Non credo molto alle voci che continuano a circolare di «un’apertura»
del M5S al Pd per una maggioranza alternativa a quella attuale.
Non ci credo per tante ragioni, che riguardano sia il M5S (penso agli ukaze
di Casaleggio, «uscirei dal Movimento») sia il Pd (un tale marasma di
idee e di interessi contrapposti che la Bosnia al confronto era un
tempio zen).
Insomma, mi sembra che siamo ai soliti giochini dei ’si dice’, buoni per l’agosto o poco più.
Però dopo quello che è successo negli ultimi giorni, chi oggi sta
all’opposizione dell’asse fra i 101 e il Delinquente qualche idea ha il dovere di farsela venire.
Perché finora questo esecutivo è stato in piedi solo con il ricatto:
«alle larghe intese non c’è alternativa, il Paese ha bisogno di essere
governato» etc etc.
Con questo mantra, si stanno (e ci stanno) trascinando da mesi nel
più andreottiano dei ‘tiriamo a campare’: altro che riforme, lavoro,
precariato e via elencando le infinite urgenze.
Per paradosso, quindi, si legittima con “gli interessi del Paese” uno
status quo che, essendo paralizzato dai veti reciproci e dall’ansia di
autoperpetuazione paralizza a sua volta tutto e tutto, il contrario
esatto degli ‘interessi del Paese’.
Con l’aggravante che il tutto è tenuto per le palle da un pregiudicato e dalla sua cricca.
Nei prossimi mesi, se non cambia qualcosa, andrà solo peggio: perché
la paralisi diventerà una tetraplegia totale quando il Parlamento si
bloccherà (o giù di lì) attorno alla decadenza di B. da senatore.
Quindi serve una mossa, un’idea.
La possibilità di un’altra possibilità.
Che tolga ogni alibi all’asse fra i 101 e il Delinquente, sancita cento giorni fa all’ombra di Napolitano.
Ho già scritto in passato che non proporre un’alternativa – nome del
premier compreso – è stato il più grave torto di Grillo e Casaleggio
quando hanno rifiutato (a mio avviso giustamente) di sostenere il
governo Bersani.
A maggior ragione lo ripeto oggi.
Serve – appunto – la possibilità di un’altra possibilità.
Serve un nome dall’Italia migliore e civile che mandi a casa Letta e
Alfano: anzi più nomi sia per Palazzo Chigi e sia per il resto del
governo. Serve un programma breve e impattante che blocchi i tentativi
di riforma costituzionale, abolisca il Porcellum e realizzi quelle
cinque o sei riforme sul sistema dei partiti e sull’emergenza sociale
che gli stessi M5S hanno finora messo in forma di proposte di legge –
destinate ai cassetti delle Camere, quindi inutili.
Questo sarebbe far politica.
Questo sarebbe smuovere il quadro bloccato.
Questo sarebbe togliere all’asse 101-Delinquente l’alibi della mancanza di alternative.
Un dovere, appunto. Se davvero si vuole cambiare un po’ questo Paese.
E se davvero lo si vuole liberare dalle terrificanti facce che vedete
al balcone, qui sopra, che questo temono più di ogni altra cosa.
(Fonte)
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