L'area bimbi? Tra i rifiuti tossici
Succede a Buccinasco, hinterland milanese, la seconda casa del clan
calabrese dei Barbaro. Che anni fa ha avuto dal Comune il subappalto per
creare un'area gioco sul un grande terreno, e vi ha sversato materiale
altamente inquinante. Ora bonificare tutto costerà 2 milioni di euro. A
carico dei cittadini
Per i Comuni è tempo di bilanci e di presentazione dei Pgt. Ed ecco
allora che la contabilità diviene priorità, insieme alla
sistemazione di storie pendenti vecchie o meno vecchie, così come i
lavori che le amministrazioni sono costrette a fare per
legge.
Ed ecco emergere questa di storia, dagli impolverati archivi di un comune del nord Italia: un perfetto manuale o un chiaro dipinto di come spesso vengano effettuati i lavori pubblici in alcuni Comuni, per di più nella efficientissima Lombardia.
Questa è una storia che riguarda una delle aree d'Italia più
densamente popolata dalla mafia: Buccinasco, provincia sud di
Milano. Da sessant'anni seconda casa di due delle cosche più
potenti, ricche e feroci della 'ndrangheta di tutti i tempi: i
Barbaro e i Papalia, originari di Platì, nella locride calabrese.
Oggi tutti gli esponenti di spicco della famiglia dei Barbaro, i
protagonisti di questa storia, il padre e boss Domenico e i figli
Salvatore e Rosario, sono in carcere in attesa di giudizio sul maxi
processo alla 'ndrangheta lombarda, Infinito, e per l'altra grande
operazione, Cerberus, per cui sono accusati di associazione mafiosa
insieme al lombardissimo Maurizio Luraghi.
La questione ruota attorno a un terreno di 7000 mq in via della
Resistenza, che l'amministrazione allora in carica, nel 2001,
voleva trasformare (da orti abusivi) in giardino pubblico, area
verde attrezzata per i giochi dei bambini.
I lavori furono affidati a una società che poi li subappaltò, come
spesso capita, alla ditta Edil Company di Rosario Barbaro, che si
sarebbe dovuta occupare di tutto il lavoro di movimentazione della
terra: riempire e appianare il terreno che si trovava al di sotto
del cosiddetto piano campagna. Ci voleva insomma terra buona, per
far crescere l'erba e far passare dei bei pomeriggi spensierati ai
più piccoli.
Ciò che accade invece pare il copione di una sceneggiatura che
non passa mai di moda. L'enorme campo inizia a riempirsi di rifiuti
di ogni tipo, e di terra dai colori più strani, dal verde al blu.
Il 15 gennaio 2013 a una assemblea pubblica a Buccinasco una
signora ricostruisce quei giorni: "Mi ricordo bene quei camion che
andavano e venivano da via della Resistenza, avevo pensato che
finalmente il Comune avesse cominciato a sistemare l'area".
E invece no, quei camion non erano del Comune, ma di una società
della 'ndrangheta, a cui non era parso vero di poter utilizzare
7000 mq per intombare scorie tossiche e nocive provenienti dallo
smaltimento di rifiuti aziendali, altro business di cui anche la
cosca si occupava. E poi sopra metterci un "tappino" di 5
centimetri di terra buona, terra di coltivo.
Un consigliere comunale dell'opposizione, tra aprile e luglio
2001, presenta due interpellanze mai discusse. E il tutto viene poi
anche inviato alla magistratura.
Poco prima che cambi l'amministrazione, a maggio del 2002, al
danno ecco aggiungersi la beffa: la ditta di Rosario Barbaro emette
fattura, vuole essere pagata e invia una lettera al Comune con la
richiesta di una cifra attorno ai 26 mila euro, per aver portato a
termine i lavori a regola d'arte, e aver fatto "170 viaggi con i
camion".
A quel punto la nuova amministrazione, siamo nel febbraio 2003,
incarica una nuova società, la Conal Srl, di predisporre carotaggi
nel terreno per verificare che le voci che giravano in paese sui
rifiuti tossici seppelliti fossero solo dicerie.
Ma così ovviamente non era, e il 17 giugno dello stesso anno
arriva il responso, riportato anche dall'allora ministro per
l'Ambiente Altero Matteoli in risposta a un'interrogazione
parlamentare: "I risultati delle analisi" dice l'atto del ministro
"hanno evidenziato un elevato inquinamento del terreno (...), sono
stati superati in cinque campioni per il valore di concentrazione
di cromo VI, in tre campioni per gli idrocarburi leggeri, in due
campioni per gli idrocarburi pesanti. I valori accertati, dunque,
superano quelli previsti dal decreto ministeriale per la
destinazione del terreno ad uso verde pubblico, residenziale o
privato." In altre parole, terreno tossico, pieno di cromo
esavalente e idrocarburi.
(Fonte)
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