martedì 3 giugno 2014

Mentre il governo latita e la ministra Mogherini condivide il loro dolore i due fucilieri di marina ....

L'urlo di rabia dei marò: "Abbiamo eseguito gli ordini e siamo ancora qui dopo 2 anni"




"Abbiamo ubbidito e dopo due anni siamo ancora qui!". Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò trattenuti in India, sono stanchi e irritati. E non lo nascondono usando, forse per la prima volta, toni duri. In uniforme bianca, impeccabili nel loro orgoglio di militari italiani, appaiono sul video in collegamento web da New Delhi con il parlamento per la Festa della Repubblica. Ma stavolta esprimendo tutta la loro contrarietà. 

"Siamo ancora qui" - Con tono forte, deciso e quasi urlato, Salvatore Girone manda il suo messaggio chiaro: "Abbiamo obbedito ad un ordine, abbiamo mantenuto una parola, che ci era stata chiesta, e siamo ancora qui.... Sono passati più di due anni e anche quest'anno siamo costretti a essere lontani, presenti alla festa del 2 giugno solo attraverso una webcam". Più diplomatico nelle parole, ma altrettanto deciso, il 'collega', Massimiliano Latorre. "Quello che possiamo fare è comportarci da militari e da italiani: soffrire con dignità nell'attesa che questa storia abbia termine". 


Vicenda in alto mare - Dall'altra parte del collegamento, nella sala del Mappamondo della Camera dove commissioni Esteri e Difesa di Montecitorio e Palazzo Madama sono riunite, le parole rimbalzano come macigni. Perché nonostante gli sforzi e l'impegno, la vicenda è ancora in alto mare e ora si punta tutto su quella svolta, l'internazionalizzazione del caso con l'arbitrato, voluta dal Governo Renzi. Ma i cui tempi - non lo nasconde nessuno - non sembrano destinati a essere brevi. Si confida nei nuovi spazi di confronto con il nuovo governo indiano di Modi e anche sulle opportunità che l'Italia potrà giocare con la presidenza del semestre. Ma per ora resta lo stallo, almeno per chi come i due fucilieri e loro famiglie, vorrebbero presto il rientro in Italia.

Siamo innocenti - "Vorremmo che venisse riconosciuta prima di tutto la nostra innocenza", tuona Girone dall'altro capo del mondo, ricordando che "non è bello non essere a Roma oggi, a sfilare con gli altri militari alla parata. Anche quest'anno siamo costretti a essere lontani. Abbiamo ubbidito, rispettato una parola e continuano a farlo con dignità per la nostra nazione: vorremo che i due paesi dialogassero per la pace perché il muro contro muro porta solo alla distruzione", aggiunge lasciando trapelare una vena polemica. E ringrazia "per il supporto e la tenacia a non abbandonare due soldati che non sono 'Salvatore e Massimiliano', ma due soldati qualsiasi al mondo", spiega, ricordando che quanto accaduto quel giorno nell'incidente dell'Enrica Lexie è stato un episodio nell'ambito di una missione internazionale per conto dello Stato. 

Mogherini: condivido il loro dolore - "Condivido il loro dolore e delle loro famiglie, con le quali siamo costantemente in contatto", fa sapere da Vienna il ministro degli Esteri Federica Mogherini. A Delhi, accanto ai marò, c'è la compagna di Girone, Paola Moschetti. Alla Camera, a Roma, la sorella e la figlia di Latorre, che hanno anche partecipato alla parata del 2 giugno. Anche a loro va "il ringraziamento dell'Italia che non può dimenticare i suoi figli migliori. Loro e le loro famiglie sono una lezione di vita e professionalità", ha sottolineato Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, assicurando che "al più presto porremo le basi per nuovi incontri parlamentari per cercare di continuare" l'impegno delle Camere per la soluzione del caso. 

M5S: vedere i marò così spezza il cuore - I Cinque Stelle alzano il tiro per un nuovo duro attacco al governo: "Vedere i nostri due marò ci ha spezzato il cuore", dicono i deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa, parlando di caso "gravissimo su cui pende la responsabilità del governo: vorremmo ricordare ai ministri Mogherini e Pinotti che un Paese che non ha rispetto dei suoi militari è un Paese senza dignità. Così come lo è il governo che lo amministra".
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