sabato 1 ottobre 2011

Il Paese e il Palazzo parlano due lingue diverse

Un milione e 200mila firme contro il Porcellum raccolte in tre mesi sono l’ennesimo segnale della distanza che separa Montecitorio dagli italiani. Evidentemente non è bastata la lezione referendaria di giugno né quella delle amministrative. Gli elettori vogliono contare e decidere, sono studi di continuare ad assistere. E gli unici ad averlo capito sembrano Napolitano e Prodi.

Un milione e duecentomila firme raccolte in tre mesi per dire no al porcellum, a questa legge elettorale di nominati e per ripristinare il Mattarellum, utilizzate per le elzioni del '94, '96 e del 2001. E, soprattutto, assestare un altro colpo al sordo mondo dei partiti. Firme raccolte d’estate e con banchetti organizzati non certo in modo scientifico. Un risultato straordinario figlio del tam tam e dell’intolleranza degli italiani.

Gli oppositori di questo referendum, su tutti i radicali, sostengono tra l’altro che il quesito ha alte probabilità di essere bocciato dalla Corte Costituzionale. Può essere vero, forse hanno ragione loro. Oggi, però il dato politico è un altro: a Montecitorio non sembrano avere più gli strumenti per decodificare quel che avviene fuori dal Palazzo. Non sembrano rendersi conto che il Paese viaggia in un’altra direzione, che appena ha la possibilità lo grida in maniera forte e inequivocabile. Lo ha fatto in occasione dei referendum di giugno e delle elezioni amministrative. Gli italiani non ne possono più di essere spettatori di uno spettacolo indecoroso che li sta portando sull’orlo del baratro. Bussano forte ogni qual volta viene concessa loro l’occasione di farlo. 

Un fiume che non può essere etichettato esclusivamente alla voce antipolitica se persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rilascia dichiarazioni inequivoche sull’attuale legge elettorale, affermando che si è rotto il rapporto di responsabilità tra elettori ed eletti. Il capo dello Stato non è stato il solo a parlare oggi. Lo ha fatto anche Romano Prodi, che ha parlato di trionfo. Non a caso il Professore si è riaffacciato alla vita politica italiana in concomitanza con la battaglia referendaria. E proprio nel momento in cui il Pd aveva negato il proprio contributo alla raccolta di firme. Il partito di Bersani ha successivamente modificato la linea (“raccogliamo le firme ma non mettiamo il cappello sull’iniziativa”), ma agli occhi degli italiani questi sono sofismi.

Agli occhi degli italiani la classe politica – su tutti Berlusconi, ovviamente – è un nemico asserragliato nel Palazzo. Il principio base della politica – il concetto di rappresentanza – sembra ormai irrimediabilmente perduto. Oggi, con il milione e passa di firme depositate per il referendum c’è stata l’ennesima dimostrazione. Il Palazzo e il Paese parlano due lingue diverse. Ed è bene che qualcuno, oltre a Napolitano e a Prodi, lo capisca. 
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento