Bersani più a destra di Monti, di fronte
alla platea europea, per rassicurare chi vuole distruggere l’Italia:
«La vera campagna elettorale, quella per accreditarsi dove si
prendono decisioni, la si fa sul “Financial Times”, che ha
dedicato molto spazio alle elezioni italiane». Il blog “Senza
Soste” riporta integralmente l’intervista che il segretario
del Pd ha rilasciato al grande quotidiano, «in versione maresciallo
Pétain», ovvero «quello dei giorni che precedettero la formazione
della repubblica collaborazionista di Vichy». Cosa dice di così
grave, Bersani? Primo: è favorevole ad un irrigidimento del Fiscal
Compact, il patto sul bilancio che impegna a tagli
di spesa pubblica di decine di miliardi l’anno per un ventennio.
Secondo: impegna l’Italia ad ulteriori politiche di austerità. Poi
Bersani tenta addirittura di superare Monti, approvando la figura del
“commissario unico europeo”, che avrebbe potere di veto sulla
stesura dei singoli bilanci nazionali: se un paese decidesse di
finanziare scuola, sanità e servizi sociali, il super-commissario
avrebbe il potere di bloccare una decisione sovrana.
«Il più convinto artefice di questa proposta, che ha incontrato
il favore di Barroso, è il superministro tedesco dell’economia
Schäuble», ricorda “Senza Soste”. Persino Monti,
diplomaticamente, nelle settimane scorse aveva fatto scivolar via
questa proposta (assieme ad altri paesi): il professore della Bocconi
sarà pure «un uomo di destra, convinto di svendere il paese», ma
al tempo stesso «sa che la cessione di sovranità va sempre saputa
trattare con accortezza». E cosa ti combina Bersani? «Per
accreditarsi in Europa
si dice pronto ad accettare la proposta Schäuble». Al “Financial
Times”, il segretario del Pd – reduce dalla primarie che
celebrano la democrazia
interna del partito – si dichiara pronto ad accettare la fine della
sovranità democratica dell’Italia, e ovviamente «si bada bene dal
dirlo all’elettorato italiano». La cessione di sovranità senza
alcuna contropartita «si chiama “resa ad una potenza straniera”»,
conclude “Senza Soste”. «Nessun dubbio che Bersani voglia
incarnare i panni del nuovo Pétain che, a suo tempo, decise che la
resa praticamente senza contropartite alla Germania fosse l’unica
strada razionalmente praticabile».
L’intervista rilasciata al “Financial Times”, osserva Pino
Cabras su “Megachip”,
rivela una volta di più una precisa scelta delle classi dirigenti
italiane: cedere sovranità, sempre di più. «In vista delle
elezioni assistiamo pure alle solite schermaglie, ai
riposizionamenti, alle sgomitate e alle primarie. Ma l’Agenda della
sovranità perduta, si chiami Agenda Monti o Agenda Bersani (e anche
Agenda Vendola), è una e una sola», scrive Cabras. «E’ come se
le elezioni fossero truccate». Ovvero: prego, votate pure alle
vostre primarie, tanto nessuno di voi né alcuno dei vostri futuri
deputati sa che Bersani, quando speaks English, dice: «I do
not want to renegotiate the Fiscal Compact or any of the agreements
reached over the last year». E attenzione, aggiunge Cabras: «I
nostri subgovernanti non baciano soltanto la pantofola dei
supergovernanti berlinesi, come enfatizza l’articolo. Bersani in
realtà aveva già iniziato il suo giro delle pantofole con
un’intervista al “Wall Street Journal”, per rassicurare altri
sacri piedi, quelli dei finanzieri anglosassoni: fra uno slurp
e l’altro, spiegava loro che lui non andava certo a governare per
cambiare qualcosa».
Lo stesso Monti, continua Cabras, chiarisce che non cambia una
virgola del rapporto con Washington. In tempi di crisi
significa: continuiamo così, senza toccare niente delle vere cause
di tale crisi. Si
conferma così l’intuizione del giornalista russo Fëdor Luk’janov:
«L’aspirazione al potere per non intraprendere nulla è un
fenomeno nuovo nella politica internazionale». Cha fare, dunque? «La
cosa più urgente, ora, consiste nel non votare questi incalliti e
pericolosi conservatori, e farli sbattere contro una marea di voti
contrari e una forte delegittimazione, prima che ci facciano sbattere
contro una catastrofe», conclude Cabras, impegnato – insieme a
Giulietto Chiesa – a smascherare il falso riformismo del
centrosinistra, che si pretende alternativo a Berlusconi.
La verità è ben altra, come lo stesso Bersani provvede a
spiattellare al “Financial Times”, lontano dal pubblico italiano:
il Pd non ha alcuna intenzione di deviare di un centimetro
dall’agenda-Monti. E non si farà scrupolo di inasprirla
ulteriormente, una volta esauriti i sorrisi televisivi della campagna
elettorale.
(Fonte)
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