Berlusconi vuole più poltrone o minaccia il voto
Lo scontro è sull’Imu ma sottotraccia c’è una battaglia serrata per i posti da sottosegretario
Il governo di Enrico Letta balla sull’Imu. Dopo aver incassato la
fiducia a Camera e Senato, per il nuovo premier sono già grane. A
scatenare il panico nella nuova, inedita, maggioranza è la tassa sulla
prima casa. Tema particolarmente caro ai berlusconiani. Trovato
l’accordo sulla cancellazione del balzello reintrodotto da Mario Monti,
l’argomento torna al centro della discussione. Anche se sembra essere
solo il casus belli di una lotta all’ultima poltrona, tra sottosegretari e convenzione per le riforme.
«Quella annunciata ieri è solo una proroga della
rata di giugno», annuncia in mattinata il neo titolare dei Rapporti con
il Parlamento Dario Franceschini. «La rata di giugno – chiarisce il
ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio – verrà sospesa in
attesa di un nuovo regime che possa aiutare le famiglie meno abbienti».
Il Pd sta pensando di rinegoziare l’intesa? In
realtà non è così. In serata dalla Germania lo stesso presidente del
Consiglio conferma l’impegno a cancellare l’Imu. Eppure basta il dubbio a
scatenare la reazione dei berlusconiani. Dice Renato Brunetta,
capogruppo Montecitorio: «Nessun compromesso o ne va di mezzo il
governo». Tra il vicepremier Angelino Alfano e il responsabile economia
del Pd Stefano Fassina nasce un serrato botta e risposta su twitter. I
primi nodi di una coabitazione che si preannuncia difficile sono già
arrivati al pettine.
Il Cavaliere alza la voce, chiede il rispetto degli
accordi. Ma ostenta tranquillità. Per convincere Letta a tener fede
all’impegno ha in mano un’arma molto potente: i sondaggi. Non è un caso
se in queste ore siano iniziate a circolare con insistenza previsioni di
voto dalle percentuali bulgare. Scenari da brivido: con il centrodestra
di Berlusconi e i centristi di Mario Monti vicino al 40 per cento dei
consensi elettorali.
In sostanza o il governo blocca l’Imu, come promesso
dal Cavaliere in campagna elettorale, oppure si va a votare il prima
possibile. E non è tutto. In mattinata l'ex ministro delle Comunicazioni
Paolo Romani rivela ai giornalisti che lo incontrano a palazzo Madama:
«Per quanto ci riguarda resta fondamentale restituire agli italiani
l'ultima rata del 2012». L'esatto slogan elettorale di Silvio
Berlusconi.
Letta è costretto a rispettare gli accordi. Il
rischio è che i falchi del Pdl possano tornare alla carica criticando
l’esecutivo di larghe intese. Tra i pidiellini il malessere è evidente.
Non tutti hanno digerito l'inedita alleanza di governo con i «nemici»
del Partito Democratico. Anche se in realtà, da quel che si capisce, la
vera battaglia di queste ore non è sull'Imu, quanto sulle poltrone da
assegnare nei prossimi giorni.
D’altronde in via dell’Umiltà sono in molti ad
aspirare a un ruolo nel governo o almeno nelle commissioni. Primo tra
tutti proprio Silvio Berlusconi, che da tempo non fa mistero di voler
presiedere la Convenzione per le Riforme. Tra i parlamentari del Pdl una
lunga serie di ambizioni personali è destinata a rimanere frustrata. I
posti a disposizione sono pochi: una decina al governo e altrettanti
nelle commissioni.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: il
livello dello scontento è destinato a salire. Il sostegno al governo
Letta rischia di essere più incerto. Annamaria Bernini cerca di gettare
acqua sul fuoco: «È finita la stagione dei governi tecnici. L’esecutivo
di grande coalizione per il quale il Pdl ha lavorato responsabilmente da
subito si sta dimostrando la soluzione adatta per rafforzare l'Italia
nei difficili negoziati con i partner europei. Ecco perché l’abolizione
dell’Imu è così importante e premier e ministri non devono avere
titubanze o ripensamenti».
Ma la polemica è destinata a trascinarsi avanti
forse per tutta l’estate. Graziano Delrio è categorico: «Di restituzione
dell’Imu del 2012 nel programma non si è parlato'', dice a "Otto e
Mezzo". «In questo momento non c’è stata posta la restituzione dell'Imu
come obiettivo». E i falchi del Pdl hanno una nuova scusa per staccare
la spina al governo.
(Fonte)
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