Decadenza Berlusconi, frana l'ipotesi della grazia. Alfano lancia un avvertimento al Pd in vista del voto della giunta
Eccolo l'ultimatum. Affidato alle parole dure di Renato Schifani: "Con un voto della Giunta sulla decadenza di Berlusconi la convivenza sarà impossibile". E a quelle più soft di di Angelino Alfano: “Abbiamo fornito numerosi pareri di giuristi insigni, personalità neutre e al di là di ogni appartenenza, che confermano la inapplicabilità al passato della legge Severino. Il Pdl ha, infatti, il diritto di conoscere la posizione del Partito democratico per potere orientare le proprie decisioni”. Altrimenti, è il non detto, la crisi è inevitabile. È già franata l’ipotesi della richiesta di grazia al capo dello Stato. Quel “lodo Coppi” che prevedeva di tenere separata la questione del governo dalla vicenda giudiziaria, per cui l’unica soluzione, secondo il principe del foro, è la richiesta di clemenza. È stato Silvio Berlusconi ha scandire che “a queste condizioni non si può neanche prendere in considerazione”.
E “queste condizioni” sono le norme giuridiche che il Quirinale ha ribadito nei contatti informali sino a tarda serata di ieri. E cioè che un’eventuale grazia potrebbe incidere solo sulla “pena principale”, l’anno di detenzione, inflitta all’ex premier dalla Cassazione. Ma non sulla “pena accessoria”, ovvero l’interdizione dai pubblici uffici. È un terreno su cui il capo dello Stato non può entrare. Punto. Né possono cambiare il quadro le minacce che vengono indirizzate verso Napolitano dai falchi del Pdl o dagli house organ del Cavaliere. Raccontano che il capo dello Stato sia particolarmente irritato dal fondo del Giornale che, senza tanti giri di parole, lo ha indicato come responsabile dello sfascio, nel caso non concedesse a Berlusconi la agibilità politica.
Ed è proprio su questo punto che è saltata quella che i berluscones chiamano la “trattativa” col Colle. Perché è legata proprio alla pena accessoria la cosiddetta agibilità politica richiesta dal Cavaliere. E la trattativa è saltata anche in maniera brusca: “A queste condizioni – ha ripetuto Berlusconi – non se ne parla”. Una posizione su cui ha incassato il pieno sostegno dei figli, il cui scetticismo su Giorgio Napolitano ha intensità pari a quello paterno.
È in questo clima che, ad Arcore, Berlusconi – dopo giorni in cui ha invitato alla calma sul governo, ha chiesto di recapitare un ultimatum attraverso la nota di Alfano. Che, secondo la più classica delle formule, chiarisse che la sua decadenza segnerebbe la fine del governo Letta. Solo grazie all’intervento di Gianni Letta il comunicato è stato scritto in modo “morbido”. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha chiesto qualche giorno di tempo per andare a verificare la situazione da Napolitano, anche se ha già registrato il gelo col Colle. Nella giornata di oggi non c'è stato nessun contatto. Nel senso che il Quirinale ritiene di non avere altro da aggiungere rispetto a ciò che ha chiarito infinite volte. (Fonte)
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