La pubblicazione della
relazione annuale dei servizi segreti per il "fronte interno" (Aisi),
rivela uno spaccato del conflitto sociale nel nostro paese e delle
preoccupazioni degli apparati incaricati di prevenire e reprimere le
lotte e i movimenti. Ne viene fuori una radiografia interessante... e
preoccupante.
Leggere le dinamiche, i conflitti e i movimenti sociali attraverso le lenti dei servizi segreti è un punto di vista estremamente interessante (ed inquietante). Chi si occupa di repressione comprende bene il nesso tra le conseguenze della crisi e le lotte sociali in ogni settore della società. Ma teme fortemente la perdita di controllo degli organismi preposti (es: Cgil, Cisl, Uil) e i tentativi e i percorsi che puntano a unificare le lotte e a saldare soggettività politica con le istanze popolari.
Leggere le dinamiche, i conflitti e i movimenti sociali attraverso le lenti dei servizi segreti è un punto di vista estremamente interessante (ed inquietante). Chi si occupa di repressione comprende bene il nesso tra le conseguenze della crisi e le lotte sociali in ogni settore della società. Ma teme fortemente la perdita di controllo degli organismi preposti (es: Cgil, Cisl, Uil) e i tentativi e i percorsi che puntano a unificare le lotte e a saldare soggettività politica con le istanze popolari.
Ecco qui di seguito la parte della relazione dei servizi segreti (Aisi) sui movimenti e i conflitti sociali nel nostro paese. I capitoli sono stati inseriti dalla redazione per facilitare la lettura:
“In parallelo, il fabbisogno informativo in
direzione della minaccia eversiva e dell’attivismo antagonista radicale
di diverso segno non ha mancato di includere, oltre ai circuiti d’area e
agli ambienti dell’estremismo marxista-leninista ed
anarco-insurrezionalista, la stessa evoluzione delle dinamiche
conflittuali, specie nel mondo del lavoro” (….)
(...) “Nel clima di allarme sociale legato alla
difficile congiuntura economica, lo scenario interno, all’attenzione
informativa dell’AISI, non ha evidenziato nel corso del 2012 i profili
di un conflitto strutturato, virulento e generalizzato.
Non sono mancate, tuttavia, proteste spontanee a
carattere territoriale e/o settoriale, espressione del disagio di alcune
categorie, tra le quali particolare spessore ha assunto, nei primi mesi
dell’anno, la mobilitazione degli autotrasportatori innescata in
Sicilia da gruppi portatori degli interessi della piccola proprietà
agricola e produttiva. La protesta, estesasi rapidamente in gran parte
del territorio nazionale, ha determinato pesanti conseguenze sui
collegamenti e sulla distribuzione di beni e servizi, suscitando
l’interesse sia di formazioni della destra estrema sia dell’antagonismo
di sinistra fautore della pratica dei blocchi ad oltranza in “luoghi
strategici”, ritenuta pagante sul piano della visibilità".
Le proteste contro Equitalia
Le proteste contro Equitalia
"Un rilievo emblematico ha inoltre rivestito la campagna contro
le attività di riscossione di Equitalia che ha fatto registrare un
significativo innalzamento nei toni e nel livello della contestazione,
con il ripetersi di azioni di stampo intimidatorio ed iniziative
dimostrative nei confronti di sedi e rappresentanti della società di
riscossione, assurta a simbolo della crisi economica e delle
politiche governative ritenute “vessatorie” in tema fiscale. Gli
episodi, maturati negli ambienti più diversificati, sostanziano una
forma di protesta di particolare radicalità che accomuna trasversalmente
diverse espressioni del dissenso antagonista, formazioni eversive e
gruppi clandestini, ma anche soggetti non ideologizzati spinti da
motivazioni personali".
Le lotte dei lavoratori e il rischio che i sindacati concertativi non siano più in grado di controllare i conflitti
Le lotte dei lavoratori e il rischio che i sindacati concertativi non siano più in grado di controllare i conflitti
"Sul versante occupazionale, pur a fronte di contenziosi e
vertenze in rilevanti poli industriali, il massiccio ricorso agli
ammortizzatori sociali ha contribuito, in linea generale, a contenere le
tensioni anche in quei contesti nei quali la crisi si è manifestata con
maggiore intensità come, ad esempio, nella piccola e media
imprenditoria. Nella seconda parte dell’anno, tuttavia, le proteste e le
preoccupazioni per una possibile perdita del posto di lavoro hanno
assunto toni di crescente determinazione, con il ricorso a forme
eclatanti di lotta, a livello individuale o collettivo, nell’intento di
ottenere massima visibilità mediatica per raggiungere in tempi brevi e
senza intermediazioni i risultati auspicati. Analoghi timori
sono andati inoltre estendendosi, come conseguenza della notevole eco
suscitata dalle misure in materia di contenimento della spesa, al
settore dei dipendenti pubblici. In assenza di segnali di un’inversione
del ciclo congiunturale, l’incremento delle difficoltà occupazionali e
delle situazioni di crisi aziendale potrebbe minare progressivamente la
fiducia dei lavoratori nelle rappresentanze sindacali, alimentare la
spontaneità rivendicativa ed innalzare la tensione sociale, offrendo
nuove opportunità di inserimento ai gruppi dell’antagonismo, già
territorialmente organizzati per intercettare il dissenso e incanalarlo
verso ambiti di elevata conflittualità.
Nel quadro descritto, ad avviso dell’Agenzia interna, si
prospetta il rischio di un’intensificazione delle contestazioni nei
confronti di esponenti del Governo e personalità di rilievo
istituzionale, nonché rappresentanti di partiti politici e sindacati
considerati non sufficientemente impegnati nella difesa dei bisogni
emergenti".Il pericolo proveniente dalla unificazione delle lotte e dei movimenti. No Debito e beni comuni come terreni unificanti
"Le ripercussioni della crisi finanziaria e le trasformazioni che
stanno interessando, in particolare, il mondo del lavoro e il contesto
sociale hanno continuato a catalizzare l’attenzione del fronte
antagonista. Nel tentativo di superare divergenze e frammentazioni che
ancora penalizzano l’attività del movimento, le varie componenti hanno
manifestato una rinnovata disponibilità al confronto, individuando una
convergente linea d’intervento nell’opposizione alla manovra di
risanamento intrapresa dall’Esecutivo.
Pur sulla base di differenti impostazioni ideologiche e strategie
d’intervento, si è rilevata la comune determinazione ad avviare
percorsi generali di lotta, focalizzati sui principi cardine del rifiuto
del debito e della difesa dei beni comuni, ritenuti in grado
di intercettare ad ampio raggio il consenso popolare. In prospettiva
persiste, comunque, il rischio che un eventuale aggravamento dello
scenario congiunturale, elevando i sentimenti di allarme nella
popolazione, possa costituire fattore di aggregazione e generalizzazione
del dissenso, favorendo l’azione delle frange antagoniste che mirano
alla radicalizzazione dell’offensiva sociale".La Val di Susa e le lotte contro la Tav
"Dinamiche violente hanno continuato a caratterizzare la
mobilitazione contro l’Alta Velocità in Val di Susa, assurta negli
ambienti antagonisti a modello esemplare di lotta per metodologia ed
efficacia. La protesta, già connotata in chiave ambientalista e
antigovernativa, ha assunto infatti anche una specifica valenza
nell’ottica antirepressiva, a seguito dei numerosi arresti di attivisti
NO TAV. Nel corso dell’anno si sono susseguite fasi di particolare
dinamismo, con il moltiplicarsi degli episodi di conflittualità,
sfociati anche in gravi scontri con le Forze dell’ordine, valsi a
ribadire come l’opposizione al progetto costituisca un focolaio di
tensione nel contesto nazionale. Un ruolo trainante rivestono
le frange anarco-insurrezionaliste, principali protagoniste delle azioni
radicali nella Valle, determinate ad alimentare la protesta contro la
TAV superandone i limiti localistici per diffondere il “conflitto” nei
territori. Ulteriori fermenti di lotta si registrano contro la linea
Verona-Brennero, in Trentino Alto Adige, e la tratta Genova-Milano,
nell’ambito del progetto denominato Terzo Valico per la linea Genova-Rotterdam.
Ciò a testimonianza di una contaminazione dello schema contestativo
anche in relazione ad altri interventi infrastrutturali che interessano
il Paese.Si è confermato il ricorso ad azioni continue ma di “bassa
intensità”, secondo una prassi (cd. strategia di logoramento) ritenuta
cautelativa per gli antagonisti ma fortemente onerosa per l’azione di
contrasto".
Le manifestazioni studentesche
"Anche la protesta studentesca ha fatto registrare momenti di particolare tensione, con disordini e scontri nel corso di manifestazioni di piazza, specie in occasione della ripresa autunnale. Il movimento è parso impegnato ad ampio raggio, sia in relazione alle problematiche di specifico interesse del settore, come il rincaro delle tasse universitarie e i tagli all’istruzione, sia sui temi – strettamente connessi alla crisi economica – del disagio giovanile e della mancanza di prospettive occupazionali. In tale contesto, si sono riproposte, a sviluppo di un trend che appare destinato a consolidarsi, le sinergie tra gli ambienti studenteschi, i lavoratori e le fasce del disagio sociale, con l’obiettivo di ampliare la visibilità ed il portato rivendicativo delle mobilitazioni".
"Anche la protesta studentesca ha fatto registrare momenti di particolare tensione, con disordini e scontri nel corso di manifestazioni di piazza, specie in occasione della ripresa autunnale. Il movimento è parso impegnato ad ampio raggio, sia in relazione alle problematiche di specifico interesse del settore, come il rincaro delle tasse universitarie e i tagli all’istruzione, sia sui temi – strettamente connessi alla crisi economica – del disagio giovanile e della mancanza di prospettive occupazionali. In tale contesto, si sono riproposte, a sviluppo di un trend che appare destinato a consolidarsi, le sinergie tra gli ambienti studenteschi, i lavoratori e le fasce del disagio sociale, con l’obiettivo di ampliare la visibilità ed il portato rivendicativo delle mobilitazioni".
I movimenti contro le basi militari e le discariche. Il rischio di saldatura con i "comitati popolari"
"Dopo una fase di relativa stasi operativa, si sono evidenziati segnali di rilancio della campagna antimperialista/antimilitarista, anch’essa in grado di favorire convergenze in chiave antisistema tra le componenti antagoniste nonché di saldare la protesta con quella dei vari “comitati popolari” impegnati, in una prospettiva prettamente ambientalista e localista, a contestare la presenza di installazioni militari nei territori.
"Dopo una fase di relativa stasi operativa, si sono evidenziati segnali di rilancio della campagna antimperialista/antimilitarista, anch’essa in grado di favorire convergenze in chiave antisistema tra le componenti antagoniste nonché di saldare la protesta con quella dei vari “comitati popolari” impegnati, in una prospettiva prettamente ambientalista e localista, a contestare la presenza di installazioni militari nei territori.
Un progressivo incremento dei toni e del livello contestativo ha
caratterizzato la protesta dei comitati “antidiscarica”nel Lazio,
determinati a contrastare la prevista apertura di nuovi siti di
smaltimento. La mobilitazione è rimasta sostanziale appannaggio della
popolazione locale. In prospettiva, tuttavia, potrebbero intensificarsi i
tentativi di strumentalizzazione da parte dell’estremismo antagonista
che, sostenendo ad ampio raggio le rivendicazioni dei comitati, mira a
conferire anche alla questione dei rifiuti un rilievo politico generale,
sulla falsariga di quanto prospettato per la mobilitazione contro
l’Alta Velocità” (….)
(Fonte) (Testo integrale)
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