lunedì 20 gennaio 2014

Il fallimento di Emma Bonino sulla vicenda dei Marò: non ha fatto nulla per riportarli a casa.




Ascesa e declino di una donna che in molti avrebbero voluto alla Presidenza della Repubblica o del Consiglio, considerata come una politica che sapeva andare oltre i partiti, oltre gli schieramenti, oltre gli schemi, oltre le logiche di parte. Questa era l’immagine di Emma Bonino, oggi Ministro degli Esteri, che al suo primo grande e vero impegno, la vicenda dei marò in India, ha fallito su tutti i fronti.
Da sempre in prima linea per i diritti umani, appartenente all’associazione “Nessuno tocchi Caino” non ha fatto nulla per riportare i militari italiani, che rischiano la pena di morte, in patria. Sono trascorsi mesi e mesi senza che accadesse nulla, senza che si muovesse una foglia e «l’iniziativa forte» è spuntata solo adesso, quando tutto è precipitato e il governo ha scoperto di avere l’acqua alla gola. Ma, proprio mentre si è rischiato il burrone, nei giorni più caldi la Bonino è rimasta zitta.
Anzi, ha fatto e parlato di tutto, eccetto dei Marò: uno schiaffo, una prova di indifferenza che l’Italia non le perdona. Il governo Letta, come il governo Monti, non ha mai alzato la voce, non ha sollecitato l’intervento dell’Onu, ha messo la testa sotto il cuscino. E la Bonino, proprio mentre nei giorni in cui si diffondevano le voci sul rischio della pena di morte per i Marò, non ha aperto bocca, nemmeno una frase di solidarietà.
Ha preferito parlare della candidatura dei Giochi Olimpici del 2024, è andata in Senegal per un colloquio sulla condizione femminile, si è dilungata sulla “competizione globale” con i rappresentanti di 50 multinazionali, è volata a Parigi per la riunione del gruppo degli amici della Siria e in Sierra Leone per schierarsi contro la pena di morte. Ma l’unica cosa importante che avrebbe dovuto fare come ministro e quindi rappresentante del popolo italiano, non l’ha fatta.

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Marò: Bonino, ogni opzione su tavolo

Inaccettabile mancanza capo accusa e ribaltamento onere prova

BRUXELLES, 20 GEN - "Tutte le opzioni sono sul tappeto, anche quelle più di pertinenza della Ue" nei confronti dell'India. Così Emma Bonino commenta il rinvio del caso dei marò deciso dalla Corte suprema. "Se a due anni dai fatti non si é neanche in grado di stabilire un capo d'accusa, é evidente che questa é una violazione di ogni idea di giustizia adeguata" ha detto, definendo "inaccettabile" l'applicazione della legge indiana sulla pirateria che comporterebbe "l'inversione dell'onere della prova".
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