Partiti, stop al finanziamento pubblico. Fine rimborsi, incentivi e contributi dal 730
Le misure approvate in Consiglio
dei ministri. Il nuovo sistema a regime dal 2016, ma da subito tagli
crescenti e graduali. Ci saranno gratis sedi, bollette telefoniche e
spazi tv. Letta: "Parlamento approvi rapidamente, è questione di
credibilità". 5 Stelle: "Legge truffa". Quagliariello replica: "Falso"
Sparisce il sistema dei rimborsi diretti ai partiti. Dopo due ore di
riunione, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che
introduce un nuovo sistema di finanziamento della politica basato sulle
contribuzioni volontarie. Alla conclusione della riunione, il premier
non rinuncia a comunicare la sua soddisfazione via twitter: "Il Cdm ha
appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico
partiti e passaggio a incentivazione fiscale contributi cittadini", ha
scritto Enrico Letta.
Letta: "Parlamento approvi rapidamente". Nel pomeriggio, durante la conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il premier sottolinea che è la fine del finanziamento pubblico ai partiti come l'avevamo conosciuto finora. "Abbiamo mantenuto la promessa", dice. Poi un appello al Parlamento: "Confido che l'approvi rapidamente", aggiunge, perché questo disegno di legge serve per ridare "credibilità" alla politica. "La coesione politica della maggioranza" ha concluso Letta, "è stata importante su questo tema. Voglio ringraziare i partiti perché è un passo che i cittadini aspettavano".
Letta: "Parlamento approvi rapidamente". Nel pomeriggio, durante la conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il premier sottolinea che è la fine del finanziamento pubblico ai partiti come l'avevamo conosciuto finora. "Abbiamo mantenuto la promessa", dice. Poi un appello al Parlamento: "Confido che l'approvi rapidamente", aggiunge, perché questo disegno di legge serve per ridare "credibilità" alla politica. "La coesione politica della maggioranza" ha concluso Letta, "è stata importante su questo tema. Voglio ringraziare i partiti perché è un passo che i cittadini aspettavano".
Se il ddl verrà approvato senza modifiche dal Parlamento, l'abolizione del finanziamento sarà graduale.
Il sistema di regolamentazione della contribuzione volontaria ai
partiti politici prenderà avvio nel 2014, ma andrà a regime nel 2016.
Solo a giugno 2015 gli italiani saranno infatti chiamati a dichiarare i
propri redditi relativi al 2014. A quel punto saranno necessari altri
mesi per permettere all'erario di stabilire l'ammontare esatto della
quota del 2 x 1000 da destinare a ciascun partito politico. Il primo
anno la riduzione dei rimborsi sarà al 60% e proseguirà in modo graduale
scendendo al 50% il secondo anno e al 40% al terzo.
Inoltre -
spiega il ministro Quagliariello - si inizia anche a dare attuazione
all'articolo 49 della Costituzione: la nuova legge prevede che lo Stato
fornisca servizi ai partiti come "spazi in Tv autogestiti, sedi, luoghi
per tenere congressi, esenzioni per le bollette. Questo è un punto che
si vuole molto sviluppare".
Il ddl approvato dal Consiglio dei
Ministri prevede una norma destinata a far discutere, soprattutto il
Movimento Cinque Stelle: per accedere ai benefici i partiti dovranno
organizzarsi secondo "requisiti minimi idonei a garantire la democrazia
interna". Solo così potranno ricevere erogazioni volontarie fiscalmente
detraibili, somme destinate attraverso il 2 per mille e usufruire
gratuitamente di spazi e servizi per la comunicazione.
Diversamente da proposte di legge circolate nei giorni scorsi, come la Finocchiaro-Zanda,
si tratta di condizioni non per presentarsi alle elezioni ma solo per
usufruire di donazioni dei cittadini e servizi da parte dello Stato.
I punti principali del ddl. Ma
come funzionerà il nuovo metodo di finanziamento? Al posto del
finanziamento pubblico entrerà in funzione un nuovo sistema che si
fonderà sulla contribuzione da parte dei privati e che si potrà
effettuare attraverso detrazioni e 2 x 1000.
Chi potrà accedere al nuovo sistema. Potranno
essere ammessi ad ottenere il finanziamento privato in regime fiscale
agevolato i partiti politici che abbiano conseguito, nell'ultima
consultazione elettorale, almeno un rappresentante eletto alla Camera
dei deputati o al Senato della Repubblica o in un'assemblea regionale, o
che abbiano presentato, nella stessa consultazione elettorale,
candidati in almeno tre circoscrizioni per le elezioni per il rinnovo
della Camera dei deputati o in almeno tre del Senato della Repubblica o
delle assemblee regionali, o in almeno una circoscrizione dei membri
del Parlamento europeo spettanti all'Italia.
Detrazioni. Le
erogazioni liberali in denaro, effettuate dalle persone fisiche in
favore dei partiti politici, avranno dall'imposta lorda una detrazione
pari: al 52 per cento per importi compresi fra 50 euro e 5.000 euro
annui; al 26 per cento (stessa percentuale di detrazione riservata per
erogazioni alle Onlus) per importi tra i 5.001 e i 20.000 euro.
Il 2 per mille.
E' previsto il sistema del 2xmille da destinare volontariamente a un
singolo partito con la dichiarazione dei redditi. Per ragioni tecniche
comparirà solo nella dichiarazione dei redditi 2014, ovvero quella che
gli italiani compileranno nel 2015 e pertento ai partiti prima del 2016
non arriveranno soldi, il cui totale dovrà comunque essere inferiore
al tetto attuale del finanziamento pubblico per far risparmiare lo
Stato (chi barra il 2xmille toglie soldi all'erario). Fino al 2016,
dunque, rimarranno in vita i rimborsi tradizionali, anche se
drasticamente tagliati di anno in anno.
Trasparenza.
Per ottenere i contributi volontari, i partiti politici dovranno
organizzarsi secondo requisiti minimi idonei a garantire la democrazia
interna. Dovranno anche assicurare la trasparenza e l'accesso a tutte le
informazioni relative al proprio funzionamento, anche mediante la
realizzazione di un sito internet, completo nelle informazioni, chiaro
nel linguaggio, facile nella consultazione. Su questo sito dovrà essere
pubblicato il rendiconto di esercizio corredato dalla relazione sulla
gestione e dalla nota integrativa, nonchè il verbale di approvazione del
rendiconto di esercizio.
In più i partiti politici avranno
diritto ad accedere a spazi televisivi messi a disposizione a titolo
gratuito dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ai
fini della trasmissione di messaggi (della durata massima di un minuto)
diretti a rappresentare alla cittadinanza i propri indirizzi politici.
5 Stelle critici: legge-truffa, proteste clamorose. Polemica
la nota diffusa dai deputati grillini a commento del testo uscito dal
Consiglio dei Ministri riguardo al finanziamento ai partiti: "E' un
vittoria morale per il movimento 5 stelle che ha imposto l'agenda
politica al governo, ma è una "legge-truffa", una presa in giro per i
cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti", si
legge in una nota diffusa dal movimento. "Di fatto a riempire le casse
delle forze politiche saranno sempre gli italiani tramite risorse che
saranno sottratte al bilancio dello Stato".
Il nodo sollevato
riguarda, principalmente, l'"inoptato". "Non solo il finanziamento ai
partiti non avrà efficacia hic et nunc, come invece previsto dalla
proposta di legge a 5 Stelle, dato che si spalma su tre anni, ma con la
misura sull'"inoptato" i partiti imporranno una sorta di prelievo
forzoso ai contribuenti. Proprio come accade con l'otto per mille alla
Chiesa, infatti, il due per mille non espressamente destinato alle
forze politiche sarà comunque distribuito ai partiti, entro una certa
quota, in modo proporzionale rispetto alle somme stanziate in via
esplicita. Equivale a dire: "o me li dai o li prendo da me". In questo
modo le forze della maggioranza tentano di salvare le penne. Sanno
bene, infatti, che se i cittadini potessero decidere in piena libertà,
lascerebbero questi partiti a bocca asciutta", proseguono i deputati
M5S. Che annunciano ora "proteste clamorose".
"Come la chiamano, la scuola Banda Bassotti?", scrive su Fb la capogruppo alla Camera del M5S Roberta Lombardi, mentre Beppe Grillo
su twitter e sul blog dice che l'abolizione non c'è. Parla di "presa in
giro" dei cittadini, che continueranno a pagare per far campare i
partiti e lancia l'hashtag #leggetruffa. "L'importo totale a
disposizione dei partiti - prevede Grillo - potrebbe addirittura
aumentare. Il finanziamento esce da una parte e entra dall'altra. I
soldi dei cittadini continueranno ad arrivare e i partiti a mangiare. Il
M5S ha mantenuto fede alle promesse elettorali e ha rinunciato
completamente ai 42 milioni di soldi pubblici che gli sarebbero
spettati. I partiti non sono riusciti a fare altrettanto".
Quagliariello: Nessuna truffa. La risposta del governo arriva per bocca di Gaetano Quagliariello.
"Nessuna truffa", replica il ministro delle Riforme. "Il tetto massimo"
che andrà ai partiti per le donazioni volontarie "sarà di 61 milioni,
dice in conferenza stampa. "Non vogliamo far rientrare dalla finestra
quello che esce dalla porta", aggiunge. E "ci sarà il massimo della
trasparenza", assicura. Quanto all'esclusione dai benefici del Movimento
5 Stelle, replica: "Nessuno nega" al movimento di "darsi uno statuto".
"Se il movimento vuole partecipare a una competizione democratica -
aggiunge - troverà anche il modo per perfezionare la sua forma partito".
Alle critiche sull'"inoptato", risponde: "Non funzionerà mai
come nel caso dell'8 per mille" perché la quota parte "inespressa sarà
ripartita secondo le opzioni, e se i cittadini decidono che per il 90% i
soldi vanno allo Stato, anche il resto andrà al 90% allo Stato" e solo
il 10% ai partiti.
Dal Pd, Laura Puppato
definisce un errore la scelta di cancellare ogni contributo pubblico.
"Sbaglieremo, perché saremo l'unico paese europeo e pagheremo un prezzo
troppo alto", dice la senatrice, sottolineando il rischio che la
politica diventi asservita ad un qualche gruppo economico, imprenditore o
banchiere.
L'allarme. La sfida è complessa: la
riforma dovrà passare in Parlamento e costringerà i partiti, in primo
luogo Pd e Pdl, a ripensare (e tagliare) la loro organizzazione in
termini di sedi, dipendenti e strutture. Ieri dal Pd era arrivato un grido d'allarme da parte del tesoriere Antonio Misiani:
la situazione economica del partito "è drammatica", aveva detto, e con
l'abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti diventa
"inevitabile" il ricorso alla Cassa integrazione per i 180 dipendenti.
Oggi però Misiani ha proposto una terza via, a metà tra il vecchio
sistema e quello anglosassone. "La via intermedia - ha detto il
tesoriere Pd - può essere quella di un sistema basato
sull'autofinanziamento ma con un forte incentivo per le piccole
donazioni e tetti massimi per le grandi donazioni".
Anche il Pdl deve
tirare la cinghia. Il partito si trova a fare i conti con spese di
gestione, affitti delle sedi e stipendi dei circa 200 dipendenti. A
rischio, raccontano, potrebbero essere in futuro anche gli stipendi dei
dipendenti se non si trovano le risorse necessarie. Tra i primi a
lanciare l'allarme rosso, già con i tagli di bilancio decisi un anno fa,
ora torna a farsi sentire il tesoriere pidiellino Maurizio Bianconi,
che guarda con preoccupazione al ddl appena varato dal Cdm: "I problemi
del Pd sono uguali ai nostri, il Pdl si trova nella stessa situazione,
vediamo prima quanti soldi ci tolgono e poi deciremo".
Il Pdl ha
già congelato i contratti a termine e a progetto dei propri dipendenti
(quasi tutti in scadenza) senza nemmeno che si parli di cig. La prossima
settimana potrebbe tenersi un summit decisivo tra i segretari
amministrativi e rappresentanti legali del partito, Rocco Crimi e
Maurizio Bianconi, a quale dovrebbe prendere parte Silvio Berlusconi.
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento