La Procura di Palermo cita Napolitano
al processo sulla trattativa Stato-mafia
I pm hanno depositato questa
mattina in cancelleria la lista testi in vista della prima udienza che
si terrà il 27 maggio davanti la corte d'assise di Palermo. Gli imputati
sono dieci: sul banco degli imputati ci sono boss del calibro di Totò
Riina e Leoluca Bagarella, ma anche uomini delle istituzioni come Nicola
Mancino, Mario Mori e Antonio Subranni
C'è anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fra i 176 testimoni che i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi vogliono ascoltare al processo per la trattativa Stato-mafia. In ordine "alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18-6-2012 (pubblicata su “La Giustizia. Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. 2006 -2012”) concernenti il timore del dottor D’Ambrosio “di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e ciò nel periodo tra il 1989 e il 1993". Così hanno scritto i magistrati nella lista testi depositata nella cancelleria della Corte d'assise.
La Procura di Palermo chiama a testimoniare anche il
procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani: "In ordine alle
richieste provenienti dall'imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto
l’andamento delle indagini sulla cosiddetta trattativa, l’eventuale
avocazione delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure
interessate".
I pm vogliono ricostruire il contesto in cui maturarono le telefonate fra Nicola Mancino e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, che sono finite agli atti del processo per la trattativa perché l'ex ministro dell'Interno era intercettato dai magistrati di Palermo. Mancino si lamentava per "il mancato coordinamento"
delle indagini sulla trattativa. Dopo una lettera del segretario
generale della Presidenza della Repubblica, il procuratore generale
della Cassazione convocò il procuratore nazionale antimafia Piero
Grasso. Adesso i pm del processo trattativa chiedono alla corte d'assise
di Palermo che venga convocato anche Grasso, oggi presidente del
Senato. Così spiegano i magistrati nella lista testi depositata in
cancelleria: "Il dottor Grasso dovrà riferire in ordine alle richieste
provenienti dall’odierno imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto
l’andamento delle indagini sulla trattativa, l’eventuale avocazione
delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure
interessate".
Nella lista dei testimoni ci sono 30 pentiti, ma
anche ex ministri come Giovanni Conso, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti
e Giuliano Amato. La Procura di Palermo cita anche l'ex presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La lettera di D'Ambrosio
Il
consigliere D'Ambrosio aveva scritto una lettera al capo dello Stato
dopo le polemiche seguite alla pubblicazione delle intercettazioni. Il
18 giugno dell'anno scorso spiegava: "I fatti di questi giorni mi hanno
profondamente amareggiato personalmente". E ribadiva: "Come il
procuratore di Palermo ha già dichiarato e come sanno anche tutte le
autorità giudiziarie a qualsiasi titolo coinvolte nella gestione e nel
coordinamento dei vari procedimenti sulle stragi di mafia del 1992 e
1993, non ho mai esercitato pressioni o ingerenze che, anche minimamente
potessero tendere a favorire il senatore Mancino o qualsiasi altro
rappresentante dello Stato comunque implicato nei processi di Palermo,
Caltanissetta e Firenze".
La lettera a Napolitano si concludeva
con un riferimento a un testo scritto da D'Ambrosio su richiesta di
Maria Falcone: "Lei sa che, in quelle poche pagine, non ho esitato a
fare cenno a episodi del periodo 1989-1993 che mi preoccupano e fanno
riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi – di
cui ho detto anche ad altri, quasi preso anche dal vivo timore di
essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose
utili a fungere da scudo per indicibili accordi".
Loris
D'Ambrosio concludeva: "Non Le nascondo di aver letto e riletto le
audizioni all’Antimafia di protagonisti e comprimari di quel periodo e
di aver desiderato di tornare anche io a fare indagini, come mi accadde
oltre 30 anni fa dopo la morte di Mario Amato, ucciso dai terroristi".
Dunque,
anche il consigliere D'Ambrosio avrebbe avuto dubbi su quella terribile
stagione del 1992-1993. I magistrati di Palermo vogliono chiedere al
presidente Napolitano se abbia mai raccolto altri sfoghi di D'Ambrosio
su questo argomento.
Sarà la corte d'assise di Palermo,
presieduta da Alfredo Montalto, a decidere sull'ammissibilità dei
testimoni citati dalla Procura.
(Fonte)
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