martedì 5 agosto 2014

C'è un futuro per l'opposizione in Italia?

La marcia sul Quirinale delle opposizioni parlamentari più lo sfratto dalla coalizione di centrosinistra dato a Sel. La partita per il futuro dell'opposizione si apre ora.


Due avvenimenti mi hanno colpito, nelle ultime settimane, nel panorama politico italiano. La marcia unitaria sul Quirinale delle opposizioni parlamentari (M5S, Lega, Sel) dopo l'ennesimo strappo istituzionale dal parte del Governo, e lo sfratto dalla coalizione di centrosinistra dato a Sel dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luca Lotti, ovviamente un renziano di ferro del Pd, per il reato di ostruzionismo parlamentare, ovvero di fare troppa opposizione.

Nichi Vendola ha risposto sbigottito, cadendo dal pero. Se il Pd ha scelto di fare un "accordo strategico" con la destra allora Sel ne trarrà le conseguenze anche a livello di alleanze. È lecito domandarsi dove si trovasse il buon Nichi mentre il Pd stringeva un patto per la riforma costituzionale, architettura istituzionale e sistema elettorale con Forza Italia mentre è alleato per un governo politico a tempo indeterminato con un partito che si chiama Nuovo Centrodestra.
Se non sono accordi strategici questi, mi domando quali lo siano.
Ma non solo di Palazzo si tratta. È tutto il sistema del sottobosco governativo a livello locale a dimostrare, da decenni ormai, che sinistra e destra di governo formano un unico "sistema" con le innumerevoli connessioni e connivenze con potentati economici, comitati d'affari, lobbies, addirittura gruppi criminali che infestano e occupano la cosa pubblica. Ma, forse, il governatore Vendola era giustamente troppo distratto a ridacchiare al telefono con i lacchè dell'ILVA per accorgersene.

Sel e Lega si trovano dunque ad un bivio per dimostrare il loro valore e coerenza quali forze di opposizione. Sono pronte a dichiararsi fuori dalle coalizioni di centrosinistra e centrodestra? Magari prima che sia loro dato il benservito dai conduttori della locomotiva per rimanere con gli occhioni supplicanti dei cani che osservano i loro padroni mentre mangiano?
Sarebbe uno strappo dolorosissimo, certo, ma necessario. Doloroso perché per la Lega, ad esempio, significherebbe rinunciare (nell'immediato) al governo di regioni e comuni importanti nel nord.Matteo Salvini, nel dinamico nuovo corso dato al Carroccio, sembrerebbe anche intenzionato a portare fino in fondo il terremoto, ma che ne pensano Maroni, Zaia, Tosi? E Salvini riuscirebbe nell'equilibrismo (molto politichese, molto prima repubblica) di mostrarsi duro e puro a Roma e governare in Veneto con gli alter ego di Galan? Fino a quando l'elettorato leghista sarà, di nuovo, disposto ad accettarlo?
A sinistra, benché lo stesso Vendola o altri come Pisapia e Zedda siano consapevoli di dovere le rispettive vittorie elettorali amministrative all'alleanza col centrosinistra, la strada potrebbe essere maggiormente in discesa visto che la componente governativa di Sel ha già fatto le valigie per andare a bussare alla porta del Pd con politici di elevata statura quali Gennaro Migliore (soprannominato "ossimoro") o Claudio Fava (senza ossimoro).
Tanto più che la componente rimasta in Sel sarebbe destinata a confluire in quel progetto di costruzione di una confederazione unitaria di sinistra che un discreto risultato elettorale ha già ottenuto alle recenti europee all'ombra di Alexis Tsipras.
Se la Lega e la Syriza italiana (se vedrà la luce) non saranno nette e categoriche nella loro opposizione radicale e strategica al sistema di potere italiano, che significa rompere sia al centro che in periferia, allora non si vede un futuro diverso per queste opposizioni che non sia il solito teatrino dei compromessi sotto il tavolo, dei vizi privati e delle pubbliche virtù, dello scannarsi nei salotti televisivi tranne ritrovarsi ad ora tarda al solito ristorante.

Il passo successivo sarebbe (e mi rendo ben conto trattarsi di pura fantascienza mentre lo scrivo) che queste opposizioni trovassero anche minimi terreni di dialogo e progetti politici comuni, magari attraverso l'intermediazione e la sintesi del M5S, perché si crei l'embrione di una sorta di fronte di salvezza nazionale.

Affinché queste righe non sembrino esclusivamente un autoreferenziale delirio, provo ad indicare alcune tematiche:
1) una ristrutturazione del debito pubblico per allentare la catena del pagamento degli interessi che ci sta letteralmente strozzando, una necessità esistenziale ben più urgente, va detto ai leghisti, della scelta euro sì/no;
2) la nascita di una grande banca pubblica (nella prospettiva della nazionalizzazione di Banca d'Italia), primo pragmatico passo per la conquista della sovranità monetaria;
3) uno sforzo unitario in politica estera per un'Europa come soggetto geopolitico indipendente nella politica estera e di difesa (ma i sinistrati si stanno accorgendo del buco nero che si sta aprendo in Ucraina? E dei risultati della scelta di Napolitano di portarci in guerra in Libia? Siamo ancora accecati dal fatto che in Libia e Russia governavano o governano gli amici del Berlusca? La sinistra italiana ha veramente perso ogni briciolo di lungimiranza?);
4) fare il possibile, e pure l'impossibile, per impedire l'approvazione del TTIP, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti che ci farà rimpiangere Maastricht e la tecnocrazia di Bruxelles come età dell'oro.

Già sento risuonare nelle orecchie gli ululati: sì, ma. e l'immigrazione? e i diritti civili? e i razzisti? e quelli che vogliono far entrare cani e porci? e quelli che danno la casa agli zingari invece che agli italiani?
Lo so, lo so bene, so tutto.

Non dico che sia facile. Dico che bisogna guardare il quadro generale, dico che bisogna sapere qual è la posta in gioco. All'orizzonte i fuochi della guerra, dall'Europa orientale al Medio Oriente all'Africa del Nord, si fanno sempre più frequenti e minacciosi; i segnali di una nuova e ancora più dirompente crisi finanziaria sono sempre lì, sotto il tappeto dove sono stati messi in questi anni; il declino dell'Italia (e di gran parte dell'Europa) è strutturale ed inesorabile, ci siamo già dentro e si tratta solo di verificare, nei prossimi anni o decenni, quale sarà la velocità del tracollo.

Non so quanto sia vero che il popolo unito non sarà mai vinto ma intravedo solo questa possibilità: le opposizioni italiane, movimenti e partiti, hanno tutte radici popolari. Se questo popolo rimarrà diviso, senza confrontarsi, andremo tutti insieme dritti al macello. 

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