Credo che oggi, in Italia, non ci sia nessun essere pensante che non auspichi e pretenda un cambiamento di rotta, di classe politica, di comportamenti collettivi.
Penso davvero tutti, nessuno escluso.
Eppure non accade nulla.
Si
è costretti a fingere di occuparsi di ciò che accade –giocoforza è
inevitabile- ma quando si ha voglia di scambiare, con degli intimi
fidati, la sintesi veritiera dell’attuale situazione italiana, subentra
uno scoramento collettivo nel prendere atto che il paese è completamente
paralizzato. Chi non lo capisce e non lo vede, o è stupido o è in
malafede.
Ma
un paese (una nazione, una etnia, un popolo) non è una astrazione,
tantomeno una nozione virtuale. E’ la somma dei soggetti che lo
compongono. La peste bubbonica della Mafia Mentale si è ormai
impossessata delle esistenze degli individui e non si registra in
nessuna formazione politica, presso nessuna categoria di lavoratori e
tantomeno in alcun partito politico rappresentato, un conato, un vagito,
una pallida sembianza di pudore civile che spinga qualcuno
all’assunzione in proprio di una consapevolezza individuale, ammettendo
le proprie responsabilità, se non altro nel proprio ambito. Macchè.
L’affaire Monte dei Paschi di Siena ne è un tragico termometro.
L’ex
presidente di quella banca, dopo essere stato protagonista (oltre che
autore e responsabile) del grave dissesto finanziario ai danni della
collettività, viene promosso e nominato presidente della Associazione
Bancaria Italiana con gli applausi di coloro che avrebbero dovuto
controllarlo, denunciarlo e buttarlo in galera. Ancora oggi, nonostante
siamo finiti nell’occhio del ciclone, non esiste neanche un giornalista
italiano, un esponente politico, un importante magistrato, che si sia
interrogato sulla vicenda e che abbia rivolto una domanda elementare ai
diversi responsabili del Tesoro, di Bankitalia, ai diversi ministri
dell’economia che negli ultimi dieci anni hanno gestito il management
delle banche italiane. “Come è possibile che sia accaduto un fatto del
genere?”.
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