giovedì 10 ottobre 2013

IL MINISTRO BONINO SI ADEGUI AL RISCONTRO DEI FATTI.


Ministro Bonino,

Devo chiamarla cosi’ oppure mi concede di poterle dimostrare ancora qualche affetto chiamandola semplicemente Emma, dato che in passato sposai battaglie radicali quali i diritti civili per una legge sul divorzio e sull’aborto, e quella contro il finanziamento pubblico ai partiti? Ho sempre riconosciuto al movimento radicale di allora dei grandi meriti, quelli che derivano dallo spirito liberale del suo leader Marco Pannella e di pochi altri suoi ‘figli’ politici. Ricordo le battaglie di Domenico Modugno, di Enzo Tortora e Alberto Moravia…fossi Marco oggi mi vergognerei ad aver ‘partorito’ figure politiche trasformiste e opportunistiche come quella ad esempio di Della Vedova e vorrei chiederle se lei non prova lo stesso mio imbarazzo. Ma sarebbe tema di un’altra approfondibile discussione.

Oggi se ho il dubbio di come rivolgermi a lei, se con ossequio (ma non e’ da me, spirito garibaldino) o con affetto e stima, e’ perche’ non riesco a riconoscere in lei quella persona e quel coraggio personale di un tempo, in cui gli avversari politici potevano avere un confronto serrato ma di rispetto sulla sua onesta’ intellettuale. Non vorrei offenderla se vedo in lei una deriva opportinistica e trasformistica e la prego di convincermi del contrario.

L’eta’ puo’ indebolire le forze ma normalmente accresce saggezza…non vorrei che lei vivesse interiormente una crisi di eta’ e una fase involutiva che la conformi al potere piu’ che alla battaglia. Su questo sarebbe poi opportuno che lei chiarisca anche i suoi rapporti con il Bilderberg Group e la Trilaterale, che come lei sa’ sono un po’ i demoni delle battaglie liberali di oggi.

Detto questo, Emma, ho vissuto in questi giorni una grande delusione: ho visto lei e i suoi ‘giannizzeri’ imbavagliare l’opinione pubblica quando fu lei con Marco spesso ad apparire in televisione con un bavaglio e un cartello di protesta al collo. Lasciamo perdere i suoi ‘bravi’, mercenari che si vendono per pochi denari, ma lei! No, questo da lei non me lo aspettavo: cancellare posts sul suo sito, lamentele e attacchi all’opinione pubblica….ho il dubbio di una clonazione mal riuscita, di quelle che poi biologicamente hanno vita molto breve. Oppure i denari nel suo caso non sono solo trenta….e nella vita non si finisce mai di sorprendersi.


Vengo al dunque, esponendole alcuni punti su cui vorrei poter ricevere un suo cortese e onesto riscontro:

Chi e’ che governa la politica estera di un governo? La sua e’ una delega piena, non mi dica Letta, le bugie non le accetto. Lei propone, Letta caso mai avvalla, ma in un governo serio vale la prassi della delega della funzione. Aggiungo: ha potere nei confronti dei suoi dirigenti, veri mandarini dell’apparato di Stato, oppure sono loro a dettare le sue azioni e la sua operativita’? In termini pratici ecco quella che dovrebbe essere una situazione istituzionalmente normale:

Al Ministro spetta la funzione di indirizzo politico del Ministero, con la definizione di programmi e obiettivi da attuare sulla base delle linee generali del Governo.

Gli uffici di diretta collaborazione esercitano le competenze di supporto dell'organo di direzione politica e di raccordo tra questo e l'Amministrazione, ai sensi degli articoli 4 e 14, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 2001. Essi collaborano alla definizione degli obiettivi ed all'elaborazione delle politiche pubbliche, nonché alla relativa valutazione, con particolare riguardo all'analisi di impatto normativo, all'analisi costi-benefici ed alla congruenza fra obiettivi e risultati.
Sono uffici di diretta collaborazione:
•       il Gabinetto;
•       la Segreteria Particolare del Ministro;
•       l'Ufficio Legislativo;
•       l'Ufficio per i rapporti con il Parlamento;
•      Organismo indipendente di valutazione della performance e relativa struttura tecnica permanente per la misurazione della performance;
•       le segreterie dei Sottosegretari di Stato.
Nella sua azione il Ministro è altresì assistito dai suoi Consiglieri.

Gabinetto: il Capo di Gabinetto coordina l'intera attività degli uffici di diretta collaborazione con il Ministro. L'Ufficio di Gabinetto coadiuva il Capo di Gabinetto per le competenze proprie e per quelle delegate dal Ministro.
Capo di Gabinetto
 Pietro Benassi

Telefono 06 3691 2012

Segreteria Particolare del Ministro: opera alle dirette dipendenze del Ministro. Diretta e coordinata dal Capo della Segreteria, il quale cura l'agenda e la corrispondenza del Ministro, nonché i rapporti personali dello stesso in relazione al suo incarico.
Capo della Segreteria Particolare 
Filippo Nicolis di Robilant

Segretario Particolare
 Sabrina Gasparrini

Telefono 06 3691 2002

Ufficio Legislativo: attende ai seguenti compiti: elabora i provvedimenti legislativi e regolamentari di iniziativa del Ministero degli Affari Esteri, garantendo la qualità del linguaggio normativo, l'analisi di fattibilità delle norme introdotte e lo snellimento e la semplificazione della normativa; cura le incombenze relative alla procedura per la loro approvazione ed emanazione; esamina i provvedimenti sottoposti al Consiglio dei Ministri e prepara la documentazione relativa; esamina i provvedimenti di iniziativa parlamentare e quelli legislativi e regolamentari predisposti da altre amministrazioni; fornisce consulenza giuridica in materia di diritto interno; svolge tutte le altre funzioni previste dalla legge.
Telefono 06 3691 5868

Ufficio per i rapporti con il Parlamento: attende ai seguenti compiti: assiste il Ministro ed i Sottosegretari di Stato nella loro attività parlamentare; segue gli atti parlamentari di controllo ed indirizzo che riguardano il Ministero; cura le risposte agli atti di sindacato ispettivo; segue l'iter parlamentare dei provvedimenti legislativi e regolamentari di iniziativa o comunque di interesse del Ministero degli Affari Esteri; assicura i contatti con i parlamentari.
Telefono 06 3691 2134

Organismo indipendente di valutazione della performance: opera a norma del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, di attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. L’Organismo di cui sopra sostituisce i Servizi di Controllo Interno, comunque denominati, di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286. Esercita, altresì, le attività di controllo strategico di cui all’articolo 6, comma 1, del citato decreto legislativo n. 286 del 1999, e riferisce, in proposito, direttamente all’organo di indirizzo politico - amministrativo.
Telefono 06 3691 2861-4083
L’Organismo Indipendente di Valutazione della performance svolge le seguenti attività:
•      monitora il funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni ed elabora una relazione annuale sullo stato dello stesso. Comunica tempestivamente le criticità riscontrate ai competenti organi interni di governo ed amministrazione, nonché alla Corte dei conti, all’Ispettorato per la funzione pubblica e alla Commissione di cui all’articolo 13 del decreto legislativo n. 150 del 2009;
•     valida la Relazione sulla performance di cui all’articolo 10 del decreto legislativo n.150 del 2009 e ne assicura la visibilità attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale dell’amministrazione;
•      garantisce la correttezza dei processi di misurazione e valutazione, nonché dell’utilizzo dei premi di cui al Titolo III, secondo quanto previsto dal presente decreto, dai contratti collettivi nazionali, dai contratti integrativi, dai regolamenti interni all’amministrazione, nel rispetto del principio di valorizzazione del merito e della professionalità;
•   propone, sulla base del sistema di cui all’articolo 7 del citato decreto, all’organo di indirizzo politico-amministrativo, la valutazione annuale dei dirigenti di vertice e l’attribuzione ad essi dei premi di cui al Titolo III;
•     è responsabile della corretta applicazione delle linee guida, delle metodologie e degli strumenti predisposti dalla Commissione di cui all’articolo 13 del decreto legislativo n.150 del 2009;
•       promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza e all’integrità;
  • verifica i risultati e le buone pratiche di promozione delle pari opportunità.


Dunque spieghi il suo grado di fedele adempimento all’incarico che le prescrive il nostro ordinamento o come operino i suoi delegati. Mi perdoni: De Mistura a quale ufficio di diretta sua collaborazione appartiene? Non mi sembra la sua una posizione dettata dal nostro stesso ordinamento. Un consulente allora? In trasparenza possiamo vedere il mandato, obiettivi, mezzi, termine e costi?

Ma se al Ministro spetta la funzione di indirizzo politico del Ministero, con la definizione di programmi e obiettivi da attuare sulla base delle linee generali del Governo, cosa c'entrano le periodiche e fitte riunioni con ENI?  Ricordo che in tempi non sospetti Geronzi disse: Un'eventuale Monti bis potrebbe comportare la nomina di Paolo Scaroni dell'Eni come ministro degli Esteri».  Confiteor, libro scritto da Massimo Mucchetti proprio su Geronzi. 
E il dirigente a quanto pare, crede molto in questo scenario per via della «forte e reciproca stima tra Monti e Scaroni». Tuttavia lei divento’ Ministro ma non credo che Scaroni abbia rinunciato ad esercitare le sue influenze al MAE, sappiamo appunto di riunioni periodiche tra ENI e MAE ma non ci e’ dato sapere su che cosa, mentre conosciamo benissimo il DNA di Scaroni:  Paolo Scaroni è stato arrestato nel 1992 in merito all'inchiesta giudiziaria di Mani Pulite; nel 1996 ha patteggiato un anno e 4 mesi per tangenti di svariate centinaia di milioni di lire italiane, versate al Partito Socialista Italiano per appalti Enel.
Nel 2006 viene processato dal tribunale di Adria, in qualità di amministratore delegato dell'Enel all'epoca dei fatti, per aver inquinato il territorio del delta del Po con la Centrale di Porto Tolle. Viene successivamente condannato ad un mese di reclusione, a titolo colposo, pena che viene convertita in un'ammenda di 1 140 euro. Nel marzo del 2009, la Corte d’Appello di Venezia ha assolto Scaroni dai reati attribuiti, annullando la precedente sentenza di primo grado. Nel 2011 "La Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia. Secondo quanto si è appreso sarebbe prevalsa la linea dura per cui sarebbe stata riconosciuta la responsabilità penale (ma i reati tuttavia nel frattempo si sono prescritti) sia dei direttori di centrale sia degli amministratori delegati di Enel".
Il 7 febbraio 2013 viene iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano per corruzione: il caso riguarda una presunta tangente pagata ad esponenti del governo algerino per favorire la controllata Saipem e la stessa Eni in appalti da 11 miliardi di dollari.

Cosa c’entra allora Scaroni con il MAE e il caso dei maro’ ostaggio in India? E’ presto detto. A pagar tangenti con avallo piu’ o meno tacito di un governo che ne presta il fianco finanziario con la leva fiscale e quello politico appunto con la diplomazia segreta, prima o poi arrivano i nodi al pettine.  E qui arriviamo appunto a un altro uomo ENI, Ottavio Quattrocchi, che arrivò in India molto presto, a metà degli anni '60, come giovane dirigente di Snamprogetti/Eni. The Pioneer, «dal 1980 al 1987, Quattrocchi ebbe il tocco di Re Mida. Nessun accordo gli era precluso».
Un deputato dell'Indian National Congress, il partito dei Gandhi, rivelò che «era sottinteso che un contratto nel settore fertilizzanti significava Snamprogetti. Era considerato un favore a Sonia e Rajiv». E infatti Quattrocchi, catanese di nascita, proprio in quegli anni chiuse accordi su accordi, una sessantina, in tutti i campi: fertilizzanti, gas, pipeline.
 Ma armi no, quelle non c'entrano nulla con la vecchia società di ingegneria del gruppo Eni specializzata nella realizzazione di grandi impianti. Per quelle, Quattrocchi si mise in proprio. Precisamente con la AE Services Limited, società di consulenza britannica con capitale sociale pari a 100 lire e nessun dipendente. Fu questa, il 15 novembre 1985, a siglare l'accordo con gli svedesi sulla commissione del 3% e a fissarne la clausola temporale di validità: 31 marzo 1986.
Quattrocchi fu fortunato anche quella volta: gli indiani siglarono l'acquisto appena in tempo: il 24 marzo 1986. A quel tempo il primo ministro è proprio il suo amico Rajiv Gandhi. E così i milioni, la tangente secondo l'accusa, presero la strada dei conti di Zurigo intestati all'italiano.

Nel 1974 venne introdotto a Rajiv Gandhi, all'epoca pilota della Indian Airlines, e a sua moglie Sonia. Secondo le ricostruzioni dei giornali indiani, le due coppie, complice l'italianità di Sonia Gandhi, divennero intime: i figli crebbero insieme, così come crebbe l'influenza di Quattrocchi su Rajiv e Sonia.
 Da quando il figlio di Indira decise di entrare in politica (nel 1980, dopo la morte del fratello Sanjay), per Snamprogetti cominciarono a fioccare i contratti. Secondo il quotidiano indiano in lingua inglese
Fu una radio svedese, nel 1987, a scoprire e denunciare la corruzione della Bofors per la fornitura delle armi. Lo scandalo fu enorme e interessò i vertici indiani costando al partito del Congresso le elezioni del 1989, dopo 40 anni di governo continuo. Il reporter Chitra Subramaniam di The Hindu, ottenne il diario di Martin Ardbo, executive di Bofors, dove si leggeva che «il coinvolgimento di Q. potrebbe rappresentare un problema per via della sua vicinanza a R.».
Per Quattrocchi era ora di cambiare aria: la Cbi, l'intelligence indiana, gli era addosso e in Parlamento era stata aperta una commissione d'inchiesta. Ma il colpo di grazia glielo diede la magistratura svizzera nel 1993 acconsentendo alla richiesta della Cbi di decriptare i nomi dei titolari dei conti sospetti di Zurigo: Mr Q viene scoperto: è Ottavio Quattrocchi.
 Appena prima che gli venisse bloccato il passaporto, nella notte tra il 29 e il 30 luglio del 1993, Quattrocchi lasciò Delhi per Kuala Lumpur: non tornerà mai più in India. Nel marzo del 1999, l'italiano rilasciò un'intervista sostenendo di non avere mai avuto alcun contatto con la AE Services Limited, né denaro dalla Bofors. Immediatamente arrivò anche la difesa di Sonia Gandhi: «La Cbi lo ritiene sospettato, ma noi non abbiamo mai visto i documenti che lo proverebbero».
L'intelligence indiana sembra ormai decisa: Mr Q è colpevole. Quattrocchi venne arrestato dalle autorità malesi, ma incredibilmente la domanda per l'estradizione in India non arrivò prima di quattro mesi e il fascicolo non era circostanziato: secondo la corte di Kuala Lumpur le accuse erano «vaghe e ambigue»: Mr Q tornò libero. E in Italia.
Nel 2003, la Cbi scoprì due conti correnti intestati a Ottavio e Maria Quattrocchi nella filiale londinese della banca svizzera Bsi Ag, rispettivamente di 3 milioni di euro e 1 milione di dollari. Dopo la richiesta delle autorità indiane, furono congelati. Solo fino al 2005 però, quando inaspettatamente l'allora ministro della Giustizia di Delhi, Hansraj Bhardwaj, comunicò agli inglesi, senza consultare la Cbi, che il provvedimento poteva essere revocato: Mr Q ritornò in possesso della disponibilità dei conti, e ritirò immediatamente il denaro.
 Nel 2007, l'ennesimo colpo di scena: il 6 febbraio Quattrocchi è di nuovo sotto arresto. Questa volta in Argentina. Su di lui un “red corner” dell'Interpol che, l'8 febbraio, aveva trasmesso il provvedimento alla Cbi.
Il 13 febbraio l'intelligence, in risposta a una richiesta della Corte Suprema indiana sui prelievi di denaro di Quattrocchi, non aveva menzionato la notizia dell'arresto del businessman. Lo farà soltanto in un secondo tempo, dieci giorni dopo, il 23 febbraio (circostanza che provocherà un procedimento penale, tuttora aperto, all'ex capo dei servizi Vijai Shankar). Il 26 febbraio Mr Q uscì su cauzione; il 2 marzo la Cbi mandò due uomini a Buenos Aires per richiederne l'estradizione. Il team indiano aveva cinque giorni di tempo, fino al 7 marzo, per istruire il caso davanti alla Corte argentina, ma ancora una volta è un disastro: il tribunale sostenne che «la richiesta della Cbi non è sorretta da sufficienti documenti giudiziari».
Per contro, la corte stabilì che la stessa Cbi doveva pagare le spese legali di Quattrocchi. Una Caporetto. Le scuse dell'intelligence indiana furono ancora peggiori: i problemi di traduzione dallo spagnolo avrebbero rallentato tutto il procedimento, non consentendo la formulazione di un'adeguata richiesta.
 In patria, da ormai 24 anni, l'opposizione accusò la Cbi di avere ancora una volta protetto Sonia Gandhi e il partito del Congresso. All'opposto, c'è chi aveva accusato il Bjp (il principale partito d'alternativa) di avere utilizzato il caso Quattrocchi per fini politici all'epoca del suo arresto in Malesia, quando proprio il partito del popolo indiano, allora al governo, impiegò quattro mesi per richiederne l'estradizione.
In tutto questo marasma, la Cbi decise di far cadere le accuse nei confronti di Mr Q definitivamente: impossibile portarlo in India, i fatti ormai erano troppo indietro nel tempo. Una corte di Delhi ha però accolto la richiesta dell'intelligence il 6 gennaio scorso contravvenendo alle richieste di un secondo tribunale, l'Itat, una specie di corte fiscale, che ha invece incriminato di nuovo Mr Q, decisa a non lasciare perdere la partita. Insomma, la saga continua.

Come vede ENI e caso maro’ sono sicuramente densi di interconnessioni sospette, diffidenze diplomatiche e tanti ma tanti interessi privati in atti d’ufficio pubblici.

Se poi aggiungiamo FINMECCANICA arriviamo anche a situazioni piu’ fresche di contenuto ma sempre negative.


In ballo ci sono attualmente 8 miliardi circa di affari e 400 aziende italiane che operano in India. E un pacchetto di 650 miliardi di investimenti che il governo indiano ha intenzione di mettere sul mercato  “L'imbarazzante dietrofront italiano sui due Marò restituiti all'India si deve soltanto alla "casta" della Farnesina che non appena si è vista toccare in un dei suoi effettivi, l'ambasciatore a Dehli, ha mollato”, sibila un autorevole consulente dell’ex ministro della Difesa Giampaolo Di Paola: “In verità se Roma fosse rimasta sulle sue posizioni, forse alla lunga le imprese italiane avrebbero potuto accusare qualche rappresaglia, ma gli indiani non hanno avuto neanche il bisogno di minacciarlo, perchè hanno ottenuto quel che volevano soltanto per vie diciamo così diplomatiche...”.
È solo un'opinione, per quanto autorevole. L'autorevole quotidiano della capitale Times of India si è chiesto apertamente se il ritorno dei marò non sia stato "influenzato" da valutazioni di ordine commerciale: "Non è chiaro se gli imprenditori italiani abbiano fatto pressioni al governo italiano per rimandarci i marò e a che livello, ma è stato comunque espresso l'auspicio per una soluzione "diplomatica" della crisi", affinchè non dovessero risentirci gli scambi commerciali, "ancora relativamente piccoli ma in crescita". E anche l'Hindustan Times ha battuto sullo stesso tasto: "Roma potrebbe aver realizzato che la sua decisione era controproducente, visto che l'India era pronta a riconsiderare i rapporti bilaterali nel caso di un mancato rientro dei due marò (…). Un ridimensionamento dei rapporti avrebbe colpito duramente l'Italia, e la prima vittima sarebbe stata Finmeccanica”.
Già, perchè la prima e più facile dietrologia è che la maxi-fornitura di dodici elicotteri Augusta (con sequestro di un valore pari a 560 milioni di euro!) “congelata” dal governo di New Delhi dopo l'esplosione dello scandalo Finmeccanica in Italia verrebbe a questo punto ripristinata: ma agli atti non risulta per ora né formalmente decisa la sospensione (c'è in corso un'inchiesta, in India, che comporta il blocco provvisorio dell'affare, ma è stata un atto giudiziario, non politico) né la relativa possibile “riabilitazione”. E poi, a fronte del contenzioso sull'Augusta, tanti altri “segnali deboli” sono intervenuti ad attestare che la percezione dei prodotti italiani e degli imprenditori italiani in India è ancora buona, a prescindere dal caso Marò.
“Abbiamo trovato in India una piena sintonia sul piano tecnico ed economico, ma anche su quello culturale e umano”, ha detto ad esempio l'imprenditore modenese Massimo Goldoni, presidente dell’associazione FederUnacoma, che un mese fa ha portato tante aziende produttrici di macchine agricole a Ludhiana, in India. In questa città, cuore del comprensorio della Punjab Agricultural University, alla grande fiera agricola “Kisan Mela”, le macchine agricole italiane l'hanno fatta da padrone, davanti a circa 250 mila visitatori... Le imprese espositrici tricolori sono state diciannove.“Un buon segno”, ha detto Goldoni, “per le relazioni tra l'Italia e l'India”. Della crisi diplomatico-militare, neanche un'eco.
Meglio così. Perchè se l'India “si offendesse” sul serio con l'Italia, altro che  il blocco degli elicotteri potrebbe adottare contro il governo di Roma. Nell'interscambio, ovviamente, ha più l'Italia da perdere che l'India. Attualmente, sono circa 400 le società italiane già operanti in India, con un interscambio commerciale che, nel 2011 (secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall’Istat), era aumentato del 18,2% sul 2010 attestandosi a 8,5 miliardi di euro. Il 2012 invece è andato decisamente peggio alle esportazioni italiane verso il gigante asiatico che si sono ridotte del 10,3% (dati Assocamerestero di febbraio 2013). Però – diplomazia permettendo – l'India potrebbe ritornare ad essere un “Eldorado” per le imprese occidentali: il governo di New Dehli ha varato infatti un piano di investimenti infrastrutturali da 650 miliardi che fa gola a tutti, a cominciare dall'Italia: per Confindustria l'obiettivo è far crescere il valore dei beni e servizi esportati o realizzati in India a quota 15 miliardi entro il 2015.

Dunque ecco ritornare al punto di cui sopra, cara Emma. Il MAE e’ ancora ‘occupato’ totalmente dalle lobby economico finanziarie, dai pregiudicati e dalle proxies del Bilderberg e si occupa di tanto in tanto delle ONG e dei riscatti su petroliere, oppure esistono ancora degli spazi per la trasparenza, l’onesta’ e la tutela anche di semplici servitori dello Stato quali i nostri maro’? C'e' spazio per l'onore e la dignita' di uno Stato?

Potra’ cancellare questo post, ignorarlo e anche aggredirlo ma saranno i fatti a tradire i colpevoli di collusioni e malaffare e non un linguaggio oscuro e comportamenti ancor meno limpidi. Spero in suo riscatto morale come incrollabile e’ la mia fede nel bene e negli uomini. Si ricorda Pertini? 

Ecco l'appello ai giovani: "di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
(Di Nicola Evoli - tratto da: La Vera Italia)

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