Lo
stesso giochino ha portato la procura di Ravenna a indagare l’ex ministra
Josefa Idem per truffa aggravata: farsi assumere alla vigilia di un’elezione da
un’azienda ‘amica’, così che tocca allo Stato pagare i contributi - Renzi prima
di diventare presidente di provincia, come scrive LiberoQuotidiano, era un
co.co.co. (senza versamenti). Poi papino l’ha reso dirigente
Martedì
le agenzie hanno rilanciato la notizia dell'iscrizione da parte della procura
di Ravenna sul registro degli indagati dell'ex ministro Josefa Idem e del
marito-allenatore Guglielmo Guerrini per truffa aggravata. A dicembre i due
hanno ricevuto un avviso di chiusura indagini in merito a una vicenda rivelata
da Libero l'anno scorso. Idem è indagata per circa sei mesi di lavoro da
assessore distribuiti tra il giugno 2006 e il maggio 2007. Per l'accusa il
marito l'aveva assunta nella sua società poco prima della nomina, trasferendo
al Comune l'onere del pagamento dei contributi previdenziali. Una piccola
astuzia che sembra spopolare tra i politici e che avrebbe fatto incassare alla
Idem 8.642 euro di «marchette ».
Ma
ora il gioco si fa duro e l'accusa di truffa aggravata, per cui è prevista una
pena sino a 5 anni, rischia di agitare il sonno di molti amministratori
pubblici che per anni hanno banchettato grazie al Testo unico sull'ordinamento
degli enti locali. Certo la cifra ottenuta dalla Idem è modesta se confrontata
con i 35 mila euro di contributi annuali minimi (17 mila per l'Inps e 18 mila
per i fondi previdenziali e assistenziali) a cui ha oggi diritto, in base al
contratto nazionale, un dirigente del commercio.
È
il caso di Matteo Renzi, che dal 2004 (quando è stato eletto presidente della
Provincia) al 2014 è costato alla comunità non meno di 300 mila euro. A
permetterglielo è stato il decreto legislativo 267 del 2000 che all'articolo 86
recita: «L'amministrazione locale prevede a proprio carico, dandone
comunicazione tempestiva ai datori di lavoro, il versamento degli oneri
assistenziali, previdenziali e assicurativi ai rispettivi istituti».
Quindi
elenca tutte le cariche comprese nella norma. Tra queste anche quelle ricoperte
da Matteo e Josefa. La legge dice anche che il trattamento di fine rapporto non
viene pagato direttamente dall'amministrazione locale, ma viene rimborsato
all'azienda il cui dipendente è andato a ricoprire una carica elettiva,
mettendosi in aspettativa. Regole che non valgono per chi non ha un posto
fisso: «Agli amministratori locali che non siano lavoratori dipendenti» è
garantito solo «il pagamento di una cifra forfettaria annuale, versata per
quote mensili».
Per
anni Renzi è stato socio e lavoratore parasubordinato dell'azienda di famiglia,
la Chil srl.
Forse perché il co.co.co ha una contribuzione Inps bassa, non ha fondi
previdenziali aggiuntivi e non matura Tfr. Il 27 ottobre del 2003, però, due
giorni prima dell'annuncio della sua candidatura da parte della Margherita a presidente
della Provincia, viene assunto come dirigente. La Chil gli paga i contributi
sino all'elezione del giugno del 2004. Quindi tocca alla Provincia versargli le
«marchette », parametrate sullo stipendio da dirigente e non su quello da
precario.
Versamenti
per i fondi compresi. Il consigliere provinciale di Forza Italia Guido Sensi ha
recuperato un documento da cui si evince, per esempio, che nel periodo compreso
tra l'1 aprile e il 21 giugno del 2009 (fine del mandato) vengono versati per
Renzi 2893,94 euro per il fondo di previdenza per dirigenti «Mario Negri»,
906,61 per il Fondo assistenza sanitaria e 1185,27 euro a titolo di contributo
per l'associazione «Antonio Pastore », altra 'assicurazione contrattuale.
Terminato l'incarico in Provincia Renzi torna al lavoro dal 22 al 24 giugno
2009, periodo in cui usufruisce di tre giorni di ferie, quindi ripiomba in
campagna elettorale.
L'1
marzo e il 28 marzo 2013 il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Francesco
Torselli chiede lumi al vicesindaco di Firenze Stefania Saccardi sulla
posizione previdenziale del Rottamatore. La donna elenca i rimborsi versati
sino a quel momento per il Tfr alla Chil da Provincia (quasi 19 mila euro) e
Comune (15 mila euro): in tutto circa 34 mila euro dal 2006 al 2013 con un
picco di 5112 euro per l'anno scorso.
Siccardi
deve anche ammettere che «se al momento dell'assegnazione della carica fosse
stato occupato con un rapporto di co.co.co il dottor Matteo Renzi non avrebbe
avuto diritto ai contributi figurativi». Torselli ne trae una morale: «Sembra
proprio che finché i contributi del "dipendente" Renzi li pagava
l'azienda del padre, il premier aveva un contratto super- economico, mentre non
appena il peso dei suoi contributi è passato sulle spalle dei cittadini, in
famiglia hanno deciso di garantirgli una ricca pensione».
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