sabato 22 agosto 2015

NOE, ESAUTORATO DAL COMANDO IL CAPITANO ULTIMO. COORDINAVA INDAGINI SU MAFIA, POLITICA E COOP

La comunicazione del generale Del Sette all’ufficiale che arrestò Riina e coordinava le inchieste del Noe: niente più funzioni di polizia giudiziaria. Salta il 4 agosto dopo l'intercettazione Adinolfi (Gdf)-Renzi pubblicata il 10 luglio


Astutamente nascosta nelle pieghe più calde dell’estate una lettera del Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto spazza via il colonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguire reati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovare tangenti, abusi, traffici di denari e di influenza. Uomini che stanno nel cuore delle più clamorose inchieste di questi ultimi anni sull’eterna sciagura italiana, la corruzione.

La lettera che liquida Ultimo è perentoria. La firma il generale Tullio Del Sette, il numero uno dell’Arma. Stabilisce che da metà agosto il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria, manterrà il grado di vicecomandante del Noe, ma senza compiti operativi. Motivo? Non specificato, normale avvicendamento. Anzi: “Cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti”. Cioè? Frazionare quello che fino ad ora era unificato: il comando delle operazioni.

Curiosa l’urgenza. Curioso il metodo. Curioso il momento, vista la quantità di scandali e corruzioni che il persino presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito “il germe distruttivo della società civile”.

Pubblicità
Scontata la reazione di De Caprio che in data 18 agosto, prende commiato dai suoi reparti con una lettera avvelenata contro i “servi sciocchi” che abusando “delle attribuzioni conferite” prevaricano “e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”. Lettera destinata non a chiudere il caso, ma a spalancarlo in pubblico.

Eventualità non nuova nella storia dell’ex capitano Ultimo, quasi mai in sintonia con le alte gerarchie dell’Arma che non lo hanno mai amato. Colpa del suo spirito indipendente, della sua velocità all’iniziativa individuale. Di quella permanente difesa dei suoi uomini e dei suoi metodi di indagine da entrare in collisione con i doveri dell’obbedienza e della disciplina. Già in altre occasioni hanno provato a trasformarlo in un ingranaggio che gira a vuoto. Fin dai tempi remoti dell’arresto di Totò Riina – gennaio 1993 – che gli valse non una medaglia, ma la condanna a morte di Cosa nostra, poi un ordine di servizio che lo estrometteva dai Reparti operativi, poi un processo per “la mancata perquisizione del covo” da cui uscì assolto insieme con il suo comandante di allora, il generale Mario Mori. Per non dire di quando provarono a metterlo al caldo tra i banchi della Scuola ufficiali, a privarlo della scorta – anno 2009 – riassegnatagli dopo la rivolta dei suoi uomini che si erano raddoppiati i turni per proteggerlo.

giovedì 20 agosto 2015

CHI GUADAGNA CON LE TRAGEDIE

CHI GUADAGNA CON LE TRAGEDIE – LA CONSIP HA APPENA AGGIUDICATO UN APPALTO DA 1,2 MILIARDI PER LA FORNITURA DI PREFABBRICATI IN CASO DI CALAMITÀ NATURALI – DUE LOTTI SU TRE SONO STATI VINTI DAL CONSORZIO DI COOP ROSSE DEL QUALE FA ANCORA PARTE LA “29 GIUGNO” DI SALVATORE BUZZI

L’appalto ha una storia sofferta. Una prima gara era stata lanciata nel 2013 per 12 mila case e per 684 milioni, ma andò deserta. Poi il governo ha rifatto i calcoli (più pessimista?) e ha portato i prefabbricati a quota 18 mila e la spesa massima a 1,18 miliardi… -


Per le coop rosse si tratta di un ragguardevole colpaccio estivo. Anche se, sembra proprio il caso di dire, nessuno dovrebbe sperare che il maxiappalto in questione venga perfezionato fino in fondo. Del resto è ancora vivo il ricordo dell’imprenditore Francesco Piscicelli, che al telefono si metteva a ridere del terremoto dell’Aquila “pregustando” il lucrosi affari derivanti dalla ricostruzione.

Ma le calamità, si sa, per qualcuno si trasformano in opportunità di business. Stavolta in ballo c’è la fornitura alla Protezione civile di  un massimo di 18 mila “soluzioni abitative di emergenza”, in pratica quei prefabbricati in cui vengono alloggiate le persone colpite da calamità naturali. Ovviamente lo Stato, pur augurandosi che un’emergenza simile non si verifichi, deve tenersi pronto.

E così qualche mese fa la Consip, la centrale acquisti del Tesoro che si occupa di approvvigionamenti per le pubbliche amministrazioni, aveva messo a gara la fornitura dei suddetti prefabbricati per un valore massimo di 1 miliardo e 188 milioni di euro. In pratica uno dei bandi pubblici più costosi. Ebbene, lo scorso 5 agosto c’è stata l’aggiudicazione definitiva. Ne risulta che due lotti su tre sono stata assegnati a un raggruppamento con dentro il Cns (Consorzio nazionale servizi), megacooperativa rossa bolognese aderente alla galassia di Legacoop.

lunedì 17 agosto 2015

L'affare clandestino delle coop cattoliche

Dall'inchiesta Mafia Capitale spuntano i legami con Buzzi sull'accoglienza: lo strano ruolo della Domus Caritas a Roma.


Continui botta e risposta tra Carroccio e Vaticano sul tema dell'immigrazione sono un terreno potenzialmente scivoloso anche oltre Tevere.

Se è vero, come hanno rimarcato in tanti prendendo le difese della Chiesa, che le istituzioni ecclesiastiche sono spesso in prima linea nella solidarietà, va anche detto che questa non è sempre disinteressata. E che nel business dell'accoglienza, anche quello a tinte fosche immortalato dall'inchiesta sul «mondo di mezzo», il ruolo giocato da coop «bianche» e da altre realtà cattoliche non è certamente secondario.

NELLE MIGRAZIONI C'È UN PO' DI TUTTO: COOPERATIVE, PRETI, ARCI, ... E UN "MEDITERRANEO" DI INTERESSI!

Il prete eritreo e l'attivista ribelle Ecco chi organizza gli sbarchi

Sono loro che indirizzano i profughi verso le nostre coste. Il team salva migranti (a cui partecipa l'Arci) dispone di sito ed app.
Fra gli amici dell' «invasione» di profughi e clandestini dal mare spiccano don Mussie Zerai, un prete che si crede Mosè e Nawal Soufi, attivista che appoggia i ribelli siriani.


Tutti e due sono delle star, incontrastate, dell'accoglienza e del buonismo pro migranti ufficialmente senza scopi di lucro. Dall'Italia si sono trasformati in centralino delle chiamate dai barconi attraverso i satellitari forniti agli scafisti dai trafficanti di uomini per chiedere aiuto.

E nessuno dice niente. Anzi, padre Zerai, è stato candidato all'inizio dell'anno al premio Nobel da un centro per la pace di Oslo e Nawal, l'angelo dei profughi è addirittura il titolo di un libro delle edizioni Paoline dedicato a Lady Sos.

Il sistema è semplice: dai barconi che partono dalla Libia o dalla Turchia arriva la telefonata al moderno Mosè o a Lady Sos, che chiamano direttamente i soccorsi italiani. Oppure avvisano Watch the med , un portale europeo, nato grazie alla campagna internazionale «Boat4people», che ha come aderenti l'Arci, l'associazione della sinistra italiana. Dal portale si può addirittura scaricare un'app per i diversi tipi di cellulare e lanciare l'«alarm phone», una telefonata d'emergenza così ti vengono a prendere in mezzo al mare.

mercoledì 12 agosto 2015

NAPOLITANO, MA NON SOLO LUI, POTREBBERO ESSERE ACCUSATI DI ALTO TRADIMENTO?

LA TELENOVELA DEI MARÒ POTEVA ESSERE STRONCATA SUL NASCERE E ANCHE RE GIORGIO NAPOLITANO LO SAPEVA PERFETTAMENTE. SOLO CHE FECE UN MISTERIOSO DIETROFRONT – ECCO LA MAIL DEL CONSIGLIERE POLITICO DEL QUIRINALE, STEFANO STEFANINI, CHE IL 13 MARZO 2013 SCRIVE



“Questa, posso garantire, è anche l'opinione del presidente Napolitano”, così scriveva il 13 marzo del 2013 Stefano Stefanini, consigliere diplomatico del presidente della Repubblica, a Palazzo Chigi e ai ministeri interessati, per confermare l'esigenza in punta di rispetto della Costituzione italiana e della giurisdizione internazionale di trattenere Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone in Italia.

Poi è arrivato il super ministro economico Corrado Passera è arrivato con tanto di nomine e super consulenze per i protagonisti dell'affair, e tutti si sono ammutoliti, costringendo con minacce e ricatti i marò a partire per Delhi, lasciando Giulio Terzi, che ci credeva veramente, da solo, e perfino criticandolo e accusandolo come unico imbastitore di una soluzione strampalata e pericolosa.

Ma le carte non mentono se le tiri fuori dalla cassaforte, soprattutto oggi, che finalmente l'arbitrato internazionale è partito perché le chiacchiere, le promesse vane, le manovre fasulle dei vari servizi sono arrivate alla frutta.

martedì 11 agosto 2015

IL SEQUESTRO DEI FUCILIERI DI MARINA LATORRE E GIRONE - FINALMENTE … UN AVVOCATO INGLESE AD AMBURGO


11 Agosto 2015Ci voleva una squadra di avvocati inglesi, e nello specifico l'avvocato Daniel Betlehem, per dichiarare forte e chiaro che:
- “ E' stupefacente la pretesa dell'India di caratterizzare fin da ora i Marò come assassini”;
- “ I Marò respingono l'accusa di aver sparato i colpi che hanno ucciso i poveri pescatori”;
- “ Vi erano altre navi nella zona quel giorno e vi sono altri rapporti di attacchi pirata”; 
- “L'obiettivo perseguito dall'India è stato solo quello di creare un pregiudizio. E' un gioco pericoloso quello che sta giocando l'India dopo aver costruito un castello di carte”.

Queste affermazioni, pronunciate questa mattina da Sir Betlehem nel tribunale di Amburgo, sono di una semplicità e chiarezza cristallina e non sono sottili disquisizioni in punta di diritto per la cui pronuncia era richiesto un principe del foro internazionale (va detto, per inciso, che l'avvocato Betlehem ed i suoi collaboratori hanno argomentato al meglio, di fronte al tribunale ITLOS di Amburgo, anche tutti gli altri aspetti di natura più giuridica concernenti la normativa UNCLOS). 

Sono invece affermazioni di semplice senso comune che OGNI politico italiano avrebbe avuto il dovere di fare e pretendere che fossero fatte da chi di dovere fin dall'inizio della vicenda che vede coinvolti i due fucilieri di marina e, ancora di più, dopo aver avuto tra le mani le prove della loro innocenza che Capuozzo, Di Stefano ed il sottoscritto hanno prodotto oltre due anni fa.

domenica 9 agosto 2015

LETTERA DI UN PARA’ AD UN PACIFISTA



Ciao, pacifista che ami scendere in piazza mi permetto di notare la tua disinformazione, ho fatto il militare nella Folgore, e non ho trovato nessuno che volesse la Guerra, ho parlato con reduci, e nessuno di questi avrebbe mai voluto puntare una arma verso un suo simile. Tu non comprendi il mondo militare e vivi di utopie, pensi che l’essere umano sia perfetto, ma la storia insegna che purtroppo ci sono stati Olocausti, Bombe Atomiche dove anche la più fine diplomazia non poté nulla.

Tu vuoi sciogliere la Folgore, ritirare le truppe dalle Missioni Umanitarie e magari non vai a trovare tua nonna all’ospizio e non saluti quelli che tifano una squadra diversa dalla tua, eri obbiettore di coscienza e ti sentivi tanto buono.

Noi abbiamo fatto il militare, oddio..se potevamo scansarlo, ma dato che lo dovevamo fare, abbiamo cercato di farlo bene, Volontari nella Folgore, Parà!!!, ed i più fortunati, pure Assaltatori.

Abbiamo imparato tante cose: che l’Italia e Bella, come sono belli gli Italiani, come si può essere fratelli di un Siciliano e di un Bresciano allo stesso tempo, essere veri uomini non lo fa la condizione economica o il posizionamento geografico, ma il senso del dovere, il rispetto dei ruoli, l’amore per l’ordine, lo spirito di sacrificio e l’altruismo.

Noi che già che c’eravamo ci siamo anche buttati col Paracadute, che per te appare il fine di tutto, per noi era solo l’inizio, perché un Parà diventa Parà, quando è atterrato non mentre è in volo.

giovedì 6 agosto 2015

RENZI E COMPAGNI AVEVANO PROMESSO UNA RAI LONTANA DAI PARTITI E INVECE....

Rai, Monica Maggioni presidente: c'è l'ok del Cda e della Vigilianza


ROMA - Il suo nome era circolato nelle ultime settimane, ma gli ultimi rumors non la davano in pole position per la presidenza. Dopo una lunga trattativa con Silvio Berlusconi, cha ha riportato in auge il patto del Nazareno e durante la quale più di un'ipotesi è stata vagliata, Matteo Renzi ha scelto Monica Maggioni per la presidenza Rai. «Un'autorevole professionista», la definisce il premier in conferenza stampa, senza citarla per rispetto delle prerogative dell'assemblea degli azionisti che in quel momento ratificava la sua nomina.

Insieme alla giornalista, il Tesoro ha indicato anche l'altro membro del cda di sua competenza: è Marco Fortis, da settembre scorso nella squadra dei consiglieri economici di Palazzo Chigi. Maggioni ha appreso a Teheran, dove era al seguito della visita della missione del governo italiano in qualità di direttore di RaiNews, la notizia della sua designazione. Mentre era sul volo di ritorno, si teneva la prima riunione del nuovo cda, che in soli 15 minuti ha approvato all'unanimità l'indicazione del presidente. Poi in serata è arrivato il via libera della Commissione di Vigilanza che ha dato il proprio parere con 29 voti favorevoli (ne sarebbero bastati anche 27), 5 schede bianche e 4 contrari.

martedì 4 agosto 2015

Il procuratore di Caltagirone: "Il Cara di Mineo è un caso di Stato"

 

CATANIA. «Quella sul Cara di Mineo, che secondo me è un caso di Stato, a questo punto non è un'indagine unitaria, ma si compone di molteplici filoni che vanno dal caso parentopoli alle assunzioni, alle irregolarità dell'appalto, alle eventuali turbative d'asta. La documentazione e copiosissima ed è in corso di acquisizione altra documentazione che è al vaglio degli investigatori. Stiamo valutando tante situazioni. Quello che c'è nel calderone principale ovviamente non lo posso dire». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Caltagirone Giuseppe Verzera incontrano i giornalisti, a Catania, dopo essere stato sentito da una delegazione congiunta delle Commissioni Bilancio (Budg) e Liberta Civili (Libe) del Parlamento europeo.
«Oggi con i parlamentari Ue - ha proseguito - si è discusso del fatto che molti di questi migranti, specialmente quelli di nazionalità siriana, eritrea, somala, stanno un giorno soltanto, non si fanno fotosegnalare e poi se ne vanno, ma vengono pagati lo stesso come se fossero presenti cinque giorni».
«Si è discusso - ha continuato - di un appalto dichiarato illegittimo dall'Anticorruzione perchè sostanzialmente è un appalto da 100 milioni di euro per il quale non possono presentare offerte tutte le imprese e quindi di fatto è stato assegnato all'unica impresa che poteva prenderselo». «Il paradosso - ha sottolineato Verzera - è che la 'Pizzarottì, che fa parte dell'Ati, è anche la proprietaria degli alloggi del Cara e quindi la stazione appaltante di cui fa parte la Pizzarottì paga l'affitto a se stessa».
«Ho visto che la delegazione di parlamentari è rimasta molto sorpresa - ha concluso il magistrato - e il presidente ha riscontrato cose molto gravi mi ha dato tutta la sua solidarietà e il suo sostegno e mi ha detto di andare avanti su questa strada che è quella giusta».



lunedì 3 agosto 2015

Fiumicino - Non solo incendi e blackout ma anche atterraggi sconosciuti. Ma la notizia non circola sui "media"

Ha un bel dire Alfano che non dobbiamo preoccuparci


Aereo sconosciuto fa incursione sulla pista di Fiumicino


Un Cessna 172 partito dalI'sola d’Elba e diretto a Salerno atterra su una pista chiusa dell'aeroporto capitolino. L'improvvisa avaria del velivolo ha costretto il pilota all'atterraggio di salvataggio. Una manovra che nessun radar segnala e che passa inosservata. L'Agenzia per la sicurezza dei voli apre un'inchiesta.

Se invece che la necessità di mettersi in salvo fosse stata la volontà di compiere un attentato a determinare la repentina manovra di atterraggio di un pilota sulla pista 25 dell'aeroporto di Fiumicino? Sarebbe passata inosservata, con chissà quali conseguenze, come è stato per quella effettuata da uno sfortunato pilota 60enne lo scorso 10 luglio? È questo la domanda che ci si pone dopo l'incursione, ora al centro di un inchiesta della Agenzia per la sicurezza dei voli, di un aereo non identificato avvenuta nello scalo capitolino. A riportane la notizia è il Fatto Quotidiano.

I CRIMINI DEI IMMIGRATI? CENSURATI DALLA STAMPA GRAZIE ALLA BOLDRINI. CONOSCI LA “CARTA DI ROMA”?

Se il bruto viene da lontano la stampa «dimentica» di dirlo
Sui media una pesantissima cappa di “politicamente corretto” nella trattazione della realtà degli immigrati. Così agli italiani è preclusa la conoscenza della verità

Leggiamo insieme i titoli di due fatti di cronaca di queste ultime ore. «Torpignattara. Aggredita sul pianerottolo mette in fuga lo stupratore.
L’aggressore arrestato grazie all’identikit fornito dalla vittima». Solo leggendo l’articolo scopriamo che la vittima è una ragazza italiana di 29 anni, mentre lo stupratore è un clandestino afghano di 24 anni.
«Fiuggi. Violenza di gruppo in casa famiglia. Arrestati un 16enne e due 17enni. Vittima un’operatrice della struttura». Solo leggendo l’articolo scopriamo che la donna stuprata è un’italiana di 48 anni, mentre gli stupratori sono tre clandestini egiziani.



L’indicazione di non segnalare la nazionalità o la religione di chi delinque rientra nell’impegno sottoscritto dai giornalisti italiani (Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti) nella «Carta di Roma», firmata nel 2011, con una madrina d’eccezione, Laura Boldrini, all’epoca portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. È nella «Carta di Roma» che si accredita la mistificazione della realtà, vietando ad esempio di usare il termine «clandestino», che giuridicamente connota lo specifico reato di chi si introduce illegalmente all’interno delle frontiere nazionali, e di sostituirlo con il termine neutro di «migrante» o «richiedente asilo».