sabato 7 giugno 2014

NAPOLITANO È IL PRESIDENTE DEGLI ITALIANI, ... NE SIAMO SICURI?



La vera anomalia italiana? Giorgio Napolitano. Lo scrive sull’ultimo numero della prestigiosa London Review of Books, lo storico britannico Perry Anderson che analizza la crisi europea in un lungo saggio dal titolo: "The Italian Disaster". (qui uno stralcio)
Gli Usa e Craxi sono i nuovi fari di Napolitano e dei miglioristi (la corrente era finanziata con i soldi della Fininvest) e nel 1996 il nostro diventa ministro degli Interni (per la prima volta uno di sinistra), garantendo agli avversari che “non avrebbe tirato fuori scheletri dall’armadio”.
Ma il meglio Napolitano lo dà da presidente della Repubblica: nel 2008 firma del lodo Alfano, che “garantisce a Berlusconi come primo ministro e a lui stesso come presidente l’immunità giudiziaria”, dichiarato poi incostituzionale e trasformato nel 2010 nel “legittimo impedimento”, anch’esso dichiarato incostituzionale nel 2011.E poi una gragnuola di fatti: il mancato scioglimento delle Camere nel 2008, l’entrata in guerra contro la Libia del 2011 (scavalcando costituzione, senza voto parlamentare, violando un trattato di non aggressione), le trame con Monti e Passera per sostituire Berlusconi, modo – secondo Anderson – “completamente incostituzionale”.
Per non parlare della vicenda della ri-elezione al secondo mandato (“a 87 anni, battuto solo da Mugabe, Peres e dal moribondo re saudita”) e delle ultime vicende, con il siluramento del governo Letta. Napolitano, che dovrebbe essere “il guardiano imparziale dell’ordine parlamentare e non interferire con le sue decisione”, scrive lo storico britannico, rompe ogni regola. “La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell’Italia sono adesso aggravate dalla corruzione costituzionale.
E poi il caso Mancino e la richiesta di impeachment contro il presidente da parte di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, e l’invocazione della totale immunità nella trattativa Stato-mafia, che Anderson definisce “Nixon-style”, termine che evoca scandali come il Watergate. Ma gli esiti italiani sono stati diversi, come ben sappiamo. (tratto da: Fonte)

Già nel gennaio del 2008 il presidente della Repubblica raccomanda la ratifica del nuovo Trattato (Trattato di Lisbona). Il Presidente della Repubblica ritiene infatti che si possa e si debba procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona che deve essere ratificato entro il 31 dicembre per consentirne l’entrata in vigore prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, previste nella tarda primavera del 2009. 

L’Italia ha ratificato il trattato di Lisbona [luglio del 2008]. Un lungo applauso bipartisan ha accompagnato il sì della Camera che, come il Senato, ha approvato all’unanimità il trattato. L’unica eccezione arriva dai banchi della Lega Nord: i deputati del Carroccio al momento della proclamazione sono rimasti seduti in silenzio. Un atteggiamento che ha provocato la reazione di Emanuele Fiano (Pd) che si è alzato in piedi per urlare contro i leghisti.
Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, “l’approvazione unanime è l’espressione di una bella pagina dell’antica tradizione parlamentare del nostro Paese che è co-fondatore dell’unione europea”. Il premier Silvio Berlusconi, presente in aula, in una nota esprime “grande soddisfazione per il voto all’unanimità”. Il presidente del Consiglio ha sottolineato “il contributo dell’Italia al rilancio dell’Europa che sta attraversando una fase di difficoltà. L’auspicio – prosegue – è che il voto di oggi possa servire anche agli altri paesi che ancora devono completare l’iter parlamentare”. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla di “bell’esempio che l’Italia dà al resto d’Europa”. Per il titolare della Farnesina “il trattato è uno strumento non una soluzione. Con la sua approvazione – prosegue – togliamo l’alibi a chi non vuol fare camminare in avanti l’Europa”. Frattini ha poi auspicato che “il trattato entri in vigore prima delle elezioni europee del prossimo anno”. La speranza che tutti i paesi ratifichino il trattato prima delle elezioni europee è condivisa anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per il voto di oggi: “L’approvazione unanime della legge di ratifica del trattato di Lisbona rappresenta un titolo d’onore per il parlamento italiano e un fattore di rinnovato prestigio per il ruolo europeo del nostro paese”. (tratto da: Fonte)

Oggi tutti sappiamo dove ci ha portato questo trattato e i seguenti suoi "derivati", .... e non ci siamo accorti solo noi! (fallimenti, disoccupazione, fuggi fuggi delle industrie, potere d'acquisto pressochè inesistente, ..... praticamente fallimento del "sistema Italia").

estate 2011
Giorgio Napolitano incontra più volte Mario Monti: lo avvisa di tenersi pronto come presidente del Consiglio al posto di Silvio Berlusconi. In base a molte testimonianze convergenti, in quel periodo inizia il complotto per far cadere il premier del centrodestra.
Monti successivamente dirà: "Nell'estate del 2011 ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un'alternativa se si dovesse porre un problema" ha detto al Tg1. L'ex premier ha rivelato poi di essere stato contattato anche dal predecessore di Napolitano al Quirinale, Carlo Azeglio Ciampi, per un incarico da presidente del Consiglio: "Anni prima anche Ciampi discretamente mi contattò per sapere se a certe condizioni sarei potuto essere disponibile" (tratto da: Fonte).

Il dictat della Germania - In ottobre la Merkel avrebbe chiamato il Quirinale, dicendosi preoccupata che le riforme proposte dal governo di Silvio Berlusconi non fossero sufficienti e chiedendosi  se il Cavaliere avesse la forza politica sufficiente per portarle a termine. Napolitano si sarebbe a questo punto detto preoccupato per i pochi voti di scarto su cui poteva contare l’esecutivo guidato da Berlusconi.
A quel punto “la signora Merkel – prosegue nella ricostruzione il Wsj – ringraziò il presidente in anticipo per quello che ‘entro i suoi poteri’ avrebbe potuto fare per promuovere le riforme. Napolitano recepì il messaggio e nei giorni successivi iniziò discretamente a sondare i partiti politici italiani per verificare il (loro eventuale) sostegno ad un nuovo governo se Berlusconi non fosse riuscito a soddisfare (le condizioni) poste dall’Europa e dai mercati”. (tratto da: Fonte)

Dice Nigel Farage «Se un presidente tradisce la costituzione e permette che un governo eletto venga rimpiazzato da uno fantoccio voluto dalla burocrazia europea in combutta con la signora Merkel, questo è un pessimo presidente che andrebbe licenziato in tronco. Cacciate Napolitano!». (tratto da: Fonte)


9 novembre 2011
A sorpresa, Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita.

Questo il comunicato ufficiale del Quirinale: «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha nominato oggi Senatore a vita, ai sensi dell'articolo 59, secondo comma, della Costituzione, il professor Mario Monti, che ha illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale. (tratto da: Fonte)

16 novembre 2011
Il governo Berlusconi, che pure ancora dispone dei voti strettamente necessari si dimette per le pressioni esterne. Napolitano nomina Monti premier e ministro dell’Economia [senza il consenso del popolo sovrano - niente votazioni].

Nel 2012 scoppia il caso delle intercettazioni telefoniche tra Loris D'Ambrosio (consigliere del "Colle") e Nicola Mancino in cui spunta pure 2 telefonate tra lo stesso Mancino e Napolitano (vedi qui).  Tanto si fece e tanto si brigò che alla fine la Corte Costituzionale decise, nell'aprile del 2013 la distruzione di tali intercettazioni (vedi qui). 

M a cosa potrebbero «nascondere» queste telefonate intercettate su input della procura siciliana e oggetto di un tormentato conflitto di attribuzioni sollevato dal Quirinale davanti alla Corte costituzionale? vediamo 3 pensieri: 

Ezio Mauro, sulla Repubblica di venerdì 24 agosto, con un editoriale in cui a un certo punto scrive: «Facciamo un’ipotesi astratta, di scuola. Quante telefonate avrà dovuto fare il capo dello Stato nelle due settimane che hanno preceduto le dimissioni di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi? Se quelle conversazioni, che hanno preceduto e preparato l’epilogo italiano di vent’anni di berlusconismo, fossero diventate pubbliche quell’esito sarebbe stato più facile o sarebbe al contrario precipitato nelle polemiche di parte più infuocate, fino a rivelarsi impossibile?».
Il giorno dopo Marco Travaglio sul Fatto quotidiano è rapido nel sottolineare: «Se per caso fossero stati legittimamente intercettati colloqui del presidente relativi alla crisi che ha portato alla fine del terzo governo Berlusconi, noi non troveremmo nulla di scandaloso che fossero resi noti». E subito dopo aggiunge un indizio: «Anzi se, come Napolitano ha sempre assicurato, si è attenuto scrupolosamente al dettato costituzionale, sarebbe suo interesse dimostrare che le cose stanno davvero così e che abbiamo almeno un politico che dice in privato le stesse cose che dice in pubblico».
Più cauto, il 25 agosto, Adriano Sofri sul Foglio: «Mettiamo che Napolitano – invento del tutto, eh! – abbia detto a Mancino che “il tale è un imbecille” o che “il talaltro è un farabutto” . È comprensibile che non desideri vedere rese pubbliche le sue frasi private».
Ecco dunque messe in fila le tre «ipotesi di scuola» che, guarda caso, non si discosterebbero poi di tanto dal reale contenuto delle conversazioni. Diverse fonti hanno infatti confermato a Panorama nei giorni che hanno preceduto gli interventi di Mauro, Travaglio e Sofri che il contesto da loro delineato, e abilmente dissimulato, è molto prossimo alla verità. Per essere ancora più espliciti: le telefonate dirette tra il capo dello Stato e Mancino risalirebbero al periodo dell’ultima crisi di governo (siamo agli sgoccioli del 2011) con corollario di giudizi su diversi protagonisti di quella fase, alcuni dei quali molto ruvidi e, ovviamente, impossibili da rintracciare nelle dichiarazioni ufficiali dell’epoca o successive (tratto da: Fonte).

8 dicembre 2012 Monti annuncia le sue dimissioni dopo aver incontrato il presidente della Repubblica al Quirinale, dimissioni rassegnate il 21 dicembre successivo, al termine dell'iter di approvazione della legge di stabilità.

La scadenza naturale del primo mandato di Napolitano avrebbe dovuto essere il 15 maggio 2013, accorciata al 22 aprile dello stesso anno con il giuramento del secondo mandato e il 20 aprile 2013 vista la difficile situazione politica, un'ampio schieramento parlamentare chiede a Napolitano la disponibilità a essere rieletto presidente e la ottiene. Beppe Grillo parla di "colpo di Stato".

28 aprile 2013
Ma anche il governo Monti non riesce a proseguire e cade, Napolitano nomina premier il pidino Enrico Letta  [senza il consenso del popolo sovrano - niente votazioni, e la seconda volta].

30 gennaio 2014
Il MoVimento 5 Stelle presenta denuncia per la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica per reato di attentato alla Costituzione ma Il Comitato parlamentare per la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica ha votato per l'archiviazione della richiesta di impeachment di Giorgio Napolitano.

10 febbraio 2014
Napolitano invita riservatamente Matteo Renzi a cena, al Quirinale per dargli, probabilmente, le opportune "dritte" in quanto presto sarà proprio lui a sostituire Enrico Letta in qualità di presidente del Consiglio.

13 febbraio 2014
La direzione nazionale del Pd liquida Enrico Letta e il 22 febbraio Renzi è già premier al suo posto [senza il consenso del popolo sovrano - niente votazioni, e la terza volta] .

20 maggio 2014
In merito alla campagna per le elezioni europee Napolitano, senza mai citarlo, si pronuncia contro Grillo. In particolare, pesa molto l'entra a gamba tesa, a 5 giorni dalle elezioni europee proclamando il suo "no a populismi e sterili nazionalismi". Ma non è la prima volta, infatti l’8 maggio 2012, all’indomani del successo del Movimento 5 stelle alle amministrative, il capo dello Stato commenta caustico: "Di boom ricordo quello degli anni Sessanta, altri non ne vedo".

25 maggio 2014
Dopo i risultati delle europee si può dire che Napolitano ha ottenuto quanto voleva. 3 governi scelti da lui, la fine di Berlusconi, il ridimensionamento di Grillo. Il Quirinale ha vinto.  Il Pd sale al 40,8 per cento, Grillo viene ridotto al 21,1 e Forza Italia cala al 16,8. A questo punto Napolitano si sente tranquillo.

Per concludere questa disamini devo anche segnalare l'onorificenza di cavaliere di Gran Croce conferita, il 2 giugno 2014, da Napolitano a Staffan De Mistura sicuramente perchè è il funzionario che ha millantato risultati, che ha corteggiato gli indiani, e mai si è comportato da rappresentante vero e difensore dei due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Compiuti 89 anni il 29 giugno, trascorso il semestre europeo a guida italiana, nel gennaio 2015 Giorgio I potrà anche abdicare. Come nella più pura aristocrazia, ha già designato l’erede: il suo amico Giuliano Amato. Il guaio è che pure altri puntano al Colle, il sintomo sono le interviste post vittoria (superflue) a diversi candidati democratici, Walter Veltroni e Romano Prodi su tutti. E poi a Renzi il preferito di Napolitano proprio non va giù, in privato lo appella "il Rott’Amato". Eppure c’è da scommettere che il premier fingerà di sponsorizzarlo perché (come diceva qualcuno) "a brigante, brigante e mezzo": significa "usare le armi dell’avversario contro di lui, anche se paiono ingiuste". Quel qualcuno era Sandro Pertini, il presidente preferito dagli italiani. Forse perché non fu mai neppure lontanamente un re (tratto da: Fonte).

Cosa succederà ancora in questa bistrattata Italia? Napolitano finalmente si ritirerà? .... lo vedremo nella prossima puntata.

Qualche video che lascia perplessi




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