mercoledì 23 novembre 2011

Teramo, nuovo attacco al giudice Tommolini Sit-in dei magistrati sotto la casa del gip

Dopo l'attentato incendiario, due uomini scavalcano la recinzione di casa. sotto accusa la mancata protezione. I magistrati del tribunale accorrono per darle solidarietà. Lei dice: "Sono scossa".
TERAMO. Nuovo attacco al gip Marina Tommolini. In mattinata il comitato per l'ordine e la sicurezza decide che il giudice dell'attentato incendiario deve essere protetto, ma in serata due persone tornano a scavalcare il cancello dell'abitazione del magistrato. Nonostante l'annuncio di qualche ora prima, alle 19 davanti alla casa non c'era nessuna pattuglia di carabinieri o della polizia. Chi è tornato per spaventare ha agito indisturbato. E per questo in serata in via Colombo sono arrivati i colleghi del gip Marina Tommolini: con il presidente del tribunale di Teramo Giovanni Spinosa, tanti giudici tra cui i magistrati di corte d'Appello Armanda Servino e Aldo Manfredi, Giovanni Cirillo, Domenico Canosa. Con loro il primo cittadino di Martinsicuro Abramo Di Salvatore e il maresciallo Spartaco De Cicco, il carabiniere a cui sabato notte hanno dato fuoco alla macchina dopo aver fatto la stessa cosa con quella del giudice. Una silenziosa protesta per una denuncia forte: magistrati in strada per proteggere una collega.

IL GIUDICE. «I miei vicini mi hanno raccontato di aver visto due persone scavalcare il cancello ed entrare nel cortile», racconta in serata il giudice scesa in strada, «sono scossa. E' davvero un episodio inquietante». Chi erano i due uomini che hanno scavalcato il cancello? Che cosa volevano? In mattinata Marina Tommolini era a Palazzo di giustizia. Come sempre. «Sono al mio posto», aveva detto, «non ho preso nè ferie nè malattia. Continuo a fare il mio lavoro». E il suo lavoro ormai da tre giorni è ai raggi X degli investigatori, che nelle migliaia di fascicoli e sentenze che portano la sua firma cercano il bandolo giusto delle indagini. Indagini che premono sull'acceleratore per dare un nome a chi ha cosparso di benzina le due auto.

Il giudice sarà protetto: così aveva disposto in mattinata il comitato per la sicurezza, presideduto dal prefetto Eugenio Soldà, annunciando da subito una tutela negli spostamenti e una vigilanza fissa dell'abitazione del magistrato, a Martinsicuro. I residenti di via Colombo, la strada in cui si trova l'abitazione del gip, hanno raccontato che un mese fa hanno notato un giovane scavalcare il recinto e girare intorno all'Audi A6 del giudice. Qualcuno ricorda anche che lo ha visto armeggiare con un telefonino: forse per scattare foto o girare filmati all'auto. Sicuramente un sopralluogo prima dell'attentato. Gli investigatori non si sbilanciano, ma è evidente che la pista di un attentato studiato da tempo prende sempre più corpo nelle testimonianze raccolte. All'epoca qualcuno aveva segnalato la presenza sospetta di quel giovane, ma evidentemente nessuno poteva immaginare il rogo che sarebbe scoppiato qualche settimana dopo.


Chi ha agito ha preordinato ogni gesto, ogni movimento. Professionisti che hanno agito in simultanea in via Colombo e in via Brescia, dove si trovava la macchina del maresciallo. E chi ha acceso i roghi ha evitato accuratamente di lasciare tracce di inneschi nelle due strade poco distanti l'una dall'altra: molto probabilmente proprio per evitare che si potesse risalire a qualcuno. E non solo. Chi ha agito sapeva che il cancello grande del cortile di via Colombo era stato dotato di un allarme. Solo il cancelletto pedonale ne era privo. Chi ha agito sapeva anche che per passare da via Colombo a via Brescia si può usare un piccolo spazio verde che si trova dietro la palazzina in cui abita il magistrato: pochi secondi per incendiare entrambe le auto.


INDAGINI E COMITATO. La pista privilegiata resta quella legata a qualche indagine particolare (Quello che la Stampa e la Tv non dicono sul delitto di Carmela “Melania” Rea
), qualche inchiesta recente o vecchia che porta la firma del magistrato (che potrebbe aver firmato delle ordinanze di custodia) e del maresciallo. Forse anche qualcosa legato ad un traffico di droga, anche se i primi riscontri fatti in questa direzione non avrebbero dato i risultati sperati. Ma non si tralascia niente: nemmeno qualche recente sentenza di condanna del giudice che si è occupata di delitti, estorsione, spaccio. E all'esame degli investigatori ci sono i fotogrammi di immagini registrate dalle telecamere di alcuni negozi e di alcune abitazioni private di via Colombo e via Brescia. Ma è evidente che il doppio attentato di sabato, in un territorio come quello di Martinsicuro in cui ormai da mesi vengono incendiate le auto di amministratori e commercianti, deve far alzare il livello di guardia. (ha collaborato Sandro Di Stanislao)
(di Diana Pompetti -  http://ilcentro.gelocal.it 22 novembre 2011)
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1 commento:

  1. Salve ... mi sono sempre chiesto? Ma tutto questo potere di giudicare e condannare un essere umno ai giudici chi gli e' l'ha dato? Sono sicuro che per loro non esiste nessun ragionevole dubbio che esista Dio ... altrimenti se fossi in loro avrei il TERRORE nel pensare che nel giorno della mia MORTE dovro' andare difronte a lui dovendo spiegare tutti i PECCATI commessi per aver condannato miglia di persone INNOCENTI ... meno male che Dio non mi abbia dato anche questo peccato di PRESUNZIONE.

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