Ridurre le tasse è un miraggio
La promessa di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu
sulla prima casa utilizzando di fatto i soldi del risparmio postale
degli italiani contenuti nella Cassa Depositi e Prestiti, è solo
l’ultima di una serie di miraggi elettorali che tendono a perdere
completamente di vista sia lo stato della congiuntura che soprattutto il
“vincolo esterno” per il paese, cioè gli impegni europei a rispettare
quel “risanamento” di matrice ideologica tedesca che finora ci ha
regalato qualcosa di molto simile ad una depressione economica.
Pressoché ozioso evidenziare le assurdità della proposta berlusconiana,
come l’uso improprio (cioè fuori statuto) della Cassa Depositi e
Prestiti, l’aumento immediato del debito pubblico che tale uso
determinerebbe, oppure il fatto che Berlusconi, grande tagliatore
immaginario di spesa pubblica, pensi ad aumentare le accise per
finanziare il rimborso Imu. Ma il punto vero è un altro: a giorni la Ue
comunicherà i dati aggiornati sul rapporto deficit-Pil, da cui emergerà
che il percorso di consolidamento fiscale è miseramente fallito in tutta
l’Eurozona, Francia inclusa. A quel punto saremo in uno snodo
fondamentale per il nostro futuro: solo negoziando un allungamento del
percorso verso il pareggio di bilancio sarà possibile evitare un
avvitamento che rischia di portarci al dissesto.
Con il sistema bancario ancora in credit crunch
a causa dell’esplosione di sofferenze su crediti causata dalla
profondità della crisi e dall’esigenza delle banche di ridurre il
rapporto tra impieghi e depositi, la recessione domestica si
autoalimenta, scavando sempre nuovi buchi di bilancio. A breve servirà
trovare fondi per finanziare la cassa integrazione in deroga, e non sarà
per nulla semplice. Anche ipotizzando di ottenere dalla Ue un
allungamento del percorso verso il pareggio di bilancio senza
condizionalità aggiuntive (cioè senza nuove manovre), il quadro
congiunturale resterà estremamente precario. L’ipotizzata “ripresa”
europea del secondo semestre di quest’anno, almeno per come ad oggi
emerge dai modelli econometrici, non sarà di entità tale da consentire
di produrre nuove risorse da destinare a significative riduzioni
d’imposta.
Questa dissonanza tra una realtà assai grama, e
comunque destinata ad evolvere in “meglio” solo con lentezza
esasperante, ed alcune impostazioni di campagna elettorale che altro non
sono che crudeli fiabe ad uso di una popolazione angosciata, è il segno
dei tempi sconvolti che viviamo. Tempi che lasceranno cicatrici
profonde.
(tratto da: phastidio)
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