Enrico Letta è sinisco. In napoletano significa succedaneo, non verace, fasullo, sgradevole, deficitario..
Sinisco.. quanti ricordi.. Erano i tempi dell’incontro con la giovane custode di amorose malie di cui ne Il labirinto femminile avrei poi narrato come della «popolanina napoletana».
I tempi del mio comunismo vero ma pieno di dubbi che avrei poi sciolto il 10.5.1985, dimettendomi con la Lettera di dimissioni di un avvocato della CGIL dal sindacato e dal PCI.
Tempi di
discussioni filosofiche appassionate al punto da sembrar liti furiose
durante le folli pescate notturne a bordo di guscetti spinti da motorini
da robivecchi nel gelo delle raffiche di tramontana fra i marosi da
rovesciarci da un momento all’altro, di cui però non potevamo avere
timore perché uscivamo proprio per tuffarci a insidiare nella felicità
silente della nera acqua ghiacciata percorsa dalla luce delle torce le
indimenticabili spigole corsare di Nisida, i saraghi veleggianti nelle
tane delle secche di Ischia, le cerniole contegnose ultime inquiline
delle città sommerse di Mondragone o di Baia, le orate buongustaie
ghiotte dei mitili di capo Miseno..
Sinisco che lì, in quelle Napoli, Pozzuoli, Ischia, Capri, Procida, dei pescatori di rezzelle,
è il nome che davano a quel polpo che vero polpo non è: quello dai
deboli, schiumosi, sottili, lunghissimi, mosci tentacoli dotati di una
sola fila di labili ventose, e non di due come il diversamente fiero,
calloso, carnoso e gustoso polpo verace..
Versione verace del sinisco Enrico
che potrebbe sembrare Gianni, dal quale Enrico ha preso la massonicità
deviata, il bilderberghismo, il trilaterismo e l’aspenismo, ma in una
maniera persino in questo esangue, sbiadita.
Perché
Enrico di suo, non solo non conterebbe nulla (così come comunque niente
conta né lui né nessuno dei pupazzi che lo circondano), ma nemmeno
vorrebbe.
Perché questa appunto è un’altra caratteristica del sinisco:
un vivere come se vivesse per conto di qualcun altro, un esserci
essendoci poco, un esserci essendo conscio della propria pochezza e
della propria sgradevolezza, e quindi un esserci sì, ma sempre non del
tutto e un po’ di sbieco.
Un uomo,
Enrico, che sembra tenuto in piedi dai vestiti, un uomo al quale il
sangue pulsa nelle vene il poco che serve per non decedere, diversamente
da Gianni che, sempre sinisco è, ma a momenti ti inganna, e
per certi versi addirittura sembra corrusco, lucente di una luce
balenante, rutilante, barbagliante.
Corrusco
tipo ad esempio i robot super tecnologici del male dei cartoni animati
quando calpestano le metropoli, visti gli immensi danni che è riuscito a
fare come quando concorse a far comprare Antonveneta a MPS per oltre 20
miliardi — più del decuplo del suo valore — affondando così MPS a
benefico di sanno loro chi.
Nient’altro che sinisco
anche lui, Gianni, perché, come scrissi a Berluschino nel 1996, non
esistono geni del male, dato che la genialità implica la positività, ed è
dunque difficilissima, mentre qualunque idiota è capace di diventare un
‘genio’ del male.
E infatti,
se paragoni ad esempio Gianni al quel Don Chisciotte senza però altri
sogni che di forzieri traboccanti che è il suo tragicomico Berluschino,
di questo almeno potrai pensare che l’ha spinto il fine ultimo di
conquistare in un modo o nell’altro le carni di ogni mala femmina del
pianeta e magari, chissà, anche di qualcuna buona.
Ma Gianni?
Gianni che cazzo lo ha fatto a fare tutto questo gran danno? Per
giungere a che o a chi? Per quali passioni umane o divine, epiche o
terrazzane? Per amore di quali femmine o di quali maschi?
Sì, perché
lo dice anche Carducci «sempre corsi e mai non giunsi il fine», ma la
qualità del fine fa differenza, perché per me, ad esempio, la vita non è
essere felice – che a momenti o a periodi può anche in qualche modo
capitare – bensì l’essere coerenti ai ruoli.
Ruoli che dunque, se fanno vomitare l’intera società, è arduo possa essere gradevole perseguire.
Già,
perché anche essere l’uomo ombra di qualcun altro, o l’eterno, discreto,
silente persecutore di obiettivi altrui va benissimo e può essere anche
bello, sempre però che, di chiunque sia l’obiettivo, comunque sia
buono.
Ma come si
fa a scegliersi il ruolo di vivere eternamente tra mille e mille frodi,
doppiezze, delitti e giochi uno più laido e spaventoso dell’altro solo
per avere il ruolo di tramite tra una serie di organizzazioni criminali
quali i predetti birderberg, trilatere, aspen e varie massonerie
deviate, e uno che, da venti anni, non fa che usare l’intera società per
salvarsi un patrimonio che, non avendo egli fini sociali o morali di
cui si sappia, gli serve solo a continuare a divertirsi, ammesso si
diverta, con le puttane?
E non è allora meglio, o almeno meno faticoso, gettarsi direttamente in una fogna e mangiar pane e merda tutta la vita?
Comunque, affari loro. Tornando invece alla politica: che faranno ora che si sono conclusi i rituali e stanno lì?
Nulla,
perché questi pupazzi di marzapane rispondono allo stesso padrone a cui
rispondeva il governo pupazzo di prima, il solito bilderberg, e hanno la
stessa funzione: distrarre dal signoraggio e dalle altre ruberie
bancarie di migliaia o centinaia di miliardi scatenando la lotta sociale
per la ripartizione dei quattro soldi che lasciano al ‘popolo’.
Insomma
sono eccitato e in ansia: so che in non molto sta per irrompere in campo
il ‘grande vecchio’ in persona stanco e incazzato dai fallimenti dei
cretini che ci manda come presidenti e ministri di questo e quello.
Già lo
vedo: .. irromperà come una furia e sarà circondato da questa massa di
coglioni vestiti da combattimento dell’eurogendfor..
Dopodiché,
in breve si stancherà di strillare, poi i ‘combattenti’ dell’eugendfor
cominceranno a spogliarsi per il peso delle armi e delle cazzate che si
portano addosso, e alla fine, grazie al cielo, si metteranno tutti a
piangere dallo sconforto..
Lì inizierà il cammino della nuova civiltà.
(Fonte)
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