Negli ultimi dieci anni sono stati duecentomila a togliersi la vita.
Tra le cause anche i cambiamenti climatici e la siccità che alterano
l'andamento dei raccolti. Sono oltre 600 milioni i poveri, anche se ci
sono più miliardari che in Gran Bretagna. Oxfam è tra le ong che operano
in questo ambito
Sono duecentomila gli agricoltori che si sono suicidati in India negli
ultimi dieci anni: colpa del cambiamento climatico, che nel
subcontinente conosce una sorta di drammatica "prova generale", di una
siccità durata dieci anni, ma anche della diffusione a tappeto degli
ogm. La cifra, che lascia sgomenti, è una estrapolazione dei dati
ufficiali, ma secondo il giornalista Palagummi Sainath, che si occupa da
anni di temi della povertà, il fenomeno ha assunto le dimensioni di
una vera epidemia, e il numero degli agricoltori che decidono di
concludere tragicamente la propria vita (spesso ingerendo pesticidi, una
fine orribile) è molto superiore: talvolta ad uccidersi sono diversi
membri della stessa famiglia.
Gli strozzini e i 600 milioni di poveri.
"L'India rurale si dibatte nella morsa della miseria - ha detto
all'"Independent" - Un tempo i contadini riuscivano a mandare i figli
all'università, oggi non possono nemmeno far loro frequentare la scuola.
E anche se qui ci sono più miliardari che in Gran Bretagna, abbiamo 600
milioni di poveri". L'indebitamento con gli strozzini e la perdita del
raccolto sono le motivazioni più frequentemente addotte dalle famiglie
dei suicidi; ma le cause dell'impoverimento sono molteplici. Circa la
metà dei casi si sono registrati nei cinque stati della fascia cotoniera
dell'India centrale (Maharashtra, Karnataka, Andhra Pradesh, Madhya
Pradesh e Chhattisgarh), dove il prezzo della produzione, in termini
reali, è un dodicesimo di quello che era 30 anni fa. La maglia nera dei
suicidi spetta al Maharashtra, lo stato di Mumbai, capitale economica
dell'India e simbolo del riscatto del paese.
Vandana Shiva.
Secondo la scienziata ambientalista Vandana Shiva il fenomeno ha avuto
inizio nel 1997, quando il governo indiano ha eliminato i sussidi alla
coltivazione del cotone, e contemporaneamente sono state introdotte su
larga scala semenze geneticamente modificate. La Shiva punta il dito
contro la Monsanto, il colosso dell'agricoltura biotecnologia, che ha
reso i produttori dipendenti da pesticidi e fertilizzanti chimici. Anche
Carlo d'Inghilterra ha mosso la stessa accusa e ha creato tre anni fa
la fondazione benefica Bhumi Vardaan, che mira ad assistere gli
agricoltori aiutandoli a ripudiare le biotecnologie. La Monsanto
respinge le critiche, addebitando solo ai cambiamenti climatici i danni
alle coltivazioni.
Le accuse alla Monsanto. Ma
secondo gli ambientalisti il cotone bt della Monsanto, modificato con il
gene del Bacillus Thuringensis per renderlo resistente ai parassiti,
non ha funzionato. La pianta non resiste agli attacchi dei più comuni
parassiti e richiede dosi massicce di pesticidi. La qualità della fibra
di cotone prodotta dalle piante transgeniche è scadente, e questo fa
crollare il suo valore di mercato. Lo stato di Andhra Pradesh, che da
solo produce più del 62% del cotone dell'India, ha vietato alla
Monsanto di promuovere e commercializzare le sue varietà di cotone bt e
di compiere sperimentazioni in campo aperto sul proprio territorio,
chiedendole di risarcire gli agricoltori: ma la multinazionale
biotecnologica si è rifiutata di farlo.
Cresce la coltivazione ogm.
I prodotti biotech sono diffusi soprattutto nei paesi poveri o in via
di sviluppo, nei quali la coltivazione di ogm è cresciuta nel 2010 del
48%. Gli stati maggiormente disposti a investire in questo tipo di
agricoltura tecnologica sono Cina, India, Brasile, Argentina, Sudafrica.
In India il cotone transgenico viene coltivato su 9,4 milioni di
ettari, con un continuo incremento negli ultimi 10 anni.
20 milioni di poveri in più. Secondo
il Programma alimentare mondiale, altre 20 milioni di persone sono
andate a ingrossare le file della povertà in India, nello scorso
decennio, e metà dei bambini del paese sono sottopeso. Ma il punto,
drammaticamente, non è solo come nutrire questi poveri, bensì come
alimentare l'intero subcontinente, che si trova oggi privato della sua
base agricola. E la questione travalica i confini dell'India: basta il
timore di una scarsità di piogge o di un cattivo raccolto a far
impennare i prezzi dei generi alimentari in tutto il mondo, come è
accaduto la scorsa primavera. Senza contare che se l'economia indiana
cresce al ritmo del 9 per cento, l'inflazione innescata dai prezzi dei
generi alimentari viaggia tra il 16 e il 18 per cento.
Suicidi stagionali.
Nelle regioni della fascia cotoniera si vedono interi villaggi
fantasma, abbandonati dalla popolazione che migra verso i centri urbani
alla ricerca di lavoro e di cibo: e tra questo esercito di miserabili ha
facile presa la dipendenza da alcool e da eroina, un fenomeno
drammaticamente in aumento. Significativo il fatto, scrive il giornale on line Indika,
che i coltivatori indiani non si tolgano la vita in modo uniforme
durante l'anno, ma in periodi legati all'andamento della produzione
agricola. Il primo picco è tra gennaio e febbraio, quando cercano di
vendere i raccolti e si rendono conto che i prezzi di mercato sono
calati, oppure che la produzione è scesa, per cui quello che guadagnano
non basta a pagare i debiti (e gli interessi a tassi da usura) contratti
l'anno prima.
Ci si uccide con gli antiparassitari.
La seconda ondata di suicidi avviene tra aprile e maggio, nel periodo
in cui servono soldi per acquistare sementi e attrezzature, e per pagare
affitti; infine l'ultimo picco si concentra tra settembre e ottobre,
quando le piante sono cresciute e i contadini si riforniscono di
pesticidi per preservare i raccolti dalle aggressioni degli insetti,
finendo poi per togliersi la vita usando gli stessi antiparassitari
come veleno. Contro questo stato di cose, in India Oxfam
opera di concerto con Cecoedecon, una ong che lavora nelle comunità
agricole per aiutarle a far fronte all'impatto del cambiamento climatico
e alle catastrofi naturali (oltre a quelle causate dall'uomo).
(Fonte)
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