Dal suo ufficio, il tele-pilota seduto davanti al computer individua
il bersaglio, lo inquadra con la guida laser, schiaccia il bottone e fa
partire il missile Hellfire: quel piccolo siluro di un metro, largo un
palmo, ammazza per te. Costo: da 68.000 a 122.000 dollari a missile. Gli
Hellfire equipaggiano il nuovo drone-killer a cui l’Italia in crisi non sa rinunciare. Si chiama M-Q9, made in Usa,
in dotazione anche agli inglesi e all’aviazione italiana. «The MQ-9 –
spiegano – is the first hunter-killer Uav designed for long-endurance,
high-altitude surveillance». Anche senza aver frequentato l’accademia
militare di Annapolis, osserva Ennio Remondino, la definizione di
“cacciatore-assassino” dice tutto. I primi acquisti di droni da parte
dell’aeronautica militare italiana risalgono al 2004: velivoli di stanza
ad Amendola sono tuttora impiegati a Herat, in Afghanistan, con compiti
di ricognizione e intelligence.
Nessuno, in Parlamento, ha mai parlato di armi da montare sugli italici “cacciatori-assassini”, scrive Remondino su “Globalist”. Eppure le fonti americane,
solitamente precise e disinvolte in fatto di armi, nel 2012 parlano di
droni “Reapers” destinati all’Italia ed equipaggiati con missili
anticarro Hellfire e bombe a guida laser. Vale a dire che l’Italia ha
ordinato, assieme a sei “assassini tecnologici”, anche i kit per armare i
“Reapers” con i più moderni ordigni di distruzione. «Voglie occultate
di potenza: come la decisione del governo “tecnico” di usare i quattro
aerei Amx della base italiana di Herat non più per semplice
ricognizione». Finora, in caso di necessità di “supporto aereo” in
soccorso a truppe a terra in difficoltà, erano sempre intervenuti i
nostri elicotteri Mangusta A-129 con i loro missili Tow e i loro
micidiali cannoni rotanti da 500 colpi al minuto. «Qualche
contraddizione costituzionale si affaccia», annota l’ex inviato di guerra della Rai.
Lasciando da parte le questioni etico-giuridiche, si scopre che ognuno di quegli “assassini volanti” costa circa 29 milioni di euro.
«Una bella somma per l’Italia della cassa integrazione da
rifinanziare». Altrettanto inquietante, aggiunge Remondino, l’intenzione
di guerra
e la scelta di colpire che è propria della dotazione stessa di un certo
tipo di armamento: l’Agm-114 Hellfire è un missile anticarro, nato per
dotare gli elicotteri di capacità d’attacco contro veicoli corazzati. E
l’acronimo Hellfire, letteralmente “fuoco infernale”, sta per
“Helicopter Launched Fire and Forget”, missile eli-lanciato “spara e
dimentica”. E’ il “New York Times” a rivelare la scelta statunitense di
far diventare la base Nato di Sigonella la nuova “capitale” per i suoi
attuali 7.500 droni in servizio, a due passi dal temuto
terminal Muos di Niscemi, che si sospetta faccia parte del dispositivo
Haarp per la manipolazione del clima mondiale attraverso “bombardamenti”
della ionosfera.
Secondo il Sipri, il centro ricerche per la pace di Stoccolma, nel 2012 i governi di tutto il mondo
hanno speso l’esorbitante cifra di 1.750 miliardi di dollari per
mantenere le proprie strutture militari: armi, apparato militare e il
suo complessivo mantenimento. «Veniamo così a sapere che il nostro paese
“cresce”, unico caso di sviluppo attuale oltre le vendite di vino: dopo
un anno di assenza per il sorpasso brasiliano, torniamo nei primi 10
posti della lista di chi spende di più per armamenti», chiosa Remondino.
Podio per Stati Uniti, Cina
e Russia. «L’Italia, soltanto decima, dai conti dell’istituto svedese
viaggia sui 34 miliardi di dollari, con qualche pasticcio di cambio con
l’euro. Ma nel 2013 promette ufficialmente di crescere!».
(Fonte)
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