 milione e 400 mila uomini). Che dire poi
dell’avanzamento di carriera obbligato nella dirigenza militare?
Funziona così: nel pubblico impiego si sale quando si libera un
posto, in caserma si sale quando è tempo, a prescindere.
L’automatismo vale ovviamente anche a
fine carriera: il giorno prima della pensione si sale di grado. Il
blocco delle buste paga è marzialmente aggirato. 44 tra generali e
ammiragli godono di alloggio di servizio e rappresentanza. Asir è la
particolare gestione immobiliare della faccenda: solo di costi di
manutenzione costa al contribuente 4 milioni di euro l’anno.
Appartamenti enormi, prestigiosi, spesso nelle zone chic della città:
che problema c’è, il generale si paga l’affitto. A un euro al
metro quadro.
Angelo Bagnasco, che fu cappellano
ufficiale dell’Esercito per tre anni, a 63 anni ha ricevuto il
vitalizio della Difesa (4 mila euro al mese): evangelicamente è
stato arcivescovo ordinario militare, tecnicamente è un baby
pensionato. Il suo successore monsignor Pelvi ha chiesto una proroga
scrivendo al Papa e al Capo dello Stato: se resta fino al 2014 matura
la pensione da generale.
(Fonte)
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