ATTENTI A SANTACROCE! SULLE NOMINE IN CASSAZIONE SI DECIDE IL FUTURO DI SILVIO (E DI GOVERNO-QUIRINALE?)
Giorgio
Santacroce, presidente della Corte d’Appello di Roma e amico di
Previti, in lizza per il Palazzaccio - Silvio ha detto “meno male che ci
sono gli integerrimi giudici della Cassazione che mi hanno sempre
assolto” – L’attacco ad Ingroia…
NAPOLITANO MANCINO E GIORGIO SANTACROCE
Venerdì appena passato è corso un brivido al Csm nel leggere
l'intervista a Repubblica di Berlusconi. Laddove parla della Suprema
corte e dice: «Alla fine ci sono gli integerrimi giudici della
Cassazione che mi hanno sempre assolto. Un giudice a Berlino l'ho sempre
trovato». All'improvviso, sulla nomina del primo presidente della Corte
che il Csm deve fare entro i primi giorni di maggio, s'è acceso un
potente riflettore.
C'è chi si è chiesto se le parole di Berlusconi, che deve fare i
conti con l'esito di ben tre processi, fossero un caso o un segnale ben
preciso visto che, neanche a farlo apposta, la prossima settimana sarà
decisiva per il primo voto. È vero che avviene in commissione e poi ci
sarà il plenum, ma quel passaggio conta molto e lì ecco che spunta, come
probabile vincitore, giusto un magistrato che nel suo passato conta una
frequentazione, documentata nei processi Sme e Imi-Sir, con Cesare
Previti.
È
Giorgio Santacroce, attuale presidente della Corte d'appello di Roma,
sponsorizzato da Unicost, da Magistratura indipendente, dai laici del
centrodestra. Lui, un penalista, batterebbe due civilisti, Gabriella
Luccioli, nota per la sentenza Englaro, che avrebbe potuto essere la
prima donna per una poltrona che conta quanto un ministero, e Luigi
Rovelli, esperto di diritto commerciale, in buoni rapporti con il
cardinal Bagnasco. Ernesto Lupo lascia il 13 maggio.
Per quella data il nuovo presidente va nominato. Non c'è molto tempo.
E dopo le parole di Berlusconi una corsa già complicata è diventata
tutta in salita. Perché è ovvio che la dote di un primo presidente
dev'essere l'adamantina trasparenza nella vita e nella carriera. In
quella di Santacroce si staglia l'ombra di Previti. Per carità, come
vedremo dalle carte, nessun addebito, solo quello che Santacroce stesso,
nell'aula del processo Sme, ha ammesso il 18 marzo del 2001, quando a
interrogarlo, alle 15 e 15, fu il pm Ilda Boccassini. «Lei conosce
Previti?» chiede.
Lui risponde: «Sì». E precisa: «L'ho visto pochissime volte, è un
avvocato e l'ho conosciuto in questa veste, ma non ho mai avuto cause in
comune». Bisogna ricordarli quei processi Sme e Imi-Sir. Scaturiti
dalle rivelazioni di Stefania Ariosto, l'ex fidanzata di Vittorio Dotti,
che rivelò la rete delle assidue frequentazioni tra l'allora braccio
destro di Berlusconi, nonché ex ministro della Difesa, e i magistrati
del Porto delle nebbie. Squillante, Verde, Sammarco, Izzo, Vinci,
Napolitano, Priore, Marvasi.
Il famoso gruppo che a spese di Previti nell'88 andò a Washington per
la kermesse della Niaf. In udienza Santacroce precisa. «A Gherardo
Colombo (l'altro pm del processo, ndr.) ho detto che non ricordo
esattamente quando ho conosciuto Previti. Io avevo un complesso
musicale, ho sempre pensato di averlo conosciuto in una di quelle
occasioni con la moglie». Poi, con voce sottile: «L'ho visto tre o
quattro volte in tutta la mia vita». Chiede Boccassini: «È stato a casa
di Previti?». Risposta: «Ho preso parte a una cena nello studio di via
Cicerone». Lei incalza: «C'erano altri?».
Lui, vago: «Credo di sì, uno o due, ma non ricordo chi erano». Il
resto della deposizione riguarda il suo rapporto con la Niaf. Conosce
«da ragazzo» il vice presidente Franco Nicotra, che invita le toghe
segnalate da Previti e per cui lui paga viaggio e soggiorno. Santacroce
no, è a spese di Niaf. Va in Usa dall'83 per conferenze sul terrorismo.
«Le spese di viaggio erano addebitate a lei o erano fifty fifty?» chiede
Boccassini. Lui: «Non potevo certo andare a spese mie per fare una
conferenza».
Certo non si può ridurre a questo il ritratto di Santacroce, l'alto
magistrato che ha fatto pulizia nella sezione fallimentare di Roma e che
il 26 gennaio, aprendo l'anno giudiziario, ha tuonato contro «i
magistrati che si propongono di redimere il mondo, quelli convinti che
la spada della giustizia sia sempre senza fodero, pronta a colpire o a
raddrizzare le schiene ».
Sono i giorni di Ingroia candidato e Santacroce dice: «Questi
magistrati parlano molto di sé anche fuori delle aule giudiziarie, senza
rendersi conto che per dimostrare quell'imparzialità che è la nostra
sola divisa, non bastano frasi a effetto». Neppure andare a casa di
Previti, la cui storia giudiziaria tutti conosciamo, è un buon viatico
per sedersi sulla poltrona del magistrato più alto in grado d'Italia. Su
questo, con preoccupazione, s'interrogano in queste ore al Csm.
(15 aprile 2013 - Fonte)
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