Sul Senso della Politica, la Politica del Senso e l’informazione mediatica in Italia.
Guardando le notizie della cronaca
quotidiana spicciola c’è davvero da rabbrividire. In Usa, un dodicenne
confessa alla polizia di aver ucciso a coltellate la sorellina di 6
anni. In compenso, a New Orleans, dal tetto di un edificio, due giovani
ventenni sparano sulla folla che celebrava la festa della mamma e
spedisce all’ospedale 14 persone, di cui quattro molto gravi in fin di
vita. Non è che in Italia vada meglio, se è per questo. A Milano un uomo
prende a picconate i passanti, ne uccide uno e ne ferisce gravemente
altri tre. Interrogato dalla polizia, appare infastidito dalle domande,
sostenendo che essere disoccupato e senza casa lo autorizzava a compiere
tale gesto. In Sicilia, su un treno, un passeggero, a un certo punto si
è alzato in piedi, ha cominciato a urlare, ha estratto dalla sua borsa
uno strumento di lavoro e ha cominciato a prendere a martellate gli
altri viaggiatori nello scompartimento. Questa mattina, a Salerno, una
giovane ventenne è stata ricoverata all’ospedale dove le è stata
estratta la milza, spappolata dai calci del suo fidanzato che ha
candidamente confessato “non voleva stare zitta”. E così via dicendo.
L’elenco potrebbe proseguire a lungo, e sarebbe fin troppo facile
sostenere con tristezza che “il mondo sta ormai impazzendo”. Non credo
che sia così.
Non ho idea come fosse quarant’anni fa. O
meglio, anagraficamente potrei saperlo, dato che c’ero, ero già
maggiorenne e seguivo ciò che accadeva. Ma abitavo a Roma, e nessuno
sapeva ciò che accadeva a Vicenza, a Cefalù, a Pisa, Macerata, Asti o
Lignano Sabbiedoro. A meno che non fosse lì sul posto o seguisse la
specifica cronaca locale dei quotidiani del posto. Se non fosse stato
per Peter Jennings, i coraggiosi giornalisti di CBS e Oriana Fallaci,
nessuno avrebbe mai neppure saputo che i marines americani, nel 1964,
avevano compiuto un efferato massacro di contadini innocenti nel
villaggio di My Lai, nel Vietnam. Forse, è accaduto in tanti altri
posti, sia nel Vietnam che nel resto del mondo, ma non lo abbiamo mai
saputo e non lo sapremo mai. Oggi, è diverso. Perché se accade qualcosa,
basta che un passante sia informato sugli avvenimenti e dopo qualche
minuto l’evento viene rubricato sui cinque continenti grazie a twitter,
facebook e le immagini scattate dal proprio cellulare. Se io vi
chiedessi qual è stato il più terribile terremoto negli ultimi cinque
anni, è molto probabile che la stragrande maggioranza non sarebbe in
grado di fornire la risposta giusta: è avvenuto nel 2008, in Birmania,
dove ha causato 180.000 morti. Ma allora non esistevano gli attuali
sistemi di comunicazione di massa, e l’evento non ottenne alcuna
implicazione, tantomeno una diffusione. Le agenzie di stampa batterono
la notizia che sfuggì all’attenzione e alla curiosità. Anche perché la
Birmania non era Parigi, New York o Londra. Noi, oggi, protestiamo
giustamente contro la violenza sulle donne perché la statistica ci
informa che soltanto nel 2012 sono state assassinate in maniera violenta
125 donne e scopriamo che esiste una parte del mondo maschile popolata
da animali brutali, bastardi, primitivi. Questo fatto ci provoca una
reazione di sconcerto, rabbia, avvilimento e protesta, e pensiamo che si
stia propagando una diffusione di brutalità maschile. Mia zia commenta
con senile tristezza “ai miei tempi non era così”. Si sbaglia di grosso.
Era peggio, molto ma molto peggio. Solo che nessuno lo sapeva. Dopo una
attenta e lunga ricerca, insieme ad altri curiosi, abbiamo appurato che
soltanto nella regione Veneto, nell’anno 1963 –cioè 50 anni fa- vennero
assassinate ben 243 donne e alcune ricerche statistiche ci informano
che 50 anni fa il numero delle donne assassinate in Italia era superiore
del 460% a quello oggi ufficialmente archiviato. Nello stesso anno,
soltanto nella cinta di Roma, vennero assassinate ben 192 prostitute.
Basterebbe andarsi a leggere, in archivio, tutta la cronaca locale delle
decine di migliaia di pubblicazioni di ogni singolo paesetto della
repubblica per venire a scoprire che il mondo non è cambiato affatto,
anzi. E’ molto più pacifico e civile.
E’ cambiata la percezione degli eventi.
Sono cambiate le reazioni.
Ma soprattutto è cambiata la velocità delle informazioni.
Oggi chiunque può sapere ciò che accade, basta che lo voglia.
Perché ciò che conta è “la reattività”.
Negli ultimi 26 mesi, nella Repubblica di
Siria sono state uccise 81.500 persone come conseguenza della guerra
civile. Soltanto negli ultimi otto mesi, sono stati barbaramente
assassinati circa 2500 palestinesi nei campi profughi in territorio
siriano, di cui 650 bambini innocenti, nella più totale indifferenza
dell’Europa, soprattutto degli italiani. Ma se domani c’è uno scambio di
pistolettate tra poliziotti israeliani e palestinesi a Gaza, compaiono
subito migliaia di pagine su facebook e la gente marcia per le strade
manifestando solidarietà per i palestinesi. La stessa identica etnia, lo
stesso popolo, la stessa condizione di profughi, disagiati, poveri,
imprigionati, non conta nulla perché stanno in Siria. Poiché l’Italia è
coinvolta nel conflitto siriano a livello statale, essendo parte in
causa attraverso la vendita di materiale bellico ad alta precisione e
poichè i responsabili delle infrastrutture di sicurezza, intelligence e
controllo siriano sono stati affidati ad aziende italiane, bisogna far
“percepire” ai cittadini italiani che quell’evento è lontano da noi, non
ci riguarda, e quindi non è necessario avere alcuna reazione. Nel solo
2012, nel continente africano, sono state barbaramente assassinate circa
100.000 persone, colpevoli soltanto del fatto di essere cattoliche. In
Africa è in corso una vera ecatombe di cattolici innocenti, di gran
lunga superiore alla quantità di martiri cristiani dei primi cinque
secoli dell’era iniziata 2013 anni fa. Il tutto nella generale e totale
indifferenza. Ma se domani, a Clermont Ferrand, a Gubbio o a Stoccarda
tre cattolici vengono uccisi perché sono cattolici, la gente s’infiamma
dallo sdegno, il papa ne parla alla tivvù e si riunisce il consiglio
d’Europa in seduta d’emergenza. Forse si arriva anche all’Onu.
Perché cambia la percezione, quindi, cambia la modalità di introiettare l’informazione.
Le notizie non valgono nulla.
Non hanno alcun Senso. Nessun Valore. Nessun impatto. Niente.
Ciò che davvero conta, è la modalità di diffusione, e di amplificazione dei dati reali.
Il disagio socio-psicologico che tutti
noi proviamo può essere intaccato, superato, abbattuto, se si lavora per
restituire il Senso all’oggettività, abbattendo la “relatività legata
all’uso e alla manipolazione ideologica del dato stesso”. Ritrovare il
“Senso della Politica” vuol dire capire, comprendere, far propria,
l’idea che esistono parametri di civiltà, di equità, di sorveglianza
civica, di attenzione della cittadinanza, che vanno applicati e seguiti dovunque e comunque,
perché appartengono alla sfera della “informazione” (che dovrebbe
essere oggettiva) avulsa da una nostra idea pre-concetta, priva di
proiezioni emotive, senza alcuna faziosità, senza pregiudizi, senza
manipolazioni.
Tutto ciò per invitare i lettori a riflettere e costruirsi una
propria idea personale, nata dalla libertà del proprio ragionamento, su
ciò che sta accadendo oggi in Italia nella vita politica.
Se un eletto nelle file del M5s compie un
atto, ciò che ha fatto non ha alcun valore di per sé; perché ciò che
conta è la modalità attraverso la quale quella specifica azione viene
presentata e data in pasto al pubblico a chi controlla la diffusione
capillare della comunicazione politica alle masse. A questo servono i
giornalisti tanto pagati. A fare in modo di fornire una percezione tale
per cui il dato A possa addirittura trasformarsi nel dato B e al
destinatario della comunicazione arriva una “notizia” che,
paradossalmente, è esattamente opposta a quella partita dal mittente,
fonte del dato oggettivo. A questo punto, di solito, sorge spontanea una
reazione “lo sappiamo, grazie della lezione; ma come possiamo fare noi
che non abbiamo strumenti di difesa? Come possiamo districarci?”.
E’ facile, semplice, elementare.
Oggi, il vantaggio rispetto alla fase
precedente ai social networks, alla rete, e alla comunicazione di massa,
consiste nel fatto che è possibile verificare alla fonte. Un tempo non
era possibile. Si era ricettori passivi. Dipende da noi, quindi,
sottrarci alla manipolazione, diventare pro-attivi. Capire e far nostro
il principio per cui ci rifiutiamo di “reagire sulla base di una
percezione” ma scegliamo di diventare inter-attivi, dato che abbiamo la
possibilità di andare a controllare il dato. Se ci basiamo su ciò che ci
dice la Repubblica, il Giornale o il tiggì o –ancora peggio- ciò che
leggiamo su facebook da anonimi virtuali, a noi non verrà fornita
nessuna notizia, bensì ci arriverà già (precotta) la percezione della
notizia. Lo sanno molto bene i consulenti della comunicazione di
Berlusconi e di Letta. E’ una modalità molto chiara. E’ facile
sottrarsi, se ci sta a cuore sapere ciò che davvero accade. Veniamo a un
esempio diretto su un fatto di cui negli ultimi giorni si è parlato, senza fornire i dati oggettivi, ma fornendo la percezione dei fatti:
le diarie degli eletti M5s e il loro comportamento rispetto alle cifre
percepite. Il livello di confusione è stato originato dalla cupola
mediatica “per annacquare e svilire il Senso” innescando una spirale
della percezione indotta in modo tale da inibire il dato alla fonte e
far parlare la gente di qualcosa d’altro. C’è cascato perfino Grillo che
ha tentato di arginare l’effetto “lavorando sulla percezione”, quindi
commettendo l’errore di entrare nel gioco di chi voleva che si parlasse
proprio di quello e non del dato oggettivo. Oggi, la maggior parte delle
persone parla dell’argomento pensando di essere al corrente della
situazione mentre invece non è così: le persone ignorano il dato
oggettivo e hanno incorporato soltanto “una percezione del dato”. Adesso
vi fornisco i dati oggettivi. Ai quali vi consiglio di non aderire per
principio perché lo scrivo io, ma di andare a controllarli alla fonte,
essendo un vostro diritto legale. Lo potete fare. Ogni cittadino ha il
diritto di telefonare alla camera dei deputati, farsi passare il
centralino della presidenza e chiedere ragguagli su eventi formalmente
rubricati a un numero verde 800 0129555 oppure allo 06/67601. Potete
anche chiedere di farvi passare direttamente il gruppo del M5s e
chiedere informazioni “ufficiali”, in modo tale da verificare le
informazioni e quindi “costruirvi dentro una percezione legittima: la
vostra” perché basata su un dato oggettivo. Ho telefonato alla camera e
ho parlato con uno dei segretari responsabili della Boldrini che mi ha
ufficialmente notificato il seguente fatto: “In data 8 maggio 2013, la
IV Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha bocciato un
emendamento presentato dal gruppo parlamentare del M5s che istituiva un
fondo rotativo fnalizzato alla concessione di un finanziamento alle
micro-imprese e alle piccole imprese che vantino crediti con la pubblica
amministrazione. La dotazione del fondo stesso doveva essere finanziato
con l’abrogazione delle erogazioni a titolo di cofinanziamento ed il
rimborso per le spese elettorali sostenute da partiti e movimenti
politici eletti”. In pratica, con tale emendamento il gruppo
parlamentare del M5s proponeva di dar vita immediata a un fondo di
pagamento dei debiti da parte della amministrazione pubblica nei
confronti delle imprese creditrici. Il PDL, la lista Monti e il PD hanno
votato contro e l’emendamento non è passato. Di conseguenza, il M5s si è
trovato nella condizione di sapere che la restituzione dei loro fondi
non sarebbe andata a coprire nessuna esigenza della cittadinanza, su
scelta della maggioranza del governo. Hanno scelto, comunque, di
rifiutare i 42 milioni di euro e di restituirli allo Stato, evento che
si è verificato. Fine della notizia.
Come lo Stato utilizzerà quei fondi, non è dato saperlo.
In data 13 maggio 2013, i 7 consiglieri
regionali M5s eletti nella Regione Lazio hanno stabilito di rinunciare
ai rimborsi elettorali. Inoltre, hanno comunicato pubblicamente e
“ufficialmente” di essersi decurtati lo stipendio da 18.500 a 4.500
euro. Tutti, nessuno escluso. Tale cifra è stata depositata presso gli
sportelli di Banca Etica a Roma –dove si può andare a verificare su
richiesta se sia vero o meno- sotto la dizione “fondo regionale di
approvvigionamento” per dar vita al varo di un “fondo di sussistenza per
una resa di emergenza” nei confronti delle realtà sociali maggiormente
disagiate e deboli. E’ stato deciso di avviare subito un sondaggio in
rete tra gli iscritti per identificare i soggetti destinatari di tale
fondo. Tale scelta è stata operata perché il consiglio regionale del
Lazio si è rifiutato –come la commissione bilancio della Camera- di far
approvare una delibera che consentisse di usare i fondi del M5s per
pagare le piccole e medie imprese creditrici. La stampa intera
–quotidiano la Repubblica in testa insieme alla Lega Nord- ci ha fatto
sapere dieci giorni fa che la Regione Lombardia ha “attuato una
riduzione di 1.931 euro lordi dallo stipendio dei consiglieri”. La
notizia è vera, rubricata in data 7 maggio. Non hanno detto, però, che
in data 8 maggio è stato deliberato un aumento di 2.159 euro netti –come
rimborso elettorale permanente per le “spese correnti di gestione”- a
quegli stessi consiglieri regionali ai quali era stata detratta, il
giorno prima, la cifra di 1.931 euro lordi. Quindi, la stampa intera ha
presentato un “aumento” come se fosse una “riduzione”. Se vivete in
Lombardia potete telefonare al consiglio regionale, ed è un vostro
diritto costituzionale avere copia delle delibere firmate dal presidente
Roberto Maroni. Sempre su repubblica si è letto che senatori e deputati
del M5s erano in rivolta perché si volevano tenere la diaria, facendo
anche i nomi della Taverna, di Di Battista e di altri. In data 12 maggio
2013 il deputato Alessandro Di Battista e la senatrice Paola Taverna,
nel corso di una manifestazione pubblica che si è svolta a Piazza
Rosolino Pilo, nel quartiere di Monteverde vecchio a Roma, alle ore 19,
hanno comunicato “ufficialmente” l’esito del loro comportamento. Ha
detto Paola Taverna. “Prima di essere eletta guadagnavo 1.100 euro al
mese. Il mio stipendio ammonta a 19.460 euro, di cui io ho scelto di
percepirne complessivamente 4.400 euro, restituendone 15.000 allo Stato.
Non potendo contribuire alla costituzione di un fondo perché la
commissione bilancio ha bocciato il nostro emendamento, ho deciso di
accettare la restituzione allo Stato, nella speranza che li usino per i
cittadini”. Il deputato Di Battista ha dichiarato “La cifra di mia
competenza ammonta a 20.900 euro perché mi è stata attribuita anche la
quota supplementaria relativa alla mia qualifica di vice-presidente
della commissione esteri. Di questa cifra, ho restituito la cifra di
15.500 euro che sono ritornate allo stesso ufficio della ragioneria di
Stato da cui erano partiti”. Nessun organo di stampa ha dato
comunicazione di queste notizie.
Rimane, quindi, nella gente, la “percezione” che all’interno degli
eletti del M5s ci sia un problema relativo alla restituzione degli
stipendi percepiti.
Non è così, nella realtà.
E’ così nella “percezione” della gente.
Ma ciò che deve contare nel cittadino non è la percezione bensì il dato reale.
Evitiamo di cadere nella trappola percettiva.
E’ la stessa che fa credere a tante donne che l’onorevole Daniela Santanchè sia una paladina dei diritti civili delle donne.
Non fidiamoci di ciò che leggiamo su
facebook o sulla stampa. Andiamo a controllare di persona o sulle pagine
personali delle persone per le quali abbiamo votato, qualunque sia il
partito di appartenenza, oppure telefonando alla Camera dei Deputati.
Bisogna abituarsi a ragionare sulla realtà dei dati e non sulla percezione.
E’ la differenza tra il suddito e il cittadino. Tra chi è passivo e chi è attivo.
Se oggi non vi informate, la responsabilità è vostra.
Questo è il Senso della democrazia diretta.
Se rimanete sudditi, è perché lo avete scelto.
Come diceva Shakespeare:
“Non è mai colpa delle stelle l’inganno della nostra miseria, ma è sempre nostra responsabilità”.
(Fonte)
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