F-35, troppi soldi e tanti guai
La campagna "Taglia le ali alle armi" contro i caccia F-35. Una scelta
costosa e inutile che bloccherà diversi miliardi di euro in più anni
mentre ai cittadini si chiedono sacrifici
Le notizie circolate anche sulla stampa italiana negli ultimi giorni su
ulteriori grossi problemi tecnici nello sviluppo dei cacciabombardieri
F-35 Joint Strike Fighter, confermano quanto
la campagna "Taglia le ali alle armi" promossa da Rete Italiana per il
Disarmo, Tavola della
Pace e Sbilanciamoci! vanno sostenendo da tempo. Il progetto aeronautico
militare più costoso
della storia è ormai fuori controllo sia per gli Stati Uniti che per gli
altri paesi partner -tra cui l'Italia- dimostrando la fragilità e
l'insensatezza di una continuazione nella partecipazione.
"Si tratta di soldi pubblici davvero sprecati -commenta Andrea Baranes portavoce della
campagna Sbilanciamoci!- con i quali si potrebbero invece realizzare investimenti molto più utili
per tutti i cittadini italiani in altre aree come il welfare, la sanità, l'istruzione, il lavoro. Per conto
nostro anche con costi più ridotti e minori problemi tecnici si tratterebbe di una spesa
inutile e sbagliata, per strumenti di attacco sovradimensionati alle esigenze del nostro Paese. Ma
sottolinearne i fallimenti è comunque utile per dimostrare ancora di più la necessità di un
cambio di rotta", conclude Baranes.
La campagna ha fin dall'inizio lavorato per fornire all'opinione
pubblica e alla politica una
informazione attenta e documentata, quella che gli apparati militari
hanno invece spesso
tralasciato di fare. Dalle inesistenti penali in caso di rinuncia (bugia
detta in Parlamento) ai costi più alti di quanto dichiarato
ufficialmente della Difesa, i documenti e gli studi di "Taglia le ali
alle armi" hanno permesso di far crescere in tutto il Paese una
posizione di contrasto ai caccia F-35.
In particolare nell'attuale situazione di crisi economica.
"E' grazie anche al nostro lavoro se un acquisto militare di tale
portata, che inizialmente si sarebbe dovuto controfirmare in pochi mesi
rendendolo irreversibile, ha invece subito anche in Italia un deciso
rallentamento. Ricordiamo che la Difesa ha abbassato nel 2012 le sue
pretese sul numero di velivoli e ottenuto attenzione presso politica ed
opinione pubblica", sottolinea Francesco Vignarca coordinatore della
Rete Italiana per il Disarmo.
"Per questo siamo contenti che diversi esponenti politici, in queste ore
ed unendosi alle rare voci già attive in passato, abbiano deciso di
sottolineare la problematicità della nostra partecipazione al programma
F-35" conclude Vignarca. Sicuramente si tratta di una modifica
importante della prospettiva che negli anni scorsi, a partire dalla
firma di partecipazione alla fase di Sviluppo apposta nel 2002
dall'attuale Ministro Di Paola, aveva visto invece per molto tempo un
sostegno compatto e acritico da parte della grande maggioranza delle
forze politiche.
I dati e gli sforzi della campagna "Taglia le ali alle armi" hanno invece modificato la percezione
dell'opinione pubblica: "E si può fare ancora di più -riprende Andrea Baranes- perché non è
obbligatorio fermarsi ad una riduzione nel numero di velivoli: il nostro obiettivo era e rimane la
completa cancellazione del programma per la parte italiana, anche se alcuni primi esemplari
sono già stati acquisiti.
Nella mobilitazione in corso ormai da oltre tre anni più di 77.000
cittadini, 670 associazioni e soprattutto oltre 80 Enti Locali (tra
Regioni, Province e Comuni) hanno deciso di sostenere la nostra
richiesta per una cancellazione del programma, in particolare grazie
allo sforzo sul territorio degli organismi aderenti alla Tavola della
Pace. Senza ricevere mai alcuna risposta dai Governi in carica nel
periodo di attività della campagna ed anzi dovendo continuamente
produrre dati, studi ed analisi per smentire la posizione ufficiale
continuamente ribadita dal nostro Ministero della Difesa sia sui costi
sia sullo stato di avanzamento del programma Joint Strike Fighter.
E' inoltre grave che la maggioranza che ha sostenuto fino a poche settimane fa il Governo Monti,
negli ultimi giorni di legislatura, abbia imposto un'inusuale accelerata alla approvazione della
legge Delega per la ristrutturazione delle FF.AA. voluta dal Ministro-Ammiraglio Di Paola.
Uno schema di riforma che, se poi applicato dal prossimo Governo, prevederà che i fondi
risparmiati dal taglio del personale e delle strutture rimangano all'interno della Difesa per esercizio
e investimento.
"Il risultato vero è che verranno stimolati gli acquisti di nuovi e
micidiali sistemi d'arma, tra cui proprio il caccia F-35 -commenta
Massimo Paolicelli presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti-
andando a ridisegnare nei fatti il nostro Modello di Difesa in senso
sempre più aggressivo e sempre più dipendente dalla Nato". "Taglia le
ali alle armi" chiede che il prossimo Governo arrivi a ribaltare questa
logica dando una decisa sforbiciata alle spese militari, iniziando come
detto dalla cancellazione della partecipazione italiana al programma
F-35 Joint Strike Fighter.
(Fonte)
"L'F-35 è il peggior aereo che abbiamo maicostruito"
Un
giudizio diretto e devastante. L'Italia potrebbe spendere circa 40
miliardi di euro fino al 2050 per acquistare un centinaio di caccia
definiti "il peggior aereo che abbiamo mai costruito" da
Pierre Sprey, considerato il 'padre' dello storico F-16 americano.
Presa Diretta affronta il tema
dell’acquisto degli F35, che sono sia caccia intercettori che
caccia bombardieri, prodotti negli Stati Uniti dalla Lockheed Martin.
Gli F35 sono aerei capaci di trasportare arme nucleari. E' il sistema
d’arma più costoso del mondo. L’Italia ha deciso di comprare 90
F35 nelle sue varie versioni. Spenderemo per questo acquisto 13
miliardi subito, la spesa salirà fino a 40 miliardi se calcoliamo
quelli che saranno i costi di esercizio e di manutenzione nel corso
dei prossimi anni. Il Canada, l’Olanda, L’Australia e la Turchia
hanno deciso di sospenderne l’acquisto perché gli F35 costano
troppo e sempre di più e hanno grandi problemi tecnici. [guarda il filmato]
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