IL MATRIMONIO TRA PARTITOCRAZIA E POTERI FORTI PORTERA’ MISERIA E REPRESSIONE VIOLENTA
Obbedienza a Maastricht fino alla morte: parola di Enrico Letta
Rieleggere Napolitano al Colle e puntare decisi a legittimare con una
riforma costituzionale il presidenzialismo di fatto, svuotando di
poteri e dignità il parlamento in favore della Commissione Europea,
della BCE e del Quirinale, serve appunto a questo. E’ stata subito
confermata la linea (pseudo)neoliberista e fiscalista, gli uomini del
Bilderberg, del FMI e dell’UE sono i primi a congratularsi.
E Napolitano, col plauso di quasi tutti, incluso Berlusconi, incarica
di formare il governissimo “senza alternative” l’on. Enrico Letta, che,
come economista e come politico, è assolutamente improponibile per il
ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è
tuttora. Però si capisce anche perché e per cosa è stato scelto…
Cresciuto nella scuola economica di Andreatta (autore di quella
riforma monetaria che gettò il debito pubblico italiano nelle grinfie
della vorace speculazione internazionale, facendolo raddoppiare in
rapporto al pil nel giro di pochi anni) nonché di Prodi (autore, con
Draghi, della deregulation bancaria del 1999, che ha consentito alle
banche di giocare nella bisca dei mercati speculativi coi soldi dei
risparmiatori); di Prodi fu anche sottosegretario alla Presidenza del
consiglio. Enrico è inoltre membro di organismi di area Rockefeller (
Aspen Institute, Trilateral Commission), frequentatore del Bilderberg,
ossia dei fari illuminanti della finanziarizzazione, della
liberalizzazione (o pseudo-liberalizzazione, se consideriamo che la
fiscalizzazione dei danni da frode non rientra certo nel liberalismo),
della globalizzazione dell’economia e del mondo intero. Coerentemente
con questa linea di ingegneria finanziaria e sociale, Enrico Letta, già
membro della commissione per l’Euro 1994-1997, ha persino scritto un
libro intitolato: “Euro sì. Morire per Maastricht”, Laterza 1997,
in cui afferma che vale la pena di morire per l’Euro e Maastricht come
nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia” e che …non c’è un
Paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di
… una moneta unica….” (2) e…”abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e
medi che … quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo
mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna. E’
impossibile che non abbiano successo…il mercato della …moneta unica sarà
una buona scuola. Ci troveremo bene… (3) ” (Fonte: Perché hanno messo Enrico Letta? in www.cobraf.com)24.04.2013.
Quindi Letta, come economista e come partecipe delle istituzioni di
ambito monetario, o non capiva dove si stava andando – e allora è un
pessimo economista – oppure voleva che le cose andassero così - e allora
era ed è in palese conflitto di interessi con l’intera nazione. In
realtà, egli non solo non aveva avvertito verso che cosa si andava con
Maastricht, col blocco dei cambi, coi vincoli di bilancio, con la
deregulation bancaria – non solo non aveva lanciato l’allarme, ma ha
sempre spinto in quella direzione, e ha professato un’obbedienza rigida,
fino alla morte, verso quelle illuminate riforme, anzi pare abbia
addirittura contribuito a pianificarle.
Siamo seri: come si fa a non sapere che, se si blocca l’aggiustamento
dei cambi tra alcuni paesi imponendo una moneta unica, e li si priva
degli strumenti monetari macroeconomici (regolazione del money supply,
fissazione dei tassi), inevitabilmente si generano squilibri della
bilancia dei pagamenti che crescono fino a determinare lo svuotamento di
capitali e industrie e lavoratori qualificati a danno dei paesi meno
competitivi e a vantaggio di quelli più competitivi, aumentando
irreversibilmente anziché annullare il divario tra gli uni e gli altri, a
meno che non si costituisca e si faccia funzionare un governo federale
con un bilancio federale che provveda alla redistribuzione dei surplus? e
come fa a non sapere che una banca centrale unica, per giunta privata
della facoltà di finanziare i singoli Stati, e avente l’unico fine
istituzionale di proteggere il potere di acquisto della moneta? Non è
credibile che l’enfant prodige Enrico non sapesse queste cose e neppure
leggesse quegli economisti normalmente dotati e normalmente liberi che
lo preannunciavano. Perciò quando scriveva “morire per Maastricht” non
poteva non avere in mente questo esito infausto particolarmente per
l’Italia.
Quindi diffidenza radicale verso di lui, non solo come economista, ma
anche come statista, come cristiano, come uomo di sinistra. Come uomo
tout court.
“Tutto ciò che fa il parlamento è democratico” rassicura Stefano
Rodotà, candidato dal M5S, dall’alto delle sue laute e meritate rendite
pubbliche, dimenticando di precisare:. “Soprattutto se quel parlamento è
un parlamento di nominati, nominati da non più di venti persone delle
segreterie/cda dei partiti”.
La partitocrazia poteva salvarsi solo garantendo gli interessi dei poteri forti internazionali sull’Italia.
Napolitano già nel 2006 aveva apposto la sua firma accanto a quella
del premier Prodi, sulla riforma dello Statuto della Banca d’Italia,
riforma reclamata da Draghi per legittimare la piena proprietà privata
della stessa Banca d’Italia. Che poi si è mossa o non mossa come abbiamo
visto nel caso MPS. Anche quella è stata un’avanzata privatizzazione di
un potere pubblico sovrano, quello monetario.
Napolitano, nel novembre del 2011, su richiesta della Merkel e di
altri, aveva sostituito Monti a Berlusconi, e poi ha sostenuto
vigorosamente tutta la politica finanziaria ed economica di Monti, pur
vedendo i disastri che essa cagionava al Paese, nella sua obbedienza
alle prescrizioni della Germania.
Napolitano, da ultimo, ha concesso la grazia all’agente della CIA,
col Joseph Romano, già condannato, che rapì, su suolo italiano, Abu
Omar, per farlo torturare in Egitto – l’ha concessa senza che nemmeno
Romano dovesse disturbarsi per richiederla.
Napolitano il 24.04.13 ha dato l’incarico di formare il nuovo governo
a Enrico Letta, PD,, economista della scuola di Andreatta e di Prodi
(autori, come abbiamo visto, delle riforme più perniciose per il paese,
già sottosegretario alla presidenza del consiglio sotto Prodi, dirigente
dell’Aspen Institute Italia, frequentatore del Gruppo Bilderberg,
membro della Trilateral Commission – tutti organismi di segno
neoliberista, legati alla grande finanza apolide, e propugnatori dei
progetti illuminati della migliore cultura massonica.
Molti sentivano il bisogno di un presidente della Repubblica che
facesse gli interessi del popolo rispetto a quelli del capitalismo
privato, e dell’Italia rispetto a quella degli stranieri. Sono stati
frustrati.
Ora a Napolitano si conferma, all’interno, la richiesta di farsi da
garante della coesione della partitocrazia necessaria alla tutela degli
interessi della partitocrazia stessa; e, dall’esterno, di farsi garante
della obbedienza dell’Italia alle potenze dominanti, e a una politica
economico-finanziaria suicida, che avvantaggia il capitalismo bancario
straniero a danno degli italiani.
E’ a questa richiesta che si deve il suo successo e la sua
ri-elezione, a questa capacità di duplice e congiunta garanzia, di
giunzione tra gli interessi forti esterni e quelli sempre meno forti
interni, che gli assicura il sostegno “delle cancellerie che contano”?
In ogni caso, sia chiaro che non intendo esprimere un giudizio
politicamente o moralmente negativo su Napolitano: il ruolo che egli
svolge sicuramente non è esaltante, i suoi atti sopra ricordati nemmeno,
ma probabilmente l’uno e gli altri non sono una scelta sua, derivano
ineluttabilmente dai vincoli gravanti sull’Italia nel contesto e nella
gerarchia internazionale. Non è improbabile che Napolitano per primo
deplori ciò che è costretto a fare, e che stia cercando di limitare le
sofferenze degli italiani nel corso di un processo che non ha avviato e
che non può arrestare.
Confermata la policy recessiva: quindi aspettiamoci agitazioni
popolari e prepariamoci alla violenza di Stato e dell’Unione Europea
La partitocrazia, traballante per la sua delegittimazione e i
disastri delle sue scelte, rinuncia a ogni finzione di cambiamento
invocato dalla gente, modifica come e quanto serve la costituzione, e si
prende qualche mese aggiuntivo ricompattandosi e mummificandosi. Ha un
anno e mezzo al massimo, per realizzare due cose:
-o rilegittimarsi attraverso un rilancio dell’economia e dell’efficienza del sistema paese;
-oppure allestire un apparato autocratico di repressione e di
intimidazione poliziesche con cui domare l’inevitabile rabbia di popolo,
che potrebbe sfociare nella prima rivoluzione italiana (la
quale sarebbe anche la prima azione collettiva unificante e fondatrice
di una unità nazionale italiana, sinora n on realizzatasi).
Qualcuno pensa che, fra altri sei mesi di peggioramento
economico quale stiamo avendo da anni, si potrà governare gli italiani
col loro consenso e con le buone, senza ricorrere alla violenza di
Stato? Ricordo che in Italia la ragion di Stato è ricorsa alle stragi
terroristiche per delegittimare il dissenso radicale su temi
socio-economici in altri periodi critici.
Vorrei poter pensare che un governissimo di scopo, o un governo di
unità e salvezza nazionali, possa rilanciare l’Italia, forte della
straordinaria ampiezza della sua maggioranza; e non posso escludere,
onestamente, che sia questo il disegno anche di Napolitano, oltre che
dei capi di Pd. Pdl, Scelta Civica. Ma non lo credo proprio.
Purtroppo, però e per ora, la continuazione sulla linea del rigore
suicida è stata confermata, il programma dei partiti in campo e quello
dei Dieci saggi è risibile in rapporto ai problemi economici, e del
resto gli strumenti per una diversa politica finanziaria mancano,
essendo stata ceduta la sovranità non solo monetaria, ma anche fiscale e
finanziaria, ed essendo stato eretto a norma costituzionale il dogma
monetarista Inoltre, ai partiti manca la competenza tecnica-economica e i
loro uomini sono specializzati e selezionati nel senso che sappiamo;
infine, le larghe intese sono automaticamente spartitorie.
Gli strumenti per la seconda soluzione, la soluzione repressiva,
invece, ci sono tutti, grazie al MES, al Trattato di Lisbona e
all’Eurogendfor, che è il corpo di polizia antirivolta europea,
approvato da tutto il parlamento il 09.03.10, composto esclusivamente di
corpi militari e non civili, sottratto alla normale responsabilità e
giurisdizione, e per ora senza limitazioni nei tipi di armi che può
usare contro i civili – vedi gas e armi elettromagnetiche e acustiche
più o meno subletali.E’ sostanzialmente un corpo di polizia
quasi-militare straniero che il Cimin, comitato dei ministri
degli interni europei, farà invitare dai governi sul cui territorio vi
siano tensioni sociali, specialmente dovute a proteste popolari contro
le misure economiche e fiscali imposte a tutela della grande finanza,
come già avvenuto in Grecia.
Non è un esercito comune e paritario dei popoli europei, creato per
difendersi da possibili attacchi esterni. E’ l’esercito dei banchieri e
dei paesi creditori, creato per tener sottomessi i popoli debitori e
farli pagare e prendergli i risparmi e i redditi4.
Immaginatevi reparti di polizia militarizzata formati di tedeschi
mandati contro una sommossa popolare di italiani disperati e rovinati
dalle politiche finanziarie fatte in obbedienza a Berlino e nel suo
interesse. Militari tedeschi che vedono gli italiani come gente con poca
voglia di lavorare e molta di sprecare, che minaccia il loro benessere e
la loro egemonia. Militari tedeschi che sanno che, per ciò che faranno,
non saranno soggetti a giudici italiani. Militari tedeschi che sanno
che il governo italiano dipende dal sì tedesco per poter continuare a
sostenere il proprio debito pubblico. Quanti scrupoli avranno, a tirare
il grilletto? E quelli che hanno firmato l’adesione o sottomissione
dell’Italia a questa Eurogendfor sono tra coloro che vanno solennemente a
commemorare Marzabotto, S. Anna di Stazzema e le fosse Ardeatine… Da
“Morire per Maastricht” a “Uccidere per Maastricht!” L’Italia
neorepubblichina fa leggi per legittimare chi la dovrà occupare.
Insomma, sapendo che l’economia italiana non ripartirà, soprattutto
con la linea di austerità che è già stata riconfermata, è ovvio che il
governo delle larghe intese avrà come asse portante, oltre all’attacco
al risparmio, alla residua ricchezza degli italiani, l’organizzazione di
un forte apparato autoritario e repressivo, iniziando con un adeguato
battage mediatico preparatorio, che lo giustifichi moralmente.
“Il dissenso può essere espresso solo nelle forme della legalità”,
continua la rassicurazione di Rodotà, dall’alto dei suoi redditi e della
sua autorevolezza di sinistra. Ma che fare se le forme della legalità
vengono svuotate e calpestate dal palazzo che difende i suoi interessi
contro quelli di un popolo che non rappresenta, anzi tradisce? Emigrare o
insorgere, o aspettare che la schifezza marcisca del tutto e cada da
sé? I miei lettori sanno che io raccomando l’emigrazione e sono convinto
che gli italiani siano incapaci di una ribellione politica – e proprio
per questo i politici italiani possono permettersi di fare ciò che
fanno. Con i francesi, gli inglesi o gli americani, non si
azzarderebbero.
(Fonte)
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