sabato 21 novembre 2015

Roma alla deriva verso il Giubileo

Impaurita, senza soldi e senza un governo. La situazione della Capitale alla vigilia dell’Anno Santo.


Mancano 17 giorni all’apertura del Giubileo. Poco più di due settimane e papa Francesco inaugurerà ufficialmente l’Anno Santo Straordinario. Marino non c’è più, al suo posto ora siede in veste di commissario il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca. Poco più di due settimane e la Capitale sembra tutto tranne una città pronta a ospitare un evento simile, e a gestire un’affluenza di milioni di fedeli da ogni parte del mondo.
Il Giubileo Straordinario della Misericordia, annunciato a sorpresa a marzo dal Pontefice, fu subito accolto con grande entusiasmo dal Governo, con un Renzi che all’epoca si sperticò in dichiarazioni (come sempre) di forte ottimismo, condite di parallelismi con Expo e soliti anatemi contro i gufi.
Questo avveniva a marzo, ormai otto mesi fa. In questi otto mesi, mentre il tempo passava, si sono susseguite una lunga serie di promesse di fondi da parte del Governo per l’organizzazione del Giubileo: dapprima 30 milioni, poi addirittura dieci volte tanto, 300; poi forse 150, o forse 200, non si sa. Di pari passo andava nel frattempo la discussione su chi avrebbe diretto l’organizzazione dell’evento. Prima l’idea di un commissario straordinario, poi no, Marino avrebbe gestito tutto. Detronizzato Ignazio, quindici giorni fa ecco che arriva Tronca: si occuperà lui della gestione giubilare. Anzi no, si occuperà solo dell’ordinaria amministrazione comunale. Al Giubileo penserà il commissario straordinario, deus ex machina e factotum Sua Eccellenza Franco Gabrielli, affiancato da un onomasticamente renzianissimo Dream Team. Evviva.
Venerdì scorso, 13 novembre, viene finalmente annunciato il decreto per lo stanziamento dei fondi a disposizione di Roma Capitale, ribattezzato subito da Renzi “Decreto Happy Days” (poveri noi…). Pare che siano stati destinati a Roma 200 milioni di euro. Pare. Quella stessa sera a Parigi succede quello che tutti sappiamo, e la Città Santa viene di nuovo indicata come uno degli obiettivi primari dei terroristi islamici; il che, alla vigilia del Giubileo, si rivela un problema non da poco. Il tema della sicurezza improvvisamente assume proporzioni impossibili da immaginare solo 24 ore prima. Anche l’FBI conferma Roma e San Pietro come obiettivi particolarmente sensibili (meno male che ci hanno avvertito!).
Eccoci finalmente a oggi, sabato 21 novembre. 17 giorni al Giubileo. È passata una settimana dal decreto “Happy Days”, una settimana dagli attentati di Parigi. Il decreto sembra sparito nel nulla, nessuno ne sa niente. I ministri non lo hanno visto e non risulta nemmeno che sia arrivato al Capo dello Stato. I soldi per Roma di conseguenza ancora non ci sono, mentre del Dream Team e di Franco Gabrielli commissario straordinario si sono perse le tracce. La Capitale nel frattempo è stordita e impaurita dai fatti di Parigi, lo si vede nelle strade, nelle stazioni, negli occhi della gente. Una Roma più militarizzata che mai, che diserta piazza San Pietro in occasione dell’udienza del mercoledì, una Roma guardinga che evita di prendere la metro e di andare in centro. Unico controcanto a questa situazione è proprio quello di papa Francesco, che si è nuovamente rifiutato di utilizzare una papamobile blindata, e durante l’udienza generale ha dichiarato: “Per favore niente porte blindate nella Chiesa, niente, tutto aperto”. Come dargli torto d’altra parte. Piazza San Pietro però è semivuota, e vi si accede solo passando sotto i metal detector.
Fuori dal colonnato berniniano, una città reduce da due anni di amministrazione disastrosa, da quasi un mese senza nessuno al timone. Buche, traffico, mezzi pubblici, edilizia, sicurezza, degrado, le note dolenti della Capitale non si contano più da tempo. E con il Giubileo tutto sarà accentuato. Arriveranno dunque i soldi? E quanti? Ma anche se arrivassero, cosa si può fare in appena due settimane? Al massimo tappare qualche buca qua e là (che puntualmente si riaprirà più profonda di prima alla prima pioggia), potare qualche platano sul Lungotevere e dare una spolverata veloce alle vie intorno il Vaticano. L’organizzazione dei trasporti, dell’accoglienza, la logistica, la sicurezza certo non si potranno metter su in una decina di giorni. E la paura per quello che è successo a Parigi resta. Nel frattempo in Germania annullano le singole partite di calcio perché non se la sentono di garantirne la sicurezza. Noi, senza soldi, senza sindaco e senza commissario, tiriamo dritto. È vero, non dobbiamo arretrare davanti al terrorismo, non dobbiamo cambiare i nostri piani e le nostre abitudini, retrocedere sarebbe darla loro vinta.
(di  Alessandro Di Marzio per lintellettualedissidente)
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