La “salita in politica” dell’illuminato Mario Monti,
che L’Osservatore Romano – giornale ufficiale della Città del Vaticano –
legge come «un appello a recuperare il senso più alto e nobile della
politica», ha un riferimento ben preciso oltrechè l’ennesima ingerenza
nella sfera politica (quasi fosse una novità) delle più alte gerarchie
ecclesiastiche capitanate dal cardinale Angelo Bagnasco (Cei) e del segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
È una questione di potere. Entrambi per una volta – a prescindere dal
monito del Vangelo che esorta a dare a Dio ciò che è di Dio – si
ritrovano uniti, si badi bene, non tanto per lo svolgimento delle
alchimie politiche alle prossime elezioni anticipate bensì per la scelta del prossimo inquilino del Colle.
Un chiodo fisso per tutti i porporati di rango che mal sopportano un ritorno del “cattolico adulto” Romano Prodi.
Possibile che la Chiesa di Roma sposi così, senza esitazioni, una
visione rigida della politica economica in tempi di crescente sofferenza sociale? Certamente, non a caso l’Organo papalino, sempre ben attento a rimettere indulgenze, con l’articolo del 27 dicembre scorso ha cercato di fare da collante tra l’inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano
(invelenito dalle emorroidi per la candidatura di Monti) e Palazzo
Chigi. Infatti, il quotidiano vaticano mette in evidenza la sintonia tra
il servo Napolitano ed il curatore fallimentare Monti sull’idea di
politica e sulla missione dei rappresentanti delle istituzioni già
eletti in un’ottica di nuovo ordine mondiale dove gli stessi potranno operare delle scelte indipendenti
dalle proprie esigenze personali e di partito, ben sapendo che sarà
l’attuale cameriere e Capo dello Stato, tra poche settimane, a dover
dare l’incarico di presidente del Consiglio eventualmente allo stesso
boiardo bocconiano Mario Monti, un altro bankster che piace a tutta la “finanza bianca”, che con moglie a braccetto, ogni domenica mattina si fa ritrarre da imbelli fotografi e Tv mainstream mentre esce sorridente da messa
(con la scorta forse per paura che Gesù Cristo scenda dalla croce e lo
prenda a calci in culo). Tant’è. Finiti i tempi in cui il cardinale Camillo Ruini (ex Cei) che per oltre sedici anni vedeva nello stallone di Arcore Silvio Berlusconi il custode dei voti dei moderati, oggi lo scenario è cambiato. Premesso che la Chiesa cattolica costa ogni anno allo Stato italiano 6 miliardi di euro,
grazie a un numero considerevole di leggi e normative emanate in favore
delle comunità di fede anche l’esenzione dell’IMU per una parte
considerevole di beni immobili venne accolta dalla Curia romana come un miracolo. Lo stesso miracolo che si è manifestato nel maxi emendamento al ddl stabilità approvato prima di Natale: 17 milioni di euro di aiuti a due istituti assai cari ai porporati, l’ospedale Gaslini di Genova (vicino ad Angelo Bagnasco, 5 milioni) e il Bambin Gesù di Roma
(vicino a Tarcisio Bertone, 12 milioni). Andando avanti con la fantasia
capita anche che vengano sottratti 157 milioni di euro alle scuole
pubbliche e se ne versino la bella cifra di 278 milioni in quelle
cattoliche. Altri grandi affari insomma che per la Chiesa – travolta
dagli scandali ma che si preoccupa solo di difendere il suo potere – e
le dorate casse della Banca Vaticana,
vanno avanti da 2012 anni. In tempi di tagli con la mannaia, certi
aiuti solidali valgono bene un obolo che ancora i “campioni della fede”
che vanno da Casini agli amici degli amici di Casini, si ostinano a
leggere in chiave elettorale “speranza per gli italiani”. La libertà di
scelta, fra i fedeli e l’onorata società mafiosa, è ormai un dato
culturale acquisito.
(Fonte)
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