Voglio innanzitutto precisare che non ho — ovviamente — la minima
fiducia né nell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni:
figurati..) né nella magistratura né in nessun altro dei presunti
strumenti di garanzia della democraticità delle comunicazioni o di
qualsiasi altra cosa.
Anzi, non solo non vi considero in nessun modo strumenti di garanzia,
ma vi considero parte integrante di questa dittatura mediatica
criminale che — da Repubblica al Corriere, dal Messaggero all’Espresso,
dalla RAI a Mediaset eccetera — non è solo venduta alle banche, ma di
loro proprietà o comunque, in tutto o in parte, in un modo o nell’altro,
sotto il loro totale dominio.
Una dittatura mediatica che tutto determina, e che innanzitutto
determina l’esito delle elezioni — perché sarei ovviamente buono a
vincere anch’io qualsiasi cosa, se avessi nei media lo spazio di
Alemanno, di Berlusconi o di Letta — perché non so se io qualcosa da
dire la ho, ma è sicuro che loro invece da dire non hanno e non hanno
mai avuto assolutamente nulla.
Un contesto bilderberghino\politico\mediatico\giudiziario la
responsabilità dei cui singoli membri è — salvo sussistano precise
responsabilità penali — generalmente solo morale e tanto più grave
quanto più inconscia, ma che nel suo complesso si configura come
tecnicamente criminale da un punto di vista giuridico.
Criminale perché al servizio di un potere che fa capo al bilderberg,
alla massoneria deviata, alla trilatere, all’aspen institute, di cui fa
parte praticamente tutto il governo, dai due Letta a Berlusconi, da
Monti a Napolitano, da Bonino a Grillo.
Perché chi non è direttamente iscritto (lo sono i due Letta,
Berlusconi, Monti e Bonino) è correo, visto che sa e, non solo tace, ma
promuove, assiste, sostiene, collabora, come Napolitano, che è
l’artefice della nomina del criminale Monti a Presidente del Consiglio, o
Grillo che — invece di unirsi a me nella mia denunzia alla Procura di
Roma ai Monti, ai Letta, ai Prodi eccetera perché bilderberghini — si
dimena sudato nelle sue impudiche sceneggiate strillandogli vanamente
contro epiteti tipo «Barabba» o «Giuda».
Criminali tutti perché — come giustamente dice Ferdinanto Imposimato
senza nulla aggiungere a quanto tutta la rete sa da tempo — il
bilderberg, così come è risultato da atti processuali, è l’artefice
della strategia delle tensione e delle stragi, ed è dedito a
condizionare le democrazie nel mondo.
Allo scopo dunque di promuovere ogni possibile azione gerarchica,
amministrava, civile e penale, sto raccogliendo i giornali e i video in
cui violate nei miei confronti ogni forma di parità della comunicazione
fin dall’inizio della campagna elettorale e della mia candidatura a
Sindaco di Roma.
Azioni che, badate, sto facendo perché i tempi delle cause sono
lunghi e so che perderò nell’immediato, ma vincerò poi non appena — tra
breve, o al massimo tra non molto — sarete risucchiati dal vortice in
fondo al quale sibilano le lame del dissenso sociale.
Risucchiati perché l’altro obiettivo, l’obiettivo principale che
perseguo con i miei scritti e le azioni giudiziarie, è mettere a nudo i
vostri crimini perché — anche se siete attrezzati per tacere e per
alterare la verità in tutte le possibili maniere — così facendo rompo i
vostri equilibri e affretto la vostra socialmente indispensabile fine.
Scritti che mi serviranno poi anche da testimonianza della gravità
delle vostre colpe non appena sarete finiti della fine che meritate.
Fine che — non vi spaventate — solo nei casi in cui emergeranno delle
precise responsabilità penali personali consisterà nel fatto che
finirete in carcere, ma in tutti gli altri casi comporterà solo la
riduzione, con disonore, allo stato di cittadini privati, e forse la
confisca dei beni guadagnati come corrispettivo del vostro tradimento
alla società.
Ma ciò detto, veniamo a noi.
Sono candidato sindaco al comune di Roma per le elezioni del 26 e 27.5.2013, con l’appoggio delle liste: Fronte
Giustizialista, Pensioni e Dignità, Dimezziamo lo Stipendio ai
Politici, No alla Chiusura degli Ospedali, Lega Italiaca, La Zampa –
Animalisti Ambientalisti No alla Vivisezione, Forza Roma, Viva l’Italia.
Il 7 maggio 2013, dalle 21 alle 24, è andata in onda la trasmissione
televisiva Ballarò su RaiTre, nella quale si è parlato diffusamente
delle elezione comunali a Roma, ma sono stati invitati solo i candidati a
sindaco Gianni Alemanno e Alfio Marchini.
Ciò viola — ben al di là della comunque gravemente illegittima
delibera AGCOM n. 258/13/CONS — una serie di fondamentali norme penali,
civili e costituzionali rivolte alla garanzia della democrazia, perché è
chiaro che anche una sola di queste trasmissioni sposta grandi quantità
di voti, ma il loro orchestrato concerto cambia completamente il corso
della vita democratica del paese mediante il creare o il non creare,
l’esaltare o il distruggere, il consenso elettorale verso taluni anziché
talaltri.
Altamente illecita la delibera 258/13/CONS AGcom perché rivolta a
inquadrare in un ambito sanzionatorio meramente amministrativo tipi di
violazioni per le quali il codice penale prevede invece sanzioni
gravissime, trattandosi di violazioni rivolte a dirottare il voto verso
forme politiche e governative che, nella fattispecie, originano dai
predetti bilderberg, trilatere, aspen e massoneria deviata (non che sia
un estimatore di quella ‘normale’, che comunque è occulta e quindi
illecita, ma essa è composta di moltissimi ingenui che rappresentano
solo una forza che taluni manovratori usano come credono).
Quanto a Ballarò, non siamo dunque certo in presenza di un caso
isolato, ma ad un’eclantante e altamente illecita ‘politica’ dell’intera
rete televisiva e giornalistica nazionale pubblica e privata (ma
l’intreccio è inestricabile).
Una ‘politica’ che si configura come l’artefice di una strategia
globale di elusione dei temi del signoraggio nonché delle mie personali
tesi.
Tant’è che, nelle rari occasioni in cui, non potendosene fare a meno,
e in sedi comunque secondarie, l’argomento viene affrontato, ci si
rivolge sistematicamente a personaggi o incompetenti o privi di impatto,
e giammai a me che pure, notoriamente, ho reso nota questa problematica
in Italia e nel mondo (la mia denunzia a Monti per l’appartenenza al
Bilderberg è stata tradotta e pubblicata da 62.400 siti di informazione
solo in inglese), e ne ho definito aspetti cruciali, quali
l’inveramento.
Una ‘politica’ del resto ovvia vista la ‘composizione’ del governo,
dei partiti e della stessa magistratura, che è anch’essa notoriamente
filo-bancaria, come del resto dimostrato dal fatto che non persegue i
crimini di tutta questa gentaglia seraficamente intenta a ledere nel
profondo la società.
Tutto ciò, peraltro, in un contesto in cui — non solo nessuno mi da
torto né mi avversa, se non circondandomi di questo sempre più surreale
silenzio — ma tutti, al contrario, condividono le mie tesi e molti mi
elogiano persino.
Quasi fossero caduti schiavi di questo regime criminali, non in virtù di chissà mai quali interessi, ma di un incantesimo.
Schiavi di questo regime di criminali a prescindere, non solo da ogni
dignità e da ogni senso dell’onore, ma anche da ogni convenienza,
perché il signoraggio, come ho più volte spiegato, danneggia anche
l’azionariato delle banche sia centrali che di credito, visto che i suoi
proventi vengono loro sottratti dalle cosche bilderberghine che si
annidano nelle banche centrali mediante un singolare falso in bilancio
consistente nell’inscrivere al passivo i soldi che creano a costo zero,
per poi iscriversi all’attivo i buoni del tesoro e così ‘pareggiare’.
Somme immense che vengono sottratte e poi riciclate attraverso alcune super-banche lussemburghesi.
Un silenzio sul signoraggio che ormai accomuna alcuni milioni di
uomini: un fenomeno di cui ho smesso da tempo di studiare gli aspetti
economici, perché sono chiari, per dedicarmi invece allo studio degli
aspetti sociologici, psicologici e psichiatrici di massa.
Perché tollerarlo anche ora che è divenuto notorio, e ne è divenuta
notoria la perniciosità, ha molte spiegazioni (è il terreno sul quale è
stato costruito il mondo), ma risulta tuttavia imperscrutabile, tanto il
signoraggio è avverso, non solo alla società nel suo complesso, ma ad
ogni suo singolo componente specificamente considerato e a prescindere
da quelli che possono essere i corrispettivi che, ovviamente, i suoi
artefici erogano ai loro ‘chierici’ per tacere.
Ma, tornando a Ballarò, nel corso della trasmissione si è dato ampio
spazio ad Alemanno e Marchini per parlare delle soluzioni da loro
auspicate per il comune di Roma, ovvero per fare campagna elettorale.
È evidente pertanto il grande vantaggio che ne hanno avuto e il grave danno che hanno subito i candidati non invitati.
Ciò peraltro dopo che, tramite pec certificata, in data 29 e 30
aprile 2013, avevo chiesto a diverse emittenti radiotelevisive, locali e
nazionali, tra cui RAI TRE, di partecipare alle trasmissioni attinenti
di fatto alle questioni elettorale.
Perché è ovvio che è un raggiro concedere a tutti i candidati la
partecipazione per una volta, per pochissimo tempo, a una delle due
‘tribune politiche’, per poi dare ore ore in innumerevoli altre
trasmissioni, magari nazionali, ai candidati che si vogliono
privilegiare.
Né nessuno si illuda che possa bastare a legittimare una così grave
violazione l’art. 3 della ‘delibera truffa’ 258/13 (secondo il quale,
con una sfacciataggine normativa tipica di questi anni, si è in pratica
previsto che la par condicio non si applica ai media
nazionali), perché ci sono sempre da rispettare le norme costituzionali
che seguono e quelle del codice penale, che indicheremo, nelle sedi
competenti, se ce ne sarà bisogno.
Norme costituzionali violate che sono le seguenti: • Art 2.
Solidarietà politica. • Art 3. Pari dignità sociale, uguaglianza senza
distinzione di opinioni politiche. • Art 4, 8. Diritto a una funzione
che concorra al progresso. • Art 18. Diritto di associazione. • Art. 21.
Diritto di manifestare il pensiero. Divieto di assoggettare la stampa a
censure. • Art. 49. Diritto di concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale.
•Oltre alla stessa ancorché illegittima delibera 258/13, che comunque
è zeppa di riferimenti alla par condicio, alla democrazia, al
pluralismo, al pari diritto di comunicare.
Sono poi violati:
• Gli art. 2, 4 e 5 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante «Disposizioni
per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne
elettorali e referendarie per la comunicazione politica», come modificata dalla legge 6 novembre 2003, n. 313 e relativi provvedimenti attuativi dell’Autorità. In dettaglio:
Art. 2. Comunicazione politica radiotelevisiva.
C (comma) 1. Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i
soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione
e alla comunicazione politica.
C2. S’intende per comunicazione politica radiotelevisiva ai fini
della presente legge la diffusione sui mezzi radiotelevisivi di
programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche. Alla
comunicazione politica si applicano le disposizioni dei commi
successivi. Esse non si applicano alla diffusione di notizie nei
programmi di informazione.
C3. È assicurata parità di condizioni nell’esposizione di opinioni e
posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole
rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici,
nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale
assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni
politiche.
C4. L’offerta di programmi di comunicazione politica radiotelevisiva è
obbligatoria per le concessionarie radiofoniche nazionali e per le
concessionarie televisive nazionali con obbligo di informazione che
trasmettono in chiaro. La partecipazione ai programmi medesimi è in ogni
caso gratuita.
C5. La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la
vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di seguito denominata
“Commissione”, e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di
seguito denominata “Autorità”, previa consultazione tra loro e ciascuna
nell’ambito della propria competenza, stabiliscono le regole per
l’applicazione della disciplina prevista dal presente articolo.
Art. 4. Comunicazione politica radiotelevisiva e messaggi radiotelevisivi autogestiti in campagna elettorale.
C1. Dalla data di convocazione dei comizi elettorali la comunicazione
politica radio-televisiva si svolge nelle seguenti forme: tribune
politiche, dibattiti, tavole rotonde, presentazione in contraddittorio
di candidati e di programmi politici, interviste e ogni altra forma che
consenta il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in
competizione.
C2. La Commissione e l’Autorità, previa consultazione tra loro, e
ciascuna nell’ambito della propria competenza, regolano il riparto degli
spazi tra i soggetti politici secondo i seguenti criteri:
a) per il tempo intercorrente tra la data di convocazione dei comizi
elettorali e la data di presentazione delle candidature, gli spazi sono
ripartiti tra i soggetti politici presenti nelle assemblee da rinnovare,
nonchè tra quelli in esse non rappresentati purchè presenti nel
Parlamento europeo o in uno dei due rami del Parlamento;
b) per il tempo intercorrente tra la data di presentazione delle
candidature e la data di chiusura della campagna elettorale, gli spazi
sono ripartiti secondo il principio della pari opportunità tra le
coalizioni e tra le liste in competizione che abbiano presentato
candidature in collegi o circoscrizioni che interessino almeno un quarto
degli elettori chiamati alla consultazione, fatta salva l’eventuale
presenza di soggetti politici rappresentativi di minoranze linguistiche
riconosciute, tenendo conto del sistema elettorale da applicare e
dell’ambito territoriale di riferimento;
c) per il tempo intercorrente tra la prima e la seconda votazione nel
caso di ballottaggio, gli spazi sono ripartiti in modo uguale tra i due
candidati ammessi;
d) per il referendum, gli spazi sono ripartiti in misura uguale fra i favorevoli e i contrari al quesito referendario. […]”.
Art. 5. Programmi d’informazione nei mezzi radiotelevisivi.
C1. La Commissione e l’Autorità, previa consultazione tra loro e
ciascuna nell’ambito della propria competenza, definiscono, non oltre il
quinto giorno successivo all’indizione dei comizi elettorali, i criteri
specifici ai quali, fino alla chiusura delle operazioni di voto,
debbono conformarsi la concessionaria pubblica e le emittenti
radiotelevisive private nei programmi di informazione, al fine di
garantire la parità di trattamento, l’obiettività, la completezza e
l’imparzialità dell’informazione.
C2. Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla
chiusura delle operazioni di voto in qualunque trasmissione
radiotelevisiva è vietato fornire, anche in forma indiretta, indicazioni
di voto o manifestare le proprie preferenze di voto.
C3. I registi ed i conduttori sono altresì tenuti ad un comportamento
corretto ed imparziale nella gestione del programma, così da non
esercitare, anche in forma surrettizia, influenza sulle libere scelte
degli elettori.
• È poi violato il decreto del Ministro delle Comunicazioni 8 aprile
2004, che emana il Codice di autoregolamentazione ai sensi della legge 6
novembre 2003, n. 313.
• È violato il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come
modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, recante “Testo
unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” ai seguenti
articoli:
Art. 7. Principi generali in materia di informazione e di ulteriori
compiti di pubblico servizio nel settore dei servizi di media
audiovisivi e radiofonici
C1. L’attività di informazione mediante servizio di media audiovisivo
o radiofonico, costituisce un servizio di interesse generale ed e’
svolta nel rispetto dei principi di cui al presente capo.
C2. La disciplina dell’informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce:
a) la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
b) la trasmissione quotidiana di telegiornali o giornali radio da
parte dei soggetti abilitati a fornire contenuti in ambito nazionale o
locale su frequenze terrestri;
c) l’accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di
informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di
parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le
modalità indicate dalla legge;
d) la trasmissione dei comunicati e delle dichiarazioni ufficiali degli organi costituzionali indicati dalla legge;
e) l’assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di
manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto
delle informazioni.
C3. L’Autorità stabilisce ulteriori regole per le emittenti, anche
analogiche e per le emittenti radiofoniche, diverse da quelle operanti
in ambito locale, per rendere effettiva l’osservanza dei principi di cui
al presente capo nei programmi di informazione e di propaganda.
In definitiva, dall’esame sostanzialistico e costituzionalmente
orientato della normativa non può non trarsi il generale principio che,
dalla data di convocazione dei comizi elettorali, la comunicazione
politica deve svolgersi con modalità che consentano un’effettiva parità
di condizioni tra i soggetti competitori, anche con riferimento alle
fasce orarie e al tempo di trasmissione.
Anche se non si può assicurare una ripartizione matematica degli
spazi e delle informazioni fornite, non può tuttavia essere disatteso il
principio di rango costituzionale di informazione e di parità di
accesso all’informazione.
Nel nostro ordinamento sussiste insomma l’obbligo al rispetto del
pluralismo socio-politico, ovvero all’osservanza da parte delle
emittenti dei principi generali posti a base dell’esercizio della
comunicazione radiotelevisiva in ambito sia sociale, culturale,
religioso e politico; sia politico-istituzionale, specificamente
riferito ai soggetti politici e istituzionali.
Cose che emergono chiaramente anche dal comunicato stampa di AGCOM del 20.12.12.
Per tutti i su esposti motivi
CHIEDO
-Di disporre la concessione degli spazi radio-televisivi in
conformità alle norme vigenti volte a garantire l’equilibrio del sistema
radiotelevisivo, il pluralismo delle forze politiche, l’imparzialità
dell’informazione in occasione delle competizioni elettorali indette per
l’elezione diretta del Sindaco e dei Consiglieri Comunali, nonché dei
consiglieri Circoscrizionali del Comune di Roma, fissate nei mesi di
maggio 2013 e di adottare tutti i provvedimenti necessari o utili
all’uopo, ovvero di ordinare al gruppo della Guardia di Finanza
competente di provvede al ritiro delle registrazioni interessate dalla
denuncia entro le dodici ore.
Di disporre la mia partecipazione quale Candidato Sindaco di Roma
alla prossima puntata della trasmissione Ballarò, onde ripristinare la
par condicio violata e consentirmi di esporre in quella sede il mio
programma politico.
Di sanzionare la trasmissione Ballarò con l’erogazione della sanzione
pecuniaria prevista dalla disciplina de quo, con riserva, ove occorra,
di ogni ulteriore azione.
Avv. Alfonso Luigi Marra
(Fonte)
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