venerdì 22 novembre 2013

VELENI TOSSICI: LA GUARDIA DI FINANZA SAPEVA MA COPRÌ LA CAMORRA



CASERTA – Il trasferimento non passa mai di moda a quanto pare. Ancor prima dei due 007 del Corpo Forestale dello Stato, anche un sottufficiale della Finanza si occupò dei barili tossici. Il suo superiore gli disse: “non te ne occuperai più” e l’ufficiale fu trasferito. Correva l’anno 2002.barili tossici La storia di Giuseppe Carione, sottufficiale della Guardia di Finanza oggi in pensione, comincia nelle campagne di Aversa e Lusciano e termina con un atto depositato davanti al Gip di Caserta. Il maresciallo capo, vide dei tir che sversavano dei barili nelle campagne di Lusciano e Aversa. Cominciò ad occuparsene cercando di fermarli ma i suoi superiori decisero di estrometterlo. Successivamente il maresciallo capo venne anche trasferito e non ebbe più modo di occuparsi del caso.

La segnalazione partì dal boss Gaetano Vassallo che frequentava spesso la caserma dell’ex maresciallo. Un bel giorno, decise di fare una soffiata. Si recò nell’ufficio di Carione e lo intimò a fare dei sopralluoghi e degli accertamenti presso le campagne dove sarebbero stati interrati bidoni di materiale nocivo e altamente tossico proveniente da aziende riconducibili al clan dei casalesi. Gaetano Vassallo era soprannominato “Ministro dei Rifiuti” di Bidognetti. Proprio lui disse all’ex maresciallo che sarebbe stato opportuno fare delle indagini su quelle ditte. Il boss intendeva chiaramente eliminare “la concorrenza” in quanto, quelle ditte erano la RFG di Trentola Ducenta e la Siser di Villa Literno gestite dai “Fratelli Roma”. Su quella storia, l’anno successivo si sarebbe aperta una delle più grandi inchieste di ecomafia soprannominata “Terra Madre“.
Dopo la dichiarazione del boss, abbastanza inquietante, il maresciallo Carione decise di accompagnare Vassallo nell’ufficio della Guardia di Finanza di quella zona competente: ad Aversa. Li Vassallo rilasciò le stesse dichiarazioni e la GDF di Aversa insieme al nucleo comandato da Carione decisero di verificare la veridicità di queste affermazioni. Così Carione in persona, la sera stessa, si recò in quelle terre e riuscì a vedere con i suoi occhi quei tir che stavano interrando barili ricchi di alcuni fanghi di colore grigio scuro.
Carione decise a quel punto di seguire i tir mediante la sua auto privata e accertò che i tir lavoravano per l’azienda dei “fratelli Roma”. A quel punto disse all’ufficiale di Aversa che era il momento di intervenire, ma l’ufficiale “ordinò a tutti i sottufficiali di fare rientro in caserma rinviando ogni intervento al giorno successivo”. L’indomani non ci fu nessun intervento e Carione fu estromesso da qualsiasi intervento della GDF. Inoltre Carione stesso afferma che, del caso non fu informata nemmeno l’autorità Giudiziaria. Un’accusa grave, gravissima. Un’accusa che vede coinvolti apparati dello stato nel traffico illecito di rifiuti. La storia si sarebbe scoperta solo due anni dopo, nel 2004 quando, Raffaele Roma, il proprietario della Siser di Villa Literno, Raffaele Roma, ha deciso di parlare.
(Fonte)
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