lunedì 1 aprile 2013

Giorgio Napolitano, un uomo accecato dal potere



La cosa più strana, fra le tante cui abbiamo assistito negli ultimi anni, è l’esaltazione che viene da tutte le parti verso il Presidente della Repubblica. Gli osanna si levano verso qualsiasi cosa dica e faccia in maniera così servile e untuosa da umiliare i poveri italiani, costretti ad essere rappresentati da politici e giornalisti cortigiani della Corte più miseranda che esista. Ebbene, la realtà dice che Giorgio Napolitano, pervaso, come ogni uomo che detiene il potere, dalla sfrenata voglia di aumentarlo, a un certo punto ha abbandonato con un sonoro calcio le vesti di garante della Costituzione e ha cominciato a comportarsi da dittatore.

  Con un colpo di stato ha messo da parte il governo in carica e ancora non sfiduciato dal Parlamento, chiamando il suo uomo di fiducia per dare il colpo di grazia a uno Stato sovrano che non si decide a morire, malgrado i frenetici sforzi di Bruxelles e di Francoforte per ammazzarlo. Chiama Mario Monti e contemporaneamente, con un altro calcio alla Costituzione che indica come meritevoli di tale nomina uomini che abbiano illustrato l’Italia per le loro opere, lo nomina senatore a vita. Tanto Mario Monti ha illustrato l’Italia con le sue opere che quando arriva è un perfetto sconosciuto per gli italiani. È però ben noto in Europa in quanto è stato costretto a dimettersi con la Commissione europea guidata da Santer prima della scadenza “per nepotismi, abusi e buchi di bilancio”, come recita la Gazzetta ufficiale europea. Comunque, in base a questa nomina, gli italiani gli pagheranno il suo ricco stipendio fino alla morte.

  Del governo di Mario Monti e delle malefatte dei ministri suoi amici, sarà sufficiente ricordare l’incapacità del ministro Fornero a calcolare il numero degli esodati e i miserevoli risultati della riforma delle pensioni. Giorgio Napolitano, però, che parla ogni giorno con retoriche parole piene di finta saggezza, tace e non sussurra nemmeno in un orecchio al suo protetto che un ministro che sbaglia va dimissionato. Dopo di che: elezioni, capricci del super Mario che continua a governare, ad essere senatore a vita e che contemporaneamente forma una sua lista per presentarsi alle elezioni. Il saggissimo Napolitano non è contento ma continua a sopportare e, come niente fosse, una volta trombato alle elezioni, il governo Monti continua a governare i poveri cittadini italiani allibiti, con la clausola - dice Napolitano - del disbrigo delle pratiche correnti.

  Le pratiche correnti? Come no? La decisione di rimandare in India i due Marò, “con il consenso di tutti i ministri” precisa con orgoglio Mario Monti, è una pratica talmente corrente che non è valsa neppure la pena di discuterla in Parlamento. Ma oltre al consenso di tutti i ministri c’è stato il consenso del Presidente della Repubblica, capo supremo della Magistratura e delle Forze armate e che non può non esserne stato informato. Del resto, se per caso questa decisione fosse stata presa senza avvertirlo, avrebbe dovuto sfiduciare il governo, cosa che non soltanto non ha fatto, ma non ha neanche preteso le dimissioni del ministro della Difesa in lacrime (come tutti i supremi ipocriti hanno la lacrima facile mentre ammazzano la gente i ministri del governo Monti: chi non ricorda quelle della Fornero mentre ammazzava i pensionati?)

E veniamo agli ultimi contorcimenti di Napolitano per imporre la sua volontà fino alla scadenza del mandato ed oltre, come ha ripetuto innumerevoli volte. Anche in questo osannato per il suo senso di responsabilità verso lo Stato e non, come sarebbe stato naturale per un qualsiasi politico, condannato per il suo attaccamento alla poltrona. È passato un mese e mezzo dai risultati delle elezioni. I “numeri” sono oggi esattamente gli stessi del giorno 22 febbraio. Ma Napolitano ha preso tempo, giorno dopo giorno, fingendo di attendere i risultati di Bersani e senza ascoltare la voce di Grillo che suggeriva di far cominciare a lavorare il Parlamento. Povero Grillo! Ci vuol ben altro che la ragionevolezza per far deviare la volontà di potere di un vecchio seguace di Togliatti. Voleva a tutti i costi essere lui a portare finalmente la povera Italia a dimostrarsi umile ed obbediente serva dell’Europa, essere lui a tenere ancora in piedi il governo Monti, essere lui, infine, con ultimo calcio alla Costituzione, in cui ovviamente non c’è traccia di tali istituzioni, a preordinare con Commissioni da lui nominate, il lavoro del Parlamento e del nuovo Presidente della Repubblica. Perché tutti l’applaudono? Questo non lo so.
(Fonte)
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