martedì 29 ottobre 2013

Emergenza carceri, norme non applicate la causa del sovraffollamento. Altro che indulto e amnistia

Lo prevede la convenzione di Strasburgo del 1983 che il nostro Paese ha sottoscritto. Con l'attuazione di questa norma si risparmierebbero anche 500 milioni. Ma a distanza di 24 anni dalla ratifica nessuno incentiva questo strumento. In più, non ci sono accordi bilaterali con Marocco, Tunisia e Romania che sono in cima alla classifica delle presenze.



Mentre ancora si parla di indulto e amnistia, l’Italia spende un miliardo all’anno per tenere nelle patrie galere detenuti stranieri che in buona parte potrebbero scontare la pena nei loro paesi d’origine. Il piano è pronto da decenni. Gli accordi per lo scambio ci sono, multi e bilaterali, stretti con quasi tutti i Paesi del mondo. Ma nessuno incentiva questo strumento per svuotare le carceri e i detenuti trasferiti, alla fine, sono così pochi che non vengono neppure conteggiati nelle statistiche sulla giustizia italiana
Percorrendo tutte le vie “ufficialissime” dei ministeri competenti –Interno, Giustizia ed Esteri– è materialmente impossibile avere un dato su quanti abbiano usufruito di questa possibilità e diritto, come prevede la convenzione di Strasburgo del 1983, che l’Italia ha ratificato e inserito nel proprio ordinamento dal 1989 e via via allargato con una serie di accordi bilaterali.

Sistemi pensionistici inadeguati e insostenibili. Ecco tutte le verità (e bugie)

È ora di dire la verità sui sistemi di welfare. Le generazioni più giovani, se non lo facciamo, non ce lo perdonerebbero e giustamente! Altro che conflitto generazionale... 




Prima verità: i sistemi di welfare tradizionali, data la demografia e il mercato del lavoro, non sono più sostenibili. Almeno come li conosciamo adesso. Si è assistito a un'inevitabile redistribuzione del rischio verso gli individui. Ci piaccia o no, non c'è altra soluzione, anche se si può dissentire sugli effetti distributivi e sociali. Al rischio economico si sono aggiunti nuovi rischi: quello di longevità e quello politico. E siamo costretti a ripensare il ruolo dello stato, ad esempio, come provider di strumenti finanziari a lungo termine.

Seconda verità: le riforme pensionistiche recenti hanno molti meriti. Ma sono state introdotte con un errore sistematico: i sistemi a ripartizione devono adeguarsi alle condizioni del mercato del lavoro, alle caratteristiche reddituali e occupazionali delle persone su cui verrà effettuato il prelievo contributivo - una carriera regolare di 40 anni, semplicemente, non esiste più!

LO SAI CHE SE NON SEI UN ESPERTA PUOI ANCHE DIMETTERTI?

Rosy Bindi, il video della polemica "Non sono un'esperta di antimafia"


In un incontro elettorale del gennaio scorso, l'attuale presidente della Commissione Antimafia ammetteva di non conoscere il problema della criminalità organizzata. Ma il Pd ha comunque deciso di darle la poltrona



Quella dell'Antimafia è stata l'ultima commissione parlamentare ad essere stata formata in questa legislatura, dopo tanti litigi e divisioni di poltrone fra senatori e deputati. E proprio in questa bicamerale che ha poteri d'inchiesta, che ha importanza vitale per la democrazia del Paese, perché deve analizzare la politica al suo interno e sviscerarne le collusioni con le mafie, è arrivato il segnale più sgradevole che la stessa politica poteva dare.


Un segnale non solo per tutti gli italiani - ormai pochi - che credono ancora nella bontà di chi fa politica, ma soprattutto per i collusi e per i mafiosi che si infiltrano nei consigli comunali, in quelli regionali e pure in Parlamento. Il segnale di quanto ai partiti interessi poco il vero ruolo e le importanti funzioni di questa Commissione. Un disinteresse che si registra soprattutto nei partiti di sinistra, più degli altri colpiti da quella criminalità organizzata che ha ucciso i loro uomini migliori (tanto per citarne uno, Pio La Torre).

giovedì 24 ottobre 2013

COSI', SE L'HA GIA' FATTO, POTRA' PRELEVARE MEGLIO .... SOLO IN ITALIA!

Antonio Azzollini, l'indagato per truffa presidente della Commissione Bilancio

Il senatore che si occuperà della legge di stabilità è sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato e associazione a delinquere per i lavori milionari nel porto di Molfetta. E proprio con la legge finanziaria riusciva a sovvenzionare i suoi affari



Un senatore si presenta con un codazzo di dieci persone in un ufficio regionale. Cerca il dirigente che deve sbloccare l'opera che più gli sta a cuore, il progetto di un porto da costruire nella sua città, Molfetta, con finanziamenti che negli anni lieviteranno fino a 150 milioni. Ventiquattr'ore dopo capisce che non è riuscito ancora a convincerlo e allora sbotta: «Io a quello là qualche volta gli devo dare due cazzotti… dammi il numero, va».


Non si tratta di un senatore qualunque, ma di Antonio Azzollini: un pezzo da novanta del Pdl che ora sarà arbitro della legge di stabilità. Come presidente della Commissione Bilancio, incarico che ricopre per la terza volta dal 2001, sarà lui a decidere quante tasse e quali tagli subiranno gli italiani, sarà lui a decretare la credibilità del nostro Paese davanti all'Europa. Ma il ritratto di Azzollini nelle 762 pagine dell'ordinanza, che lo scorso 7 ottobre ha fatto scattare i sigilli al porto di Molfetta, è ben lontano dalla figura di uno statista: il suo metodo è fatto di pressioni, “violenza morale” e se serve anche “intimidazioni” nei confronti dei “riottosi” che si oppongono ai suoi piani. «Parlava in dialetto molfettese e non proferiva parole gentili, fondamentalmente inveiva contro la Regione Puglia dicendo che avrebbe fatto un casino in Senato», mette a verbale uno dei testimoni.

Il numero magico del P.D. è 101 - Tutti i traditori della Costituzione

Pd vota la modifica della Costituzione. Il Fatto: “I soliti 101″



ROMA – 101, 101 come quelli che “tradirono” Prodi, 101, ancora, i senatori del Pd che ieri hanno votato  la modifica dell’articolo 138 della Costituzione, approvando “il grimaldello” (come lo definisce il Fatto Quotidiano) che consentirà il rapido cambiamento, o stravolgimento, a seconda dei punti di vista, della Carta fondamentale dei nostri diritti e dei nostri doveri.
“I soliti 101 del Pd” scrive il Fatto Quotidiano. Ma chi sono? Nomi, appunti e voti alla mano il Fatto stila l’elenco. Quattro non hanno partecipato al voto, pur essendo in aula: Silvana Amati e Walter Tocci (astenuti, l’ 11 luglio scorso) poi Renato Turano e Corradino Mineo, che ha spiegato in aula il suo sostanziale no. Assente Marco Filippi (in missione).

ENNESIMO EPISODIO DI CENSURA SULLA PAGINA FACEBOOK DELLA MINISTRA BONINO


Ieri mi sono recato a visitare il profilo pubblico della Ministra Emma Bonino per vedere cosa ci fosse di nuovo. Visionando i vari thread capito su uno, datato 3 ottobre 2013 e trovo, come commento un link che riporta a questo articolo. Vado a leggere e rimango sbigottito nel leggere questa frase: 

"C'è una tale fibrillazione politica, da mesi, che permette al Governo di fare soltanto ciò che si può. E governare il Paese in queste condizioni, in cui non si sa se fai provvedimenti per 6 ore o 6 giorni o 6 mesi, è mission impossibile".

Mi sono allora chiesto il perchè di questo sfogo da parte del M.A.E. e nel thread ho commentato cosi:

"Io non capisco, forse perchè non sono un politico ma ho letto questa frase pronunciata dalla Ministra che si trova nel link qui sopra: "C'è una tale fibrillazione politica, da mesi, che permette al Governo di fare soltanto ciò che si può. E governare il Paese in queste condizioni, in cui non si sa se fai provvedimenti per 6 ore o 6 giorni o 6 mesi, è mission impossible". Io che, mi ripeto, non sono un politico a questo punto alzerei le natiche dalla sedia e sbattendo la porta me ne andrei, che ci farei in mezzo a quelli? Buona sera.

martedì 22 ottobre 2013

Sacrifici? Nel Palazzo è un altro mondo

In strada si protesta. I sindacati chiedono lo sciopero. I dipendenti agognano 14 euro lordi in più in busta paga. Però ciò che agita i dipendenti della Camera è come farsi pagare 1000 euro in più per 4 giorni di ex festività



“Tenetevi forte. Questa storia ha veramente dell’incredibile”. Inizia proprio così un bollettino sindacale che sta girando a Montecitorio (di cui l’Espresso è venuto in possesso), che spiattella una bega tutta interna, ma per niente secondaria, su come e quando i dipendenti della Camera possono usare le moltissime ferie a disposizione.

Da quelle parti poco importano le chiacchiere sui sacrifici chiesti agli italiani, o che Cgil, Cisl e Uil abbiano deciso la trincea dello sciopero generale contro gli sprechi che frenano la crescita, o che a giorni si dovrà decidere come spalmare l’inebriante aumento di 12-14 euro a busta paga; né, per certo, deve arrivare l’eco di richieste degli “acampados” di Porta Pia.

Il problemaccio sul quale s’accapigliano dipendenti e politici dei piani nobili è, in sostanza, il seguente: quando ci pagate i mille euro per le quattro giornate di ex-festività, che non abbiamo consumato gli anni passati?

Non vi preoccupate ora ci penserà la Rosy a proteggervi

Cosche al nord, durante il processo minacce e intimidazioni al pm antimafia

Il pubblico ministero Marcello Musso titolare del fascicolo sulla famiglia Miriadi di Vimercate scrive una lettera al questore di Milano per denunciare "atteggiamenti intimidatori e provocatori" durante le udienze al tribunale di Monza




Al tribunale di Monza è alle battute finali il processo di primo grado contro alcuni componenti della famiglia Miriadi di Vimercate. Sul tavolo minacce, tentate estorsioni e addirittura un sequestro di persona non riuscito perché la vittima è fuggita. Il tutto aggravato dall’utilizzo del metodo mafioso. Una tesi, quella del pm Marcello Musso, irrobustita dai contatti tra i Miriadi e Bartolo Foti, uomo di ‘ndrangheta legato alla locale di Desio, coinvolto nell’operazione Infinito del luglio 2010. Nelle carte dell’indagine ci sono colpi di pistola e bottiglie incendiarie. Un bel carnet di violenza che in parte e da tempo si è riversato nel processo. Tanto da minacciare addirittura il pubblico ministero. La situazione in aula è esplosiva. Tanto che il pm, durante l’udienza del primo luglio 2013, ha dovuto chiamare il comandante della compagnia di Monza “per disporre la costante presenza in aula di due militari in divisa”. Questo si legge nella lettera che lo stesso magistrato, dopo l’ennesima udienza convulsa, il 25 settembre 2013 ha inviato al comandante dei carabinieri di Monza, al dirigente del nucleo scorte e addirittura al questore di Milano Luigi Savina.
Nella missiva (una pagina) si fa riferimento ad “atteggiamenti se non minacciosi certamente intimidatori e provocatori posti in essere tra il numeroso pubblico composto non solo dai parenti dei detenuti ma da numerosi personaggi interessati a seguire il processo”. Questo il motivo per il quale lo stesso giudice Brambilla, l’estate scorsa, ha sospeso l’udienza dicendo: “Chiameremo un carabiniere che sarà presente in aula (…) terremo in aula un carabiniere fisso (…) anche per la presenza di molto pubblico, di una forte conflittualità”.

lunedì 21 ottobre 2013

SE CE LO TROVA LUI

Visco: “In Italia studiare non serve, meglio andare a lavorare”. E se il lavoro non c’è?

Dopo i 25 anni, i laureati lavorano quanto i diplomati, e i secondi cominciano prima - Diversamente dal resto d’Europa, qui chi passa almeno altri 5 anni sui libri non è avvantaggiato - “Il nostro paese non produce più capitale umano specializzato, bisogna spendere più in scuole e università”… 



Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenuto al X Forum del Libro "Passaparola investire in conoscenza, cambiare il futuro" di Bari, affronta le maggiori problematiche del Paese riguardo istruzione e lavoro, lanciando l'allarme: «Il livello di istruzione dei giovani è ancora distante da quello degli altri paesi avanzati».
«In Italia c'è un analfabetismo funzionale», caratterizzato da competenze inadeguate. Perciò, secondo il governatore, c'è necessità di investire in «capitale umano», ed «è fondamentale il rilancio della scuola e dell'università. Risorse adeguate andrebbero previste per sistematiche azioni di recupero e sostegno delle scuole in maggiore difficoltà, concentrate nelle regioni del Sud, e per il contrasto alla dispersione scolastica».

Troppi italiani ancora al lavoro? non si preoccupino ci pensa Telecom

Telecom, a rischio 16mila posti di lavoro

Il dossier della Cgil sul passaggio alla spagnola Telefonica. Possibile addio ai call center e creazione di una newco pubblica o a capitale misto per gestire la rete



Il passaggio di Telecom sotto il controllo di Telefonica rischia di lasciare sul campo oltre 16 mila posti di lavoro tra esuberi e licenziamenti. Il dato emerge da un dossier della Cgil che analizza lo statu quo della compagnia telefonica italiana e mette sul tappeto le proiezioni relative ai livelli di tenuta occupazionale.

Per mesi il managment di Telecom ha tentato di rassicurare sindacati e governo sul tema, continuando a sostenere che non ci sarà alcun taglio. Parole difficili da accettare anche perché le prime scosse telluriche si sono abbattute proprio sui vertici della compagnia, con l’addio dopo sette anni e mezzo di Franco Bernabè e i pieni poteri a Marco Patuano che, in ogni caso, si presenta alla nuova proprietà spagnola con ricavi crollati del 18 per cento nell’ultimo triennio.

Ministro Giovanardi è ora di finirla con le tue "sparate"

Ragazza stuprata a Modena, Giovanardi: "Nessuna meraviglia"

Nuova sortita del senatore del Pdl: "Se la sessualità viene presentata come un bene di consumo, è inutile scandalizzarsi". Il consigliere comunale Nicola Rossi: "Quei ragazzi mi fanno pena". LN: "Cinismo indegno"

Il senatore del Pdl Carlo Giovanardi entra a piedi uniti sulla vicenda dello stupro di gruppo di cui è stata vittima una sedicenne modenese: "Non voglio entrare nel merito della vicenda che l'Autorità giudiziaria dovrà chiarire in tutti i suoi controversi aspetti - sostiene -. Quello che ritengo insopportabile sono certe dichiarazioni, tra l'indignato e il meravigliato, come se fosse possibile, 364 giorni all'anno, dileggiare ogni regola ed ogni principio educativo, presentando la sessualità come uno dei tanti beni di consumo, e poi scandalizzarsi se i ragazzi non si rendono neppure conto dell'inaudita gravità di certi comportamenti". 

"Se si sgancia la sessualità da un rapporto di amore e di rispetto reciproco - rincara la dose il parlamentare modenese - svalutandola a livello di semplice divertimento, non ci si può illudere di risolvere il problema attraverso la repressione penale".


Lega Nord a Giovanardi: "Cinismo indegno". "Affermazioni ripugnanti". Il capogruppo leghista in Regione Mauro Manfredini liquida così le parole del senatore Pdl Carlo Giovanardi  sullo stupro di cui è rimasta vittima una 16enne a Modena. "Il cinismo di simili affermazioni è indegno - dice l'esponente del Carroccio -. Se è vero che esiste un problema educativo, è altrettanto vero che non sarà con il catechismo di gruppo che risolveremo il problema di miserabili che violentano una minorenne". "Il rispetto nei confronti della vittima e dei familiari imporrebbe maggiore accortezza nelle affermazioni".
"Certe dichiarazioni è facile declinarle in terza persona, assai meno in prima persona". "Rimane comunque il fatto - dice Manfredini - che, proprio perché la vicenda giudiziaria è in corso e vivo è il dolore per quanto accaduto, sarebbe opportuno un rispettoso silenzio, almeno in questa fase. Ma soprattutto: è opportuno evitare strumentalizzazioni, di ogni tipo. In questo momento non c'è certo bisogno dei sermoni moralisti pronunciati dall'aula di un'istituzione come il Senato che - notoriamente - è ben diversa da un altare o un oratorio".

domenica 20 ottobre 2013

GALLI DELLA LOGGIA: “LA CRISI CI UCCIDE E IL GOVERNO ANZICHE’ FARE, TIRA SOLO A CAMPARE”

SIAMO UNO STATO DI NECESSITÀ – STAVOLTA NON LO DICE DAGOSPIA, MA IL “CORRIERE”: “CI STIAMO DISFACENDO, UNA CRISI CHE CI UCCIDE”

Galli della Loggia: “La crisi non è solo politica o economica: è della cultura, del capitalismo, delle istituzioni. Un fallimento su tutti i fronti, e le larghe intese non risolvono nulla” – Vedete se riconoscete un tal azionista Rcs: “Le banche sono territorio di caccia per dirigenti vegliardi, incapaci, mai sazi di emolumenti vertiginosi, collusi con il sottobosco politico e pronti a dare quattrini solo agli amici”…




L’Italia non sta precipitando nell’abisso. Più semplicemente si sta perdendo, sta lentamente disfacendosi. Parole forti: ma quali altre si possono usare per intendere come realmente stanno le cose? E soprattutto che la routine in cui sembriamo adagiati ci sta uccidendo?
Sopraggiunta dopo anni e anni di paralisi, la crisi è lo specchio di tutti i nostri errori passati così come delle nostre debolezze e incapacità presenti. Siamo abituati a pensare che essa sia essenzialmente una crisi economica, ma non è così.
L’economia è l’aspetto più evidente ma solo perché è quello più facilmente misurabile. In realtà si tratta di qualcosa di più vasto e profondo. Dalla giustizia all’istruzione, alla burocrazia, sono principalmente tutte le nostre istituzioni che appaiono arcaiche, organizzate per favorire soprattutto chi ci lavora e non i cittadini, estranee al criterio del merito: dominate da lobby sindacali o da cricche interne, dall’anzianità, dal formalismo, dalla tortuosità demenziale delle procedure, dalla demagogia che in realtà copre l’interesse personale.

LA SICILIA CONTINUA A SFORNARE BABY PENSIONATI DA 7.000 EURO AL MESE. ALLA FACCIA DI FORNERO (E NOSTRA), IN REGIONE VALE ANCORA LA PENSIONE “RETRIBUTIVA”

Sicilia, l’Eldorado dei baby pensionati: ricchi grazie a legge dell’era Cuffaro

Non c’è traccia di esodati o decreti che aumentano l’età minima pensionabile. Nel 2012 la Regione Sicilia ha sfornato ben 365 nuovi baby pensionati con assegni da quasi 7mila euro. E c’è chi, dopo la pensione, torna a lavorare come esperto o come assessore: tutto a spese dei contribuenti



L’ultimo in ordine di tempo si chiama Giovanni Tomasello, ha 57 anni e di mestiere faceva il segretario generale dell’Assemblea regionale Siciliana. Da ieri si è unito alla pletora di baby pensionati sfornati ogni anno dalla Regione Sicilia: motivi di famiglia ha spiegato il super dirigente nella lettera al presidente del Parlamento regionale Giovanni Ardizzone.
La storia delle maxi pensioni dei dirigenti dell’Ars non è esattamente una novità. Il prestigio del Parlamento più antico d’Italia non può evidentemente morire dentro le mura di Palazzo dei Normanni, dove il decreto Fornero è rimasto, fino ad oggi, fuori dalla porta. Da queste parti non c’è traccia di esodati, decreti che aumentano l’età minima pensionabile ed altre amenità. C’è invece una leggina piccola piccola, che l’Ars varò nel 2005, quando il governatore era Salvatore Cuffaro. All’epoca, nessuno sospettava che l’allora presidente, poi condannato per mafia, avesse una naturale pulsione per accudire i poveri, e che anni dopo potesse finire presto a scontare la pena affidato ai servizi sociali alla missione Speranza e Carità di Biagio Conte.

SIGNOR SINDACO QUESTA E' SOLO UNA SCUSA. NON BASTA CERTO TOGLIERE LA FOTO PER FARLI DIMENTICARE!

ROMA: MARINO HA TOLTO LA FOTO DEI MARO’ DAL CAMPIDOGLIO. DAVA “FASTIDIO” PER LA CELEBRAZIONE DEL NAUFRAGIO DEI CLANDESTINI DI LAMPEDUSA

PIAZZA PULITA IN CAMPIDOGLIO - Per fare il paladino dei profughi Marino cancella i nostri marò. SIGNOR SINDACOl cartellone dei due soldati prigionieri in India rimosso per far posto alla celebrazione delle vittime di Lampedusa



«Noi dobbiamo salvare i nostri due marò che si trovano in stato di fermo in un Paese estero. Una cosa non accettabile perché i fatti per i quali vengono accusati si sono svolti in acque internazionali». Era il 23 febbraio del 2012 quando l’allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno, decise di aderire formalmente alla campagna per riportare a casa il maresciallo Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone, detenuti in India. Un’adesione sostanziale visto che sulla scalinata del Campidoglio venne issata la gigantografia dei due militari. Un atto che ottenne il plauso di tutti.

venerdì 18 ottobre 2013

Legge di stabilità, siamo alle solite. Letta regala alle banche oltre un miliardo

Nuovi aiuti in arrivo per gli istituti di credito, che potranno godere di un'anticipazione delle detrazioni fiscali, proprio mentre l'Ue sta per fare partire i controlli in vista del passaggio alla vigilanza bancaria europea. 



A festeggiare sono, ancora una volta, le banche. Gli istituti di credito, grazie alla nuova Legge di Stabilità, potranno godere di un’anticipazione delle detrazioni fiscali su Ires Irap, che ridurrà il loro carico fiscale – secondo uno studio di Mediobanca Securities - di oltre un miliardo di euro solo nel prossimo biennio e solo per i primi nove istituti. Il testo, approvato dal Consiglio dei ministri martedì scorso, prevede infatti che le svalutazioni e le perdite sui crediti saranno deducibili nell’esercizio in cui sono state imputate a bilancio e nei quattro anni successivi e non più in 18 anni come è stato finora. L’impatto potenziale della Legge di Stabilità sull’utile netto delle banche per quanto riguarda il 2015, stando alle stime della Banca Imi (gruppo Intesa), sarà quindi dell’11 per cento.

Legge di Stabilità, la follia: per il 2014 un deficit da tre miliardi. Ecco tutte le altre anomalie

Una legge di stabilità che parte con 3 miliardi di euro di deficit. E’ questo il dato principale che viene fuori dalle linee guida emanate dal Governo Letta sugli interventi finanziari previsti per il 2014. La manovra dell’esecutivo prevede interventi con oneri allo Stato per 11,6 miliardi di euro e risorse da reperire per 8,6 miliardi di euro. Ci sono tre miliardi di scoperto. E il Governo non ci fornisce alcuno strumento utile per comprendere come faranno a coprire il deficit di partenza. Vediamo allora i dettagli e le anomalie della Legge di Stabilità, che un Fantozzi qualsiasi non esiterebbe a definire “una cagata pazzesca”




Una grave anomalia che si va a spalmare anche nel bilancio triennale 2014- 2016. Infatti effettuerà interventi per 27,3 miliardi di euro mente reperirà risorse per 24,6 miliardi di euro. Da qui si comprende che 300 milioni verranno recuperati negli esercizi finanziari 2015 e 2016 ma il buco di 2,7 miliardi di euro resta a prescindere.
LA BUFALA DEI TAGLI ALLA SANITÀ
Nella bozza di legge di stabilità si parlava dei tagli alla sanità. Cosa che poi non è comparsa nelle linee guida vere e proprie. La notizia di tagli da 4,5 miliardi di euro è rientrata. In realtà però il pericolo era stato paventato solo ed esclusivamente da chi aveva interesse a nascondere altri tagli che si sarebbero verificati in altri settori di spesa.
Una sorta di falsa notizia, come è stato sottolineato anche in un comunicato del ministero dell’Economia. Il quale ha specificato, il 14 ottobre scorso,  che le bozze di provvedimenti di finanza pubblica in circolazione presso gli organi di informazione, sulla base delle quali vengono pubblicati "resoconti preventivi", non corrispondono al disegno di legge di stabilità che verrà discusso dal Consiglio dei ministri.

giovedì 17 ottobre 2013

Cancro: Scandalo multinazionali produttrici chemioterapici

Cancro. Scandalo multinazionali produttrici chemioterapici. I vecchi farmaci che costano poco anche se in grado di contribuire a guarire certe malattie non li vendono più. Sono troppo economici mentre quelli biologici oncologici prodotti dalle multinazionali sono venduti a prezzi stratosferici




Da più parti nel campo medico specialistico dell’oncologia arrivano denunce sulla questione della carenza dei farmaci chemioterapici ed in particolare sul fatto che i vecchi farmaci non vengono più venduti nonostante la loro efficacia testata per far posto a medicinali sempre più nuovi e dai costi elevatissimi: nel mirino sempre le multinazionali farmaceutiche, in particolare quelle che producono gli oncologici biologici, ovviamente costosissimi, e che altrettanto ovviamente non avrebbero più interesse a commercializzare quelli vecchi perché ormai molto meno cari nonostante funzionino ancora. Per tali ragioni, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si unisce al coro dei medici che hanno rotto il velo dell’ipocrisia e che invitano le istituzioni a redigere nuove regole per obbligarli a produrre comunque i farmaci in questione.

London School of Economics: dell’Italia non rimarrà nulla, in 10 anni si dissolverà



16 ott – “Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione didesertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.
Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.

In busta paga 8 euro al mese nel 2014, 25 nel 2016: il meno tasse è tutto qui



ROMA - In busta paga 8 euro al mese nel 2014, 25 nel 2016: il meno tasse è tutto qui. Riduzione del cuneo fiscale: con questa formula il Governo ha inteso alleggerire la zavorra fiscale che si mangia gli stipendi. Tuttavia, l’effetto reale sulle buste paga nei prossimi tre anni rischia di essere talmente leggero da sfiorare l’inconsistenza. 8 euro al mese per il 2014. Cifra che triplica fino a 26 euro al mese nel 2016. Non una gran cosa. Le risorse stanziate nella Legge di Stabilità, comunque un gran vanto per il presidente del Consiglio Enrico Lettaorgoglioso di aver invertito la tendenza, assommano a 5 miliardi nel prossimo triennio (di cui 1,5 miliardi nel 2014) a favore dei lavoratori, cui si aggiungono altri 5,6 miliardi a favore delle imprese.
Vista l’esiguità della riduzione, resta da capire se, almeno per il 2014, questa verrà elargita in un’unica tranche (un bonus di circa 90 euro) o verrà spalmata nel corso dei dodici mesi. Lo deciderà il Parlamento in sede di conversione del decreto. E’ probabile che la discussione parlamentare considererà anche l’opportunità di restringere la platea di lavoratori interessata alle fasce di reddito più basse.

mercoledì 16 ottobre 2013

Polonia come Cipro: il governo “rapina” i fondi pensione



Ora che il “bail-in” è diventato una prassi accettata in tutto il pianeta, nessun conto in banca sarà più sicuro al 100 %. In realtà, la confisca delle ricchezze “alla cipriota” è ormai prassi in tutto il mondo, avverte Michael Snyder: in Polonia i fondi pensione privati sono stati appena alleggeriti da parte del governo, mentre in Italia è nel mirino il Montepaschi. Ed è solo l’inizio: il precedente di Cipro «viene utilizzato come modello» anche in Nuova Zelanda, in Canada e in tutta Europa. «E’ solo una questione di tempo, prima di vedere accadere questa cosa negli Stati Uniti: d’ora in poi, chiunque mantenga una grande quantità di denaro in un singolo conto bancario o fondo pensione si dimostrerà incredibilmente stupido». Se ne sono accorti a Varsavia, dove ora il governo “tosa” i fondi pensione privati per «ridurre le dimensioni del debito pubblico». Molte delle attività detenute dai fondi saranno trasferite allo Stato, «mettendo in dubbio il futuro di fondi da molti miliardi di euro, molti dei quali di proprietà straniera».

ESATTAMENTE QUANTO SUCCESSO IN GRECIA

Ville e castelli, grande svendita dei tesori degli italiani

castello












Il governo italiano prevede la vendita della villa del Grande Inquisitore, del Forte dei Papi e di una delle isole della laguna veneta, allo scopo di tagliare il deficit di bilancio. Secondo quanto riportato dai mass media italiani, la dismissione di questi 50 luoghi di prestigio dovrà apportare al Tesoro all’incirca 500 milioni di euro. Si dice che il passaggio ai privati di parte del patrimonio immobiliare dello Stato permetterà di contenere il deficit di bilancio nel 2013 entro la soglia del 3% del Pil, come esige l’Unione Europea. A parte la riscossione immediata di questi importi, il governo auspica che le ville e i castelli siano convertiti in ristoranti, musei ed alberghi, così da consentire la creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche la Grecia, altro paese al quale l’Unione Europea ha prescritto un duro regime di controllo del bilancio, l’anno scorso si è trovata a dover svendere ai privati alcune delle sue isole, spiagge e luoghi di villeggiatura. L’Italia, a sua volta, aveva già messo in vendita con successo alcuni fari sull’isola della Sardegna. Secondo il “Corriere della Sera”, tra le proprietà immobiliari statali in dismissione, quest’anno si troverebbe anche il Castello Orsini, vicino Roma, fatto costruire da Papa Nicola III nel 1270, dalla metà del 19° secolo fino al 1989 utilizzato come prigione. La gente del posto ne parla male, come se vi vivessero i fantasmi.
Un’altra vestigia nazionale di cui si prepara la messa in vendita è Villa Mirabello, situata non lontano da Milano, costruita nel 1700 dal Cardinal Durini, grande inquisitore di Malta. Nella laguna veneta gli investitori potranno acquistare l’isola di San Giacomo, che dall’undicesimo secolo è stata residenza dei monaci; nel secolo scorso fu trasformata in base militare e poi, dal 1962, dismessa e abbandonata al degrado. Secondo esperti locali, il governo italiano non ha le forze per mantenere adeguatamente questi monumenti, senza contare che molti paesi europei adesso si adoperano per fare cassa attraverso tutte le risorse possibili.
(ripreso da “Come Don Chisciotte”).

Fmi decide il prelievo forzoso su tutti i conti correnti europei



Prelievo forzoso sui conti correnti bancari. E'successo aCipro a marzo, attraverso un diktat della Troika imposto per evitare che l'isola precipitasse nel default. Precisando agli Stati membri della UE che il "modello Cipro" non avrebbe creato alcun precedente, contestualizzando la scelta di prelevare dai depositi sopra i 100mila euro una percentuale di circa il 38% esclusivamente a questa situazione. E invece...



Invece pare che l'idea del prelievo forzoso potrebbe diventare una norma da applicare a tutti i conti correnti dei 15 Paesi dell'area Euro. La decisione arriverebbe direttamente da unreport del Fondo Monetario Internazionale dal titolo "Monitor delle finanze pubbliche":  "Per porre rimedio all’esperimento fallimentare della moneta unica - scrive ilWall Street Journal - il Fondo Monetario Internazionale ha aperto alla possibilità che le autorità europee impongano un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti di 15 paesi dell’area euro. Tanto ci vorrebbe, secondo i calcoli degli economisti, per riportare il debito sovrano del blocco ai livelli pre crisi". Una decisione passata inosservata, riportata però da alcuni quotidiani, tra cui il greco Imerisia, che vede nel provvedimento unamanovra suicida per tutti gli Stati europei interessati, oltre a provocare una fuga di capitali dalle banche europee.

martedì 15 ottobre 2013

NAPOLITANISTAN DOVE IL COLLE HA SEMPRE RAGIONE

Il signore delle larghe intese rischia di vedere crollare la sua impalcatura a opera di Grillo e Renzi Il Corriere corre in soccorso: il “re ” è amareggiato. A rischio amnistia, indulto e “riforma” della Carta


Cronache dal Napolitanistan. Prima e terza pagina del Corriere della Sera di ieri. L’amarezza di Giorgio Napolitano impregna ben duecento righe di piombo del quotidiano più diffuso del Paese, con la massima evidenza. “Le riflessioni del Colle su carceri e Costituzione. Amarezza di Napolitano per le critiche ‘Tutti dovrebbero stare ai fatti’”. E giù una meticolosa, puntigliosa ricostruzione delle “parole” del Colle su riforme, Costituzione e amnistia, “mettendo da parte le animosità, le interpretazioni strumentali (e cioè il quesito dei quesiti: l’amnistia e l’indulto serviranno a B.?, ndr), le divagazioni dietrologiche”. L’articolo contiene numerosi frasi virgolettate attribuite al capo dello Stato ma non si tratta di un’intervista, né di un colloquio informale o dell’anticipazione di un monito. Un semplice retroscena, solamente. Per la serie: il Colle ispira, via Solferino scrive. La celebre pignoleria di Napolitano costringe il Corsera anche a ricordare che il presidente della Repubblica intervenne a un convegno di Torino il 22 aprile 2009 per invocare “una rinnovata stagione costituente”. Convegno, si badi bene, che faceva capo a quel Zagrebelsky sceso in piazza sabato scorso a Roma in difesa della nostra Carta. Di qui l’amarezza. Tanta amarezza, che nella parte finale dell’articolo trasfigura in “stupore per la richiesta di impeachment dei grillini”.

Perché non facciamo l’amnistia a rovescio?

Esistono due tipi di amnistia. Tipo 1 (dritta) e Tipo 2 (a rovescio).



Tipo 1: quella alla democristiana.
Con questo meccanismo l’Italia è campata per decenni. Si sceglie un limite massimo di reclusione (3 anni?) e si escludono dal beneficio un certo tipo di reati (cosiddetti orribili, omicidi e via elencando).
Semplice. Comodo. Medievale. Sintomo di mancata correzione delle storture del codice.
Figuriamoci, in questo Parlamento, il dibattito che ne scaturirebbe.
Berlusconi sì, Berlusconi no e via a scendere.
Un Berlusconi, fra l’altro, che già gode di un indulto voluto dal governo Prodi nel 2006, ministro Mastella, prima che i profeti del centrosinistra potessero immaginare che proprio per quel reato il Cavaliere avrebbe pagato la prima condanna definitiva.
O, dice qualche malpensante, proprio per quello.
Fatto sta che, oggi, berlusconianamente, non si può immaginare di rifare quella scelta e, proprio nel nome di Silvio, si deve escludere Silvio dal beneficio (come ha detto il ministro Cancellieri).

lunedì 14 ottobre 2013

QUESTA E' L'ITALIA CHE HANNO VOLUTO PER IL LORO POPOLO

MAMMA SENZA I SOLDI PER VIVERE: "QUALCUNO PRENDA MIO FIGLIO IN AFFIDAMENTO"



TREVISO,  13 Ottobre 2013 - «Sono costretta a dare in affido mio figlio, non posso permettermi di mandarlo a scuola. Non ho i soldi per farlo e nessuno mi aiuta. Ora che hanno arrestato il più grande la situazione familiare è precipitata». 

La disperata richiesta d'aiuto arriva da una mamma trevigiana straziata dal dolore. Suo figlio, poco più che ventenne, è stato arrestato giovedì scorso dai poliziotti della squadra Mobile nell'ambito di un'indagine sullo spaccio tra giovani e giovanissimi.

«Ho chiesto di avviare le pratiche d'affido per permettere al più piccolo un futuro migliore». È una mamma che ha scelto di raccontare la sua storia che passa attraverso una separazione e un lavoro che non c'è. Una storia di fatica con un figlio arrestato per spaccio e uno, di soli 9 anni, che non riesce a mandare a scuola.

LE CONTINUE VESSAZIONI AL POPOLO ITALIANO

Legge Stabilità, Tagli a sanità per 4 mld stop contratti degli statali


La sforbiciata ci sarà in 3 anni: 2, 650 miliardi su finanziamento, 660 su farmaci, 840 su ospedali




''Ho insistito perchè ora che i conti sono in ordine e il debito e il deficit sono scesi, L'Italia è un paese credibile per chiedere politiche per la crescita. La crescita non è alternativa a non fare debito''. Così il premier Enrico Letta dopo l'incontro con il Primo Ministro della Repubblica di Finlandia Jyrki Katainen.
''La legge di stabilità la vedrete domani sera, pomeriggio, - ha aggiunto il Presidente del Consiglio - sarà pluriennale perché vogliamo intervenire sul lungo periodo, per tre, anni per dare certezze a imprenditori e lavoratori''.
Nella legge di stabilità c'è spazio per gli investimenti "sia quelli di natura infrastrutturale come ferrovie e Anas sia un allentamento del patto di stabilità per i comuni" che daranno "più risorse agli investimenti": lo ha detto il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni entrando all'eurogruppo.

venerdì 11 ottobre 2013

Spunta uno studio-choc sulla centrale, del 2001, che evidenza i rischi per la salute dall’utilizzo del carbone. Ma nessuno finora lo aveva divulgato

Centrale dei veleni: studio “dimenticato”

“Ignorato” dal Comune un documento di Enel del 2001 che rilevava sul  territorio metalli pesanti con possibili rischi per la salute



Arsenico e cadmio al limite delle concentrazioni naturali, berillio, anche se basso, che contribuisce ad aumentare l’incidenza del tumore ai polmoni, cromo con “alterazione media” in molte aree e “alterazione massima” nella zona urbana di Monfalcone, anche questo agente tumorale, piombo con “alterazione alta” concentrato maggiormente a Monfalcone Nord e Nord-Ovest, Jamiano e Doberdò. Ci sono anche vanadio, alterazione “media diffusa”, metallo tossico, mercurio con “alterazione medio-alta” e “molto alta” nel settore nord occidentale, Jamiano e Doberdò. Una lista di metalli pesanti che fa impressione quelli elencati nello studio di “bioaccumulo lichenico” commissionato dall’Enel che aveva incaricato un’azienda specializzata, la Strategie ambientali di Roma, di realizzare e gestire una rete di biomonitoraggio del territorio circostante la centrale elettrica di Monfalcone. 

Lo studio risale al 1999, l’Enel che gestiva l’impianto a carbone lo aveva realizzato come prevedevano le prescrizioni di allora, le attività di biomonitoraggio sono iniziate nel 1999 e ci sono state ben tre campagne (1999, 2000 e 2001). Nel febbraio 2001 l’Enel ha depositato gli elaborati al Comune di Monfalcone. Torniamo al 2013, era il luglio scorso, e i ricercatori dell’Università di Trieste incaricati (un mese prima) dall’imprenditore della Sbe Alessandro Vescovini di fare una ricerca identica per verificare la contaminazione dei metalli pesanti sul territorio, quando hanno “tirato fuori” questo studio, tra le 12mila pagine di materiale presente in Comune (analisi, dati tecnici, procedure autorizzative utili per una storiografia) sono sobbalzati. 

giovedì 10 ottobre 2013

Caso Marò, perchè questo silenzio assordante?



Si sono quasi spenti del tutto le luci dei riflettori sul “caso marò”, giungendo ad una situazione di stallo dove è difficile uscirne.
E’ troppo tempo che non si parla più dei fucilieri di marina del Reggimento San Marco, e troppo tempo è passato dalla loro cattura. Sono 20 mesi che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono “prigionieri” indiani, in attesa di un processo che forse non dovrebbe nemmeno tenersi in India.
L’ultima dichiarazione a proposito è del Ministro dell’Interno Emma Bonino, quando il suo staff pubblica su Fb uno stato che ha fatto non poco scalpore: ”Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l’innocenza. I processi servono a questo”.
Un processo, però, che non aleggia nemmeno all’orizzonte, un processo di cui non se ne parla, un processo, quello con iter indiano che forse dovrebbe avvenire in Italia.
Il quotidiano indiano The Indu, informa che il Ministero degli Esteri indiano, lunedì scorso, ha smentito che ci siano in corso iniziative delle Istituzioni di Delhi perché si arrivi ad un accordo extra -giudiziale che risolva il caso dei due Fucilieri di Marina italiani, pur confermando che ci sono stati incontri tra funzionari italiani ed indiani che hanno discusso del problema.
Non è ammissibile che si impieghi così troppo tempo per avviare una procedura processuale, non è giusto per i nostri Marò, non è giusto per i loro parenti, non è giusto per noi italiani.
Si sta tacendo troppo [poco] e questo silenzio assordante pesa sulle spalle dei nostri fucilieri che meritano quanto prima delle risposte, perchè 20 mesi di attesa sono davvero troppo. Si spera dunque che il nostro Paese e le Pubbliche Istituzioni  intervengano, non facciano trascorrere più altro tempo, che rompano questo muro di silenzio e di mistero attorno a questa situazione.
Il caso marò è un caso italiano, non indiano, riprendiamocelo, interveniamo, agiamo, perchè non si può continuare a stare inermi a guardare.
(di Sara Alvaro - Fonte)