«Sulla questione fucilieri di marina, la Corte suprema ha smentito la Corte del Kerala e ha cassato quel processo. Quindi adesso possiamo affermare fondatamente che i nostri fucilieri sono stati nel tritacarne delle elezioni del Kerala, con la sconfessione della Corte suprema»: questa l’analisi del «caso marò», fatta dal ministro della Difesa, Mario Mauro, sul suo profilo Facebook. Mentre l’Italia si appresta a inviare una delegazione di parlamentari in India, le notizie che giungono dal paese non sono rassicuranti: infatti la stampa locale appare certa che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno giudicati con la legge antiterrorismo e antipirateria.
La stampa indiana ha ieri confermato le indiscrezioni dei giorni scorsi e nel paese appaiono tutti certi che i due marò saranno processati in base al Sua Act, che prevede la pena di morte. Tuttavia, secondo fonti ufficiali citate dalla stampa indiana, i capi di accusa non dovrebbero essere presentati prima del 3 febbraio. Per quella data è infatti fissata una nuova udienza della Corte Suprema di New Delhi, dopo la petizione italiana.
Secondo Siddharth Varadarajan, ex direttore di The Hindu e membro dell’influente Centre for Public Affairs and Critical Theory di New Delhi, «non è possibile che la pena di morte possa essere chiesta, meno che mai applicata ai due militari italiani».
«A parte l’impegno preso dall'India - sostiene Varadarajan - la Corte Suprema non considererà l’uccisione dei due pescatori un caso che rientra tra i crimini "più rari tra i rari" per i quali è prevista la pena di morte».
E mentre continua il pressing diplomatico-giudiziario è in partenza una delegazione di parlamentari di tutti i colori politici verso New Delhi, per far sentire la vicinanza dell’Italia ai due militari.
«Saremo presto accanto ai nostri marò Latorre e Girone per portare loro il sostegno concreto dell’Italia - ha affermato ieri il senatore Maurizio Gasparri, di FI - La situazione va sbloccata senza perdere ancora altro tempo. I nostri due militari sono da due anni prigionieri in India senza un capo d’imputazione e senza processo. Mentre nel frattempo continuano a circolare indiscrezioni agghiaccianti sulla stampa indiana secondo le quali si arriverebbe a un giudizio basato sulle leggi antiterrorismo che prevedono la pena di morte. Bisogna agire in fretta. Abbiamo il dovere di difendere i nostri militari e di pretendere rispetto per il nostro paese e per il diritto».
E, tra le tante manifestazioni di solidarietà, continua a riscuotere particolare successo quella de Il Tempo che, da giorni, espone sulla storica facciata di Palazzo Wedekind, nel cuore della Capitale, lo striscione «Riportiamo a casa i marò», accompagnato dal tricolore. E l’altro giorno da FI è arrivata la proposta, pubblicata su «Il Mattinale» di esporre uno striscione analogo sulla facciata di Montecitorio. L’idea è piaciuta a molti: «Tutti i palazzi istituzionali dovrebbero esporre uno striscione per chiedere la liberazione dei nostri due marò - ha affermato Gianni Alemanno - Hanno ragione quanti hanno chiesto al presidente Laura Boldrini di duplicare lo striscione de "Il Tempo" ed esporlo sulla facciata della Camera dei Deputati». Anche il capogruppo alla Regione Lazio di Fi, Luca Gramazio, ha lanciato un appello «alla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini di non esitare e di far affiggere anche lei su Palazzo Montecitorio uno striscione che "urli" che l’Italia rivuole i suoi ragazzi».
L’attenzione della Camera, ha fatto sapere Laura Boldrini, è altissima e si concretizza nella grande attenzione con cui sta seguendo, in stretto accordo con il governo, l’invio della delegazione di parlamentari in India. Ma di striscioni non se ne parla.
(Fonte)
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