Ce lo dice lo spread: per ora, i padroni dell’universo non
stringeranno il cappio. Hanno un piano, diverso da quello di Draghi:
permettere al governo Napolitano-Letta di “resistere” fino all’autunno,
cioè alle elezioni tedesche. Nel frattempo, Enrico “Ponzio Pilato” Letta
lavorerà sull’unico punto che trova il pieno accordo di tutto il
Palazzo: varare una legge elettorale il più in fretta possibile, che sia
peggiore del Porcellum. Obiettivo: impedire a chiunque di insidiare il
potere. Tagliando fuori Grillo e, intanto, logorandolo, ovvero
«aiutandolo nel compito non difficile in cui è già impegnato: logorare
se stesso». Giulietto Chiesa è netto: se l’unica risposta alla crisi
è a Bruxelles, Grillo deve “prendere l’aereo” e correre in cerca di
alleati, «che ci sono», anziché «limitarsi a controllare i conti del
Palazzo», mentre il sistema-Italia sta per saltare in aria e “nonno
Napolitano” «resta, armi in pugno, a difendere Maastricht e Lisbona, per
portare l’Italia in Grecia (a nuoto)».
«Quando il nipote di Gianni Letta si insediò a Palazzo Chigi fece due
lapsus veramente significativi», ricorda Chiesa nel video-editoriale di
“Megachip” del
2 maggio: «Riferendosi a Napolitano, per ben due volte, lo chiamò
“presidente del Consiglio”». Cosa ci voleva dire? La verità: «Questo
governo è suo, io non c’entro granché». “Ponzio” Letta se ne lava le
mani, prenotando un posto nella storia – ingloriosa – dei governi
balneari. Scenario inevitabile: il suo è un esecutivo «destinato al
cerchiobottismo permanente», condannato a tentare di tenere insieme «un
Partito Democratico “zombie” e un Berlusconi molto arzillo», e nello stesso tempo «un Berlusconi che non piace all’Europa e un’Italia a cui non piace quest’Europa».
Io non c’entro, dice Ponzio Pilato: sarà compito di “zio Gianni” e del
presidente della Repubblica. Allineati su un unico obiettivo: blindare
l’establishment, in attesa di capire se a settembre i tedeschi
confermeranno il rigore della Merkel o apriranno una breccia nell’Europa della catastrofe sociale.
Intanto, l’Italia sta affondando: per il 2013 si prevede un forte
calo del Pil, almeno dell’1,5% secondo l’Ocse, in aggiunta al 2,2%
precedente. La famosa ripresa? Debolissima: appena uno 0,5%, a partire
dal 2014. «Ma sappiamo quanto valgono queste previsioni: più o meno come
quella dei Maya, che ci voleva tutti estinti nel dicembre dell’anno
scorso». Al “guinzaglio” di Bruxelles, con le limitazioni di bilancio
imposte dal Fiscal Compact che aggrava l’impotenza finanziaria creata
dall’Eurozona, Pd e Pdl useranno questa breve finestra solo per
rinforzare la casta con una legge elettorale che metta l’establishment
al riparo: gli italiani devono restare lontanissimi dalle segrete
stanze. Ma persino su questo, aggiunge Giulietto Chiesa, l’opposizione
parlamentare formata da Grillo e Vendola resta in silenzio: se
proponesse un ritorno secco al proporzionale, riuscirebbe almeno a
scompaginare lo scenario.
«Siamo tutti in un limbo pericoloso: più questo governo dura, più
scendiamo nel sottoscala», avverte Giulietto Chiesa. «Ci vorrebbe
un’iniziativa europea, ma Ponzio Pilato non ci pensa neppure». Grillo?
«Non mi stancherò mai di dirglielo: dovrebbe varare un suo
governo-ombra», pensando soprattutto all’altra Europa,
quella che si sta ribellando ai diktat dell’austerity e vede con favore
l’introduzione di una Tobin Tax per tassare le rendite finanziarie.
Primo punto: rinegoziare il debito. Poi: misure di emergenza, per
consentire al governo italiano di lanciare un prestito obbligazionario,
«magari ancorato alle 2.400 tonnellate d’oro che abbiamo in cassa», che
permetta di restituire alle imprese i 90 miliardi che lo Stato deve
loro. Emergenza lavoro:
il governo deve avviare subito un piano di investimenti pubblici per
l’occupazione. Mancano i soldi? Ovvio: è la trappola dell’Eurozona. Cosa
aspetta, Grillo, a chiedere che sia stracciato il Trattato di
Maastricht? Non si esce dal tunnel senza riforma sovranista della Bce,
che trasformi la Banca Centrale Europea in “prestatore di ultima
istanza”.
(Fonte)
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