1. Le ragioni del lungo silenzio di Napolitano sarebbero
sostanzialmente tre. la prima si potrebbe chiamare “rispetto atavico del
segretario del partito” (Renzi) - 2. la seconda ragione: Renzi è già ben
lanciato di suo sulla riforma della legge elettorale, cara a bella Napoli, e
sta oggettivamente stanando tutti i partiti - 3. il terzo motivo si chiama Clio
che prese malissimo il secondo mandato e ottenne la promessa che, appena si
fosse usciti dall’emergenza, si sarebbe dimesso. bene, ora che Renzi è diventato
segretario e si vede la luce in fondo al porcellum, qualunque monito
sembrerebbe un nuovo scherzo alla moglie - 4. infine, se passa la riforma
elettorale in tempo utile, e si salvaguardia il semestre europeo a guida
italiana affrontandolo con un governo nuovo di zecca, sul voto del 25 maggio
neppure il capo dello stato avrebbe molto da ridire. Anzi.
Nei palazzi della
politica c'è chi comincia a chiamarlo "Zero Moniti". E chi ha i figli
in età da Gormiti sospetta ormai che il campione del Popolo del Mare denominato
"L'imprevedibile Silente" esista davvero e risieda al Colle. Perché
dopo mesi di discorsi, ammonimenti, convocazioni, consigli, pubblici rimbrotti
e accorate raccomandazioni, a dieci giorni dal discorso di fine anno Giorgio
Napolitano sembra essersi cucito la bocca.
Mentre Matteo Renzi
martella il governo ogni santo giorno, aiutato anche da ministri maso-erranti
come Saccomanni e Carrozza, e perfino quel che resta di Sciolta Civica si
permette di lanciare ultimatum a Enrico Letta, il capo dello Stato non manda
neppure i soliti segnali di fastidio per le polemiche, gli scontri e tutto ciò
che, in altri tempi, gli avrebbe fatto lanciare l'"allarme
stabilità".
Né l'una né l'altra cosa, spiega chi
lo conosce bene. Le ragioni del silenzio presidenziale sarebbero
sostanzialmente tre. La prima ha le proprie radici nella lunga storia politica
di Napolitano nel Pci e si potrebbe chiamare "rispetto atavico del
segretario del partito": fin dai tempi dell'Ungheria, pur restando quasi
sempre nella minoranza, non ha mai contestato la segreteria di turno e ha
sempre nutrito un sacro rispetto verso il compagno segretario. Ora, è vero che
al posto del Pci c'è il Pd e che Renzi non era certo il suo candidato
preferito, ma il presidente della Repubblica non si permetterebbe mai di
"tirare le orecchie" a chi nel frattempo è diventato segretario.Che è
successo? Si sono raffreddati i rapporti con Letta junior o lo spread in
ribasso lo sta spingendo verso le braccia di Morfeo?
La seconda ragione dei
silenzi quirinalizi - almeno finora - risiederebbe nell'ammissione che, pur con
toni magari non proprio felpati, Renzi sta oggettivamente stanando tutti i
partiti sulla riforma della legge elettorale e se il presidente della
Repubblica intervenisse su questo tema, che notoriamente gli sta a cuore come
pochi, non sarebbe certo per chiedere comprensione nei confronti delle paure
del Nuovo centrodestra di Alfano, ma per spronare le Camere a non fare melina.
Un intervento che però Napolitano per ora evita perché il sindaco di Firenze
sembra ben lanciato di suo e perché Letta potrebbe sentirsi veramente
accerchiato.
Il terzo motivo della
comparsa de "L'imprevedibile Silente" sul Colle è di natura
familiare. Chi era nelle stanze del Quirinale quando Re Giorgio spiegò alla
moglie Clio che intendeva accettare la disperata richiesta dei partiti di
affrontare un secondo mandato arrivata dai partiti, ricorda che la signora non
la prese benissimo, per usare un eufemismo.
E pare che il marito le
abbia promesso che appena si fosse usciti dall'emergenza si sarebbe dimesso.
Bene, ora che Renzi è diventato segretario e si vede la luce in fondo al
Porcellum, qualunque intervento di Napolitano che potesse anche solo dare
l'impressione di una frenata sembrerebbe un nuovo scherzo all'incolpevole Clio.
Infine, c'è un argomento
che è davvero tabù, ma popola le elucubrazioni di mezzo Parlamento e non solo.
Si tratta dell'opinione di Napolitano su un voto accorpato Politiche-Europee a
fine maggio. Si sa che il presidente era contrario a elezioni prima del 2015 e
per carità, anche Renzi dice così. Ma se passa la riforma elettorale in tempo
utile, e si salvaguardia il semestre europeo a guida italiana affrontandolo con
un governo nuovo di zecca, neppure il capo dello Stato avrebbe molto da ridire.
Anzi.
(Fonte)
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento