Lo spread è ai minimi storici? Sì, perché paghiamo un tasso
d’interesse altissimo, «molto più elevato di quello che il mercato
finanziario può raccogliere da qualsiasi altra parte». E’ una bolla
finanziaria, mentre l’economia
reale è in ginocchio. Se siamo al tappeto, perché i mercati finanziari
sono ben disposti a prestarci i loro soldi? «Per il semplice fatto che
sono sicuri che si farà di tutto per evitare il default».
Loretta Napoleoni svela così il “trucco” dell’Eurozona: stabilizzare la
moneta per tutelare gli investitori finanziari a scapito dell’economia reale, che infatti sta colando a picco. «Per questo, “più Europa”
è una formula che non ha significato». Non c’è ombra di armonizzazione
economica. Al contrario, è penalizzata sanguinosamente la periferia
europea: «E’ il prezzo che si è pagato per tranquillizzare i mercati».
Sarebbe ora di denunciarlo, ma nessuno ne parla: tantomeno la politica, e men che meno la sinistra, che dovrebbe tutelare i più deboli.
«La sinistra e la destra non ci sono più: c’è, invece, una corsa verso il centro e un atteggiamento di deferenza nei confronti dei colonizzatori da parte di tutte le forze politiche attualmente esistenti», dichiara Loretta Napoleoni a Rodolfo Monacelli per un’intervista su “Critica Letteraria” in occasione dell’uscita del libro-denuncia “Democrazia vendesi”. «Non c’è un dibattito in questo paese: sul tema dell’Europa
e dell’euro nessuno dice qualcosa di diverso: sono tutti schierati
dalla stessa parte, e la sinistra non ha una visione economica
alternativa». Motivo: «Tutte le nazioni della periferia sono dipendenti
da quelle del Nord (il Nord ci manda gli aiuti, i crediti)». Senza
questa dipendenza «dovremmo fare una politica vera, una politica
alternativa», ma purtroppo «nessuno lo sa e lo vuole fare». Questo
discorso «vale per tutta quanta la periferia», perché quello che sta
accadendo all’Italia «è ciò che succede quando i popoli vengono
colonizzati».
Il “partito dell’euro” teme l’inflazione, che svaluta la moneta e
impensierisce i detentori di grandi ricchezze, mentre i più non
avrebbero nulla da temere da una quota fisiologica di inflazione:
«Magari avessimo un po’ di inflazione! Siamo in deflazione totale»,
perché non circola denaro e, per colpa dell’euro, l’economia
è in tilt. «Tutti i maggiori economisti internazionali parlano di
uscita dall’euro, di un euro a due velocità, e nessuno parla di
inflazione: in ogni caso, la paura dell’inflazione è in relazione solo
al fatto di tornare a gestire la propria moneta, tornando a stamparla
indipendentemente dalle decisioni di Bruxelles». Con corollario di
immancabili leggende: «Chi dice che la benzina andrà a 7 euro fa del
terrorismo economico». E’ vero il contrario: «Il 75% del costo della
benzina deriva dalle accise che noi dobbiamo pagare per poter pagare il
debito», che è denominato in euro, cioè in una valuta su cui lo Stato non ha alcun controllo.
Altra favola: l’isolamento internazionale in caso di uscita dalla
moneta della Bce: «Svezia, Danimarca e Inghilterra non sono nell’euro,
la Norvegia neanche nell’Unione Europea: uscire dall’euro non vorrebbe
dire diventare i paria internazionali», dice Loretta Napoleoni. Peccato
che, su questo, in Italia «non c’è dibattito», ma solo «propaganda e
terrorismo economico», aggravato da una manipolazione totale
dell’informazione: «C’è un’ignoranza abissale, la gente non sa nulla
perché chi dovrebbe fare informazione, in realtà, in questo paese fa
disinformazione». L’euro? «E’ un sistema monetario che non funziona»,
perché è stato creato «senza tener conto dei principi della teoria
economica e della teoria monetaria». A parte l’Eurozona, nel resto del
mondo non esistono monete senza Stato o Stati senza moneta: «Gli inglesi
lo avevano predetto e, per questo motivo, non sono entrati nell’euro».
Ormai, aggiunge Loretta Napoleoni, debito estero e debito pubblico
coincidono, perché il deficit viene finanziato emettendo buoni del
Tesoro comprati all’estero. Se due economie diverse si uniscono – una
più forte e l’altra più debole – quella più forte diventa
automaticamente “creditore netto” di quella più debole. «Significa che
noi ci siamo indebitati con le banche
estere che, avendo la stessa moneta, hanno avuto un incentivo a
“colonizzare” questi mercati della periferia». Mercati in cui, prima
dell’adozione dell’euro, le banche estere non erano molto presenti, perché temevano il pericolo della svalutazione. «Il debito pubblico, quindi, è stato finanziato indebitandosi all’estero». Poi, con la crisi, «si è cercato di far ricomprare il debito pubblico alle banche della periferia», cioè le nostre. «Oggi, la maggior parte del debito pubblico italiano (più del 60%) è nelle mani delle banche italiane, che lo hanno finanziato da quando le banche straniere hanno deciso di non partecipare più alle aste perché avevano paura dell’implosione dell’euro».
Mentre il resto del mondo considerava l’euro una follia – e gli
inglesi si guardavano bene dall’aderirvi – noi invece «abbiamo svalutato
il patrimonio nazionale, per entrare nell’euro». Motivazione: «L’euro è
stato usato per motivi politici», ovvero la transizione tra Prima e
Seconda Repubblica», con i nuovi equilibri di potere, fino all’attuale
«erosione della democrazia»,
che in Italia è interpretata da Mario Monti, al potere col pretesto
dell’emergenza ma, in realtà, pronto ad eseguire gli “ordini” di
Bruxelles. Ovvero, le politiche del rigore: scelte come quella del
Fiscal Compact, «che hanno cambiato la Costituzione senza che questo
avvenisse con un dibattito pubblico e attraverso una consultazione con
la popolazione». Chi auspica “più Europa” fa solo cattiva propaganda: «La verità è un’altra: i mercati finanziari hanno ricominciato a comprare il debito pubblico dei paesi della periferia, che ha un tasso d’interesse molto elevato, e questo sta spingendo gli spread verso il basso. Questa politica
di austerità, quindi, ha funzionato per ridare fiducia al mercato
finanziario, e noi ci indebiteremo ancora di più: invece di risolvere il
problema del debito, abbiamo creato le condizioni per allungare questo
ciclo debitorio».
(Fonte)
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