Non ve lo dicono, ma i bambini in Spagna hanno sempre più fame
Non
solo Grecia: in Spagna crescono i bambini che possono contare su un
solo pasto al giorno. E i fabbri hanno iniziato a rifiutarsi di forzare
le case pignorate da chi non riesce più a pagare il mutuo. Cosa c'è,
esattamente a metà tra la Grecia e la Spagna? Il prossimo più grande
successo dell'euro: l'Italia.
In molti sono rimasti allibiti, in Italia, quando si è squarciata la
criminale cappa del silenzio che per mesi aveva avvolto la crisi greca,
portando alla luce le sofferenze di un intero Paese ridotto alla fame e
alla miseria dalla Troika. Quello stesso silenzio, oggi sta imbavagliando un altro Paese dell’Europa: la Spagna.
Forse perché troppo concentrati sulla campagna elettorale, o forse per
la necessità di non svelare, a ridosso delle elezioni, le atrocità delle
politiche economiche e sociali europee (benedette da una larga
maggioranza), i nostri media non si interessano affatto alla crisi
spagnola.
Uno degli ultimi allarmi, però, è stato lanciato dai quotidiani della Comunità Valenciana, che riportano i dati di una ricerca realizzata dalla “Casa della Carità”. Nel 2012, sono stati 11.600 i bambini che si sono nutriti facendo ricorso alla Caritas locale, e di questi circa la metà hanno tra i 4 e gli 11 anni.
Rispetto al 2011, la cifra è raddoppiata. Già nei mesi scorsi “Save the
Children” denunciava come nella penisola iberica fossero sempre di più
gli adolescenti che ogni giorno facevano un unico pasto, quello dato
loro nelle mense scolastiche. La Caritas spagnola conferma ora questi
dati, rivelando che, non a caso, il numero di bambini in cerca di cibo cresce sensibilmente nei fine settimana, quando cioè le scuole sono chiuse.
E questa realtà non riguarda purtroppo solo i più piccoli. Il numero delle madri che ricorrono all’assistenza della Caritas è aumentato del 44% nell’ultimo anno,
mentre la crisi occupazionale ha colpito soprattutto gli
ultraquarantenni, tra i quali la percentuale di indigenti è aumentata
del 10% nel 2012. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di senza
tetto o di clochard. Sono persone che hanno, almeno per il momento, una casa, e a volte anche un salario minimo. Semplicemente, non possono permettersi cibo e bevande,
e quindi ricorrono alle associazioni di volontariato. I giornali locali
descrivono lunghe file di bambini esultanti perché “vanno tutti insieme
a mangiare al ristorante”. Che però è la Caritas.
C’è poi un altro dato a dirci di come le condizioni di vita a
Valencia, la terza città del Paese per numero di abitanti, si stiano
deteriorando. Quelle stesse associazioni di volontariato che denunciano
un aumento del 12,5% di cittadini spagnoli che reclamano ogni giorno un
pasto gratuito, registrano al contempo un calo del 29% per quanto
riguarda l’affluenza dei rumeni, la comunità straniera più numerosa
nella regione. Si tratta, perlopiù, di immigrati che preferiscono far
ritorno nel Paese d’origine.
Da Valencia a Madrid, dove si fanno sempre più ricorrenti scene in
cui gruppi di cittadini aderenti alla campagna “Stop Desahucios” si
oppongono all’entrata delle forze dell’ordine nei condomini dove si
devono eseguire degli sfratti. Negli ultimi quattro anni sono state 350
mila le famiglie spagnole sfrattate, la stragrande maggioranza delle
quali a causa di mutui stipulati con delle banche coinvolte nella
speculazione immobiliare. Anche in questo caso, i dati dei tribunali
spagnoli, riportati dal WSJ,
parlano chiaro: se nel primo semestre del 2008 gli sfratti furono
19.930, nella prima metà del 2012 hanno superato quota 37 mila. Ormai si
prosegue al ritmo di 500 al giorno, anche grazie a delle leggi in
materia che alcuni giudici spagnoli ritengono “volte a salvaguardare
oltremisura gli interesse delle banche politicamente influenti”. Questo
esponenziale aumento delle procedure di sfratto è dovuto soprattutto
alle nuove disposizioni del governo di Mariano Rajoy. Il quale, per
ripagare i prestiti ricevuti dall’Europa, ha dato avvio ad un piano di
privatizzazione degli immobili che non sta risparmiando neppure le case
popolari.
La situazione sembra vicina al collasso. Il dato
più sconcertante è quello che fotografa un netto aumento di casi di
suicidio di persone che hanno ricevuto ingiunzioni di sfratto. Nel
dicembre scorso, inoltre, ha fatto scalpore la notizia di una donna
incinta che ha avuto un parto prematuro a causa dello shock provocato
dall’arrivo delle forze dell’ordine. A seguito di questi eventi, ad
alzare la voce è stato uno dei maggiori sindacati dei fabbri,
letteralmente subissati dalle richieste di forzare le serrature di
appartamenti ipotecati: tutti gli aderenti a tale organizzazione si
rifiuteranno, d’ora in poi, di partecipare alle operazioni di sfratto. E
anche i sindacati delle forze dell’ordine lamentano un eccessivo stress
degli agenti, a cui hanno deciso di offrire sostegno legale nel caso in
cui vogliano rifiutarsi di eseguire le ingiunzioni. Nuovi obiettori di
coscienza, insomma.
Trovatosi impreparato di fronte a queste resistenze crescenti, il
governo Rajoy ha varato alla fine del 2012 un decreto che prevede una
sospensione degli sfratti per un periodo di due anni; ma solo per
famiglie con persone handicappate o con introiti mensili inferiori a
1.600 euro. Gli attivisti di “PAH”, un’associazione che tutela i diritti
delle persone con ipoteche a carico, denuncia il fatto che il decreto
non ha congelato l’accumulazione dei debiti, per cui tra due anni
migliaia di persone si ritroveranno in una situazione insostenibile a
causa dei debiti accumulati. E lanciano anche un altro allarme: il
rischio, quantomai concreto, di un mercato nero dei fabbri, facili da
reclutare a causa del disperato bisogno di denaro tra la popolazione
spagnola.
E così, dopo la Grecia, anche la Spagna si avvia a diventare “la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro”, per utilizzare le parole pronunciate
nel settembre 2011 da Mario Monti. Una delle sue più celebri pillole di
saggezza che gli sono valse la nomina a senatore a vita e a presidente
del consiglio.
Noi, però, possiamo star tranquilli (nonostante qualche brivido francamente venga, a guardare cosa c'è a metà tra la Grecia e la Spagna, su una qualsiasi cartina del Mediterraneo). Perlomeno così dicono, ogni giorno, frotte di economisti e di politici. Frotte di frottole?
Noi, però, possiamo star tranquilli (nonostante qualche brivido francamente venga, a guardare cosa c'è a metà tra la Grecia e la Spagna, su una qualsiasi cartina del Mediterraneo). Perlomeno così dicono, ogni giorno, frotte di economisti e di politici. Frotte di frottole?
(Fonte)
.... e a noi in Italia quanto manca per arrivare a tale situazione?
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