giovedì 12 settembre 2013

L'ex agente del caso Omar scrive a Napolitano: «Italia e Usa hanno sempre collaborato»

Bob Lady chiede la grazia e chiama in causa «alti membri del governo italiano» che avrebbero collaborato con gli Usa


WASHINGTON - L’ex agente della Cia Bob Lady, condannato per il sequestro dell’imam egiziano Abu Omar a Milano nel febbraio 2003, ha scritto al presidente Napolitano per chiedere un provvedimento di grazia. Una missiva della quale abbiamo ricevuta una copia.
Lady sottolinea la sua azione anti-terrorismo in collaborazione con le forze di polizia italiane e ricorda anche «i milioni di dollari» garantiti dal governo Usa all’Italia nella lotta contro i qaedisti: «Fui in grado di aiutare l’utilizzazione». Una cooperazione che, afferma l’ex uomo della Cia, permise di «fermare molti piani terroristici». Un’attività «agli ordini di alti funzionari Usa in collaborazione con alti membri del governo italiano». Lady giustifica il suo sottrarsi alla nostra giustizia con il fatto che non avrebbe mai potuto rivelare risvolti segreti: «Ho avuto accesso a informazioni confidenziali del governo italiano a seguito della mia attività di collaborazione con i (vostri, ndr) servizi. Per montare una difesa adeguata avrei dovuto violare sia la legge degli Stati Uniti che quelle dell’Italia. Non ero allora e non sono adesso, disposto a farlo».
Nel dare la sua versione, l’agente chiama in causa i superiori: «Mi era stato detto che le attività in cui ero coinvolto erano state esaminate attentamente e approvate dai legali e dai più alti funzionari del governo degli Stati Uniti». Infine Lady fa un parallelo con la vicenda dei marò in India. «Il rimedio che le chiedo», scrive è lo stesso che l’Italia «sta sollecitando nel deplorevole caso dei Fucilieri di Marina». La linea dell’agente, in questi anni, è sempre stata abbastanza chiara. Il piano del sequestro è stato organizzato dal suo superiore diretto, il capo stazione Cia a Roma, Jeff Castelli, ed eseguito poi da un team composta da oltre 30 agenti. Un’operazione eseguita con l’assenso, più o meno tacito, dei partner italiani. Per gli inquirenti e la magistratura, invece, il suo coinvolgimento è stato più ampio, per questo è stato condannato a 9 anni di prigione. Il 17 luglio Bob Lady è stato fermato dalla polizia panamense al confine con il Costa Rica e poi rimesso in libertà. Dopo aver lasciato l’agenzia, ha lavorato nel settore della sicurezza privata in America Latina riuscendo a risolvere diversi casi di cittadini americani finiti nei guai.

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