martedì 31 marzo 2015

#iostoconimarò - Mancano 12 giorni al ritorno del marò Latorre in India, ... cosa stanno facendo i "nostri"? e Girone?

Ecco perché i due marò si trovavano a bordo di quella nave. I militari equiparati a «contractor privati»

 

22 marzo 2013 - Se da ieri i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono di nuovo a New Delhi, circondati da un clima più ostile di quello che si erano lasciati alle spalle lo scorso febbraio, lo devono solo in parte alla sconcertante catena di errori commessi da tutti gli attori coinvolti in una vicenda in bilico tra farsa e tragedia. Una parte delle responsabilità va fatta risalire anche al decreto legge del 12 luglio 2011 che ha aperto la strada all'imbarco dei militari sulle navi civili battenti bandiera italiana e alla convenzione dell'11 ottobre dello stesso anno tra il ministero della Difesa e la Confederazione italiana armatori (Confitarma). È nell'articolo 5 del decreto legge e nei sette articoli che compongono l'accordo tra militari e armatori che si aprono le prime falle in cui sono scivolati prima i due marò e poi un pezzo della credibilità internazionale dell'Italia.

Ma andiamo con ordine. A infilare i due fucilieri nel tunnel della giustizia indiana è stata innanzitutto la decisione di fare entrare in un porto indiano la Enrica Lexie, nonostante l'incidente al centro delle indagini fosse avvenuto al di fuori delle acque territoriali di New Delhi.

«La prima ambiguità - spiega una fonte diplomatica - va fatta risalire alla creazione di una situazione in cui dei militari, impegnati per conto del proprio Paese in una missione internazionale, si trovano in servizio a bordo di un'imbarcazione di proprietà di un armatore che paga il ministero della Difesa per il servizio di protezione che riceve. Equiparando di fatto i militari a contractor privati». 

 La presenza di militari a bordo per sua stessa natura ha finito per creare una situazione poco chiara circa la catena di comando sulla nave. A tale proposito la convenzione tra ministero della Difesa e armatori fa chiarezza solo in parte. 
Il documento che dovrebbe spiegare, nel dettaglio, chi decide cosa, intacca solo in minima parte le prerogative del comandante della nave, attribuendo al nucleo militare di protezione solo «le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria limitatamente alle operazioni compiute nella repressione di un attacco dei pirati, ferme restando, per il resto, le attribuzioni del Comandante della nave».

Un concetto ribadito anche dove il documento parla esplicitamente del fatto che «le scelte inerenti la navigazione e la manovra della nave saranno di competenza del comandante che si orienterà alle pratiche marinaresche e a quelle altresì raccomandate dall'International Maritime Organization».

Una formulazione che non dovrebbe lasciare dubbi circa la responsabilità di chi ha deciso che la Enrica Lexie attraccasse a Kochi, rendendo possibile l'arresto dei due marò. Ma qualche perplessità sulle responsabilità del ministero della Difesa resta comunque. Anche perché tra i doveri dell'armatore enumerati dalla convenzione c'è quello di offrire ai militari a bordo «servizi di comunicazione per lo scambio di informazioni con la catena di comando e controllo nazionale», oltre che l'obbligo a «informare tempestivamente il Comando in capo della squadra navale della Marina militare di ogni possibile implicazione per lo sbarco del nucleo militare di protezione in relazione alla rotta della nave». Norme che, unitamente al silenzio del ministero della Difesa sulla vicenda, danno adito al sospetto che le gerarchie militari non fossero del tutto all'all'oscuro della catastrofica decisione di attraccare in Kerala e consegnare di fatto i marò alle autorità indiane.

Una volta commesso questo grave errore tattico, secondo la fonte diplomatica interpellata dal Sole 24 Ore, l'intera partita è stata giocata in maniera infelice. Prima «non richiamando l'attenzione internazionale sul vulnus arrecato alla lotta alla pirateria dalla mossa indiana», poi sul piano negoziale «continuando a tenere un atteggiamento buonista» e quindi «piegandosi dopo un'iniziativa come la violazione della Convenzione di Vienna da parte di New Delhi. Con il risultato di confermare l'immagine di un Paese fragile e incapace di esprimere autorità e senza ottenere alcun vantaggio». Anche perché le assicurazioni circa il fatto che in caso di condanna i due marò non saranno mandati al patibolo sono poca cosa, dato che in India la pena di morte è comminata, per volere della Corte Suprema, solo «in the rarest of rare cases». 

domenica 29 marzo 2015

ESISTE ANCORA IN ITALIA LO STATO DI DIRITTO? ESISTE ANCORA QUALCUNO CHE RAPPRESENTI IL POPOLO SOVRANO? PERDONATE MA IO NON NE HO NOTIZIA!

 PRESIDENTE MATTARELLA LA PREGO, NON  CI DELUDA!


Nell’ennesima iniziativa proposta in Facebook e Twitter (non ricordo neppure più quante ne sono state create) a sostegno di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i due fucilieri del Battaglione San Marco costretti, seppure innocenti, a rimanere in quel “Paese amico” che è definito l’India e avente come titolo Scriviamo al Presidente della Repubblica” è stata voluta da cittadini italiani per sollecitare, tramite una lettera aperta, il Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, affinchè si faccia promotore della risoluzione onorevole di questa triste e vergognosa vicenda in quanto crediamo anche che dopo oltre tre anni definire ancora nostro “amico” quel Paese è troppo. A meno che tale affermazione sia intesa solamente sul piano economico-commerciale. 
Moltissime sono state le lettere inviate sia con email al suo sito istituzionale sia tramite raccomandata.

sabato 28 marzo 2015

Marò - In India nell'agosto del 2014 accadeva pure questo ...

L'ambasciatore chiede i danni ai marò


Alla Farnesina quando hanno letto il dispaccio targato «Nuova Delhi» quasi non volevano credere a quel che c'era scritto. L'ambasciatore Daniele Mancini chiedeva 400 euro all'amministrazione degli Esteri per «lavori straordinari».

E fin qui, nulla di nuovo. La prima considerazione fatta dagli uffici è stata: con quel che guadagna (si parla di 20mila euro netti al mese), magari, poteva non presentare il conto al ministero. Ma a far saltare sulla sedia i vertici del ministero (dal segretario generale, Michele Valensise, in giù) sono state le motivazioni della richiesta di rimborso economico.

I 400 euro - spiegava l'ambasciatore nella nota - sono serviti a pagare gli operai che hanno ridipinto una parte della recinzione della residenza del diplomatico a Nuova Delhi. Recinzione - spiegava la nota - rovinata (a dire dell'ambasciatore e della sua signora) dai fili dei panni utilizzati da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per stendere la propria biancheria.

giovedì 26 marzo 2015

Marò: l’assenza dello Stato autorevolmente distante nel Suo risonante silenzio

Manca poco alla scadenza. Ormai il giorno del rientro di LATORRE, si avvicina sempre di più. Ho spedito (come sempre) lettere a destra ed a manca, senza intravedere non risposte, ero consapevole di non riceverne, ma almeno, parziali risultati. Come spesso accade, la Vostra redazione è sempre presente nella tematica Marò. Per questo motivo e tanto altro ancora, Le invio un’altra Mia, un’altra lettera aperta che se vorrà, potrebbe pubblicare. Ringraziandola anche solo per l’ascolto, Le porgo i più cordiali saluti.
Giovanni Sergi …… #IOSTOCONIMARO’


La voce di Nessuno Ho sempre un punto di vista. Può non essere condivisibile o giusto, ma è il Mio, ma quando la coscienza è pulita ma soprattutto, parla di verità innegabili, la negligenza e l’arrogante disinteresse delle Istituzioni, crea un malessere intenso e palpabile… Sono centinaia le Lettere inviate al Presidente della Repubblica nonchè Capo Supremo delle FF.AA, inviate a Lei Dr. MATTARELLA Sergio, nel vano tentativo di scuotere coscienze ed ammorbidire animi e cuori di chi, avrebbe potuto fare ed invece…, ma l’assenza del Mio Stato è sempre presente, sempre autorevolmente distante nel Suo risonante silenzio. Distante, come lo è il boia vicino al condannato.

martedì 24 marzo 2015

Renzi Chi(?)l Post srl ... non per tutti lo stesso trattamento

La Procura chiede l’archiviazione per il padre di Renzi

Tiziano Renzi era accusato di bancarotta fraudolenta. Per gli inquirenti negli anni in cui era amministratore avrebbe gestito correttamente la società e non avrebbe contribuito al fallimento

La procura di Genova ha chiuso le indagini per la vicenda che vedeva coinvolto il padre del premier Matteo Renzi, Tiziano Renzi, accusato di bancarotta fraudolenta e ha chiesto l’archiviazione. Ora spetterà al gip decidere se accoglierla o meno. L’indagine era nata dopo il fallimento della società Chil Post srl, che distribuiva giornali e volantini: il curatore fallimentare avrebbe rilevato passaggi sospetti dei rami d’impresa e uscite di denaro non giustificate, per questo aveva trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. Secondo l’accusa iniziale Tiziano Renzi, prima di dichiarare il fallimento della sua società con debiti per 1 milione e 300 mila euro, nel novembre 2013 l’avrebbe spogliata del ramo sano cedendo i beni disponibili alla Eventi6, azienda di proprietà della moglie Laura Bovoli: a insospettire fu il prezzo di vendita da marito a moglie, che sarebbe stato di poco più di 3000 euro. Per gli inquirenti invece il papà di Renzi negli anni in cui era amministratore avrebbe gestito correttamente la società e non avrebbe contribuito al fallimento.

Marò, l’anniversario dimenticato


23 marzo 2015 - E’ appena trascorso tra l’indifferenza generale il secondo anniversario del più buio tradimento che una Nazione abbia mai fatto nei confronti di propri cittadini con lo status di “militare”. Mi riferisco a quel 22 marzo 2013 quando improvvisamente l’ex Premier Monti decise di rimandare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India, dopo che l’“operazione di trattenimento” – messa a punto dall’allora Ministro degli Esteri Terzi di Sant’Agata – era stata annunciata “urbi et orbi” con un comunicato ampiamente motivato rimesso a tutte le rappresentanze diplomatiche italiane nel mondo. Un atto incomprensibile ancora oggi, effettuato forse su consiglio di chi intendeva difendere lobby economiche impegnate con Delhi o da chi sperava di guadagnarsi un futuro di tutto rispetto al termine del mandato istituzionale.

domenica 22 marzo 2015

#iostoconimarò - 22.03.2015. Oggi, due anni dal vergognoso ritorno in India dei due "Marò"

IL SEQUESTRO DEI FUCILIERI DI MARINA LATORRE E GIRONE - LA VERITA' DEVE ESSERE RESA ESPLICITA

di (Stefano Tronconi)
20 Marzo 2015 - I politici italiani continuano colpevolmente a far finta di ignorare tutto quello che è stato sbagliato (da loro 'in primis') in questa vicenda. Si rifiutano di riconoscere la verità. Rifiutano di affrontare la realtà e così facendo hanno prolungato per oltre tre anni e continuano a prolungare il sequestro dei fucilieri di marina.
E' necessario che una forza politica (non mi interessa quale), anche un solo parlamentare per bene, pur consapevole delle difficoltà in cui gli errori di questi tre anni hanno condotto la vicenda Marò e della delicatezza che oggi questa richiede nella gestione, si ispiri all'unico principio etico che dovrebbe governare la vita politica: cioè che la verità deve essere resa esplicita.
I MARO' SONO INNOCENTI E LA LORO INNOCENZA DEVE ESSERE RESA ESPLICITA ALL'OPINIONE PUBBLICA.

venerdì 20 marzo 2015

#iostoconimarò - Scriviamo al Presidente della Repubblica

Molto tempo è trascorso da quando Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati ingiustamente abbandonati dalle Istituzioni in terra Iindiana. Sono ormai trascorsi 1125 giorni da quel tragico 15 febbraio 2012 e, nonostante i molti annunci dei nostri governati di turno, l'attuale situazione è ferma ancora a quel giorno. Nessuno dei nostri politici, ne tanto meno i media in generale, più volte sollecitati da chi ha a cuore la vicenda ha mai osato pronunciarsi sulla loro innocenza ed estraneità ai fatti. Cui prodest?
Visto che nulla si muove neppure dopo l'approvazione di un documento votato a stragrande maggioranza nella riunione plenaria di Strasburgo e il mandato dato a Federica Mogherini
Stanchi di tutto questo non agire un gruppo di cittadini ha deciso di inviare una lettera al Presidente della Repubblica nonchè Capo Supremo delle FF. AA.


Testo della lettera

Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella,

sono un cittadino italiano e in quanto tale rivolgo a Lei un accorato appello per un Suo diretto interessamento del caso che vede due soldati italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ingiustamente trattenuti in India da oltre tre anni.

Oso dire garante per l'affermazione della verità perchè ormai da tempo un'accurata inchiesta giornalistica ha dimostrato che la polizia del Kerala si è messa subito in moto per manipolare le indagini nella direzione desiderata dal Primo Ministro di quello Stato costruendo lo scenario di un incidente che non trova riscontro nei fatti e cercando di far sparire dagli occhi dell'opinione pubblica alcune prove fondamentali che dimostrano invece l'assoluta innocenza dei maro'.

mercoledì 18 marzo 2015

La Madia “taglia” il Corpo forestale. Una misura inutile, anzi dannosa


La Madia vuole liberarsi del Corpo forestale dello Stato, che  si avvia a diventare la prossima vittima dei tagli effettuati dal governo a colpi di machete. È stato lo stesso ministro Marianna Madia a confermarlo indirettamente, rispondendo ad una domanda sulla riduzione – contenuta nella delega sulla Pubblica Amministrazione – da cinque a quattro dei corpi di polizia. I “forestali”, dunque, sono destinati ad una riorganizzazione che probabilmente culminerà nel loro assorbimento nelle altre forze.

I Corpi di polizia scenderanno da 5 a 4

Questo annunciato dal ministro della Funzione Pubblica rischia sin dalle sue premesse di rivelarsi l’ennesimo provvedimento di facciata. Si tagliano “pezzi” di Stato, di competenze, di conoscenze, pur sapendo che sulla media-lunga distanza i risparmi di oggi saranno sopravanzati dai costi di domani. L’Italia non è nuova a soluzioni del genere, sempre precedute da grandi e pubblici furori iconoclasti, puntualmente seguiti da privati pentimenti o da denunce “contro ignoti”. È solo il caso di ricordare che in base ad un’ubriacatura collettiva di un paio di decenni fa abrogammo persino il ministero del‘Agricoltura con la motivazione che non “serve a niente”. Una sentenza liquidatoria ma non definitiva, tanto è vero l’Italia fu costretto a ripristinarlo per non farsi fagocitare dai nostri concorrenti in Europa.

Il ministro Madia sbaglia a sopprimere competenze specifiche

Probabilmente, lo stesso accadrà ora. Del resto, il Corpo forestale è dal 1822 specializzato nella difesa del nostro patrimonio boschivo, quindi nella tutela ambientale ed alimentare. Vanta un know-how specifico in settori vitali e decisivi per la nostra economia e per il nostro sistema-Paese. Tutto inutile. Bisogna tagliare nonostante lamentiamo ettari ed ettari di vegetazione in fiamme ogni anno a causa di roghi dolosi, scontiamo problemi enormi nella cosiddetta “Terra dei fuochi” in Campania ed una fragilità di fondo del nostro territorio forse sconosciuta ad altre nazioni europee. Il Corpo conta su 8500 unità dislocate sull’intera Penisola, ad eccezione del Tentino-Alto Adige. In esecuzione della legge delega il governo li assegnerà probabilmente ad altri corpi, dove svolgeranno (peggio o meno meglio) le stesse funzioni percependo l’identico stipendio. Può spiegarci il ministro Madia a che cosa serve questo accorpamento, se non ad infiocchettare l’ennesima presa in giro di Matteo Renzi in danno degli italiani?
(Fonte)

martedì 17 marzo 2015

Renzi attacca i magistrati, sul loro tavolo però ci sono fascicoli che lo riguardano


Matteo Renzi schernisce la magistratura italiana, proprio oggi è arrivata l’ultima battutaccia a chiusura di polemica da parte del furbetto di Firenze:” stato di pulizia e non di polizia.”
Premesso che in Italia esiste di tutto tranne che uno stato di polizia, L’Italia è il paese dove le forze dell’ordine sono continuamente umiliate fino al punto di vedersi scappare sotto gli occhi i profughi dai centri di accoglienza e rimanere con le mani in mano: (di video su questi casi ne è piena la rete) “tanto non possiamo fargli niente”.
Dunque quale migliore riscatto sarebbe per la magistratura italiana far vedere a Renzi un cambio di marcia rispetto ai tempi del passato? Ci sono molti fascicoli che ancora giacciono nelle procure italiane e qualcuno di questi riguardano proprio il Premier.
Si perché tra i tanti fascicoli denuncia giacenti ancora in procura, ce ne sono alcune fatte da cittadini proprio nei riguradi del nostro Primo Ministro Matteo Renzi.
Pensate a che titolo si potrebbe fare: “record della magistratura italiana sui tempi con i quali i casi vengono sottoposti a giudizio” Niente male eh?.. Chissà se poi tra i tanti casi passati al setaccio si scoprisse che anche Renzi ha qualcosa da dover spiegare.
Vi assicuriamo che di denunce alla procura di Firenze e alla GDF ce ne sono un bel po che attendono giudizio:
Fascicolo Num.1281/14 inerente vicenda casa di via degli Alfani 8.

Fascicolo Num 3056/14 inerente a denuncia per associazione a delinquere, peculato, riciclaggio e corruzione.
Fascicolo Num. 3881/14 inerente le vacanze d’oro di Matteo Renzi a forte dei marmi.
Fascicolo in relazione alla pedonalizzazione per abuso di ufficio e falso riferito alla pedonalizzazione del comune di Firenze nello specifico di Piazza del Duomo.
Denuncia del Prof. Carlo Taormina alla procura di Roma in relazione al “salva Berlusconi”.
Fascicolo in relazione a presunto voto di scambio per le votazioni del PD nelle primarie del 2013. Denunciato dal Sig. Maurizio Martigli.

Concludendo: Auspichiamo che i magistrati indaghino al più presto su queste vicende aperte che riguardano principalmente amministratori pubblici, tra cui Renzi e Carrai, dunque casi di sicura rilevanza nazionale.
(Fonte)

venerdì 13 marzo 2015

LA RAI? VIA I PARTITI, DENTRO IL GOVERNO


La "riforma" della Rai è un passo gigantesco nella costruzione del regime. Il progetto illustrato da Renzi prevede infatti:

a) un assetto di "governance" che porta a 4 i consiglieri di amministrazione nominati dal Parlamento; se le prossime elezioni avverranno con l'Italicum è assai probabile che la maggioranza venga nominata dal partito vincente (con premio di maggioranza e il 60% di deputati "nominati" dalla segreteria); il governo nomina un altro consigliere e l'amministratore delegato, ovvero quello che viene chiamato da Renzi "capo" perché non ci siano dubbi su chi comanda; i dipendenti della Rai, infine, potranno nominare un altro consigliere (pura presenza simbolica).

b) una sola rete "generalista", che fa informazione e intrattenimento; una seconda rete dedicata all'"innovazione" (documentari e servizi pubblicitari mascherati a favore delle aziende che "sviluppano l'innovazione") e una terza alla cultura e senza pubblicità; chiaro il regalo alla concorrenza  quindi soprattutto a Mediaset (che vuole prendersi anche la rete dei ripetitori, ovvero RayWay), perché toglie dalla piazza due reti, consegnandole all'anonimato delle reti "tematiche", con pochi spettatori ognuna, che affollano il telecomando.

Queste le due novità princiapli, dunque: impoverimento drastico dell'offerta "pubblica" e centralizzazione all'esecutivo. Se ci aggiungiamo l'ulteriore "semplificazione" costituzionale (una sola Camera), quella elettorale (via tutti i "parttini"), ecc, abbiamo un quadro dove il "pluralismo", sia pure nelle vesti inguardabili del "consociativismo" vecchio stile (Dc-Pci-Psi), diventa un ricordo lontano. Un uomo solo al comando. Per sempre (cambierà l'uomo, evidentemente, non il comando).

Lasciamo stare tutte le sciocchezze marginali sul "merito" con cui lo stesso Renzi ha infiocchettato il suo disegno. Concentratevi sullo schema decisionale e sull'offerta. Scoprirete probabilmente che l'Eiar mussoliniana era più "aperta"..
(Fonte)

lunedì 9 marzo 2015

COME CERTUNI POSSONO SOSTENERE ANCORA QUESTO ROTTAMATORE DEL POPOLO CHE HA RIPORTATO I LAVORATORI A PRIMA DEL 1942?

Il traguardo del Jobs Act è finalmente raggiunto: l’introduzione dei demansionamenti unilaterali chiude il cerchio della liquefazione del lavoro. Ma c’è una raggelante novità: l’attacco ai pilastri della sicurezza del lavoro contenuto nel nuovo art. 2103 c.c. segna la strada verso la “macellazione” dei lavoratori e l’abrogazione di fatto del valore fondante della Repubblica: l’art. 1 della Costituzione. 



Trasportava ogni giorno, per i grigi corridoi della banca, un carrello carico di oggetti di cancelleria. E lo faceva piangendo sommessamente, porgendo le penne, i quaderni, le gomme, i fogli richiesti da quelli che erano stati i suoi colleghi, almeno fino a quando la banca non aveva deciso, per “ragioni di riorganizzazione interna”, di sottrarlo ai compiti di impiegato addetto alla gestione dei flussi contabili e di assegnarlo alle nuove mansioni di riordino e consegna dei materiali e degli strumenti di lavoro, quasi un “cartolaio ambulante”. 


Ormai svuotato da mesi di umiliazione personale e professionale, impossibilitato a ricollocarsi sul mercato per la progressiva perdita della propria qualificazione, aveva deciso di ottenere giustizia invocando i principi dell’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori[1]: nessuno può essere adibito a mansioni lavorative inferiori rispetto a quelle di assunzione, né può vedersi diminuita la retribuzione; ogni patto o accordo contrario è nullo, anche se sottoscritto con il consenso dello stesso lavoratore. 

Quella che alcuni anni fa era stata una vertenza a lieto fine, con il risarcimento per il “lavoratore carrellista” degli ingenti danni patrimoniali e non patrimoniali subiti e la reintegra nelle originaria mansioni, oggi è soltanto un malinconico ricordo. L’approvazione dell’art. 55[2] dello “Schema di decreto legislativo recante il testo organico delle tipologie contrattuali e la revisione della disciplina delle mansioni, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”[3] infatti, con l’introduzione nell’art. 2103 c.c. della possibilità di assegnare unilateralmente il lavoratore “a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore” nel vago e generico caso di “modifica degli assetti organizzativi aziendali”, addivenendo anche alla decurtazione degli “elementi retributivi collegati a particolari modalità di svolgimento della precedente prestazione lavorativa”, ha ufficialmente cancellato con un tratto di penna decenni di civiltà del lavoro, riportandolo a condizioni addirittura anteriori all’approvazione del codice civile del 1942.

giovedì 5 marzo 2015

#iostoconimarò - NON CI RESTA CHE PIANGERE!

In questi giorni è in corso un evento che si svolge attraverso  Facebook e Twitter. 
Le azioni previste in questa iniziativa sono due:
- Inondare il web con una fotografia dove ognuno dei partecipanti "taggga" quante più persone possibile, la stessa immagine viene posta pure sulle pagine pubbliche dei nostri rappresentanti di governo,

- vengono inviate, dai partecipanti, email a tutti i politici (deputati e senatori) e ai nostri eurodeputati (la lettera è qui sotto). 


A qualche giorno dalla spedizione (oltre 1000 email solo da chi scrive) sono pervenute, alla mia casella, solo alcune risposte.
Una di queste mi ha particolarmente colpito e quindi ho deciso di pubblicarla sul blog omettendo, per privacy, il nome del Senatore. 
Personalmente sono allibito perchè se questa è la convinzione generale "dei nostri" ... non ci resta che piangere!