A sei mesi dall’intervento della troika che ha scongiurato il collasso bancario, l’economia dell’isola soffre la stretta creditizia e l’austerità ha innescato una pericolosa spirale recessiva.
Niente più manifestazioni quotidiane nel centro di Nicosia, file d’attesa davanti ai bancomat o giornalisti della Bbc e della Cnn in diretta davanti al Parlamento. Tuttavia per gli abitanti di Cipro le condizioni di vita sono oggi meno buone di sei mesi fa, quando la crisi era al suo culmine. E molti temono che il peggio debba ancora venire.
Il 15 marzo scorso il presidente di Cipro e l’Eurogruppo avevano annunciato l’intenzione di istituire una tassa su tutti i depositi, scatenando una crisi che è passata prima per la chiusura delle banche per due settimane e poi per la creazione di una regolamentazione che disciplina i movimenti di capitali.
Le conseguenze : indebolimento del sistema bancario, rigore imposto dalla troika, forte contrazione dell’economia e aumento della disoccupazione.
A Cipro si registra la più forte recessione dell’intera Unione europea
Oggi a Cipro si registra la più forte recessione dell’intera Unione europea. Nel secondo trimestre 2013 il pil è sceso del 5,2% su base annua.
Il tasso di disoccupazione, che in marzo raggiungeva già la cifra record del 14,9%, ha continuato ad aumentare e oggi è del 17,3%.
Venerdì 13 settembre l’Eurogruppo ha sbloccato un contributo di 1,5 miliardi di euro su un prestito totale di dieci miliardi.
“Siamo usciti dalla zona di pericolo – ha assicurato il ministro delle finanze cipriota Haris Georgiades, convinto che Cipro sia in fase di stabilizzazione. Un ottimismo che però non è condiviso dagli economisti.
Molti dubitano dell’efficacia del programma della troika
“È vero, da un punto di vista macroeconomico la recessione si rivela meno grave di quello che era stato inizialmente previsto, ma nel settore finanziario le cose sono invece peggiori e le banche non sono ancora stabilizzate. Questo significa che si rischia un peggioramento della situazione globale via via che il credito continuerà a ridursi – osserva Antoni Ellinas, professore all’Università di Cipro.
Per lui lo scenario di un’uscita dall’euro rimane ancora possibile : “Molti dubitano dell’efficacia del programma della troika, perché non si capisce da dove possa venire la crescita.
L’uscita dalla moneta unica rimane quindi possibile, perché se la situazione dovesse degradarsi ulteriormente un numero sempre più grande di ciprioti vorrà tornare alla lira cipriota, che tutti ricordano come una moneta stabile”.
Il governo si appresta a privatizzare diversi settori, fra cui quello elettrico, le telecomunicazioni e l’amministrazione portuale. Questo comporterà sicuramente altri licenziamenti e sul breve periodo dei tagli agli stipendi.
(Fonte)
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