MONTI BIS, TER E QUATER
Melfi, o cara! Il patto di sangue fra Marchionne e Monti è stato
stretto, presenti e plaudenti Bonanni, Angeletti e molte altre comparse.
Monti è entrato di prepotenza in campagna elettorale nonostante avesse
giurato, in passato, di non voler prestarsi alla politica. Ma ci può
essere un governo più politico del suo, per quanto vincolato nelle linee
programmatiche dalle lettere bce e dai “consigli” fmi? Talmente
politico-strategico, per le trasformazioni in peggio operate in Italia
in un solo anno, che Monti non poteva non “sporcarsi le mani” scendendo
nell’arena elettorale.
Le “riforme” fatte si devono mantenere a
ogni costo, e solo Monti può garantire le élite finanziarie che ne
beneficiano. Il modello di relazioni industriali Marchionne, che prevede
la riduzione dei lavoratori italiani a bestiame nei recinti della
fabbrica e piena libertà di chiudere stabilimenti e di investire altrove
nel mondo, si sposa con la cosiddetta agenda politica
professoral-montiana approvata e benedetta dai poteri forti. Persino la
chiesa vuole Monti e ne approva le “riforme strutturali”, dimentica che
il messaggio di Cristo va nella direzione esattamente opposta a quella
sulla quale ci spinge il professore. Ai cancelli dello stabilimento
lucano teatro della kermesse, respinti oltre la linea rossa, i
lavoratori esclusi dal rito ed espulsi da questa splendida democrazia,
purtroppo organizzati, trattenuti e manovrati dalla tremebonda fiom-cgil
di “giù la testa!”, che continua a organizzare a scioperini
democratici.
Se l’Italia tredici mesi fa aveva febbre alta e non poteva essere curata
con una semplice aspirina, come ha sostenuto Monti a Melfi per
giustificare le sue sanguinose controriforme davanti ai buoni di cuore,
oggi rischia di finire sotto la tenda di rianimazione. Sul versante
fiat, basta la produzione di un paio di nuovi modelli di suv e qualche
investimento tardivo, forse un miliardo di euro, per risollevare le
sorti dell’industria automobilistica in Italia? Certamente no, e questo
lo sanno tutti coloro che erano presenti a Melfi, nella placida Lucania,
ma lo scopo di Marchionne non è quello di mantenere ed espandere la
produzione di auto in Italia, come lo scopo del suo alleato Monti non è
di risollevare le produzioni nazionali, i redditi e l’occupazione. Monti
avrà al suo seguito un esercito di burocrati politici, di alti prelati,
di patrimonializzati, di grandi manager o supposti tali, e tutto il
circo mediatico globalista in occidente a favore. L’operazione “cuori
forti”, lanciata dai due compari a Melfi, annuncia che soltanto i più
forti sopravvivranno alla cura ultraliberista e agl’altri faranno
scoppiare il cuore.
Non contento di aver ridotto i consumi di
petrolio nel paese ai livelli degli anni sessanta, Monti, idealmente
federato con Marchionne, vorrebbe far scoppiare il cuore a tutti i
deboli e indifesi, per liberarsene. Attenzione pensionati al minimo,
disoccupati, cassaintegrati a zero ore, precari, piccoli imprenditori
con l’acqua alla gola e equitalia alle calcagna, operai sottopagati,
lavoratori pubblici nel mirino e ceti medi declassati! Siete voi i cuori
deboli che non avranno cittadinanza nel sistema che Monti e Marchionne
stanno plasmando per conto delle élite finanziarie globali. Eppure la
chiesa è schierata con Monti, come se fosse una qualsiasi comunione e
liberazione che applaude Marchionne al meeting di Rimini. I malevoli
pensano che il consenso papalino è una contropartita per il trattamento
di favore ricevuto fiscalmente, in particolare con l’imu. Gli ancor più
malevoli, come lo scrivente, pensano che la chiesa di Roma appoggia
pedissequa il massacro neoliberista in corso in Italia, dopo aver
subito, in passato, pesanti avvertimenti “di stampo mafioso”, attraverso
la stampa e le televisioni di mezzo mondo che hanno approfittato dello
scandalo dei preti pedofili. Il motivo dell’attacco era la “dottrina
sociale della chiesa” non conforme ai precetti e ai dogmi neoliberisti.
Quindi, attenzione a come ti muovi, papa, non criticare con la tua
dottrina sociale ispirata dai precetti cristiani i dogmi mercatisti, la
santa finanza di rapina e le leggi del mercato sovrano, o noi
distruggiamo in un sol colpo, con una campagna giudiziario-mediatica in
occidente, la tua credibilità e quella di sancte romane ecclesie. Ed
ecco che la chiesa appoggia Monti più per necessità, paura, viltà e
opportunismo che per convinzione. Del resto, Monti si vende come il
campione non dell’ultraliberismo selvaggio e della finanza spietata,
quale in effetti è, ma del fantomatico “capitalismo sociale di mercato”
alla tedesca, che dovrebbe garantire un futuro e miracoloso sviluppo
nella competitività. Peccato che il sostegno alla produzione e ai
redditi e la stessa crescita si rimandano continuamente, a data da
destinarsi, mentre ciò che resta è un distruttivo rigorismo. Per Monti
il rigore è già la crescita, e quindi si deve continuare su questa
strada, con un Monti bis, ter e quater, battendo tutti i record in
termini di aumento del debito pubblico (+ imposte e tasse e – pil), di
calo dei consumi petroliferi, di crollo dei consumi in generale, di
disoccupazione e sottoccupazione.
La cosa più sconvolgente che certi giornali asserviti al regime scrivono
questa mattina è che gli operai, a Melfi, hanno applaudito Monti (e di
riflesso anche il caro Marchionne). Si arriva al punto di spacciare
quattro venduti che hanno tradito i loro compagni, il loro stesso paese e
i loro figli – che con Monti e Marchionne non avranno futuro – come gli
operai, intendendo tutti, ma proprio tutti gli operai. E così, gli
operai applaudono pubblicamente i loro torturatori-carcerieri. Altro che
Sindrome di Stoccolma, qui siamo oltre! Una stampa vigliacca, serva e
senza alcun pudore – che se ne frega della corretta informazione – può
scrivere questo e altro. L’importante è che un popolo prostrato,
rimbecillito e impaurito ci caschi un’altra volta. L’importante è che il
denaro pubblico continui a fluire tenendo in vita testate e redazioni.
L’importante è che lo Spettacolo sostituisca la realtà e abbia successo.
Persino il Debord della Società dello Spettacolo e dei Commentari, se
non fosse scomparso nel 1994, ne sarebbe impressionato.
Monti non riuscirà a ottenere la maggioranza relativa dei consensi alle
prossime elezioni, sia si presenti a capo di un solo listone sia si
presenti come icona di una federazione di liste elettorali. Se non vi
riuscirà, sicuramente “farà la pace” con Bersani, il vincitore
predestinato, e mal che vada, complice lo spread in impennata, gli
interessi sui btp alle stelle e gli attacchi speculativi, potrà
diventare superministro economico nel futuro governo e vicepresidente
del consiglio. Si tratterebbe comunque di un Monti bis, con Bersani uomo
di paglia alla presidenza del consiglio e un programma in assoluta
continuità con il precedente direttorio euromontiano. Quindi non ci sarà
scampo e non ci sarà alcun cambiamento, a meno di eventi
eccezionali come il ritorno di Silvio. In ogni caso, qualunque sarà la
posizione di Monti nei prossimi governi (e anche se un giorno salirà al
Colle), la sequenza sarà Monti bis, ter e quater. Il Monti quinquies ve
lo risparmio, tanto a quel punto, nel lungo periodo, saremo già tutti
morti …
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento