mercoledì 14 marzo 2012

Omicidio Melania Rea/ Dai misteriosi rituali in caserma, all’omicidio premeditato: tutto il lato oscuro della vicenda

«Cari amici la soluzione del caso di Melania Rea è molto semplice: Salvatore Parolisi risulta essere legato alla filiale italiana del “Tempio di Set” che si trova a Napoli, setta fondata dal Tenente Colonnello Michael Aquino nel 1975, un esperto di altissimo livello di Psicologia Operativa legato al progetto Monarch del programma MK-ULTRA».

 

Ho chiesto subito ragguagli a Zagami che mi ha inviato un vecchio video del periodo in cui apparteneva ancora alla Loggia di Montecarlo e in cui constatava la pericolosità di Aquino, concludendo: «Andatevi a studiare la metodica e il lavoro di Aquino e vedrete che non sono solo speculazioni e mere affermazioni campate in aria. Purtroppo il segreto di stato in seguito tenderà a coprire certe verità, vista l’implicazione dei servizi segreti americani, ma i rituali descritti da Parolisi sono quelli in uso nel Tempio di Set e il fatto che abbiano la loro base operativa a Napoli e dintorni non depone di certo in loro favore. Questa informazione mi è stata data in maniera molto riservata anche da una fonte interna ai servizi segreti militari». Per ulteriori approfondimenti rimando alle opere di Zagami presto in pubblicazione anche in Italia.

Seguendo superficialmente questa ipotesi di lavoro si sarebbe inclini a condannare Parolisi come l’esecutore materiale del delitto, sulla base della sua presunta affiliazione al Tempio di Set. Ma i delitti rituali di matrice massonica o semplicemente satanica ci hanno insegnato – per quel poco che possiamo aver imparato dal “di fuori” – che la realtà non è mai quello che sembra: in questo campo si deve abbandonare purtroppo la logica aristotelica per calarsi nel mondo infero del cosiddetto “satanismo”. Da qui l’uso psicotico del simbolismo e della numerologia a sfondo rituale, chiave e matrice di un pensiero irrazionale che cerca di proiettare sulla realtà credenze di carattere magico e occulto che solo se interpretate in chiave esoterica possono svelare le dinamiche che queste società segrete portano avanti da secoli…
In fondo, da Jack lo Squartatore agli inspiegabili delitti di giovani donne o bambini dei giorni nostri, molto poco abbiamo compreso, ostinandoci a non voler comprendere che proprio a fianco a noi esiste un apparato segreto con infiltrazioni in tutti gli ambiti del reale. Questo mondo sotterraneo utilizza, per dialogare e per farsi riconoscere dagli altri affiliati, un linguaggio e categorie di stampo esoterico all’apparenza incomprensibile. Solo all’apparenza.
Partiamo dalla fine, ovvero dall’omicidio Rea. Le dichiarazioni di Zagami, la cui verifica di attendibilità lasciamo agli inquirenti che stanno ancora indagando sulla misteriosa morte di Melania, si ricollegano alla testimonianza del PM romano, Paolo Ferraro che ebbe modo di raccontare ad alcuni giornalisti di aver incontrato Melania, esattamente un mese prima dell’omicidio, presso la Procura di Roma.
Ferraro stesso mi raccontò di essere sicuro al 99% di aver visto Melania uscire dall’ufficio di un suo collega procuratore, che a quel tempo stava tenendo d’occhio per i presunti legami di questi con la massoneria deviata. Fuori dai denti, Ferraro ha ammesso che la donna che gli passò davanti era talmente bella e carica di fascino che gli rimase scolpita nella memoria. Alta, bruna, mediterranea, dall’andatura sensuale, aveva però i capelli ondulati che le cadevano sulle spalle. Appena un mese dopo, quando la foto di Melania Rea venne trasmessa per la prima volta da tutti i notiziari e poi pubblicata dai quotidiani, dubitò che fosse lei solo per il dettaglio dei capelli che in tutte le immagini risultavano essere lisci. Quando finalmente vide una foto di Melania con i capelli al naturale, ossia ondulati, fu assolutamente certo che era proprio la donna che aveva incontrato quel giorno in Procura.
Se teniamo fede alla testimonianza di Ferraro, sorge il dubbio sul motivo della visita della donna da sola alla Procura di Roma, ben lontana da casa. Il magistrato mi ha confessato di credere che Melania si fosse rivolta a quel suo “collega” per denunciare un comportamento del marito, atteggiamento coerente con la ricostruzione della polizia che ha descritto una Melania furiosa per la relazione di Parolisi con la giovane soldatessa Ludovica Perrone: proprio Melania avrebbe minacciato Ludovica di rovinare la carriera a lei a al marito se quella liaison non fosse finita. In che modo? Che cosa poteva rivelare di tanto oltraggioso da rovinare la carriera a entrambi?
Ora, questa interpretazione dei fatti, non è l’unica plausibile. La presenza di Melania in Procura si può interpretare in diversi modi: secondo una mia fonte la donna si sarebbe rivolta a un magistrato legato ai porti occulti per scoraggiare la relazione clandestina del marito o addirittura per denunciare gli abusi che avvenivano nella caserma di Ascoli Piceno dove prestava servizio il marito. I presunti festini, forse addirittura orge, l’abuso di droghe e le violenze sulle giovani reclute sono emerse in fretta e tanto in fretta messe a tacere, una volta che gli inquirenti hanno iniziato a indagare sul passato del caporalmaggiore. Difficile che la moglie ne fosse completamente all’oscuro. Forse che si riferisse a questo quando minacciò Ludovica di rovinarle la carriera rendendo noti certi dettagli? Di certo la notizia della relazione tra il marito e una recluta non sarebbe stata una notizia così sconvolgente da far finire nei guai i due amanti e da spingere Parolisi a uccidere la moglie. Il divorzio anche se in un ambiente “tradizionale” ancora legato ai valori famigliari non sarebbe stato un vero e proprio “scandalo”. Neppure la presunta eredità che Salvatore stava “aspettando” giustificherebbe un gesto così estremo, sebbene l’uomo, dai messaggi che si scambiava con l’amante su facebook, sia emerso come evidentemente esasperato. La pista passionale non giustifica tutta una serie di dettagli che sono emersi durante le indagini e che aprono alla possibilità che dietro l’omicidio ci sia la regia di una società segreta con evidenti infiltrazioni nell’esercito.

Misteriosi rituali in caserma
Vi è anche la possibilità che Melania sapesse già dei rituali che avvenivano in caserma e di un ipotetico protocollo legato al progetto Monarch di addestramento e manipolazione mentale a cui venivano sottoposte le giovani reclute, e di cui Michael Aquino era un noto esperto ancor prima di entrare a fare parte della Chiesa di Satana e di fondare poi nel 1975 il Tempio di Set. In questo senso Melania può però essersi infuriata alla notizia del legame ormai consolidato tra il marito e Ludovica e ciò avrebbe potuto spingerla a confidarsi con una personalità che riteneva affidabile ma che potrebbe averla messa in una posizione pericolosa. Secondo alcuni questo magistrato potrebbe aver tentato di dissuaderla ma vedendola irremovibile potrebbe aver dato l’allarme ai superiori, causandone così la morte (per mano del marito o di chi per lui). Lo scandalo in questo senso sarebbe derivato dalla rivelazione di “segreti” militari, non di una semplice relazione extraconiugale.
Oppure, ancora, Melania conosceva perfettamente ciò che avveniva nella caserma perché anch’essa – venendo tra l’altro da un ambiente militare – era una “sacerdotessa” dei rituali che ivi venivano svolti? Per questo sembrava così “sottomessa” alla volontà del marito a cui aveva perdonato quella che sembrava essere solo una scappatella? Per questo si costringeva a digiunare per assecondare il desiderio dell’uomo che la voleva ancora più “magra”? O la sua anoressia dipendeva dalla frustrazione del tradimento? Non lo sapremo mai, ma sono le uniche ipotesi possibili se la donna effettivamente incontrata da Ferraro in Procura era veramente Melania Rea. Se prendiamo per vera la testimonianza del PM, Melania si sarebbe rivolta a qualcuno di cui si fidava e forse da questi sarebbe stata tradita, messa sotto controllo e dopo aver compreso le intenzioni della donna di rendere pubblici certi “segreti”, messa a tacere definitivamente.

Pista satanica?
A ciò aggiungiamo la dichiarazioni di Zagami, ovviamente da confermare, di un ipotetico legame di Parolisi con il Tempio di Set. È abbastanza plausibile che Parolisi avesse il ruolo di addestrare le reclute secondo una metodologia che sfociava nella manipolazione mentale, seguendo un protocollo molto, troppo simile al Monarch: droghe, violenze, sesso, abusi. Una testimone parlò agli inquirenti di una specie di rituale che prevedeva l’uso di candele nere mentre la “vittima” era legata al letto. Se Parolisi fosse stato anche affiliato al culto satanico fondato dal colonnello Michael Aquino, la faccenda assumerebbe dei connotati più precisi e drammaticamente più inquietanti. Se così fosse, cioè, sarebbe confermata la pista rituale non solo dell’addestramento che veniva svolto nella caserma, ma anche dell’omicidio di Melania. Ricordiamo infatti che la filiale napoletana del Tempio di Set è l’unica ufficiale esistente in Italia e i suoi proseliti furono già accusati di aver organizzato una messa nera nei sotterranei dello stadio San Paolo…

La Chiesa di Satana
Fondato il 21 giugno 1975 da Michael Aquino dopo uno scisma dalla Chiesa di Satana di Anton La Vey, il culto del Tempio di Set si distingue dal credo razionalista professato da La Vey per abbracciare una concezione più occulta di Satana inteso come un vero e proprio essere personale. La Vey, infatti, nella sua Bibbia Satanica, precisava che Lucifero rappresenta l’energia vitale dell’uomo, «il fattore bilanciante della natura» e tutto ciò che è chiamato “peccato”, ovvero l’appagamento dei sensi, partendo dal presupposto che l’uomo è principalmente un animale, una creatura egoista e violenta: «Godetevi il meglio della vita. QUI E ORA» invitava La Vey, facendosi cultore della Via della Mano Sinistra e dichiarando infatti che, «il satanismo […] è la religione della carne, della mondanità, della sensualità». Detto ciò, dobbiamo però riconoscere a sostegno di La Vey, che costui non ha mai teorizzato il sacrificio umano né ha ritenuto che il Diavolo esistesse come creatura personale tanto che per lui la messa nera valeva come un semplice psicodramma: «il Satanismo è una forma di egoismo controllato. Questo non vuol dire che non devi mai fare nulla per gli altri. Se fai felice qualcuno a cui tieni, la sua gioia ti darà un senso di gratificazione». Purtroppo, come spesso capita, il suo pensiero è stato stravolto, travisato e confuso con emanazioni deteriori e successive del suo credo: egli, infatti ammoniva gli occultisti sostenendo che il vero mago non ha bisogno di spargere il sangue di vittime innocenti (e tantomeno di vergini o bambini!) per ottenere un risultato, perché «la liberazione di queste forze magiche NON è provocata dal reale versamento di sangue, ma dalla morte sofferta dell’essere vivente!», ossia dalla scarica bioelettrica che l’iniziato deve imparare a trarre «dal suo stesso corpo, invece che prenderla da una vittima innocente e non disposta!». La Vey giustificava invece la maledizione di coloro che si fossero resi colpevoli di crimini reiterati, cosa che fece egli stesso scagliando un incantesimo di magia nera contro Sam Brody, avvocato e compagno dell’attrice Jane Mansfield, Gran Sacerdotessa della Chiesa, reo di averla allontanata dal culto. Purtroppo a farne le spese fu la stessa attrice che morì insieme all’amante in un tragico incidente d’auto. Illesi i tre figli della donna avuti da Mickey Hargitay, che riportarono solo lievi ferite, tra cui Mariska, divenuta celebre attrice nel ruolo di Olivia Benson in Law and Order. I fedeli del Culto credettero ovviamente che il maleficio di La Vey avesse funzionato, i razionali non poterono che ridere di ciò bollandolo come una mera coincidenza: semmai la consapevolezza dell’anatema può aver agito sulle vittime a livello inconscio causando nel guidatore uno stato di angoscia che potrebbe esser sfociato in momento di disattenzione, causando così l’incidente. Ci ritroviamo di fronte all’arcaico dilemma tra i fautori dell’efficacia della magia e i suoi detrattori. Ciò che qui conta è che chi compie un certo tipo di rituali o materialmente dei crimini a sfondo cerimoniale “creda” che le forze occulte possano essere evocate attraverso adeguate pratiche e mediante un rigoroso seppur parossistico ricorso alla numerologia e al simbolismo. Ciò che crediamo noi conta davvero poco: i ricercatori, così come le vittime, si trovano dinanzi a un sistema segreto, occulto, gerarchico, chiuso, davanti al quale non possono che rimanere annichilite. Se si vuole invece cercare di comprendere le ragioni dei delitti rituali, non si può che scendere agli Inferi e da novelli Ulisse o Enea, consultare le stesse fonti a cui possono attingere coloro che credono a questo genere di cose. Ricordandosi, ovviamente, di risalire poi dal viaggio verso le Inferiora Terrae, come ben insegna il motto alchemico del VITRIOL[1]…

Il Tempio di Set
Se per il razionalista La Vey Satana rappresentava «il carnale, il materiale e gli aspetti mondani della vita», per Aquino, invece, Lucifero era un vero e proprio “essere personale” che andava adorato al posto del Dio biblico. Dopo aver invocato Satana e aver ricevuto in risposta un messaggio che trascrisse in The Book of the Coming Forth By Night e che divenne il testo fondamentale del credo (nel quale il Diavolo dichiarava di chiamarsi Set e che Satana fosse soltanto il suo epiteto ebraico), Aquino, memore della sua esperienza nel controspionaggio e nel progetto Monarch, estremizzò il concetto di “egoismo animale” teorizzato da La Vey codificandolo nella cosiddetta “piccola magia nera” La piccola magia nera, intesa a manipolare gli altri e l’universo in generale, «consiste nel far accadere qualcosa senza spendere il tempo e l’energia necessaria per farlo accadere attraverso un processo diretto di causa ed effetto», ove Aquino intendeva l’arte della manipolazione «grazie a semplici trucchi di disinformazione fino a una manipolazione estremamente sottile e complessa dei fattori psicologici nella personalità umana». A questa aggiunse una “grande magia nera” (che trae gli incantesimi dalla Golden Dawn e dagli insegnamenti magici di Aleister Crowley) legata invece a una rivisitazione del mito gnostico secondo cui il Principe delle Tenebre sarebbe invece un Portatore di Luce (come indica il nome Lucifero), una sorta di ribelle Prometeo che avrebbe consegnato la conoscenza agli uomini nonostante il divieto del geloso e sanguinario Dio biblico. In questo senso il “peccato originale” assume un significato opposto a quello cattolico. L’uscita dall’Eden e dall’alveo del malvagio dio biblico andrebbe interpretato come una presa di coscienza e di conoscenza dell’uomo primigenio che, grazie all’intervento del Serpente, scopre il modo per divenire egli stesso un dio, attraverso la legge Fa’ ciò che Vuoi di Crowley, intesa nel senso più alto come conseguimento della propria autentica volontà (da non confondere con i bassi istinti). In questo senso l’emancipazione dalla legge jahvista conduce l’Uomo Primo verso un cammino per il conseguimento della sua stessa deificazione: ecco che l’Uomo si fa Dio.

Xeper
La filosofia setiana aspira infatti a conseguire un supremo autocontrollo (xepering) e a ottenere il controllo sulla natura e sugli altri mediante la piccola magia – che risente come abbiamo visto della metodologia acquisita da Aquino ai tempi del controspionaggio. Il Tempio di Set rifiuta il nichilismo e l’edonismo superficiale della società moderna per privilegiare un sentiero di conoscenza e potere: il suo ideale è “Essere è Conoscere”, l’opposto della filosofia orientale che ricerca invece la liberazione nei dettami mistici della Via della Mano Destra partendo dal presupposto che “Essere è Sofferenza”.
I Setiani, sebbene credano in una divinità nel senso letterale, non adorano però Set nello stesso modo in cui i Cristiani adorano Dio: essi venerano Set in quanto rappresenta per loro una coscienza più profonda e la forza individuale sprigionata può renderli simili a un dio. Il fine ultimo dei Setiani è infatti quello di raggiungere questa più alta consapevolezza spirituale e più profonda conoscenza del sé. Tale processo di attualizzazione del sé è chiamato Xeper, un termine egizio che significherebbe secondo Aquino “venire alla luce”: anche per questo Lucifero, come abbiamo visto, è il portatore di Luce. Così la messa nera ha varie modalità di celebrazione, mentre gli altri riti sono rigidamente definiti. L’autorità esecutiva risiede invece nel “Consiglio dei Nove” che nomina il Sommo Sacerdote e il Direttore Esecutivo. Sei sono i gradi di appartenenza e l’affiliazione al Tempio è segreta e nota solo al Sacerdoti competenti.
Per questo una presunta affiliazione di Parolisi alla filiale italiana del Tempio non è verificabile se non da membri interni al gruppo o da alti rappresentanti della massoneria o di altri culti legati al Tempio.

Numerologia
Ma non è tutto così “semplice” come i Media o alcune fonti di controinformazione vorrebbero farci credere. Né è così evidente che il colpevole sia effettivamente Parolisi, nonostante sia indubbio che abbia raccontato (male) una marea di bugie, ai famigliari e agli inquirenti, rendendosi sicuramente “colpevole” agli occhi dell’opinione pubblica. Neppure la pista “passionale” è scontata, perché alla luce di parecchi indizi si sarebbe portati a definirlo un omicidio premeditato.
Per comprendere questo genere di delitti, occorre scendere allo stesso livello dei mandanti/esecutori, che nei crimini rituali fanno ricorso a un parossistico quanto patologico utilizzo della numerologia e del simbolismo. Anche nel caso dell’omicidio di Melania il ricorso a una chiave esoterica del delitto può gettare luce sul movente, senza però arrivare a identificare il o gli esecutori materiali. Può servire da ipotesi di lavoro tenendo conto che costoro agiscono ricreando un tessuto del reale infarcito di numeri, simboli, nomi.
Secondo la testimonianza di Parolisi la moglie sarebbe scomparsa il 18 aprile scorso intorno alle 15 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov’erano andati insieme alla figlioletta Vittoria di 18 mesi per trascorrere qualche ora all’aria aperta. Melania si sarebbe allontanata per cercare la toilette di uno degli chalet di zona, dal quel momento non sarebbe più tornata indietro. Dopo una ventina di minuti, non vedendola tornare, Parolisi avrebbe chiamato i soccorsi, facendo così scattare le ricerche di Carabinieri, Polizia, Vigili del fuoco, Vigili urbani, Soccorso Alpino e Corpo Forestale dello Stato. Le unità cinofile attive sul posto fiutarono una pista che portava fino a un sentiero che sfocia in un piccolo corso d’acqua non distante da una strada dove un’auto avrebbe potuto prelevare la donna fino a Colle San Giacomo dove dopo due giorni, il 20 aprile, venne ritrovato – in seguito a una segnalazione telefonica anonima – il cadavere martoriato da 35 coltellate. Sulla salma, infatti è stato rinvenuto il segno di una puntura e non si esclude che Melania sia stata narcotizzata e uccisa altrove. Il corpo è stato ritrovato solo due giorni dopo la sparizione a Ripe di Civitella, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco lungo la strada provinciale 35.
Ora, il ricorrere dei numeri 18 e 35 è evidente, e se si suppone una matrice rituale, non può essere casuale. Parolisi è caporalmaggiore del 235° reggimento della caserma di Ascoli Piceno. 3+5=8, che negli Arcani Maggiori dei Tarocchi rappresenta la Giustizia, ovvero l’obbedienza come nel caso di Parolisi, militare. Legato al numero 8 il caporalmaggiore assume la connotazione di un sacerdote intermediario con Potenze Superiori (militari, o setiani?) a cui avrebbe rivolto la propria obbedienza mantenendo un segreto e in questo senso rappresenterebbe Giove (ma anche il Papa, che corrisponde al numero 5 dei tarocchi che analizzeremo tra poco). La Giustizia rivolta in questo caso nei confronti della vittima che porta sul corpo il segno di 35 coltellate (3+5=8) indica che è stata consumata una condanna tramite un giudizio imparziale emesso per un “tradimento”. Il tradimento in questione sarebbe stato quello di Melania, pronta a rendere pubblica la relazione del marito con Ludovica e, forse, i segreti della caserma dove venivano addestrate le reclute. Infatti il numero del giorno della morte di Melania, il 18, indica l’Arcano della Luna che se da un lato è legato alla femminilità, alla Madre, dall’altra indica la presenza di segreti, di un tradimento e di una forte gelosia – il sentimento che avrebbe accecato Melania pronta a rovinare la carriera del marito. La Luna indica inoltre la divulgazione di un segreto e il rischio di uno scandalo.

Il corpo dissanguato
Nella numerologia il 18 è legato anche al sangue e al cadavere. Da notare che, come negli omicidi rituali, il corpo di Melania è stato trovato dissanguato… Come si trova scritto in Levitico 17, 11 «La vita della carne è nel sangue»: da ciò deriva il divieto ebraico di mangiare carne con sangue. All’opposto nei rituali cruenti, satanici o non (come quelli atzechi), le vittime vengono dissanguate e il sangue fatto colare sopra e lungo l’altare (sia esso in pietra o rappresentato dal corpo di una donna come nelle messe nere del satanismo di stampo ludico od occulto). In questo senso l’omicidio rituale di Melania sembrerebbe riproporre una ritualità simile al “sacrificio di riparazione” descritto in Levitico (Lv 5, 8; 7,1; 17,11). Ma in questo caso a essere sacrificata – proprio durante il periodo pasquale, ovvero il lunedì successivo alla domenica delle Palme – sarebbe stata Melania intesa come l’incarnazione della Dea Madre (o della sacerdotessa), come indicato cabalisticamente anche dal cognome della vittima: Rea.

Rea, la Dea Madre
Nella religione greca, infatti, Rea rappresentava la Dea Madre e della Terra, associata poi alla divinità anatolica Cibele, venerata come Dea Madre, patrona della natura e dei luoghi selvatici, mentre presso i romani Rea veniva invece considerata la Magna Mater Deorum Idaea, associata inoltre a Opi, divinità del raccolto e compagna di Saturno. Saturno – che in questo caso sarebbe da identificare con Parolisi – inoltre è associato al carcere e a un periodo forzato di solitudine… Non per nulla Rea è il nome di uno dei satelliti di Saturno, che nell’alchimia, invece, rappresenta il grezzo elemento del piombo che deve essere trasfigurato in oro in seguito a un lungo processo di lavorazione.
Il numero del reggimento dove prestava servizio Parolisi è 235 che dà come somma 2+3+5=10 che negli Arcani maggiori dei Tarocchi corrisponde alla Ruota della Fortuna che rappresenta il successo e la riuscita per chi lo merita e la caduta per chi invece è in errore. Indica in sintesi l’alternanza di alti e bassi e l’acquisizione di un vantaggio destinato però a non durare. Il 35 invece, numero delle coltellate inflitte a Melania e numero della strada provinciale lungo la quale sorge Colle San Giacomo, è un numero “pentagonale” e al contempo rappresenta il Triangolo di Tartaglia o di Pascal: secondo la sua interpretazione neoplatonica indicherebbe il passaggio dall’Uno alla Diade, ovvero il distacco dall’Uno e la caduta nella molteplicità, la genesi del manifestato e dunque del disordine. La creazione, ovvero il passaggio alla Diade è elemento di Caos, così come il rischio di rivelare un segreto che deve rimanere taciuto. Il 35 è anche il numero che simboleggia la natura, i boschi, i luoghi selvatici: Melania è scomparsa in un parco ed è stata ritrovata esangue in un altro bosco. Il suo cadavere, dunque, ha trovato riposo per due giorni in un bosco, proprio come il simulacro silvestre di una Dea – in questo senso come già suggerito dall’avvocato Paolo Franceschetti nel suo blog potrebbe rientrare in una macabra ricostruzione della Primavera di Botticelli, a cui dovrebbero essere aggiunte anche Sara Scazzi e Yarah Gambirasio.
La simbologia di Botticelli
Sparita da Colle San Marco Melania è stata rinvenuta a 18 km di distanza a Colle San Giacomo: Giacomo è patrono dei soldati (come Parolisi, e infatti in quel luogo avvenivano abitualmente esercitazioni militari) e dei cavalieri. Il suo simbolo è la conchiglia, organo di nascita come rappresentato da Botticelli nell’altro suo celebre dipinto, La Nascita di Venere. In questo caso la conchiglia – simbolo ricettivo come la Luna – da rappresentazione femminile di vita e acqua finisce per richiudersi su di sé divenendo la tomba della divinità femminile (Dea Madre-Venere-Cibele-sacerdotessa-Rea-Melania) che è stata sacrificata. La conchiglia da ricettacolo di vita diviene simbolo di morte, ovvero tomba della Dea che è stata uccisa. Evidente anche l’allusione a una simbologia primigenia dove la Dea Madre – fonte di vita – muore immersa nei boschi per poi rigenerarsi, proprio come nel ciclo naturale.
Come anticipato, la morte di Melania risale al 18 aprile, data in cui si festeggia proprio la Beata Maria dell’Incoronazione Carmelitana e Barbara Avrillot, madre fondatrice dell’ordine del Carmelo in Francia. Il vero nome di Melania è proprio Carmela… Il suo nome recava in sé l’allusione duplice (diade) alla divinità femminile, Dea Madre e sacerdotessa, legata alla vita e alla natura. La Diade indica appunto la scissione o emanazione dall’Uno primordiale: il 2 è rappresentato nei Tarocchi dalla Papessa e indica una persona che è a conoscenza di un segreto e che per questo può costituire un “peso”.
Carmela Rea (anagramma di Era, moglie di Zeus, versione greca di Giunone compagna di Giove che abbiamo visto essere legato alla figura di Parolisi) muore lasciando in vita però la figlioletta di 18 mesi, Vittoria, forse testimone inconsapevole del delitto.

Il “Vecchio Malefico”
1+8=9, l’Eremita indica un segreto rivelato o un ostacolo difficile da superare: è l’assassino, il “Vecchio Malefico”: un’incisione del pianeta Saturno risalente al 1521, Pratica Teüsch lo raffigura infatti come un vecchio “malefico” con la falce. In questo senso sembra alludere all’omicida, ma non è detto che l’eremita sia lo stesso Parolisi, anche perché l’Eremita dovrebbe indicare un uomo di mezz’età. Ora, da una testimonianza anonima fatta al Corriere Adriatico, emerge che un uomo di mezz’età avrebbe fatto salire Melania in macchina – insieme ad altre due donne – proprio a Colle San Marco. La donna avrebbe litigato con il marito e sarebbe andata via in macchina con i tre. Ma con chi? E perché costoro si trovavano nel luogo della sparizione? Erano stati chiamati da Melania o la stavano seguendo? Sarebbe dunque questo uomo di mezza età il Vecchio Maleficio a cui il simbolismo sembra alludere? E perché questa pista – sulla base della testimonianza – non è stata battuta? L’esistenza di quest’uomo potrebbe svelare forse un’altra realtà rispetto a quella della pista passionale su cui si sono concentrate le indagini, e forse scagionare Parolisi.

Capro espiatorio o semplice bugiardo?
Il caporalmaggiore è sicuramente da associare all’arcano del Papa, o a Giove (noto per i tradimenti nei confronti di Giunone, così come nella mitologia greca Zeus con Era), compagno infatti della Papessa-sacerdotessa, ovvero Melania. Emblematica la frase che Parolisi disse commentando il “Calvario” che stava subendo: «Mi sento come Cristo in Croce». Qui abbiamo un “Salvatore” che si associa deliberatamente all’Agnello, a Cristo, evocando forse la sua natura di capro espiatorio. Una frase a effetto che nasconde forse un richiamo di innocenza? O l’ennesimo bluff di un bugiardo incallito che non distingue più la realtà dalle prigione di menzogne che si è costruito per evitare la condanna?
Nel Vangelo di Marco 18, 1-35 (ricordiamo che Melania secondo il marito era sparita proprio da Colle San Marco) troviamo proprio la profezia dell’imminente Passione di Cristo. Se la croce rappresenta il numero 4, Cristo come centro della croce è il numero 1: la somma dei fattori dà come risultato il numero 5 che corrisponde appunto all’Arcano del Papa. Il Papa va inteso come il Gran Sacerdote, come medium o intermediario (nei confronti delle alte sfere) e in senso negativo indica debolezza morale, infedeltà e settarismo, caratteristiche che ben si attagliano a Parolisi, ancor di più se avesse ragione Zagami nell’additare l’uomo come affiliato al Tempio di Set. Sicuramente bugiardo, infedele, immorale, ma non necessariamente assassino. Se così fosse, avremmo però un Salvatore – incarnazione della divinità solare – che uccide la Dea Madre – divinità lunare come suggerito anche dal numero 18 – per “punizione” o semplicemente per viltà, attuando un “sacrificio di riparazione” e al contempo un gesto di contro-iniziazione nei confronti di quello che dovrebbe essere il legame “ermetico” tra marito e moglie: il matrimonio mistico, le nozze alchemiche. In questo caso avremmo lo Zolfo o Sole alchemico che uccide il Mercurio (anche identificabile con l’Argento) o Luna. Da un punto di vista “religioso” un emissario della Chiesa (Chiesa di Satana o Tempio di Set che sia) rappresentata dal Salvatore Parolisi che uccide la sua compagna (come la Maria Maddalena “espulsa” e additata come prostituta dal credo cattolico). Si conferma così il carattere solare dell’omicidio rituale che attraverso l’utilizzo della volontà magica (lo Zolfo ermetico) dissangua e uccide il Femminino, in vista di una sua resurrezione tra i suoi elementi “naturali”.
I funerali di Melania sono stati infatti officiati presso la Chiesa di Santa Maria del Pozzo, che sorge sulle strutture della Chiesa inferiore fatta costruire dal re Roberto d’Angiò nel 1333 e dedicata alla Nostra Signora.
Omicidio premeditato
Infine, è da notare che il corpo è stato ritrovato il 20 aprile, anniversario della nascita di Adolf Hitler. Sul cadavere della donna sono stati incisi post mortem vari simboli che ricordano croci uncinate e svastiche. Ricorrendo invece all’interpretazione di Enrico Cornelio Agrippa, contenuta nel suo Libro del Comando, i segni sul corpo della vittima sembrerebbero delle “intersecazioni” atte all’evocazione di “spiriti benigni” all’interno di una pratica di alta magia cerimoniale, che, stando all’ipotesi dell’omicidio rituale, non potrebbe essere stato compiuto in un parco, ma in un luogo asettico. Se abbracciamo questa teoria, torna l’ipotesi che a rapire Melania sia stato un uomo di mezz’età (che forse la vittima conosceva) insieme ad altre due donne. Costoro potrebbero aver condotto Melania in un luogo chiuso per officiare un rituale con il suo consenso o a sua insaputa, degenerato poi nella sua uccisione. Una volta “sacrificata”, il suo corpo può essere stato spostato a Colle San Giacomo. In ogni caso il 18/04, 1+8+4=22, nei tarocchi il Matto, indica la rottura drammatica di una relazione sentimentale ma anche che il colpevole (ovvero il Matto) è depositario di segreti “spirituali” ma è assolutamente “lucido” nei suoi propositi. Solo in apparenza sembra folle, perché ha compiuto un cammino iniziatico (o meglio, contro-iniziatico) che lo rende incomprensibile ai profani. In questo senso il delitto acquisisce un’ulteriore conferma della sua premeditazione rituale, accantonando la pista passionale.
Al di là della gelosia, della passione e dei tradimenti che caratterizzano questa storia, l’uccisione di Melania – sia essa avvenuta nel Parco oppure in un luogo chiuso – ha un’evidente matrice cerimoniale: la donna ha pagato letteralmente con il sangue un tentato tradimento, ovvero la volontà di rendere pubblico un segreto che forse non riguardava tanto il marito, quanto ciò che avveniva all’interno della caserma di Ascoli dove Parolisi, come un sommo sacerdote, addestrava secondo un rituale di contro iniziazione giovani reclute, pronte – chissà – un giorno a divenire sacerdotesse di un culto legato alla Massoneria deviata, al progetto Monarch, forse agli Illuminati o al Tempio di Set.

Ma il segreto su ciò che avveniva veramente tra quelle mura è morto per sempre con Melania.
(di Enrica Perucchietti da ildemocratico.com)






 

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