Muos, la Regione Sicilia dice no ma gli americani se ne fregano e vanno avanti: che succede a Niscemi?
Se una Regione proibisce ai
militari Usa di continuare i lavori per il Muos nella base di Niscemi e
il diktat non viene preso in considerazione, vuol dire che non si è
padroni nemmeno a casa propria. Non il massimo della vita. Se poi di
mezzo c’è la questione del famigerato Muos, il sistema di
telecomunicazioni satellitari della marina militare americana – un
sistema inquinante e pericoloso per la cittadinanza – allora la faccenda
si complica maledettamente. Tra le proteste degli attivisti e il
silenzio mediatico, ecco cosa sta succedendo in Sicilia.
Non si allenta la tensione sulla vicenda Muos (Mobile user objective system), il sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare americana,
in fase di costruzione a Niscemi. Nonostante la revoca definitiva
dell’autorizzazione per la realizzazione della struttura, emessa dalla
Regione Sicilia lo scorso 29 marzo, i lavori stanno continuando. Questo
ha fatto scattare nuove proteste da parte degli attivisti NoMuos che,
settimana scorsa, si sono presentati davanti alla base americana per
manifestare in maniera non violenta. Una manifestazione che però si è
conclusa con scontri con la polizia e arresti. Linkiesta ha intervistato
Giuseppe Cannella attivista NoMuos di Modica che ci ha raccontato dei
momenti concitati vissuti durante le proteste e non solo.
Le immagini della vostra protesta hanno fatto il giro del web, a qualche giorno di distanza come si può commentare quello che è successo?
Voglio
innanzitutto fare una premessa: tra coloro che protestavano, mercoledì
scorso, non c’erano né infiltrati terroristi e né era stato organizzato
alcun atto di violenza. C’erano attivisti NoMuos tutti pacifici e non
violenti. Lo dico perché in questi giorni sono circolate notizie
riguardo presunte infiltrazioni di facinorosi: tutto falso. Erano
presenti dei militanti anarchici, che fanno parte del movimento, ma che
si sono limitati a fare resistenza passiva. Le informazioni diffuse sono
state molto fuorvianti e, non so, se costruite ad arte. Noi abbiamo
esercitato il diritto a fare il blocco non violento e pacifico, non
abbiamo fatto alcuna azione aggressiva nei confronti delle forze
dell’ordine, ma le cose sono state raccontate in modo molto diverso. Ci
sono immagini che sono state rese pubbliche, spero che qualcuno delle
forze politiche in parlamento veda le immagini di quella mattina e si
faccia un’idea su ciò che è successo. Perché sono accadute cose molto
gravi.
Cosa esattamente?
Si
vede bene dalle immagini come qualcuno delle forze dell’ordine, non in
assetto antisommossa, coordina tutta l’attività. C’è un eccessiva foga.
Tutto quello che si vede si è svolto in trenta minuti. Non c’è stato
nemmeno il tempo di contrattare o parlare: all’improvviso si è deciso
che si doveva passare e hanno fatto lo sgombero del blocco non violento.
Noi eravamo seduti a terra e ci tenevamo le braccia e le gambe, fino a
quando non ci hanno strattonati con eccessiva forza, anche nei confronti
delle donne. In tutto ciò sono anche stati arrestati due attivisti: le
posso assicurare che non hanno fatto nessun tipo di resistenza
aggressiva. Ho l’impressione che questi arresti siano stati piuttosto
sommari, voglio dire che sono state individuate alcune persone con
l’intento di punire l’azione che avevamo organizzato. Sia chiaro, i
ragazzi in questione sono abitanti di Niscemi, non si tratta di persone
venute da chissà dove per creare disordini, ma di giovani che lottano
per il bene della propria città. Se era necessario rimuovere il blocco,
questo andava fatto in modo più dignitoso.
Pensa ci sia stata un’azione intenzionale da parte delle forze dell’ordine?
Io
non so se c’è stata l’intenzione, ma il diritto a manifestare è un
diritto sacrosanto e le azioni non violente storicamente, nei movimenti
sono state fatte in tutto il mondo. Noi abbiamo diritto alla
disobbedienza però dobbiamo essere trattati con rispetto. C’è stato un
eccesso di forza su cui bisogna fare chiarezza e squarciare il velo di
omertà.
Quali sono le vostre posizioni nei confronti della politica e delle istituzioni? Qual è stato il motivo del vostro sit-in davanti al Tar di Palermo?
C’è
stato un sit-in davanti al Tar perché - in seguito alla revoca
definitiva dell’autorizzazione per la realizzazione del Muos emessa
dall’assessorato al Territorio e ambiente della Regione Sicilia lo
scorso 29 marzo - il Ministero della difesa, quindi il Governo, tramite
l’avvocatura dello stato ha impugnato le revoche della Regione. E ha
chiesto un risarcimento di 25mila euro al giorno, alla regione Sicilia e
ora anche al comune di Niscemi per il blocco dei cantieri e delle
imprese e in più ha chiesto eventuali danni morali sull’immagine
internazionale fra Stati Uniti e Italia provocati dalla revoca delle
autorizzazione sulla costruzione del Muos. Noi siamo molto preoccupati
perché vediamo
il Governo italiano intenzionato a far andare in porto la costruzione
del Muos e di far continuare l’attività delle quarantasei antenne che ci
sono a Niscemi. Non sentono la protesta popolare, hanno
fatto finta di niente quando abbiamo portato 15mila persone, il 30
marzo, davanti ai cantieri del Muos. Ci sono mozioni regionali che
dicono che bisogna bloccare i cantieri. A livello parlamentare e
istituzionale la vicenda del Muos viene altamente sottovalutata, nessuno
ne parla. E soprattutto ci siamo resi conto del fatto che il governo è
troppo filoamericano su questo. C’è un territorio che non vuole il Muos e
che va ascoltato.
Nonostante la revoca delle autorizzazioni, però, i lavori non si sono fermati.
La
situazione è molto complessa e c’è alta tensione: il 29 marzo, come già
detto, vengono fatte le revoche per la costruzione del Muos, tuttavia i
lavori non si sono fermati e sono andati avanti. Noi stessi abbiamo
visto che i lavori sono proseguiti: ad esempio una torre che deve
ospitare una delle parabole ha subito ancora un innalzamento. Abbiamo
dei video che lo possono provare. Siamo stati costretti a continuare a
fare dei blocchi davanti alla base per impedire l’accesso degli operai e
dei mezzi che andavano in cantiere. Non solo: è anche accaduto che gli
operai che lavorano al Muos si sono infiltrati e mimetizzati dentro le
camionette degli americani. E’ da qui che partono le proteste e i
blocchi, perché ci stanno raggirando: la polizia italiana scortava i
militari americani e gli operai dentro il cantiere.
Avete cercato un confronto con il presidente della Regione Crocetta relativamente a questi ultimi fatti?
Il
governatore Crocetta ha fatto dei provvedimenti che ci siamo
conquistati come movimento, perché senza pressione dal basso nessun
provvedimento sarebbe stato attuato. E non ci dimentichiamo che lo
stesso Crocetta sosteneva che non sarebbe stato necessario manifestare
giorno 30 Marzo, perché con le revoche la questione era stata risolta.
Tuttavia noi abbiamo fatto presente il nostro scetticismo, temendo che
gli americani continuassero i lavori. E infatti è quello che è successo.
Con il ricorso da parte del Tar abbiamo capito che il governo vuole
realizzare il Muos ad ogni costo e che gli americani sono coperti dalle
istituzioni italiane. Voglio sottolineare come senza i movimenti e senza
i comitati, ma anche senza mamme (il riferimento va al comitato
MammeNoMuos, ndr), tutto sarebbe stato fatto in grande silenzio. Quindi il movimento continua, c’è una vertenza ancora aperta.
Come vi muoverete nel caso in cui il Tar dovesse sospendere le revoche? Ci sono in programma, di qui in avanti, ulteriori forme di protesta?
il
Tar si riunirà i primi di Giugno per esaminare la questione delle
revoche. Temo che se queste dovessero essere sospese, le proteste e i
moti dei movimenti e dei cittadini assumeranno connotati molto più
radicali. Bisogna stare molto attenti su quello che può succedere. Per
quanto riguarda il futuro stiamo grande iniziativa che coinvolgerà
tutta la città di Niscemi a fine mese, una sorta di sciopero generale
cittadino. E poi abbiamo anche una proposta da parte di artisti
regionali e nazionali pronti ad unirsi per fare iniziative di protesta
in tutta Italia. Questo certifica come ci sia anche una pressione
culturale su questa tematica. Ciò che noi vogliamo è continuare a
parlare del processo di militarizzazione dell’Isola a causa del Muos. Ma
anche focalizzare l’attenzione sui danni che stanno provocando le 46
antenne adiacenti al Muos, in funzione da vent’anni. Antenne che
producono campi elettromagnetici inquinanti e dannosi per la salute e
che superano i livelli di soglia. L’Arpa ha reso pubblici i rilevamenti
effettuati ad inizio di quest’anno sulle antenne, e questi valori vanno
ben oltre i limiti consentiti. Perché nessuno interviene su questo?
Forse perché le antenne sono militari? A noi questo non ci sta bene.
Ci sono in cantiere anche iniziative nei confronti del parlamento, vero?
Sì,
lavoreremo per questo e i modi in cui lo faremo verranno discussi e
decisi nelle nostre assemblee democratiche. Per concludere quello che
tengo a sottolineare è come i comitati NoMuos lavorino a 360 gradi: cioè
si confrontano continuamente con le istituzioni e con le forze
politiche. La lotta istituzionale è una parte della nostra lotta che
tuttavia non tralasciamo e che riteniamo molto importante. Così come
l’azione legale, non è un caso che noi ci siamo costituiti al Tar come
comitato NoMuos tramite liberi cittadini di Niscemi, per difendere le
decisioni della Regione Sicilia di revoca delle autorizzazioni.
(Fonte)
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